Giovane donna esamina l'etichetta di uno yogurt da bere, kefir o latte davanti al banco frigo di un supermercato; concept: etichette

Il kefir è un prodotto fermentato che ha avuto un buon successo negli ultimi anni come sostituto dello yogurt. Una lettrice, però, scrive in redazione con un dubbio sugli ingredienti dichiarati su una confezione di kefir naturale a marchio Activia. Di seguito la lettera della nostra lettrice e la risposta di Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.

La lettera sul kefir naturale

Buongiorno, sono una vostra lettrice e volevo portare alla vostra attenzione il seguente quesito. Di recente ho acquistato una confezione di kefir naturale Activia ma una volta a casa, leggendo l’elenco ingredienti, ho scoperto esserci anche la crema di latte (vedi foto). La domanda è, considerato che lo yogurt naturale dovrebbe contenere solo latte e fermenti, nel caso del kefir è corretto aggiungere la dicitura ‘naturale’ nonostante l’aggiunta di altri ingredienti?
Monica

Kefir naturale Activia

La risposta di Roberto Pinton

Del ricorso al termine “naturale” Il fatto alimentare si è occupato più volte. Si veda, per esempio, Naturale o sintetico? È necessaria una definizione più chiara e precisa per gli alimenti; Naturale, artigianale, di qualità… tutte le informazioni generiche che troviamo sulle confezioni; “Naturale”: è la parola che troviamo su tantissime etichette ma che non vuol dire nienteNaturale, tradizionale, fatto a mano: tutte scritte che non significano niente. Le etichette ingannevoli per i consumatori sono colpa dei vuoti legislativi. Non essendo codificato, il termine si presta a interpretazioni ampie.

Per esempio, quando leggiamo “tonno al naturale” è abbastanza chiaro che non si fa riferimento a un tonno in qualche maniera più naturale degli altri, ma all’assenza di olio (che, peraltro, se di spremitura meccanica sarebbe anch’esso ‘naturale’), così come denominazioni come “yogurt naturale” o “kefir naturale” sono generalmente percepiti  come prodotti ‘senza aggiunte’, anche se, a ben vedere l’aggiunta di un preparato di frutta o del miele non li renderebbe meno ‘naturali’.

La normativa

La circolare del Ministero delle Attività produttive 10 novembre 2003, n. 168 (Etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari) entra nel merito di ‘integrale’ e ‘artigianale’, ma non di ‘naturale’. Neanche la recente direttiva UE 825/2024 che riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione interviene sull’uso del termine ‘naturale’.
Bicchiere di kefir accanto a piattino di granuli; concept: probiotici, latte fermentato
La normativa europea e italiana non regolamenta il termine ‘naturale’

Il provvedimento vieta “la formulazione di un’asserzione ambientale generica in assenza di un’eccellenza riconosciuta delle prestazioni ambientali pertinenti all’asserzione. Esempi di asserzioni ambientali generiche comprendono: «rispettoso dell’ambiente», «ecocompatibile», «verde», «amico della natura», «ecologico», «rispettoso dal punto di vista ambientale», «rispettoso dal punto di vista del clima», «che salvaguarda l’ambiente», «rispettoso in termini di emissioni di carbonio», «efficiente sotto il profilo energetico», «biodegradabile», «a base biologica» o asserzioni analoghe che suggeriscono o danno l’impressione di un’eccellenza delle prestazioni ambientali. Tali asserzioni ambientali generiche dovrebbero essere vietate se non può essere dimostrata un’eccellenza riconosciuta delle prestazioni ambientali. Se la specificazione dell’asserzione ambientale è fornita in termini chiari ed evidenti tramite lo stesso mezzo, quale il medesimo annuncio pubblicitario, la confezione del prodotto o l’interfaccia di vendita online, l’asserzione ambientale non è considerata un’asserzione ambientale generica. Ad esempio l’asserzione «imballaggio rispettoso dal punto di vista del clima» sarebbe una asserzione generica, mentre affermare che «il 100 % dell’energia utilizzata per produrre questo imballaggio proviene da fonti rinnovabili» sarebbe una asserzione specifica che non sarebbe soggetta a questo divieto”, ma non entra nel merito del ‘naturale’.

