I supermercati Decò e la catena dm hanno segnalato il richiamo da parte del produttore di un lotto di uvetta sultanina biologica a marchio Noberasco. Il motivo indicato sull’avviso di richiamo è la presenza del principio attivo clorpirifos, un pesticida organofosfato vietato in Unione Europea. Il prodotto è venduto in confezioni da 250 grammi, con il numero di lotto L4093A e il termine minimo di conservazione (TMC) 10/2025.
L’azienda Noberasco ha prodotto l’uva sultanina richiamata. Lo stabilimento di produzione si trova in località Paletta 1, a Carcare, in provincia di Savona.
In precedenza, il Ministero della Salute aveva segnalato il richiamo di due lotti di uvetta sultanina bio e di mix di frutta secca con uvetta a marchio MorgenLand, prodotto in Germania, per un rischio chimico non specificato (leggi qui l’articolo sul primo richiamo di uvetta). Tuttavia, in entrambi i casi il prodotto oggetto del richiamo è uva sultanina biologica, quindi è possibile che i provvedimenti siano collegati.
A scopo precauzionale, si raccomanda di non consumare l’uva sultanina con il numero di lotto e il termine minimo di conservazione sopra indicati. Le consumatrici e i consumatori eventualmente in possesso del prodotto richiamato possono restituirlo al punto vendita d’acquisto.
Dal primo gennaio 2024 Il Fatto Alimentare ha segnalato 203 richiami, per un totale di 533 prodotti. Clicca qui per vedere tutti gli avvisi di richiamo, i ritiri e le revoche.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), Decò
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Meno male che è Bio!
Omette la provenienza che è Turchia e Ubzekistan.
È assurdo, uno prende alimenti biologici per essere più sicuri e poi vengono usati pesticidi vietati
Come può esserci del clorpirifos nell’uva sultanina bio se non ci dovrebbe essere nemmeno in quella convenzionale!!! E se ne sono accorti solo ora ,col prodotto già confezionato. Evidentemente non sono stati fatti i controlli a livello produttivo. Tutto ciò ha dell’incredibile.
Le aziende di prodotti alimentari, dovrebbero avere un’etica che poco si concilia con il mero guadagno. Questa è l’ennesima, che si nasconde dietro ad una scritta “bio” che di bio non ha proprio niente.
Meno male che siamo in Italia ,Stato che vigila sempre sulla sicurezza alimentare tramite controlli continui… ….
Cioè un biologico che utilizza pesticidi non consentiti?! Ma sono impazziti? Meno male che, almeno qui in Italia, siamo ancora tutelati da questo punto di vista.
Ma Noberasco vende uvetta Bio usando materia prima coltivata fuori europa?! Oppure da produttori europei fuorilegge? Non sarebbe auspicabile che, visto il rigore richiesto dalla normativa Bio, la catena venisse tenuta corta per averne maggior controllo?
La normativa del biologico non vieta di importare le materie prime, ma occorre segnalarlo in etichetta (origine nazionale/italia, Eu o extra Eu). In questo caso può essersi trattato di una contaminazione accidentale oppure è stato utilizzato illecitamente un fitofarmaco vietato in Europa sia per il biologico che per il convenzionale.
Se è così allora la normativa del “Biologico” è ingannevole. Perchè se scrivi biologico anche se tu lo importa fuori UE, mi aspetto che tu compri dei prodotti da produzione biologica!
La normativa del biologico non è ingannevole. Anche la materia prima biologica importata in UE deve rispettare i requisiti stabiliti dalla normativa europea relativo alla produzione biologica (con tanto di controlli e certificazione), affinché il prodotto finito sia certificato come biologico in UE.
Ma anche se fosse stato un pesticida autorizzato… non è un prodotto bio?
Nell’agricoltura biologica alcune sostanze sono autorizzate, ma devono rispettare, quantità e tempi previsti dai regolamenti. In questo caso è stato rinvenuto un pesticida vietato in Europa anche per l’utilizzo nel convenzionale.
