Il ministero della Salute ha segnalato il richiamo di tutti i lotti di tiramisù vegano ‘Tiramisun’ a marchio Mascherpa per la presenza di latte e anche di tutti i lotti di mousse al cocco e cioccolato vegana e di tiramisù al pistacchio vegano, sempre a marchio Mascherpa, per la sospetta presenza di allergeni non dichiarati in etichetta. I prodotti interessati sono i seguenti:
- Tiramisun vegano, in barattolo da 100 grammi;
- Mousse cocco e cioccolato con crumble vegano, in barattoli da 100 grammi;
- Mousse cocco e cioccolato vegano, in barattoli da 100 grammi;
- Tiramisù al pistacchio vegano, in barattoli da da 100 grammi;
- Tiramisù al pistacchio vegano, in barattoli da da 150 grammi;
- Tiramisù al pistacchio vegano, in barattoli da da 300 grammi.
Le mousse e i tiramisù vegani richiamati sono stati prodotti da GLG Srl nello stabilimento di via Garibaldi 1, ad Assago, nella città metropolitana di Milano.
Un primo lotto di ‘tiramisun’ era già stato richiamato per presenza di proteine del latte lo scorso 6 febbraio (tutti i dettagli in questo articolo), in seguito alla morte per shock anafilattico di una ragazza allergica al latte, avvenuta il 5 febbraio dopo 10 giorni di coma (ne abbiamo parlato in questo articolo).
A scopo precauzionale, poiché per alcuni prodotti non sono stati indicati gli allergeni di cui si sospetta la presenza, si raccomanda a tutte le persone con allergie alimentari (in particolare quelle allergiche alle proteine latte) di non consumare le mousse e i tiramisù richiamati e a restituirli al punto vendita d’acquisto per il rimborso.
Dal primo gennaio 2023 Il Fatto Alimentare ha segnalato 17 richiami, per un totale di 23 prodotti. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), ministero della Salute
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Tutti a correre a fare analisi adesso …
le analisi sono la forma di assicurazione qualità preferita da chi ha un piano di sicurezza alimentare scadente, danno l’illusione del controllo. Questo succede perchè si effettua una validazione del piano di autocontrollo sommaria, quando invece è quella che richiede il maggior sforzo, congiuntamente all’applicazione delle misure di controllo per i singoli pericoli significativi. Le analisi costituiscono una verifica del corretto funzionamento del proprio SGSA
Peccato che i piani senza l’analisi, rimangono piani teorici, in caso di contaminazione accidentale su alcuni ingredienti. Finchè non saranno definiti dei limiti (esiste una proposta dal 2014) troveremo ad esempio nelle farine sesamo e lupino.
Attenzione, forse sono stato frainteso; le analisi sono FONDAMENTALI in un SGSA, il punto è che troppo spesso se ne fa l’uso sbagliato. E’ inutile analizzare i prodotti avendo un sistema di gestione che fa acqua da tutte le parti, perchè da un’informazione parziale, puntiforme e nessuna garanzia sui lotti che invece non sono stati testati. Quando al contrario l’analisi è usata per verificare che PRP, PRPO e CCP sono stati correttamente validati e implementati abbiamo un sistema che funziona.
Scherzare sulle allergie e ‘ criminale. Mio figlio ha avuto uno shock anafilattico da farmaco (terapia desensibilizzante]. Fatto su misura per lui e che stava per ammazzarlo. Per fortuna l’adrenalina prontamente iniettata lo ha salvato quando già si stava gonfiando ed aveva difficoltà respiratorie tutto questo sotto ai miei occhi. Morale, fiale residue nell immondizia e figlio sempre allergico ma vivo.
Certo che, se almeno le grandi aziende, si dotassero di un piano di sicurezza alimentare completo, forse la recente notizia degli elevati livelli di cadmio e di pombo nel cioccolato fondente sarebbe emersa prima. E, ipoteticamente, si sarebbe potuto stabilire un livello accettabile ammesso; e magari indicare delle categorie di consumatori a cui sconsigliarne il consumo.