Confezione di hamburger di bovino limousine a marchio Charal con etichetta a semaforo Nutri-Score B

Niente Nutri-Score obbligatorio in Francia, per ora. Dopo l’approvazione all’Assemblea Nazionale di un emendamento alla legge di finanziamento della Sicurezza Sociale per il 2026 che avrebbe introdotto l’obbligo di apporre il Nutri-Score in etichetta per la maggior parte dei prodotti, il Senato francese ha bocciato la norma.

Contrari i partiti di destra e centro-destra, come i Repubblicani, che si opponevano soprattutto a un particolare aspetto della norma. L’obbligo di apporre il Nutri-Score in etichetta era infatti accompagnato dall’introduzione di una tassa del 5% sul fatturato delle aziende che si fossero rifiutate di utilizzare il logo nutrizionale. Il ricavato sarebbe stato destinato ad Assurance maladie, uno dei rami della previdenza sociale francese.

In ogni caso, il voto non è definitivo: le discussioni sul bilancio della Sicurezza sociale proseguiranno infatti almeno fino all’inizio di dicembre. Per questo motivo, il creatore dell’etichetta, Serge Hercberg, ha lanciato una petizione sul sito dell’Assemblea Nazionale “per rendere obbligatoria l’indicazione del Nutri-Score sulle confezioni degli alimenti in Francia. L’obiettivo è quello di far sentire la voce dei cittadini e influire sul dibattito legislativo”.

Anche se alla fine la Francia riuscisse a rendere obbligatorio il Nutri-Score, c’è il rischio che possa essere bloccato dall’Unione Europea. Infatti, ogni volta che un Paese UE introduce norme nazionali di etichettatura, deve notificarle alla Commissione attraverso il sistema TRIS, che valuta se creano barriere non giustificate alla libera circolazione delle merci. Per questa ragione la Ministra della Salute Stéphanie Rist si era opposta all’emendamento.

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Mercurio
Mercurio
28 Novembre 2025 17:21

Il Nutri-Score? Una semplificazione che rischia di confondere più che aiutare. Penalizza prodotti simbolo della nostra tradizione (olio d’oliva, formaggi), favorisce cibi ultra-processati e ignora le porzioni reali. Ridurre la complessità della nutrizione a una lettera e un colore è fuorviante: la dieta si giudica nel complesso, non con un semaforo.

Roberto La Pira
Reply to  Mercurio
29 Novembre 2025 09:33

Ci sono oltre pubblicazioni scientifiche che sostengono il contrario

Luisa
Luisa
Reply to  Mercurio
2 Dicembre 2025 15:49

Mi spiace che la pensi così, perché il Nutri-Sore non penalizza affatto i prodotti “simbolo” della tradizione italiana, nè favorisce gli ultraprocessati. Le posso assicurare che, una volta spiegato alle persone come funziona, non ci sono problemi, anzi aiuta a confrontare i prodotti di una categoria tra di loro (cosa poco gradita ai produttori, ma non ai consumatori).
E come ex Responsabile di un reparto di Dietologia e Nutrizione Clinica le posso assicurare che molte persone che chiedono anche solo di mangiare bene (senza pensare a dietoterapie per patologie), faticano a capire come orientarsi tra i vari prodotti. Sapere che il parmigiano grattugiato DOP va consumato con moderazione perché molto ricco di sale (motivo per cui si ritrova in classe D, arancione, e per il quale si suggerisce di limitarlo, anche come snack, se si è ipertesi) o l’olio extravergine d’oliva italiano va ugualmente limitato perché molto calorico (anche se classificato in classe B, verde chiaro e quindi in buona posizione) non toglie nulla alla produzione italiana.
Viceversa, poter scegliere tra pizze o piatti pronti o merende simili ma di produttori diversi (anche “eccellenze” italiane), privilegiando quelli che utilizzano materie prime qualitativamente migliori e quindi con Nutri-Score migliore, facendolo in modo semplice e immediato, mi sembra una ottima possibilità per chiunque, specie per quanti non hanno conoscenze o competenze o consapevolezza in ambito nutrizionale