Una domanda se è lecito.. Ma nel settore biologico è consentito l’uso di pesticidi? Perché da profana, ritengo che una coltivazione bio non solo non debba avere tracce superiori al consentito, ma non dovrebbe usare pesticidi. O no?
Gentilissima, ogni volta che emerge un problema nel comparto del biologico, sono molte le persone che ci comunicano la loro diffidenza e sfiducia verso il settore. Avevamo pubblicato un articolo in cui Roberto Pinton, consulente aziendale ed esperto di coltivazioni biologiche, rispondeva alle domande e alle critiche più diffuse. Lo può trovare qui:
https://ilfattoalimentare.it/biologico-veramente-normativa.html
La ringrazio per la risposta. Ma se ho capito bene chiunque può definire biologico un proprio prodotto senza avere nessuna certificazione? Mi sembra un assurdo… È così?
Gentilissima, per poter aver la certificazione biologica l’alimento e il suo processo di produzione devono rispettare la normativa ed esistono degli enti certificatori riconosciuti che rilasciano le certificazioni dopo i necessari controlli.
Ma dall’articolo precedente si evince che chiunque può apporre un marchio bio senza fare riferimento a certificazioni. Rischiando una sanzione pecuniaria anche abbastanza bassa. Mi scusi se insisto, ma sono una consumatrice attenta ai prodotti bio, di conseguenza vorrei capire meglio se il mercato è passibile di truffe
Gentilissima, al contrario come specifica Pinton: “il termine “biologico”, ma anche i termini derivati e le relative abbreviazioni (come «bio» ed «eco») possono essere utilizzati in etichetta soltanto per prodotti conformi allo stesso regolamento. In altre parole, gli operatori devono rispettare le precise norme tecniche dettagliate nell’allegato II dello stesso regolamento (suddiviso in parte I relativa alle produzioni vegetali, parte II per le produzioni animali, parte III per alghe e animali di acquacoltura, parte IV per i prodotti trasformati, parte V per i mangimi, parte VI per il vino e parte VII per i lieviti) ed essersi assoggettati al regime di controllo.”
Per quanto riguarda le truffe… qualsiasi settore può essere soggetto al malaffare, dalle borse al biologico, ma proprio per questo motivo esistono sistemi di controllo e anche di autocontrollo all’interno delle aziende.
Gentilissimo, ogni volta che emerge un problema nel comparto del biologico, sono molte le persone che ci comunicano la loro diffidenza e sfiducia verso il settore. Avevamo pubblicato un articolo in cui Roberto Pinton, consulente aziendale ed esperto di coltivazioni biologiche, rispondeva alle domande e alle critiche più diffuse. Lo può trovare qui:
https://ilfattoalimentare.it/biologico-veramente-normativa.html
Comunque sul sito del Governo non c’è nessun richiamo del prodotto ad oggi 4 ottobre 2024
Purtroppo il Ministero della Salute comunica spesso i richiami con notevole ritardo: per esempio quello dei Noodles Suzi Wan è stato pubblicato con 10 giorni di ritardo rispetto alla segnalazione dei supermercati (solo per citare il caso più recente). È un problema che abbiamo evidenziato molte volte.
Buongorno per puro scrupolo ogni tanto vado a vedere se questo richiamo è stato effettivamente confermato dal sito del Governo. E ad oggi, 25 ottobre non risulta nulla. Ormai è passato un mese. Mi chiedo, quindi cosa è successo? Voi del Fatto alimentare, seguite l’evolversi di una simile situazione o no? Non è che il marchio Noberasco è troppo potente e tutto è stato messo a tacere? Oppure semplicemente non è stato ritirato niente?
Grazie
La cosa più probabile è il ministero non l’abbia pubblicato. L’azienda Noberasco si è comportata secondo normativa e autocontrollo.