Come avevamo segnalato a dicembre, ieri (3 settembre) Ferrero ha annunciato l’arrivo della Nutella vegana, composta unicamente da ingredienti vegetali. In questo modo la crema risulta accessibile alle persone vegane e intolleranti al lattosio, ma non a quelle allergiche alle proteine del latte, perché prodotta comunque in uno stabilimento che utilizza latte. I due vasetti si distinguono facilmente perché la nuova Nutella ha il tappo di colore verde e l’etichetta marroncina, senza il classico bicchiere di latte sullo sfondo.
Attualmente il 91,3% degli ingredienti della Nutella è di origine vegetale, e solo la rimanente quota (8,7% della ricetta) è composta da un prodotto di origine animale: il latte scremato in polvere. Per formulare la Nutella Plant Based, questo il nome del prodotto, Ferrero ha sostituito il latte con farina di ceci e sciroppo di riso. Ma questa non è la sola novità. Analizzando attentamente l’elenco degli ingredienti riportato sull’etichetta ci sono altre due varianti importanti da considerare.
Più aromi nella Nutella vegana
La crema di nocciole più amata dagli italiani, infatti, nella versione con il tappo verde contiene al posto della vanillina (aroma artificiale usato in pasticceria in sostituzione della vaniglia), un pizzico di sale da cucina abbinato ad aromi (artificiali). Si tratta di una sostituzione significativa. Intervenire sugli aromi vuol dire modificare ulteriormente la ricetta originale, anche se apparentemente le creme sembrano simili.
La formula della Nutella è considerata segreta (come quella della Coca-Cola), perché contiene una miscela di aromi che non si possono copiare. Se cambiano gli aromi aggiunti, anche cercando di avvicinarsi il più possibile alla ricetta originale, il sapore per forza di cose si modifica. Per questo motivo la nuova Nutella Plant Based dal punto di vista organolettico è simile, ma non può essere la stessa. È un’imitazione, al pari delle altre marche che hanno gli stessi ingredienti ma inevitabilmente un’aroma diverso, che prova ad imitare il gusto Nutella.
Il prezzo esagerato
L’ultimo appunto riguarda il prezzo stratosferico della versione vegana. La Nutella vegana costa il 50% in più rispetto alla Nutella classica: 4,49 € per un vasetto da 350 grammi, rispetto ai 2,99 € necessari per comprare un vasetto classico dello stesso peso. Si tratta di 12,82 €/kg, come sottolinea Ferrero nel comunicato ufficiale di lancio del prodotto: un prezzo esagerato per una crema ottenuta per buona parte da materie prime di basso costo (zucchero e olio di palma). Per capire quanto sia esagerato, basta ricordare che la crema spalmabile alla nocciola Esselunga, pur avendo lo stesso quantitativo di nocciole e utilizzando ingredienti di maggior pregio, costa il 35% in meno rispetto alla Nutella classica o, se preferite, il 50% in meno rispetto alla nuova crema vegana.
Soffermarsi su un dettaglio come il costo di un prodotto vissuto da molte persone come una leccornia può sembrare indelicato, ma il prezzo è pur sempre un dettaglio importante nella valutazione di un prodotto alimentare. A noi sembra “fuori misura” ma evidentemente per gli esperti di marketing della Ferrero è un prezzo congruo per tutte le persone che vogliono fare una nuova esperienza sensoriale, aggiudicandosi per primi un vasetto di Nutella Plant Based.
© Riproduzione riservata – Foto: Ferrero
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
L’aroma è uguale, non è perché ci sia un granello di sale deve cambiare. Nonostante non ci sia il latte il sapore è identico quindi non reputo una variante come riporta l’articolo. Per quanto riguarda il prezzo tutto ciò che è dedicato al vegan, al senza glutine ecc ecc hanno prezzi decisamente più elevati. Ne so qualcosa.
Giusto. Occorre tener presente che il latte in polvere contiene sodio e potassio che concorrono alla sapidità del prodotto finito. Probabilmente la farina di ceci e lo sciroppo di riso ne sono privi e quindi vanno aggiunti a parte per correggere il gusto.
Il prezzo è disarmante e penalizzante.
Mi piacerebbe capire perché , sempre più frequentemente, questo sito ” non sia tenero” ( eufemismo) nei confronti della Ferrero..ogni prodotto viene sistematicamente scrutinato in cerca di possibili negativitá, siano esse nutrizionali, etiche, ambientali, economiche..
Di contro, si sorvola su comportamenti analoghi o peggiori da parte di note multinazionali ( coca cola ha cambiato ricetta da almeno venti anni…usa fonti di acqua potabile in mezzo mondo, particolarmente nel Terzo Mondo,pagandole un’inezia agli Stati; delle operazioni di marketing di MC Donald’s non v’è traccia…); spero che si tratti unicamente della tendenza al tafazzismo insita nell’italiano medio, e che non ci siano altre motivazioni, personali o di altro genere…ma a pensar male ..
P.s. ovviamente so che sarò soggetto a ” moderazione”…e aspetto quindi le conseguenze logiche.
Forse le sono sfuggiti i nostri articoli sulle altre multinazionali.
Per esempio per quanto riguarda Coca-Cola:
– Qui trova un articolo sullo sportwashing di Coca-Cola attraverso le Olimpiadi: https://ilfattoalimentare.it/coca-cola-olimpiadi-parigi.html
– Qui invece sulle azioni di lobbying di Coca-Cola per nascondere i legami tra obesità e consumo di bevande zuccherate: https://ilfattoalimentare.it/coca-cola-lobbying-obesita.html
– Qui un articolo sullo sfruttamento di acqua potabile in Messico da parte di Coca-cola: https://ilfattoalimentare.it/coca-cola-chapas-diabete.html
– Qui, invece, l’ultimo articolo che abbiamo pubblicato, meno di una settimana fa: https://ilfattoalimentare.it/coca-cola-esselunga-24-metri-scaffali.html
Per quanto riguarda McDonald’s:
– Qui un articolo sugli strani rapporti tra MASAF, Coldiretti e McDonald’s: https://ilfattoalimentare.it/lollobrigida-prandini-mcdonalds-prodotti-italiani.html
– Qui un articolo sul marketing di McDonald’s che istituzioni e simboli della cucina italiana: https://ilfattoalimentare.it/altroconsumo-mcdonalds-alleanza.html
– Qui un articolo sui finanziamenti di McDonald’s alle associazioni medico-scientifiche: https://ilfattoalimentare.it/medici-uk-contro-gmc-investimenti-junk-food.html
– Qui un articolo sulle tattiche di McDonald’s per attrarre i bambini (dai tablet ai giochini negli Happy Meal): https://ilfattoalimentare.it/mcdonald-inserisce-tablet-sui-tavoli.html
Ecco uno dei motivi per cui seguo il vs sito la competenza e l’imparzialità. E adesso vi faccio una donazione
Non è l’unico a pensarlo. Da tempo lo sostengo e posso garantirle che non ho conflitto di interesse e, tra l’altro, sono un piccolo consumatore essendo un uomo che lavora nel mondo dello sport. Mi viene da pensare che sia semplicemente un problema che Ferrero non finanzia tramite la pubblicità. Non trovo altra motivazione e non vuol essere, la mia, una polemica. Ma è palese la critica che ciclicamente viene fatta. Fermo restando che non è l’unica azienda che subisce attacchi da FA ma, nei confronti del colosso di Alba, gli riesce molto bene.
Lei dimentica un piccolo particolare. Il Fatto Alimentare non accetta pubblicità che riguardano decine di prodotti alimentari, spesso sono proprio quelle che fanno più pubblicità (acqua minerale, junk-food, fast-food, integratori, diete ….). Noi non facciamo “attacchi” ma cerchiamo di fare al meglio il nostro mestiere
Senza latte ma con più zuccheri (al 45,4% facendo la somma di tutti i contributi) e il solito olio di palma. E il tenore delle nocciole è lo stesso della classica.
Tranquilli però:
– è senza glutine
– senza lattosio
– adatto ai vegani
Potenza del marketing: il classico prodotto “senza”… per i polli!
C’è il solito olio di palma, la cui produzione distrugge le foreste in Indonesia e Malesia. Ma quando si decidono a toglierlo
Buongiorno sono una vostra lettrice assidua e oggi ho deciso di scrivervi . Da consumatrice di Nutella in quanto mamma di due bimbe ne sono diventata una contrariata cliente che ne evita totalmente l’acquisto.
Mi ritengo indignata : Ferrero, ha utili da capogiro e ciò nonostante continua ad utilizzare l’olio di palma .Un ingrediente a basso costo per loro ma totalmente nocivo per la salute umana e l’ ambiente,
Ora vedo che anche il nuovo prodotto che si spaccia per vegano comunque non ha rinunciato ad un ingrediente che olio non è in quanto nel corpo umano agisce addensandosi come un normale grasso animale .
Quindi Vi chiedo di segnalare a tutti i livelli questo prodotto prodotto da un’azienda con poca attenzione verso la salute di bambini e adulti.
Grazie
Anna Maria Ferretti Garsi
Sicuramente la proverò, anche se non amo i prodotti Ferrero. E in particolare la Nutella. Solo per farmi una idea. Ho mia figlia allergica alle proteine del latte, quindi ho provato moltissimi prodotti alternativi.
Sicuramente, in quanto vegano, la proverò ma solo una volta in quanto contiene ancora l’olio di palma. Non voglio pretendere di saperne più di una multinazionale, ma se fai un prodotto per i vegani o simili che sono attenti all’impatto del cibo sull’ambiente, perché continui con l’olio di palma? Boh.
Perché scusa secondo te io che non sono vegano voglio distruggere l’ambiente?
Mangio carne ma ci tengo all’ambiente……
Articolo interessante, ma superficiale, in particolare per il totale disinteresse verso chi ha scelto o è obbligato dalle circostanze ad un regime alimentare privo di derivati animali o semplici di latticini: la comparazione con una crema spalmabile classica risulta infatti fuori contesto e assolutamente inutile, visto che si parla di un’altra categoria di prodotti.
Ok, la Nutella è solo quella classica e comunque quelli della Ferrero che la fanno sono brutti, cattivi ( ironico: ma l’opinione che traspare tra le righe dell’ articolo ha questo sapore qui), ma 1)di creme vegane degne ce ne sono poche, 2)costano uno spropositato anche quelle, 3)è ora che molti lo capiscano: per tante, tantissime persone non è un capriccio evitare latticini, l’intolleranza al lattosio è una cosa seria e non è neppure uguale per tutti. Essendo un deficit (di lattasi in questo caso), come la celiachia ha una graduazione sia della severità che dei sintomi, che raramente si limitano “al mal di pancia”; in ogni caso -tornando anche a scelte di vita personali di ciascuno in tema alimentare- non si comprende per quale motivo debba esservi un giudizio da parte delle persone che hanno fatto scelta alimentari differenti.
Lasciate che ognuno mangi quello che Vuole e che può senza per forza doverli obbligare a mangiare “quello che si è sempre mangiato” o ad accontentarsi.
Ben vengano le novità in campo alimentare, se sarà una ciofeca, nessuno la mangerà; ma da un articolo mi aspetto più di un’ opinione sciatta basata sull’etichetta.
Che poi, un po’ più di analisi dei componenti, magari, non sarebbe stato male. Evidentemente a volte è più semplice snobbare di default.
Abbiamo fatto diverse analisi dei componenti della Nutella e anche confronti.
Mai detto il contrario, ma in articolo, salvo il riferimento all’aroma (di cui non contesto l’importanza), non mi pare siano presenti per la Nutella Vegana, che Lei stesso qualifica come “Nutella fake”; il punto però rimane: rispetto ad altre creme della stessa categoria, ovvero Vegane (o meramente senza latte, che è la stessa cosa), questo prodotto della Ferrero, come si attesta?
E mi permetto di ribadire che confrontarla con una crema qualsiasi con il latte è decisamente inutile ed out of context, fosse anche solo per il prezzo.
Ero in attesa del periodico linciaggio della Ferrero/Nutella…
Ed eccolo qua.
Dall’articolo:
“Se cambiano gli aromi aggiunti, anche cercando di avvicinarsi il più possibile alla ricetta originale, il sapore per forza di cose si modifica. Per questo motivo la nuova Nutella Plant Based dal punto di vista organolettico è simile, ma non può essere la stessa.”
Cioè la Ferrero fa una versione di nutella per vegani con ovviamente, una formulazione leggermente differente e si contesta che il sapore può essere diverso?!?
E’ simile ma non è lo stesso?
A me sembrerebbe ovvio…
Oppure la Ferrero dovrebbe fare causa a sè stessa perchè
Secondo: “un prezzo esagerato”
Lo dirà il mercato se è esagerato: se venderà e non sarà un flop significa che il prezzo è adeguato.
Se non venderà, sarà un errore di marketing.
Se volete, potete proporvi come consulenti della Ferrero…
La Nutella è una crema di nocciole che in tutti i test risulta posizionarsi a metà classifica guadagnando la sufficienza, risulta troppo dolce e ha ingredienti come l’olio di palma di mediocre qualità. L’aroma è un elemento vincente. Altre creme sono decisamente migliori. Ciò non toglie che sia il prodotto leader nel mondo che piace a milioni di persone. Detto ciò la versione vegana è un giochetto di marketing che però viola il segreto della ricetta e della formula. Per cui risulta una Nutella fake. Ferrero in genere non scivola sui prodotti, ma vorrei ricordarle che qualche hanno fa ha bucato con Gran soleil dopo avere speso decine di milioni in pubblicità.
Che la nutella vegana sia un giochetto di marketing, non ci piove.
Ma un’azienda deve fare profitti (altrimenti fallisce) e li fa con studi di marketing…
Sulla valutazione del “prezzo esagerato” invece andrei più cauto.
Esempio della pizza: una margherita viene venduta a non meno di 5-6 € dove c’è un costo massimo degli ingredienti di 1,50 €: in questo caso cosa si dovrebbe dire?
