L’olio extravergine di oliva è un prodotto che suscita sempre l’interesse dei consumatori. Una lettrice ci segnala un prodotto con un’etichetta secondo lei non corretta. Di seguito pubblichiamo la lettera con la risposta di Coop e la replica Alberto Grimelli direttore di Teatronaturale.it autorevole testata del settore.
La lettera sull’olio extravergine di oliva
Vi segnalo un’etichetta di olio extravergine DOP della Coop che dichiara come anno di produzione il 2022 e come scadenza maggio o luglio 2025. In una trasmissione televisiva ho sentito che la scadenza dell’olio non può superare i 18 mesi. Sono un po’ preoccupata perché avevo già acquistato quattro bottiglie di quest’olio.
L’olio è Umbria Colli Martani DOP della linea Fior Fiore della Coop. Un olio molto costoso. In allegato una foto del prodotto ancora sugli scaffali sino a qualche mese fa. Vorrei sapere cosa fare. Se l’olio si può considerare scaduto. In questo caso non mi sembra corretto vendere un olio con una data “errata”.
Adriana P
La risposta di Coop
“Confermiamo che il termine minimo di conservazione (Tmc) dell’olio Umbro a marchio Coop riportato sulle confezioni è di 18 mesi. Questo periodo parte però dal momento dell’imbottigliamento dell’olio e non tiene conto della annata in cui le olive sono state raccolte. Questo perché lo stoccaggio industriale avviene in silos privi di luce e di aria che evitano qualunque alterazione della materia prima. Di conseguenza, informiamo che la bottiglia con scadenza 7/2025 risulta essere stata imbottigliata a gennaio 2024 con olio di campagna 2022 mentre la bottiglia con scadenza 11/2025 è stata imbottigliata a maggio 2024 con olio di campagna 2023. Non c’è alcuna negligenza da parte nostra in tal senso e l’olio può essere tranquillamente consumato. Grazie per la segnalazione”.
La replica Alberto Grimelli
Sulle date di raccolta e imbottigliamento dell’olio extra vergine di oliva occorre fare chiarezza
1) È vero che il TMC viene calcolato dalla data di imbottigliamento, non dalla data di produzione.
2) È vero che sulla base di una circolare dell’ICQRF un olio DOP mantiene sine die la validità del certificato di analisi dell’olio, quindi la conformità ai parametri quantitativi decisi dal disciplinare della DOP, quando conservato “in recipienti di acciaio inossidabile o di altro materiale inerte non assorbente, sotto battente di azoto o argon a temperatura costantemente compresa tra i 15 e i 18°C.”.
Quindi può essere imbottigliato anche a distanza di anni dalla produzione come olio DOP, senza ulteriori analisi e certificazioni, salvo diversa prescrizione del disciplinare. Se conservato semplicemente “in silos privi di luce e aria” che, dal punto di vista tecnico-normativo, potrebbe equivalere a: “in recipienti di acciaio inossidabile o di materiali inerti non assorbenti, con coperchio a tenuta ermetica e galleggiante pneumatico “sempre pieno” a temperatura inferiore a 18°C”, il certificato di analisi varrà 90 giorni, dopodichè l’olio dovrà essere sottoposto a nuove analisi per essere imbottigliato come DOP.
In base ad esperienza personale dubito che un olio prodotto nel 2022 e conservato solo “in silos privi di luce e aria” possa aver ottenuto la conformità DOP nel 2024. È quindi probabile che l’azienda abbia conservato l’olio in questione sotto azoto a temperatura controllata e imbottigliato senza necessità di nuove analisi all’imbottigliamento. A mio giudizio, le prescrizioni tecniche dell’ICQRF, alla luce delle attuali conoscenze e dei più alti standard qualitativi richiesti del consumatore, andrebbe rivista ma al momento è vigente.
3) A questo proposito alcuni disciplinari di produzione di oli DOP/IGP più recenti stabiliscono che non può essere imbottigliato come olio DOP un extravergine oltre il 30 settembre dell’anno successivo a quello della produzione. È il caso, per esempio, dell’IGP Puglia.
4) Tutti i disciplinari di produzione di oli DOP/IGP prevedono che sull’etichetta debba comunque comparire la campagna di produzione. La campagna di produzione è l’annata di produzione delle olive e di molitura per l’ottenimento dell’olio. Quella in corso è la 2024/25. Nel caso dell’olio Coop se l’etichetta riporta come TMC 11/2025 dovrebbe essere scritto “Campagna olearia 2022/23”, quindi facendo capire al consumatore che si tratta di olio prodotto nel 2022. Quindi di un olio vecchio, anche se conservato conformemente alla normativa vigente.
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E nel caso l’olio venisse congelato ?
Dopo scongelato si potrebbe usarlo anche dopo diversi
anni dalla molitura e dal contestuale congelamento?
Attendo risposta grazie
Sei serio? Stiamo parlando di evo, non di acqua fresca.
