Nel rapporto 2018 dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Mipaaft si parla anche di Prosciuttopoli. Il documento cita le due inchieste portate avanti delle Procure di Torino e Pordenone sulle frodi dei prosciutti a marchio Dop Parma e San Daniele che vengono classificate tra le operazioni più importanti nella lotta alla criminalità agroalimentare condotte nel corso dell’anno. Riportiamo integralmente il capitolo del rapporto Icqrf dedicato ai prosciutti Dop che non necessita di commenti alla luce dei numeri definiti “impressionanti”.
Prosciutti Dop
Nel corso del 2018 sono proseguite le attività connesse con le due distinte operazioni avviate l’anno precedente a tutela dei prosciutti a Dop, dirette dalle Procure della Repubblica di Torino e Pordenone.
I numeri delle operazioni sono impressionanti: oltre 300 soggetti segnalati all’autorità giudiziaria; 810.000 cosce sequestrate; circa 480.000 prosciutti esclusi, tramite smarchiatura, dal mercato delle produzioni a Dop; oltre 500.000 cosce smarchiate d’iniziativa da parte di singoli allevatori. Si tratta di una frode per un valore complessivo stimato di 80 milioni di euro.
Procura della Repubblica di Torino
L’Unità Investigativa Centrale ha completato l’esame delle posizioni degli indagati e ha inviato alla Procura della Repubblica di Torino le informative riepilogative a carico dei singoli soggetti. Inoltre, con il supporto degli Uffici Icqrf del Nord Italia, ha dato esecuzione ai numerosi provvedimenti della Procura della Repubblica di Torino, volti alla restituzione delle cosce di prosciutto sequestrate previa “smarchiatura”, ossia privandole di ogni riferimento alla Dop. In tal modo, la predetta Autorità Giudiziaria ha definito le posizioni relative ai circa 250 soggetti deferiti nel corso delle indagini e ha presentato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 14 soggetti e 6 Società, contestando i reati di associazione per delinquere, frode in commercio, contraffazione di denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, falsità in registri e notificazioni.
Le posizioni dei restanti soggetti indagati sono state stralciate e trasferite alle 27 Procure della Repubblica, nel Nord e Centro Italia, competenti per territorio. L’Unità Investigativa Centrale ha ricevuto diverse deleghe da tali Procure per la definizione dei relativi fascicoli.
Procura della Repubblica di Pordenone
Nel corso del 2018 la Procura della Repubblica di Pordenone ha delegato l’esecuzione di 32 decreti di sequestro a carico di altrettanti operatori, disponendo il sequestro di 280.000 prosciutti Dop San Daniele e Parma, a causa del mancato rispetto dei rispettivi disciplinari di produzione in ordine al tipo genetico dei suini, all’alimentazione impiegata e al peso medio alla macellazione. Avverso i provvedimenti tutti gli indagati hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame, che, sulla base dei molteplici elementi di prova, ha confermato i provvedimenti cautelari. I prosciutti ancora presenti nei prosciuttifici, pari a 80.000, sono stati successivamente dissequestrati escludendoli dal circuito DOP con l’imposizione della smarchiatura. Nell’agosto 2018 sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 62 persone fisiche, indagati a vario titolo in ordine ai reati di associazione per delinquere, frode in commercio nella forma aggravata, trattandosi di prodotti agroalimentari a denominazione di origine protetta, contraffazione di marchi, truffa ai danni di Ente pubblico, rivelazione di segreto d’ufficio.
L’Autorità Giudiziaria ha, inoltre, stralciato e trasmesso alla Procure della Repubblica competenti le posizioni di altri 10 soggetti indagati per gli stessi reati. A carico di 24 persone fisiche e di 10 società l’Autorità giudiziaia ha richiesto il rinvio a giudizio, mentre per le restanti 38 persone fisiche e 15 società è stata già fissata la prima udienza del processo. In tale fase, 3 degli indagati hanno chiesto di essere ammessi al patteggiamento.
Per leggere la prima parte dell’inchiesta Prosciuttopoli pubblicata il 16 aprile 2018 da Il Fatto Alimentare clicca qui.
Per leggere la seconda parte pubblicata il 3 maggio 2018 clicca qui.
Per leggere la terza parte pubblicata il 14 maggio 2018 clicca qui.
Per leggere la quarta parte pubblicata il 18 maggio 2018 clicca qui.
Per leggere la quinta parte pubblicata l’1 giugno 2018 clicca qui.
Per leggere la sesta parte pubblicata il 17 agosto 2018 clicca qui.
Per leggere la settima parte pubblicata il 18 gennaio 2019 clicca qui.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Poco tempo fa in televisione ho sentito il Presidente del Consorzio di Parma sminuire i numeri dello scandalo e garantire la puntualità dei controlli… sarà….
I numeri lasciano poco spazio alla fantasia. Purtroppo il problema è serio e lo scandalo molto vasto . Il tentativo è quello di sminuire e in parte ci stanno riuscendo. Noi siamo stati tra i pochi a evidenziare la gravità dello scandalo
Mi permetto di dire che, in quella stessa trasmissione, fu invitato anche il Presidente del Consorzio San Daniele che, però, “stranamente” (aggiungo io) ha declinato l’invito.
Il Presidente del Consorzio di Parma ha riferito che “nessuna coscia è finita sul mercato” ma, tale dichiarazione, è opposta a quella dell’altro invitato nella stessa trasmissione (Fateci caso…).
Come mai…..?
Domanda: ma se vendo prosciutti cosa devo dire? Che i miei prosciutti non sono buoni oppure che sono i migliori??????
Buon lavoro
Siete stati i primi sicuramente..e forse anche gli unici.
Direi gli unici… A livello nazionale non ho riscontri e questo è molto grave. Poca informazione per i cittadini che non potranno mai diventare consumatori… consapevoli.
Buongiorno dottor La Pira,
Sto notando che molti grandi salumifici, tra gli altri Rovagnati e Beretta, stanno immettendo sul mercato prosciutti crudi e altre tipologie di salumi che dichiarano, in prima evidenza sulle confezioni, che le carni utilizzate sono provenienti da suini privi di antibiotici e allevati con il sistema ” benessere animale”. Mi risulta che non c’è nessun ente o consorzio incaricato che certifica e controlla, inoltre non esiste una legislazione che tuteli i consumatori dalle frodi. Com’è possibile che in un settore “OSCURO e POCO TRASPARENTE” come quello dei salumi si lascia libere le aziende di utilizzare claim salutistici e/o di notevole interesse per i consumatori senza regole, certificazioni e controlli? Prima che scoppi uno scandalo che coivolgerebbe tutto il settore incluso i tantissimi piccoli e medi salumifici onesti è possibile fare un’inchiesta giornalistica che evidenzi la tematica?
Ma si può andare avanti così fra corruzioni, truffe, allerta alimentare? Scoraggiante a dir poco.( scritto da una 88enne)
Mi chiedo cosa se ne faccia delle coscie “smarchiate”. Seppur fuori disciplinare dovrebbero essere commestibili.
Se cosi fosse, mi piacerebbe venissero date ad associazioni di volontariato che si occupao di distribuire pasti a chi è in difficoltà economica.
Se fossi un legislatore lo prevederei come sanzione.
Le cosce smarchiate vengono escluse dal circuito DOP, ma vengono regolarmente vendute come normali prosciutti.
Egregio La Pira, ma qualche nome di malfattori è possibile conoscerlo?