Mercurio
Mercurio
Reply to  Luisa
4 Dicembre 2025 16:19

Capisco la sua posizione, ma non posso condividere l’idea che il Nutri-Score non penalizzi i prodotti simbolo della tradizione italiana o che non favorisca gli ultraprocessati. Le evidenze scientifiche mostrano diversi limiti strutturali del sistema:

– Penalizzazione dei prodotti tipici della dieta mediterranea.
Parmigiano Reggiano, Prosciutto crudo, Olio extravergine d’oliva vengono spesso collocati in classi sfavorevoli (C o D) per il contenuto di sale o grassi.
Questo approccio ignora il ruolo di tali alimenti all’interno della dieta mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale e associata a benefici cardiovascolari. Un cucchiaio di olio EVO non è paragonabile a una merendina industriale, anche se il punteggio può risultare simile.

– Favorisce alcuni cibi ultraprocessati.
Prodotti “light” o arricchiti (bibite con dolcificanti, snack industriali ridotti in zuccheri) possono ottenere punteggi migliori rispetto a cibi naturali.
Il Nutri-Score non considera il grado di trasformazione né la presenza di additivi, creando un paradosso educativo: un alimento artificiale può sembrare “più sano” di uno tradizionale.

– Confronto fuorviante tra categorie diverse.
È vero che il sistema consente di confrontare prodotti simili (es. cereali da colazione), ma il consumatore medio tende a confrontare alimenti di categorie diverse. In questi casi la scala cromatica (A verde – E rosso) diventa riduttiva e rischia di trasmettere messaggi distorti.

– Assenza di contesto culturale e dietetico.
La dieta mediterranea si basa su pattern alimentari complessivi, non sulla valutazione isolata di singoli nutrienti. Frequenza di consumo, porzioni e abbinamenti non vengono considerati dal Nutri-Score.

Roberto La Pira
Reply to  Mercurio
9 Dicembre 2025 12:41

Alla base del Nutri Score c’è il confronto fra prodotti del attesa categoria merceologica. Partendo da questa premessa buona parte delle sue argomentazioni risulta superata

Luisa
Luisa
Reply to  Mercurio
11 Dicembre 2025 12:00

Il mio e il suo ragionamento differiscono per il punto di vista da cui si guarda la situazione:
– il mio tiene in considerazione l’aspetto delle ricadute sulla salute dell’alimentazione e le modalità con cui far ragionare persone e pazienti in relazione a quanto un alimento possa essere inserito (come dose e frequenza di consumo) nell’alimentazione quotidiana, precisando che il NutriScore si applica quasi esclusivamente a cibi che sono più o meno trasformati dall’uomo, coi conseguenti aspetti e rischi che le trasformazioni comportano
– il suo mi sembra improntato ad aspetti più commerciali, di difesa di posizioni di mercato, senza tener conto che da quando è uscita la prima versione del NutriScore l’algoritmo è stato osservato, rivalutato, aggiornato e corretto in modo da cogliere sempre meglio aspetti positivi e negativi emergenti (vedasi l’olio EVO passato da C a B e lo studio di modalità che evidenzino visivamente la categoria degli ultraprocessati, tipo la cornice nera). Anche in Francia è negli altri paesi in cui è in uso ci sono state critiche e difese delle tradizioni locali, ma ciò non toglie che un alimento tradizionale possa avere criticità sul piano della salute
– per gli aspetti del confronto tra alimenti della stessa categoria le ha già risposto La Pira e d’altronde di solito si guardano 2 o più tipi di biscotti o di merendine o di pizze pronte tra di loro e non biscotti con gelato o altro. Come i consumatori hanno imparato a guardare il prezzo al Kg per gestire la spesa e ora anche far fronte alla shrinkflation, riescono a farlo anche con le informazioni fronte-pacco, non presupponiamo che siano tutti incapaci
– accanto alle capacità del singolo di comprendere da solo cosa significhi un’etichetta NutriScore o anche NutriInform Battery (che ha lo stesso identico problema della non chiarezza sull’ultraprocessato) ci sono delle app molto usate dalla popolazione, diffusissime a tutti i livelli, che forniscono in automatico il NutriScore anche di prodotti italiani: Open Food Facts e Yuka. Quest’ultima aggiunge anche una valutazione a punteggio su ingredienti e additivi
– per quanto riguarda la Dieta Mediterranea, che come lei considero un caposaldo sia nutrizionale, sia salutistico, è purtroppo sempre meno seguita dagli italiani, come dimostrato da numerosi studi epidemiologici. E si basa prevalentemente su vegetali, legumi e poche fonti animali dirette e indirette, tutto con pochissime lavorazioni domestiche. Ciò escluderebbe la quasi totalità dei prodotti che troviamo in commercio. Ma realisticamente viviamo in contesti in cui cucinare e mangiare come si faceva nel Salento all’epoca degli studi di Ancel Keys non è realistico, per cui ben venga qualcosa che può aiutare a regolarsi meglio