Inorridisco solo al pensiero che questo pensiero abbia preso forma in un messaggio
Eccellente. Come produttore ritengo che l’anno di produzione sia quello che conta
Purtroppo la questione della qualità del cibo (industriale o meno) è assai delicata. La maggior parte dei marchi di olio “italiani” è in mano spagnole prima, e di fondi, credo inglesi, ora. La Gdo ha un potere incredibile sulle condizioni contrattuali dell’industria (industria??) alimentare! Sapete quanto costa produrre l’olio in Italia? La potatura degli olivi, la concimazione, il taglio dell’erba, eventuali trattamenti, la raccolta, il trasporto al frantoio, la molitura, la bottiglia, il tappo, l’etichetta…. Da 100kg di olive, mediamente si ricavano 14/16 litri di olio…impensabile trovare olio italiano di qualità sotto i 10 € al litro (considerate che…le olive andrebbero portate al frantoio per la molitura non oltre le 48 dalla raccolta: raccolta..nel senso di staccarle dall’albero, non aspettando che cadano da sole)!! Gli olii più pregiati, poi, ligure, del Garda, toscano, costano quasi il doppio..per il lavoro maggiore e il maggior costo della mano d’opera rispetto al meridione (per non parlare poi, dell’olio portoghese, turco,greco o spagnolo)…avete mai assaggiato il vero olio, del contadino, appena prodotto?? Il colore, i profumi, il sapore…la maggior parte degli acquirenti di olio della gdo.. probabilmente non ha idea di cosa sia il “vero” EVO! La coop ha rispettato le norme sulla scadenza..ma si tratta di olio non “novello, se vogliamo usare un termine enologico. E l’olio, invecchiando, peggiora!! Le normative..quelle per cui la bresaola della Valtellina IGP è ricavata dalle carni eccellenti delle razze bovine di zebù maschio provenienti dalle grandi praterie del Sud America…quella x cui, abbiamo molti più prosciutti di Parma o San Daniele, rispetto ai maiali allevati in Italia…o…molte più bottiglie di vino di certe Doc, rispetto all’uva prodotta da quei vigneti…o…in Trentino arrivano camion di mele da fuori regione..e tanto altro ancora. Per carità, non tutti sono disonesti, per fortuna, ma pensare di pagare poco il cibo..porta a situazioni come i wurstel del vostro articolo: cosa contengono? Eppure sono legali! Ahimè… avidità e brama di ricchezze hanno portato le industrie a produrre cibi economici ma spesso iper processati e poco, molto poco, salubri, dicono alcuni famosi televisivi nutrizionisti..in alcuni/molti casi buonissimi grazie alla “chimica” ma assai sconsigliati (bibite gassate piene di zuccheri, creme di nocciole con principali ingredienti zucchero e olio di palma, gelati industriali, merendine, ecc ecc). Come concludere questo biblico commento? Leggete, documentatevi..così conoscerete e potrete scegliere, sì, ma da persone consapevoli! E..se volete un piccolo, del tutto disinteressato suggerimento: ci sono delle app che leggono il codice a barre dei prodotti alimentari e in base alla loro composizione, danno un punteggio e valutazione del prodotto, in base agli affitti i chimici/coloranti usati, % di zuccheri, grassi, sale, proteine, e altro ancora! In questo modo potrete capire meglio la qualità del cibo industriale che state comprando…e vi stupirete di vedere quanti cibi che pensiamo sani, invece, non lo siano… Prosit!
Se la questione della Bresaola è certa su mele, uva e prosciutto non sarei così sicuro dei suoi sospetti
Essendo i maiali dotati di ben due cosce, è del tutto regolare che il numero dei prosciutti sia superiore a quello dei maiali allevato in Italia…
Battute a parte, sarei più cauto con affermazioni sulla non congruità della materia prima coltivata/allevata e l’output di prodotti a denominazione, sottoposti a specifici regimi di controllo aggiuntivi.
Il che non significa negare per partito preso la possibilità di frodi, ma inquadrarle per quello che sono, ossia una devianza dalla norma.
Tutti i sistemi sono sicuramente perfettibili, ma sono stati introdotti registri elettronici per i prodotti vitivinicoli, registri di entrata e di uscita degli oli di oliva e di sansa di oliva, la banca dati nazionale dell’anagrafe zootecnica per garantire tracciabilità e rintracciabilità degli animali e dei loro prodotti…
Vi seguo con interesse credendo nella vostra indipendenza da tutto e tutti ritengo i vostri articoli chiari comprensibili ma rigorosamente tecnici. Sono un agronomo in pensione.
La risposta parla di materia prima: intende l’olio o le olive?
Perché per me materia prima si intende OLIVE.
A questo punto mi chiedo se sia possibile a livello normativo e tecnico conservare le olive in modo che non modifichino le loro proprietá .
Buongiorno
Credo che al di là di tutte le regole, l’olio vada consumato nuovo e max per un anno crudo ,dopo lo di può usare per cucinare.
Vecchio consiglio contadino.
Saluti
Nino Barone
Se un produttore vuole immagazzinare l’olio in questa maniera credo che sia necessario almeno un protocollo che certifichi il controllo giornaliero della temperatura come anche la funzionalità di tutti i sistemi coinvolti e comunque una seconda analisi per confermare che il prodotto è inalterato.