Kefir naturale o no?

Detto questo, la crema di latte (che qui nel linguaggio quotidiano chiamiamo ‘panna’) è un prodotto che, pur nell’assenza del dettaglio su cosa significhi ‘naturale’ non pare arbitrario ritenere tale: la crema affiora naturalmente dal latte messo a riposare o si ottiene semplicemente centrifugando il latte, senza additivi né ingredienti estranei.

Il latte in polvere è ottenuto facendo evaporare gran parte dell’acqua e spruzzando il latte concentrato che deriva dall’operazione attraverso dei piccoli ugelli da cui esce in microgocce la cui componente acquosa è ulteriormente fatta evaporare in un flusso d’aria calda, riducendo il prodotto in minuscoli granuli asciutti. Il processo non avverrebbe in natura senza un intervento tecnologico, ma è pur vero che a essere trasformato è solo latte, senza aggiunta di nessuna sostanza estranea.

Considerando l’aspetto dell’ingredientistica e il fatto che il ricorso all’indicazione ‘naturale’ potrebbe agevolare una più immediata distinzione rispetto ad altri prodotti della stessa linea (in cui esistono almeno una versione al gusto mango e un’altra al gusto mirtillo), non mi sento di censurare il comportamento dell’azienda.
Roberto Pinton

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, foto inviate dalla lettrice, AdobeStock

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gianni
gianni
8 Luglio 2024 21:41

Dal mio punto di vista il Kefir naturale A……… non può fregiarsi dell’aggettivo.
Nel modo pubblicitario di esporre le caratteristiche degli alimenti si ricorre spesso ( molto spesso veramente o quasi sempre ) a questi termini che consideriamo ormai peccatucci veniali talmente sono abusati e mistificanti.
Ma veniale non è, il latte in polvere è prodotto ( molto ) trasformato basti pensare che contiene percentuali di lattosio stratosferiche rispetto al latte originale.
Dove si applica il punteggio NOVA al latte in polvere si attribuisce un bel 4 e un nutriscore tendente all’arancione, se si considera il sito OpenFoodFacts……..

Purtroppo il kefir originale fatto di latte e grani ha un sapore che ai palati dei consumatori di prodotti della dieta occidentale risulterebbe troppo acidulo e scoraggerebbe il consumo, una sostanziosa percentuale di latte in polvere aggiusta un po le cose.
Ciò non vuol dire che il prodotto finale “kefir” perda le sue virtù, è certamente utilissimo ancora nonostante il tocco prettamente industriale della manovra.
Formalmente ha ragione il signor Pinton ma poi non ci si può lamentare della vaghezza dei termini.

gianni
gianni
11 Luglio 2024 10:32

Si dice che in Italia il 50 % circa delle persone soffra di difficoltà a digerire il lattosio.
Quindi il kefir senza latte in polvere aggiunto risulta molto più digeribile e meno problematico, mentre quello addizionato risulterà un po’ più ostico.
A livello di benefici generali per la salute intestinale delle due fattispecie i risultati vengono equiparati dalla pubblicità e dall’informazione ma in realtà non ci sono studi scientifici chiari al riguardo.

Fabio
Fabio
26 Luglio 2024 06:30

Buongiorno, non mi risulta che per il kefir ci sia una previsione legislativa che disciplini gli ingredienti (al contrario di quanto avviene per lo yogurt). Da ciò discende un primo problema: la parola kefir vende e quindi tutto diventa kefir con un’estrema distanza da quello che viene ritenuto vero kefir e ciò che i produttori realizzino. Il termine “naturale” è logicamente e ontologicamente insostenibile: qualunque prodotto NON è naturale (le mele come le conosciamo in natura non esisterebbero così come il pane, il grano etc) ed al contempo tutto È naturale in quanto presente nella natura. Mi spiego meglio, L’essere umano stesso è nella natura quindi qualunque sua opera è naturale, le sostanze chimiche, parimenti, sono tutte in natura. Quindi come il miele è naturale in quando prodotto da componenti presenti in natura da un essere della natura (L ape) allo stesso modo avviene per un composto di sintesi prodotto dall’uomo. La querelle sul termine naturale, al netto di qualche futuro compromesso del legislatore, non è destinata a poter essere risolta