Continuano gli strascichi della morte per shock anafilattico di una giovane allergica dopo aver mangiato un tiramisù vegano con latte non dichiarato. Ora, il ministero della Salute ha segnalato il richiamo precauzionale da parte del produttore di 18 dolci tra banana bread, brownie, carrot cake, cheesecake, cookie, mousse, savoiardi e tiramisù a marchio Mascherpa per la sospetta presenza di allergeni non dichiarati in etichetta. Sono interessati tutti i lotti e tutte le scadenze dei seguenti prodotti:
- Banana bread, venduto in pezzi da 75 grammi;
- Brownie, venduto in pezzi da 90 grammi;
- Carrot cake, venduto in pezzi da 75 grammi;
- Cheesecake ai frutti di bosco, venduta in barattoli da 100 grammi;
- Cheesecake al mango, venduta in barattoli da 100 grammi;
- Cookie arachidi, venduti in pezzi da 75 grammi;
- Cookie doppio cioccolato, venduti in pezzi da 75 grammi;
- Mousse tre cioccolati, venduta in barattoli da 100 grammi;
- Savoiardi, venduti in confezioni da 75 grammi;
- Tiramisù al burro d’arachidi, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù al caramello, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù classico, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù ai frutti di bosco, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù al mango, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù al tè matcha, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù alla nocciola, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù alla Nutella, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi;
- Tiramisù al pistacchio, venduto in barattoli da 100 grammi, 150 grammi e 300 grammi.
Tutti i dolci richiamati sono stati prodotti dall’azienda GLG Srl nello stabilimento di via Garibaldi 1, ad Assago, nella città metropolitana di Milano.
In precedenza Mascherpa aveva già dovuto richiamare tutti i lotti di tiramisù vegano ‘Tiramisun’, tiramisù vegano al pistacchio e mousse vegane al cocco e al cioccolato per presenza dell’allergene latte non dichiarato in etichetta. Trovate tutti i dettagli del richiamo dei prodotti vegani in questo articolo.
I richiami sono collegati alla morte di una giovane milanese allergica al latte, avvenuta domenica 5 febbraio all’Ospedale San Raffaele di Milano dopo 10 giorni di coma. La ragazza si era sentita male dopo aver mangiato poche cucchiaiate di Tiramisun in un locale milanese la sera del 26 gennaio. Le analisi sul prodotto hanno accertato la presenza di proteine del latte non dichiarate nel prodotto, che è stato sequestrato dagli inquirenti e di cui è stato disposto il ritiro dal commercio e il richiamo, prima del lotto direttamente coinvolto, poi dell’intera produzione di tiramisù e mousse vegani, sempre per la possibile presenza di latte non dichiarato (maggiori dettagli sul caso in questo articolo). Ora il richiamo si allarga ad altri 18 prodotti, senza specificare quali potrebbero essere gli allergeni presenti.
A scopo precauzionale, si raccomanda a tutte le persone con allergie alimentari di non consumare i dolci a marchio Mascherpa segnalati e restituirli al punto vendita d’acquisto. I prodotti richiamati non comportano un rischio per le persone che non soffrono di allergie alimentari.
Dal primo gennaio 2023 Il Fatto Alimentare ha segnalato 33 richiami, per un totale di 92 prodotti. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), ministero della Salute
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Non dichiarare degli allergeni in etichetta e’ equiparabile ad un reato che mette in serio pericolo la vita di chi ne viene a contatto.Ecco perché il consumatore deve leggere sempre bene le etichette di ciò che acquista e le aziende devono dichiarare sempre i possibili allergeni, senza se e senza ma… Ricordo una persona che quando con il cibo introduceva lieviti o lattosio si gonfiava la bocca e la lingua a dismisura fino quasi a soffocarla e a non farla respirare, e ciò accadeva anche x semplice
” contaminazione”.Dopo anni e anni di analisi la diagnosi arrivo’ impietosa e la persona dovette rinunciare anche solo all assaggio di diversi cibi.Ricordo la sua frustrazione e la sua tristezza .Oggi però e diverso .Molte aziende fanno preparazioni senza lievito e lattosio ,ma tanti anni fa nn era così purtroppo ecco perché ogni azienda e ‘tenuta a dichiarare sempre in etichetta i possibili allergeni…
Mi chiedo come facessero molti anni fa quando tutti questi prodotti per allergici e la segnalazione di presenza di allergeni non c’era…le persone con problemi di allergia come vivevano? Cosa mangiavano? Cioè, voglio dire, se uno sa che ha un alto rischio di stare molto male (o addirittura morire) perché ha un’allergia ad un livello tale che anche le tracce di un singolo ingrediente possano farlo stare male perché magari ha avuto episodi precedenti in cui ha rischiato…non dovrebbe mangiare mai in serenità perché potenzialmente tutto è contaminato, sarebbe sicuramente più grave se un prodotto anziché essere contaminato e contenere poche tracce…fosse fatto volutamente o per sbaglio interamente col prodotto che non dovrebbe essere presente. Tuttavia non ha senso rischiare la vita per un tiramisù a prescindere dell’errore dell’azienda, capisco che sia difficile vivere una vita di rinunce e con questa spada di Damocle, ma sentire che una persona muoia per un tiramisù fa male, bisognerebbe mangiare solo categorie di prodotti che possano escludere il più possibile già a monte le tracce dell’allergene…cioè se compro una confezione di pasta e la condisco con olio…è difficile che sia nella pasta che nell’olio ci possa trovare il latte o le proteine del latte…ma se compro un dolce da un’azienda che magari lavora anche prodotti con il latte o similari…è più probabile che persino nella materia prima di cui si approvvigiona l’azienda possa esserci una contaminazione.
Vorrei capire a livello legale come finirà questa storia perché non capisco quale sia il confine tra le responsabilità di fare un prodotto non conforme senza dolo (è evidente che l’azienda non voglia uccidere nessuno, a meno che non si provi che sapessero e usassero volutamente ingredienti sbagliati) e la morte di una persona.
Non serve il dolo…basta la colpa (negligenza, imprudenza o imperizia) per essere responsabili.
Tutta questa serie di richiami può essere vista da 2 lati: quello positivo è la presenza un sistema di controllo efficiente e solerte che dovrebbe confortare i consumatori. Il lato negativo è quello di molte aziende che operano con imperizia e magari non operano un sistema di sanificazione in linee che vengono utilizzate per produrre tipologie di prodotti diversi, e molte volte ci si accorge di avere lavorato con leggerezza solo quando succedono casi così gravi (il fatto che siano state trovate proteine del latte in molte tipologie di prodotti, un po’ potrebbe far sospettare che non si tratti di un evento doloso).