Nutella è una delle creme spalmabili a base di nocciola che costa meno per via dell’olio di palma che costa meno rispetto ad altri grassi. Ciò non toglie che sia la più cara fra quelle della sua categoria. La Nutella vegana ha dei costi del tutto simili alla Nutella ma costa molto di più! Marketing
Le responsabilità della Ferrero con la Nutella sono sempre meno accettabili alla luce delle evidenze scientifiche che si stanno accumulando. Parlare di generiche “problematiche” non aiuta, perchè fa sembrare lontano il problema , che invece è dentro di noi.
E’ necessario dare un nome alle malattie ed ai componenti alimentari che ne favoriscono lo sviluppo, leggere i numeri e confrontarsi con la responsabilità che deriva dalla scelta di cosa consumare noi ed i nostri cari.
Leggete il testo dei transcripts o traduceteli o ascoltate questo ed altri video : https://nutritionfacts.org/video/friday-favorites-what-causes-cancer-to-metastasize-and-how-to-potentially-help-control-it-with-diet/
Con questo sottotitolo: Palmitic acid, a saturated fat concentrated in meat and dairy, can boost the metastatic potential of cancer cells through the fat receptor CD36. Randomized controlled trials show that lowering saturated fat intake can lead to improved breast cancer survival.
I assicuro che ieri lo scaffale era vuoto nonostante il prezzo esagerato, segno che i problemi economici quando si vuole spariscono. Riguardo gli ingredienti l’ uso dell’olio di palma conferma che è’ vegano perché fonte vegetale ma non da un punto di vista etico ( vedi deforestazione).
Sono assolutamente convinto che nelle prossime settimane la Nutella vegana andrà a ruba. Ma per capire se funziona aspetterei il mese di settembre del 2025
il punto è che di vegano questa cosa ha solo il prezzo, dal momento che la “strategia” è sempre la stessa, prelevare sempre più daii veg perchè sanno che sono disposti a farlo per mangiare meglio ove però in questo caso non esiste il meglio, dal momento che è comunque sempre presente in massima quantità l’olio di palma che oltre a non fare bene come ingrediente specie se si considera le grandi quantità che ci sono in Nutella, sia in quella veg che in quella ordinaria, NON è un ingrediente eticamente ed ambientalmente vegano, quindi perché mai un vegano consapevole (poi ce ne sono purtroppo molti inconsapevoli), dovrebbe comprare questo prodotto che è pieno di quest’olio che deforesta, rende sterile il terreno e fa morire molti animali???
Buongiorno, grazie per. il lavoro che fate
avete già avuto modo di verificare queste notizie? Sono tre estratti differenti di tre articoli.
C’è un vs articolo reperibile?
1) La Turchia produce il 70 per cento delle nocciole al mondo. È un settore che dà lavoro a circa quattro milioni di persone ed è rilevantissimo per F…………, l’azienda italiana che produce una famosa crema spalmabile, e che acquista un terzo delle nocciole esportate dalla Turchia.
2) Secondo i dati Coldiretti, il prodotto più pericoloso è la nocciola della Turchia, con la presenza di aflatossine oltre i limiti, i cui arrivi sono aumentati del 47%, facendo segnare il valore record di 295 milioni di euro
3) 5 ago 2024 — Le aflatossine sono classificate tra i cancerogeni certi per gli esseri umani: sono genotossiche e possono provocare il cancro del fegato
Alla faccia dell’olio di palma… :(((
Grazie, cordiali saluti
Probabilmente Ferrero importa una parte rilevante del nocciole dalla Turchia. Le altre argomentazioni di Coldiretti sono suggestioni. Coldiretti non può dire che le nocciole turche utilizzate da Ferrero contengono aflatossine perché non è vero , i controlli sono severi e difficilmente Ferrero accetterebbe partite contaminate come pure i pastifici accetterebbero grano canadese contaminato. Però la narrazione di Coldiretti lascia intendere altro. Fare questo giochetto è abitudine per la lobby degli agricoltori
lavoro nel settore e parlo con cognizione di causa
premesso che non parteggio per ferrero o coldiretti
è vero che i prodotti che arrivano da certe aree (Turchia : nocciole, Iran: pistacchi, Tunisia: datteri, ecc…) per una serie di motivi (climatici, di lavorazione, stoccaggio e trasporto non adeguati) presentano rischi di presenza di micotossine più elevati della media.
credo che ferrero (il lavoro a ferrero non devo insegnarlo io) adotti pratiche (omologazione fornitori, analisi all’acquisto e successive) per evitare di portarsi “in casa” materie prime che, una volta finite nel ciclo produttivo, comporterebbero dannialla salute dei consumatori, all’immagine , ed economici per il ritiro dei prodotti a seguito di allerta
saluti