Valeria Nardi
Reply to  Mercurio
11 Dicembre 2025 12:07

Indagine sul Nutri-Score: i risultati confermano l’efficacia del sistema
https://ilfattoalimentare.it/indagine-sul-nutri-score.html

In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html

Gli studi effettuati al riguardo mostrano proprio il contrario. dal report “L’analisi dei differenziali ha evidenziato che Nutri-Score è particolarmente adatto a sottopopolazioni a rischio dal punto di vista nutrizionale, come i giovani adulti o le persone con scarse capacità di lettura e di calcolo. Uno studio condotto in Francia su oltre 14.000 persone71 ha dimostrato che la probabilità di classificare correttamente i prodotti utilizzando Nutri-Score, rispetto a una situazione di controllo in cui non era disponibile alcuna etichetta, era particolarmente elevata nei partecipanti provenienti da contesti socio-economici inferiori e in quelli con livelli inferiori di conoscenze nutrizionali.” Ducrot P, Mejean C, Julia C, Kesse-Guyot E, Touvier M, Fezeu LK, Hercberg S & Péneau S. Objective Understanding of Front-of-Package Nutrition Labels among Nutritionally At-Risk Individuals. Nutrients. 2015 Aug; 7(8):7106-25
E l’applicazione del Nutri-score non impedisce di attuare anche politiche di educazione alimentare o altro.

Pinuccio
Pinuccio
Reply to  Luisa
6 Dicembre 2025 16:52

Dovrebbe leggersi cosa ne pensano questi francesi del Nutriscore (e se non capisce il francese c’è Google Traduttore)
https://www.lecourrierdesstrateges.fr/nutri-score-a-bedaine-xxl-journal-dun-bobo-en-perdition-par-veerle-daens/

Luisa
Luisa
Reply to  Pinuccio
11 Dicembre 2025 11:24

È un articolo che mette volutamente in ridicolo la situazione, analogo ad altri, più seriosi e meno ironici, apparsi anche in Italia. I contraria a qualsiasi forma di informazione fronte-pacco ci sono anche negli altri paesi in cui il NutriScore è stato proposto. E mi risulta che il problema dell’ultraprocessato sia ben chiaro a chi ha proposto il NutriScore e che si stia pensando a come metterlo in luce. D’altronde è un sistema in costante evoluzione e aggiustamento è ben venga che sia così

Cristiana
Cristiana
6 Dicembre 2025 12:09

Srebbe interessante fare un sondaggio su quante persone al momento dell’acquisto di un prodotto leggono sulla confezione il Nutri-Score

Roberto La Pira
Reply to  Cristiana
6 Dicembre 2025 15:57

In Francia 1500 marche hanno scelto volontariamente il Nutri Score e ci sono molti prodotti italiani. Forse qualcuno legge

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