Il presidente del Consorzio del prosciutto di Parma annuncia la grave crisi causata da Prosciuttopoli. Non si escludono rischi per la Dop. La notizia è rilevante, ma prima di entrare nei dettagli, è necessario spiegare come si è arrivati a questa situazione. Tutto inizia nel mese di aprile 2018, quando Il Fatto Alimentare scopre lo scandalo dei prosciutti che chiamiamo Prosciuttopoli, e i consorzi di Parma e San Daniele che si dichiarano parte lesa. La vicenda interessava un milione di cosce irregolari. Nonostante la gravità del problema, si cerca di chiudere al più presto questa brutta storia confidando nella stampa e nei media disposti a sorvolare per proteggere due prodotti simbolo del made in Italy. Eppure la questione era già allora molto seria, basta dire che il rapporto 2017 dell’Icqrf del ministero dell’Agricoltura definiva l’operazione “una delle più rilevanti mai svolte in Italia nell’agroalimentare, ha interessato centinaia di allevamenti, stabilimenti di macellazione e di stagionatura e ha messo in luce l’utilizzo illecito, da parte di molti allevatori di suini, di materiale genetico di linea maschile danese, non ammessa dai disciplinari di produzione delle DOP Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele e Crudo di Cuneo.” E stimava il valore della truffa in 80 milioni di euro.
La seconda fase di Prosciuttopoli prende il via il 30 maggio 2019, quando segnaliamo che la truffa va avanti grazie a illeciti, collusioni e connivenze. Questa volta le cosce irregolari inserite nella filiera delle Dop destinate ad essere vendute ai consumatori sono 2,5 milioni. La stampa nazionale ignora la vicenda, e anche la lobby di Coldiretti preferisce focalizzare l’attenzione sui problemi collegati a zucchine e cipolle messicane importate in Italia.
Il clima però è cambiato. I produttori capiscono che la vicenda sta provocando danni incalcolabili e c’è il rischio di perdere la Dop. Le gravissime responsabilità degli enti di certificazione, e il conflitto di interessi che li lega ai consorzi del prosciutto di Parma e San Daniele sono una bomba a orologeria. Scoprire che un’esagerata quantità di prosciutti è fuori dal disciplinare, e che i Consorzi dichiarano di non essersi accorti di nulla è una tesi difficile a portare avanti. Esistono mail scambiate tra enti certificatori (IPq, Ifcq), ministero (Mipaaft) associazione allevatori (Assica) e Consorzi da cui emerge che molti erano a conoscenza dello scandalo. In questi mesi abbiamo chiesto a vari soggetti della filiera una dichiarazione, ma nonostante la presenza di documenti sin troppo chiari nessuno ha voluto fare dichiarazioni. Le stesse aziende come Citterio, Levoni, Casa Modena, Rovagnati, ecc. hanno optato per il silenzio stampa, anche se il malcontento cresce.
Di fronte a questa situazione, il presidente del Consorzio di Parma Vittorio Capanna il 14 giugno 2019 invia una mail ai soci dove ammette la gravissima crisi e precisa di non voler intervenire in dibattiti pubblici già programmati. Capanna conclude dicendo che il silenzio è necessario “per risolvere le problematiche contingenti legate all’organismo di certificazione”, e promette cambiamenti nel disciplinare.
La lettera arriva dopo che il 13 giugno 2019 si dimettono gli ispettori dell’IPq adibiti ai controlli e quindi i prosciutti non possono più essere marchiati. L’IPq sembra destinato ad essere esautorato dal compito, visto che negli ultimi dodici mesi ha accumulato due provvedimenti di sospensione, per un totale di 270 giorni. È vero che domani (17 giugno) si insedierà il nuovo direttore Fabio Bussacchini ma la situazione interna è davvero complicata. Basta dire che Accredia (l’ente adibito alla supervisione degli enti di certificazione che ha sospeso l’IPq nel mese di maggio 2019 per la sparizione di alcuni verbali compromettenti relativi alle marchiatura irregolari dei prosciutti di Parma) sta valutando la situazione e, se la questione non si risolve in pochissimi giorni, potrebbe esautorare l’istituto dai suoi compiti.
Le prospettive per il prosciutto di Parma non lasciano presagire nulla di buono (anche per il prosciutto San Daniele la situazione è critica) e non si possono escludere altre forme di coinvolgimento tra i soggetti della filiera in seguito a indagini della Procura di Parma. Vi terremo aggiornati.
CRONISTORIA DI PROSCIUTTOPOLI
16 aprile 2018 – Il Fatto Alimentare scopre lo scandalo di Prosciuttopoli
Prosciutto Parma e San Daniele: irregolarità nei controlli. Il ministero decide commissariamento degli Istituti di certificazione
18 maggio 2018 – Prosciuttopoli: è impossibile controllare i maiali del Parma e del San Daniele. Per questo la truffa va avanti da 4 anni
17 agosto 2018 – Truffa del prosciutto San Daniele: 103 indagati e 270 mila pezzi sequestrati
18 gennaio 2019 – Prosciuttopoli: coinvolte 1.240.000 cosce di prosciutto San Daniele e di Parma per un valore di 80 milioni
11 febbraio 2019 – Prosciuttopoli: i numeri dello scandalo sono impressionanti, precisa l’Icqrf del Ministero delle politiche agricole
24 maggio 2019 – Coldiretti dimentica lo scandalo di 1,2 milioni di falsi prosciutti di Parma e San Daniele, ma punta il dito contro le etichette in Cile
6 giugno 2019 – Consorzi del prosciutto dop: scandali, truffe e conflitto di interessi
10 giugno 2019 – Il 35% del prosciutto crudo di Parma e San Daniele è falso. Una truffa gigantesca. Consorzi ed enti di certificazione nella bufera
13 giugno 2019 – Prosciutto di Parma: dimissioni in massa degli ispettori, stop marchiature. Revocare subito il mandato all’ente di certificazione
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Mi esimo dall’esprimere alcun commento. Prosciuttopoli, scandalo del Sauvignon e mille altri…se commentassi diventerei cattivo e probabilmente rischierei una denuncia.
Non mi esimo però dall’esprimere una speranza, che ancora – a pochissimi giorni da Aria di Festa, la 4 giorni dedicata al prosciutto di San Daniele – nessuno mi sembra abbia manifestato. Di tutta la filiera coinvolta, il consumatore finale interagisce col produttore (marchio), direttamente se va negli spacci aziendali, indirettamente tramite i negozianti; quello che mi aspettavo di vedere SUBITO era la presa di posizione dei prosciuttifici ONESTI che nai hanno utilizzato cosce non conformi. Insomma mi aspettavo che chi avesse sempre rispettato la legge ed il disciplinare, si mobilitasse velocemente per proteggere la propria reputazione e di conseguenza i propri affari. Come? Pubblicando ovunque e mettendo per iscritto (prendendosi così la responsabilità delle proprie auto dichiarazioni) che tal prosciuttificio è ESTRANEO a quanto sta succedendo, dichiarando chiaramente “il prosciutto [nome prosciuttificio] è da sempre fatto ESCLUSIVAMENTE da cosce di maiali italiani e conformi al disciplinare DOP”…invece, almeno così sembra, silenzio assoluto; dal punto di vista del consumatore questo ha una sola valenza: sono tutti colpevoli.
Una ulteriore speranza è che vengano fuori tutti i nomi dei coinvolti, altrimenti i consumatori non avranno ALCUNA possibilità di scelta.
Nello scandalo del Sauvignon, dopo che tutti gli inquisiti si sono dichiarati colpevoli patteggiando la pena, sono stati pubblicati i nomi; il consumatore ha quindi la possibilità di decidere se dare o meno i soldi a tali aziende. Auspico lo stesso per questo caso delle DOP dei prosciutti di San Daniele e di Parma.
Concordo