Una notizia significativa giunge dall’Assemblea Nazionale francese: come riferisce Le Figaro, la camera bassa ha infatti approvato l’obbligo di apporre il Nutri-Score in etichetta per la maggior parte dei prodotti alimentari venduti nel Paese. Si tratta di un passo storico che, se confermato, porterà la Francia ad abbandonare l’attuale adesione volontaria, rafforzando il ruolo dell’etichetta nutrizionale come strumento di salute pubblica.
Nutri-Score obbligatorio?
Il voto non rende l’obbligo immediatamente effettivo, ma lo inserisce nel percorso legislativo (con due emendamenti identici dei Socialisti e dei Verdi al progetto di legge di finanziamento della Sicurezza Sociale per il 2026), che dovrà concludersi con l’approvazione del Senato per definire la data in cui entrerà in vigore, e i tempi di adeguamento per le aziende.
Al momento, il Nutri-Score è già adottato volontariamente da oltre 500 aziende in Francia, inclusi grandi brand internazionali e anche alcune aziende italiane come Cirio, Mutti, Rana, Patamore, Pedon e Rigoni di Asiago (abbiamo elencato tutte le aziende e i marchi italiani che usano il Nutri-Score in questo articolo).
Una volta entrato in vigore, l’obbligo avrà quindi un impatto diretto su tutte le aziende italiane che esportano in Francia prodotti non coperti da DOP o IGP (come l’olio EVO che non è certificato) o prodotti trasformati. Le aziende dovranno infatti aggiungere il Nutri-Score sulla parte frontale delle loro confezioni.

L’obbligo, tuttavia, non varrà per tutti i prodotti: un altro emendamento, voluto da un deputato di Renaissance (il partito del presidente Emmanuel Macron, ha introdotto l’esenzione dall’obbligo per i prodotti con marchio DOP e IGP.
Oltre all’incognita del voto al Senato, c’à anche un altro scoglio da superare: l’Unione Europea. Quando un Paese dell’Unione introduce norme nazionali di etichettatura (anche su base volontaria, come era in origine), deve notificarle alla Commissione Europea attraverso il sistema TRIS, che valuta se creano barriere non giustificate alla libera circolazione delle merci. Il rischio che la Commissione bocci l’obbligo c’è e lo ha fatto notare anche la Ministra della Salute Stéphanie Rist.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare


