Dopo l’articolo sull’origine dei datteri una lettrice ci ha segnalato due prodotti che secondo lei presentano delle criticità per le informazioni sull’origine del prodotto.
La lettera sull’origine dei semi
Buongiorno, in genere sono attenta alla qualità e all’origine dei prodotti che acquisto. Prediligo sempre ciò che è prodotto in Italia e se possibile biologico. Sono rimasta malissimo quando ho comperato dei semi di zucca a marchio Colfiorito prodotti in Cina e dei semi di girasole sempre a marchio Colfiorito prodotti in Bulgaria. Possibile che non ci sia una legislazione che vieti di usare denominazioni ingannevoli? Ho controllato in seguito anche dei semi di zucca biologici alla IN’s. Questi riportavano confezionati in Bulgaria ma, il marchio bio dice “agricoltura non UE”. Ogni volta che si fa la spesa ci si trova in mezzo a scorrettezze e imbrogli. Non è possibile fare nulla per tutelarsi da tali pratiche? Antonella
Dalle immagini che ci ha inviato possiamo dirle che le indicazioni in etichetta sono tutte corrette. Nel caso del prodotto della marca Colfiorito, non c’è l’obbligo di indicare l’origine. Quindi l’indicazione “Cina” è un’informazione volontaria supplementare. Invece nel caso dei semi bio non va confusa l’origine del prodotto “non UE” con la sede dello stabilimento di confezionamento: Bulgaria. Di seguito pubblichiamo un approfondimento di Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.
Risponde Roberto Pinton
Il regolamento (UE) 2429/2023 si applica al settore dei prodotti ortofrutticoli, ai frutti secchi, alle banane. In sostanza, dal 1 gennaio 2025 diventa obbligatoria l’indicazione dell’origine per
- funghi non coltivati di cui ai codici NC da ex 0709 51 a ex 0709 56 e 0709 59;
- capperi di cui al codice NC 0709 99 40;
- mandorle amare di cui al codice NC 0802 11 10;
- mandorle sgusciate di cui al codice NC 0802 12;
- nocciole sgusciate di cui al codice NC 0802 22;
- noci comuni sgusciate di cui al codice NC 0802 32;
- pistacchi sgusciati di cui al codice NC 0802 52;
- noci macadamia sgusciate di cui al codice NC 0802 62;
- pinoli sgusciati di cui al codice NC 0802 92;
- noci di pecàn di cui al codice NC 0802 99 10;
- altra frutta a guscio di cui al codice NC 0802 99 90;
- banane plantano essiccate di cui al codice NC 0803 10 90;
- agrumi secchi di cui al codice NC ex 0805;
- miscugli di noci tropicali di cui al codice NC 0813 50 31;
- miscugli di altra frutta a guscio di cui al codice NC 0813 50 39;
- zafferano di cui al codice NC 0910 20.
Ai sensi dell’art.26 del regolamento UE n.1169/2011 è inoltre obbligatorio indicare l’origine dell’ingrediente principale nel caso in cui l’omissione di tale indicazione possa indurre in errore il consumatore in merito al paese d’origine o al luogo di provenienza reali dell’alimento.
In pratica ciò avviene quando le altre informazioni nell’etichetta nel loro insieme potrebbero indurre a pensare che il paese d’origine o il luogo di provenienza dell’alimento sia diverso dall’effettivo (per esempio, l’indicazione “made in Italy”, magari con tanto di bandiera italiana, su un prodotto di provenienza estera che in Italia fosse solo confezionato).
La sicurezza
Se la preferenza per i prodotti italiani o europei è dettata da preoccupazioni sulla sicurezza, va ricordato che nel settembre scorso il Parlamento Europeo ha respinto a larga maggioranza due decisioni della Commissione che avrebbero autorizzato la presenza di residui di alcuni pesticidi vietati nell’Unione Europea negli alimenti importati (in particolare ciproconazolo, spirodiclofen, benomyl, carbendazim e tiofanato-metile): nelle sue risoluzioni il Parlamento Europeo ha sottolineato che i prodotti importati da paesi terzi devono rispettare gli stessi standard dei prodotti ottenuti nell’UE per garantire condizioni di parità, senza alcuna tolleranza.
Il biologico
Per quanto riguarda i prodotti biologici, per legge, devono sempre indicare l’origine degli ingredienti con:
“Agricoltura Italia” (eventualmente con l’aggiunta del nome della regione) se gli ingredienti provengono dall’Italia o da quella specifica regione
“Agricoltura UE” se gli ingredienti provengono da Paesi UE
“Agricoltura UE/non UE” se gli ingredienti provengono da Paesi UE ed extra-europei.
In ogni caso i prodotti extra-UE sono controllati o direttamente dalle autorità competenti dei Paesi terzi con cui la UE abbia stretto accordi di equivalenza (Stati Uniti, Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Usa, Tunisia, Corea del sud, eccetera) o da organismi di controllo accreditati , espressamente autorizzati dalla UE e sottoposti a vigilanza.
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Quello che lascia cmq basiti (come x altri prodotti), è, perché non mettere sul mercato semi di zucca e girasoli Italiani? Bisogna proprio importarli dalla Cina, x abbassare il costo?
Da sempre la gran maggioranza dei semi di zucca è di provenienza cinese: il Paese è il primo produttore al mondo con una quantità quasi doppia dell’India, che è il secondo.
Non è che i semi siano sottoprodotti della coltivazione: si tratta di zucche specifiche per la produzione di semi (vedere https://www.mundus-agri.eu/news/pumpkin-seeds-harvest-starts-china.n33370.html) che da noi non si coltivano.
In questo caso è comprensibile; come per altri prodotti, ad es. lo zenzero.
Ma perché in Italia non si producono, nel comparto biologico, semi di girasole, uvetta passa, fichi secchi, semi di lino, semi di canapa?