L’associazione più importante dei medici britannici, il General medical council (Gmc), simile al nostro Ordine dei medici, investe molto denaro comprando azioni di multinazionali che producono alimenti e bevande dannosi per la salute, così come di aziende farmaceutiche e di dispositivi medici, in evidente conflitto di interessi. I soci, che fino a pochissimo tempo fa erano all’oscuro di questi investimenti, si stanno ribellando sia per la mancanza di trasparenza sia, soprattutto, per la destinazione dei fondi.
Lo scandalo è esploso grazie al British Medical Journal, la principale rivista del settore (e una delle più importanti al mondo), che si è avvalso delle leggi sulla libertà di informazione per avere accesso ai documenti riservati sugli investimenti. A quel punto è apparso tutto chiaro: a fine gennaio, il Gmc aveva speso 870mila sterline (poco meno di un milione di euro) comprando azioni di Nestlé, McDonald’s, Starbucks, PepsiCo, Coca-Cola e Unilever, scegliendo aziende che producono e vendono in tutto il mondo diversi junk food. E non è tutto: il Council ha investito anche 1,2 milioni di sterline nelle big pharma Novo Nordisk, AstraZeneca, Merck e Roche, e 1,3 milioni nelle aziende di dispositivi medici Edwards Lifesciences, Thermo Fisher Scientific, Illumina (che vende test genetici), Medtronic (che produce elettrodi e dispositivi elettrici impiantabili), Intuitive Surgical (che realizza i robot chirurgici Da Vinci), contraddicendo qualunque regola sul conflitto di interessi, oltreché in due gruppi di sanità privata (Humana e UnitedHealth Group).
L’associazione dei medici è classificata come charity, cioè come ente benefico, e investe i suoi fondi attraverso la Churches, Charities and local authorities investment management (Ccla), a cui dal 2016 ha affidato 50 milioni, che nel gennaio di quest’anno erano diventati oltre 81: tantissimo denaro, su cui, però, finora, non c’è mai stata informazione ai soci.
Come hanno fatto notare i dirigenti del Council, questo tipo di società prevede molti vincoli etici: per esempio, non può investire in aziende che commercino tabacco, alcol, pornografia, armi di qualunque tipo e munizioni, gioco d’azzardo, estrazioni minerarie. Al contrario, lavora da anni con le aziende alimentari, senza tuttavia differenziare in base alle dimensioni, al tipo di prodotto o alle filiere, cioè senza occuparsi minimamente dell’impatto ambientale e sulla salute di ciò che sostiene. Da qui l’assurdità di finanziare i giganti del cibo: come ha sottolineato Sam Everington, medico e capo della commissione delle cliniche pubbliche del quartiere di Londra Tower Hamlets, che si è detto orripilato dalla natura degli investimenti, non c’è nessuna differenza rispetto a finanziare le multinazionali del tabacco. Margaret McCartney, medico di base di Glasgow, ha invece sottolineato un altro aspetto: se vogliono esercitare, i medici sono obbligati a iscriversi al Council, pagando 161 sterline per la prima registrazione e poi 420 sterline di quota annuale. E questo dovrebbe assicurare loro il diritto di sapere come sono utilizzati i loro soldi, anche perché il presidente e i sei consiglieri ricevono ogni anno rispettivamente 250mila e 200mila sterline.
Per quanto riguarda il settore alimentare, numerosi studi, negli ultimi anni, hanno dimostrato come alcune aziende, a cominciare da quelle che vendono bibite zuccherate, abbiano fatto ogni sforzo per ammorbidire le associazioni professionali dei medici in merito ai rischi per la salute del junk food, anche sponsorizzando eventi, riviste e congressi. Questo nuovo squarcio sull’altra faccia della medaglia completa il quadro ed è una chiamata in correità: il denaro scorre anche in senso inverso. E in mezzo a questi flussi vorticosi ci sono i cittadini e la loro salute.
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica