Mentre la Commissione Europea deve scegliere entro la fine dell’anno quale tipo di etichettatura nutrizionale assegnare ai prodotti alimentari, la lobby industriale tenta di sollevare ostacoli accusando il modello Nutri-Score (considerato il più favorito) di penalizzare i cibi della tradizione culinaria sovente caratterizzati dalla Dop, dall’Igp o dal Label Rouge (marchio tipico francese per prodotti alimentari pregiati). Per demistificare questa posizione, l’associazione dei consumatori UFC-Que Choisir ha pubblicato i risultati di un sondaggio condotto su 588 prodotti alimentari tradizionali, dal quale emerge che quasi due terzi ottengono buoni voti con il Nutri-Score. Dopo avere condotto lo studio, l’associazione ha inviato i risultati alla Commissione Europea invitandola ad ignorare le argomentazioni dell’industria contro il Nutri-Score. Al contempo UFC-Que Choisir ha ribadito la necessità di adottare e rendere obbligatorio il modello di etichetta a semaforo Nutri-Scopre giudicato positivamente dagli scienziati (1), dai consumatori (2), e adottato in Francia da oltre 600 aziende oltre che da cinque paesi dell’Unione.
La lobby contraria a questa nuova etichetta è composta da alcuni grandi aziende che producono molti alimenti con scarse qualità nutrizionali, che rifiutano di migliorare le ricette e cercano in tutti i modi di screditare il Nutri-Score perché penalizza i loro prodotti. In questi mesi la lobby cercando di sfruttare la ‘simpatia’ dei consumatori verso il patrimonio gastronomico alimentare locale, ha accusato il Nutri-Score di assegnare sistematicamente brutti voti e di penalizzare i prodotti tradizionali come il Roquefort, il prosciutto di Parma o l’olio extravergine di oliva.
Per ripristinare la verità, le associazioni locali di UFC-Que Choisir hanno esaminato 588 prodotti tipici regionali in rappresentanza di 310 alimenti (3), e calcolato il Nutri-Score. I risultati mostrano che, lungi dall’essere scarsamente valutati, i prodotti tradizionali sono al contrario distribuiti su tutte le classi dell’etichetta a semaforo. La stragrande maggioranza dei prodotti (62%) ha un punteggio compreso fra A, B e C. Molto spesso, il loro consumo è persino incoraggiato per la migliore qualità nutrizionale. Esistono infatti 121 alimenti nella classificazione A e B; mentre i 7 oli di oliva considerati sono classificati C, che è comunque il giudizio migliore rispetto agli oli e grassi usati in cucina.
Nel gruppo dei cibi tradizionali 30 si dimostrano molto equilibrati, come l’hochepot fiammingo, il potée d’Auvergne o il famoso cassoulet di Castelnaudary. Anche fra la carne e il pollame i giudizi buoni sono 34, ad esempio il toro Camargue Dop, il vitello del Limousin Label Rouge che viene allevato dalla madre, il maiale nero Bigorre Dop o l’agnello di prato salato del Mont-Saint-Michel Dop. Il settore ortaggi, frutta e legumi ottiene punteggi buoni in 37 casi come l’indivia del Nord, la lattuga di agnello di Nantes Igp, l’albicocca rossa del Roussillon Dop, il melone del Quercy Igp, le lenticchie verdi del Puy Dop e i fagioli mogettes della Vandea Igp. Allo stesso tempo, 73 cibi tradizionali meritano un punteggio C, come gli spaetzle alsaziani, il prosciutto al prezzemolo della Borgogna, il dessert far breton e il formaggio cancoillotte della Franca Contea.
Contrariamente a quanto affermano gli oppositori dell’etichetta a semaforo, gli alimenti tradizionali con un Nutri-Score D o E rappresentano poco più di un terzo del campione. Questa classificazione è giustificata perché riflette gli alti livelli di grassi saturi e sale presenti in alcuni salumi come i rillettes de Tours e le salsicce d’Alsazia o certi formaggi come il Roquefort o il Bleu des Causses. Tutto ciò non vuol dire che i prodotti classificati E e D (4), devono essere banditi dalla tavola, ma solo che vanno consumati moderatamente all’interno di una dieta diversificata ed equilibrata.
Per tutti questi motivi l’argomento sollecitato da alcune lobby industriali francesi ma anche italiane secondo cui il Nutri-Score stigmatizza i prodotti locali non solo è opinabile, ma serve a mantenere una certa opacità sul valore nutrizionale di alimenti sbilanciati supportati dalla pubblicità e venduti però con successo nei supermercati.
Per avere più dettagli sulla ricerca: FileNStraditionalfoods.pdf
Per conoscere l’Elenco dei cibi tradizionali.pdf
(1) Nel 2015 il Consiglio superiore per la sanità pubblica (HCSP) si è pronunciato a favore di Nutri-Score. Nel 2015 e nel 2016, l’Agenzia nazionale per la salute e la sicurezza alimentare, ambientale e sul lavoro (ANSES) ha confermato che le classificazioni effettuate dal Nutri-Score sono conformi alle raccomandazioni nutrizionali ufficiali del National Nutrition Health Program (PNNS).
(2) L’indagine svolta nel 2016 dal Ministero della Salute in 60 supermercati, oltre a una prova pratica con i consumatori, ha dimostrato la superiorità del Nutri-Score su tutti gli altri modelli di etichettatura testati.
(3) Per evitare duplicati che avrebbero danneggiato la rappresentatività dello studio, quando sono stati annotati più riferimenti, per lo stesso alimento, è stato mantenuto il punteggio nutritivo riscontrato più frequentemente.
(4) Gli alimenti Nutri-Score “E” rappresentano solo l’uno per cento dei principali prodotti a marchio nazionale che espongono questo logo. Fonte: Studio “ Valutazione a 3 anni del logo nutrizionale Nutri-Score ” – Ministero della Salute – Febbraio 2021.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), UFC-Que Choisir
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare