Il digiuno intermittente è l’ultimo libro di Antonella Viola scritto assieme ad Antonio Paoli. La pubblicazione fa seguito alle accese polemiche scatenate dalle dichiarazioni dell’autrice, che aveva raccontato pubblicamente di aver sperimentato questo regime dietetico su se stessa perdendo diversi chili di peso.
Gli autori sono: Antonella Viola e Antonio Paoli. Viola è laureata in Scienze Biologiche e professoressa di Patologia generale all’Università di Padova. Il suo ambito di ricerca è il funzionamento del sistema immunitario. In seguito ad interviste televisive, durante il Covid è divenuta un volto noto alla tv e quindi una divulgatrice scientifica. Antonio Paoli, diplomato Isef, quindi laureato in medicina e chirurgia, specialista in Medicina dello sport, è professore di Scienze dell’esercizio e dello sport presso l’Università di Padova. Il suo ambito di ricerca è la fisiologia della Nutrizione e dell’Esercizio, con particolare interesse per la dieta chetogenica e il digiuno intermittente.
Cosa sappiamo sul digiuno intermittente?
Il digiuno intermittente è un tipo di regime dietetico in cui l’effetto sulla salute non è ancora completamente compreso, ma può essere legato ad una migliorata insulino-sensibilità e ad effetti anti-infiammatori. Studi a breve termine indicano che quando si allineano i pasti con i ritmi circadiani (in pratica si mangia durante il giorno), ci può essere un calo ponderale e un miglioramento dei parametri metabolici.
Secondo i pochi studi sul lungo termine (12 mesi) il calo ponderale è uguale quello della semplice restrizione calorica (1-5). Le limitate evidenze scientifiche a disposizione non consentono ancora di suggerire alla popolazione un digiuno superiore a quello correlato alla pausa notturna.
Il libro si presenta molto bene come grafica e immagini esplicative, il testo è chiaro e scorrevole. Nelle prime pagine gli autori declinano ogni responsabilità per usi impropri delle informazioni del testo e invitano il lettore a far sempre riferimento al medico per qualunque problema di salute. Gli autori considerano come digiuno intermittente lo schema dietetico denominato ‘Alimentazione intervallata TRE’ (Time-Restricted Eating, vedi tabella sotto), che prevede almeno 10-12 ore di digiuno consecutivo al giorno. Nel testo vengono descritti anche altri modelli di digiuno come quello a giorni alterni, oppure lo schema che prevede due giornate di semi-digiuno.
Principali forme di digiuno intermittente
Digiuno a giorni alterni 1:1 |
Si mangia un giorno sì e uno no: ultima cena il giorno 1, digiuno il giorno 2 e si riparte con la colazione nel giorno 3. In pratica sono circa 33-36 ore di digiuno |
Ci sono varianti in cui si assumono solo il 25% delle calorie nel giorno di digiuno mentre la dieta è libera nel giorno in cui si mangia. In pratica si spezza il digiuno in due metà da 18 ore ciascuna. |
Digiuno 5:2 | Si mangia normalmente per 5 giorni e 2 giorni di (semi) digiuno | Nei giorni di digiuno si assumono sulle 25% delle calorie giornaliere (dalle 500 alle 1.000 calorie) |
Alimentazione intervallata (TRE, Time-Restricted Eating) | Pausa/astensione dal cibo giornaliera che può essere anche solo quella notturna | Varianti:
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I benefici del digiuno intermittente
Come premessa va detto che in una società in cui abbiamo a disposizione cibo a tutte le ore del giorno e della notte, qualsiasi tipo di pausa o restrizione dietetica apporta dei benefici perché riduce gli indici di infiammazione, stress ossidativo, controllo dei valori di insulina, glicemia e grassi. Il gruppo di Paoli indica come ottimale lo schema di digiuno con un’alimentazione intervallata 16/8. Questo schema prevede che all’interno della giornata i pasti siano consumati all’interno di un intervallo di 8 ore (dalle 12,00 alle 20,00), saltando la colazione. Per non saltare la colazione, considerata importante dal punto di vista metabolico, si può usare lo stesso schema fissando la finestra utile dalle 8,00 alle 16,00. In questo modo bisogna anticipare la cena alle 16.00 del pomeriggio come fanno i norvegesi. Nell’ultimo capitolo del libro si accenna ai recenti filoni di ricerca sulla restrizione calorica per gli atleti.
Le critiche di dietologi e pediatri a Viola
Alcuni medici dietologi clinici e pediatri avevano criticato Antonella Viola dopo il suo racconto personale di dimagrimento con il digiuno intermittente. Quando si diventa personaggi pubblici e si fa divulgazione sconfinando in ambiti che appartengono alla pratica clinica di altre figure sanitarie (es, dietologo o dietista) si rischia di essere imprecisi e di creare un danno alle persone (vedi sotto: “i rischi del digiuno intermittente”). La divulgazione scientifica alla popolazione generale richiede una formazione e delle competenze specifiche che non sono innate nelle persone: non sempre un esperto ricercatore abituato ad insegnare a futuri biologi o medici è anche un esperto comunicatore alla popolazione generale. Quando ci si rivolge ad un pubblico molto eterogeneo bisogna essere particolarmente prudenti perchè persone fragili potrebbero essere indotte a seguire indicazioni non adatte al loro stato di salute fisica e mentale.
I rischi del digiuno intermittente
Fra la popolazione ci sono diverse persone con malattie o problemi fisico-psichici. Tra loro molti individui fragili possono essere invogliati, senza controllo medico, a sperimentare su se stessi il digiuno intermittente attratti dalla promessa di ottenere benefici per la salute. Nella pratica clinica i disturbi del comportamento alimentare (Dca), in bambini, adolescenti ed adulti sono molto frequenti e in rapida ascesa (6). Ai disturbi classici ora se ne aggiungono altri non ancora riconosciuti come l’ortoressia (attenzione esagerata alle regole alimentari e ai cibi) e la vigoressia (attenzione eccessiva alla forma fisica, cibo e attività fisica).
Anche pazienti con patologie come il diabete tipo 2 (10,5 % della popolazione mondiale) possono essere indotti a sperimentare il modello di digiuno intermittente seguendo l’alimentazione intervallata (7). Le patologie psichiatriche sono molto frequenti: i disturbi mentali lievi-medio-gravi riguardano fino a un 20% della popolazione (soprattutto tra bambini e adolescenti) e non è bene pubblicizzare a tutta la popolazione regimi dietetici in cui si saltano dei pasti (o la colazione o la cena). I singoli professori universitari non dovrebbero bypassare il filtro della comunità scientifica.
Italia vittima delle mode dietetiche
La proposta di digiuno intermittente con un’alimentazione intervallata con la colazione alle 8.00 e il pasto serale alle 16.00, rimane la forma più promettente sotto il profilo metabolico e della sicurezza. È però prudente aspettare che questa formula abbia delle evidenze di beneficio e di sicurezza chiare per tutte le persone, prima di promuoverla. Non ci sembra corretto spingere uno schema alimentare non così collaudato come la Dieta Mediterranea. In attesa di conferme scientifiche più consistenti sulla dieta intermittente, conviene applicare le regole basilari: assumere almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, mangiare regolarmente cibi poco processati durante le ore diurne rispettando il fisiologico digiuno notturno di 10/12 ore.
In Italia quando si parla di diete c’è sempre un po’ di confusione, perché le autorità scientifiche che si occupano di nutrizione dovrebbero prendere in mano la situazione. Occorre rialfabetizzare la popolazione disorientata da programmi dietetici che allontanano sempre più dal modello alimentare mediterraneo. Basta pensare al successo di modelli molto discutibili come le diete low carb (Atkins e imitazioni, Paleo, La Zona, chetogeniche). Poi ci sono le ‘mode dietetiche’ come la dieta mima digiuno, la dieta Zona, le diete chetogeniche (*) e anche il digiuno intermittente che, attraverso testimoni e buona stampa, riescono a convincere molte persone. Purtroppo tutto è lasciato al libero mercato, alle iniziative di autori spesso senza background medico e peggio ancora senza una solida formazione di dietetica e nutrizione clinica.
Nota
L’uso delle diete chetogeniche dovrebbe essere riservato a pochissimi casi clinici sotto controllo medico come l’epilessia refrattaria a trattamenti farmacologici e in preparazione di un intervento di chirurgia bariatrica! Invece le diete chetogeniche spopolano: vengono ‘prescritte’ (solo i medici dovrebbero ‘prescrivere’ ma in Italia funziona così) da farmacisti, biologi ‘nutrizionisti’, medici, personal trainer e varie figure non professionali… è possibile anche farsele a casa da soli comprando i prodotti direttamente sul web. “La ricrescita ponderale una volta che la dieta è stata interrotta è spesso rapida, è meglio intraprendere un approccio più sostenibile rispetto all’uso di metodi che non possono essere mantenuti nel tempo.” (UpToDate®)
Bibliografia
- Curr Obes Rep. 2018;7(2):172.
- Cell Metab. 2016;23(6):1048.
- JAMA Intern Med. 2020;180(11):1491
- Ann Inter Med. 2023;176,7:885-895.
- N Engl J Med. 2022;386(16):1495.
- Am J Clin Nutr. 2019;109(5):1402
- Lancet 2023; 402: 203–34
Antonio Pratesi e Abril Gonzalez Campos
Gli autori dichiarano di non aver alcun conflitto di interessi
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock
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Sul personaggio-Viola, per inquadrarlo meglio, aggiungo che si è vantata molto di essere stata operata alla tiroide da un medico che avrebbe formato lei. Domanda: vi fareste operare da un medico le cui virtù chirurgiche derivano da insegnamenti appresi da una biologa? O, per meglio dire, ha senso vantarsi di un esito chirurgico attribuendosi il merito di aver fatto un corso che, pur facendo parte della formazione generale di un medico, non c’entra nulla con la chirurgia? E che dire dei consigli ai pazienti dispensati per mesi tutti i giorni in TV sui più vari argomenti senza essere medico (come biologa, la tesi riguardava i pesci del delta del Po)?
Sulle ultime due sue domande condivido le perplessità.
Mentre sulla prima risponderei “dipende”. Un discente potrebbe essere un eccezionale chirurgo che, aderendo bene alle disposizioni in materia di aggiornamento obbligatorio ha avuto come docente la professoressa Viola. Ricordo – perdoni l’eventuale inutilità di questa informazione – che il personale sanitario dal 1999 deve ogni anno svolgere una cospicua attività di aggiornamento, con corsi accreditati dal Ministero della Sanità che li accredita anche secondo criteri di rilevanza epidemiologica.
È importante che su un argomento tanto delicato si sia espresso positivamente anche il professor Paoli; il digiuno intermittente e in particolare la dieta chetogenica godono di ampio sostegno nella letteratura scientifica come vere e proprie dietoterapie mediche.
Secondo me è poco importante, in quanto il dottor Paoli è, come riporta l’articolo, un “…diplomato Isef, quindi laureato in medicina e chirurgia, specialista in Medicina dello sport, è professore di Scienze dell’esercizio e dello sport … ” e quindi, forse, il suo ambito di ricerca e di esperienza professionale si è sviluppato in un ambito specifico, come quello sportivo. Dove le dimensioni “forza/resistenza” vengono particolarmente sviluppate per ottenere determinate prestazioni (oggi peraltro intese spesso in una dimensione agonistica, allontanandosi molto da un’idea di sport e movimento che dovrebbe riguardare la popolazione generale).
La realtà è ben diversa, il professor Paoli ha un curriculum professionale lungo quanto l’articolo stesso ed ha oltre vent’anni di esperienza in nutrizione clinica, anche applicata allo sport.
Non è certo il primo e l’unico medico che sposa teorie e regimi dietetici “particolari”
Certamente dottor La Pira, mi permetta però di segnalarle come collega che questi regimi “particolari” ormai da tanti anni sono sostenuti da una mole di studi scientifici a favore. Mi riferisco in particolare alle diete low-carb/chetogeniche che sono ormai abilitate come dietoterapie alimentari. Del resto è innegabile il fallimento della dieta mediterranea per come è concepita e praticata oggi. Il digiuno intermittente comunque è vecchio quanto il mondo, salti un pasto, mangi di meno e stai meglio. Grazie.
Sulle diete chetogeniche/low carb consiglio di approfondire. La prestazione temporanea o il dimagrimento non coincidono necessariamente con sostenibilità e salute metabolica
Lei scrive: “Del resto è innegabile il fallimento della dieta mediterranea per come è concepita e praticata oggi”. Non mi è chiara questa sua frase … comunque…
Che la dieta mediterranea non sia praticata oggi dagli italiani, siamo tutti d’accordo.
La dieta mediterranea classica era una dieta “high carb”: aveva circa un 58%di calorie da carboidrati complessi e quasi senza zuccheri aggiunti.
Il modello mediterraneo (vero) è uno dei più studiati e uno dei più salutari al mondo. Le evidenze sono tante. Quindi non c’è nessun fallimento! Gli unici che hanno fallito sono stati gli americani (USA) e tutti quei paesi che hanno ridotto nella dieta i grassi per aumentare gli zuccheri semplici aggiunti al posto degli amidi!
Le diete chetogeniche sono diseducative e non sostenibili nel lungo termine. George Blackbourn che è considerato il padre delle diete chetogeniche, riteneva a fine carriera che non fossero utili.
https://ilfattoalimentare.it/dieta-chetogenica-obesita.html
In oltre 30 anni di professione come medico e dietologo non ho mai incontrato un obeso che abbia perso e mantenuto il peso perso con una dieta chetogenica. E questo stride con tutti i bei dati che troviamo in letteratura sugli effetti delle diete chetogeniche. Ma sappiamo che le esperienze personali non fanno testo in medicina.
Però è singolare che i più preparati medici dietologi (Specialisti in Scienza dell’Alimentazione e della Dietetica ad indirizzo Dietologico e Dietoterapico) che conosco usino pochissimo o praticamente non facciano uso di diete chetogeniche!
Forse perché dopo diete drastiche:
“La ricrescita ponderale una volta che la dieta è stata interrotta è spesso rapida, è meglio intraprendere un approccio più sostenibile rispetto all’uso di metodi che non possono essere mantenuti nel tempo.” (UpToDate®)
Esistono una mole di studi scientifici a sostegno della dieta mediterranea che, se seguita correttamente, apporta indiscutibili vantaggi sia in termini di calo ponderale, sia in termini di prevenzione CV nonché miglioramento generale dello stato di salute senza ricorrere ad alcun digiuno.
La riflessione si potrebbe sintetizzare con NO.
Il dr Pratesi e la dr.ssa Gonzalez sono tra i pochi professionisti del settore ad avere il coraggio di esprimere e scrivere chiaramente ciò che pensano. Molti di noi evitano di esporsi, e faccio auto ammenda, perchè non ne traiamo alcun vantaggio.
Il libro di Viola me ne ricorda un altro dal titolo “La dieta del digiuno”, scritto 10 anni fa dal Prof Umberto Veronesi; anche in quel caso mi chiesi come mai una persona di tale autorevolezza dissipasse il suo tempo per scrivere libri che non hanno di certo lasciato il segno.
Grazie Dr Sculati, lei evidenzia un aspetto molto rilevante: trarre alcun vantaggio.
Secondo le statistiche nazionali più di metà della popolazione italiana non mangia le porzioni di frutta e verdura consigliata, persiste e anzi aumenta il tasso di sovrappeso e obesità (principalmente quella infantile), con queste premesse e citando il Dr Viktor Frankl: “un essere umano non dovrebbe mai diventare solo un mezzo per raggiungere uno scopo (in questo caso economico)”: Mi chiedo spesso se le professioni sanitarie e i ministeri ci stiamo dimenticando di tutelare le persone e la loro salute invece di vendere diete o prodotti come strategie terapeutiche senza un vero fondamento scientifico, non basta un consenso andiamo alle ricerche, ai dati, ai grandi numeri, alle evidenze e infine alla verità, alla diffusione massiva dell’educazione alimentare e alla modificazione dell’ambiente tramite alcune strategie ampiamente studiate in tutto il mondo: l’etichettatura fronte pacco, la tassazione degli alimenti ultra trasformati o ricchi di zucchero aggiunto o il divieto della pubblicità di questi ultimi nell’orario in cui i bambini guardano la tv. Sono queste alcune delle misure che tutelano i consumatori. Bisogna lasciare un segno.
Nella creazione di questi personaggi televisivi, una grandissima responsabilità è quella dei media, che si prestano a ospitare qualunque cosa, purché arrivi, appunto, dal personaggio del momento, da loro stessi creato e riproposto ossessivamente. Lo abbiamo visto ogni giorno nel Covid: persone senza la minima formazione specifica, a parte una laurea scientifica, quando andava bene, discettavano su argomenti sui quali i veri virologi avevano solo dubbi. Poi c’è la parte medica: perché l’ordine dei medici o chi per esso non si esprime mai quando, come in questo caso, una biologa che persevera nel dare consigli ai pazienti come se fosse un medico o un nutrizionista, incurante delle possibili conseguenze (in questo caso del diffondere l’ennesima moda dietetica del momento?)? Va bene così? Resto fermamente convinta che la competenza sia il bene più prezioso, e che in questi ambiti ogni parola fuori luogo possa fare danni anche seri. Lo abbiamo già visto con Valter Longo, di’ cui ilfattoalimentare ha seguito le gesta, e in molti altri casi.
Condivido sia la sua posizione sulla responsabilità dei media e sia quella sulla mancanza di iniziativa degli Ordini professionali.
Credo pure sia corretto affermare “che la competenza sia il bene più prezioso, e che in questi ambiti ogni parola fuori luogo possa fare danni anche seri.”. Ma qui, il terreno diventa un pò scivoloso. O almeno, io mi son fatto questa opinione. Voglio dire che forse la competenza non può essere riducibile ai titoli di studio, all’istruzione, magari pure aggiornata nel tempo secondo un programma formativo coerente – così come recita il regolamento della commissione ministeriale per gli ECM. Forse la competenza si costruisce anche con “un piede nella ricerca” e con l’esperienza dell’applicazione; meglio ancora se condivise con altri ricercatori o esperti.
Altrimenti il rischio è quello di sentirsi obiettare un punto di vista come quello del dott. Riccardo Ferrero Leone (v. sopra i commenti del 15 e del 25 c.m.)
Mi sorprende come la prof.ssa Viola e il prof Paoli non siano a conoscenza di articoli scientifici pubblicati ormai da anni in cui si dimostra che la time restricted eating (TRE)e il digiuno intermittente nell’uomo non abbiano alcun beneficio rispetto ad una restrizione calorica. Questi studi clinici, condotti su persone sane, hanno prodotto risultati in controtendenza rispetto a quelli ottenuti sui modelli animali e persino i promotori di questi interventi dietetici come la TRE hanno ammesso l’inefficacia nell’uomo. Lo studio condotto sul digiuno intermittente ha evidenziato che tale regime è meno salutare rispetto ad una restrizione calorica in quanto la perdita di peso è associata ad una riduzione della massa magra che non si riscontra nelle persone sottoposte a restrizione calorica. Inoltre i benefici cardiovascolari associati al digiuno intermittente non sembrano essere indotti dai meccanismi regolati dal digiuno (come l’autofagia) bensì dalla perdita di peso dovuta alla riduzione dell’introito calorico. Seguire determinati regimi alimentari può dare delle motivazioni che spingono le persone a porre maggiore attenzione alla qualità del cibo, a cambiare stili di vita, svolgendo maggiore attività fisica. Tali fattori possono influire notevolmente sulla salute delle persone e migliorare i parametri cardiovascolari molto di più di quanto possa fare il TRE o digiuno intermittente. Come in tutti gli ambiti ci sono delle mode e anche la scienza e la medicina seguono delle tendenze. Per chi fa divulgazione è importante attrarre l’attenzione del pubblico con notizie che possano fare scalpore seguendo le mode del momento. In questi ultimi anni il digiuno è la moda del momento e quindi qualcuno pensa che sia giusto cavalcare l’onda e trarne profitto.
Templeman I, Smith HA, Chowdhury E, Chen YC, Carroll H, Johnson-Bonson D, et al. A randomized controlled trial to isolate the effects of fasting and energy restriction on weight loss and metabolic health in lean adults. Sci Transl Med. 2021;13(598)
Calorie Restriction with or without Time-Restricted Eating in Weight Loss.
Liu D, Huang Y, Huang C, Yang S, Wei X, Zhang P, Guo D, Lin J, Xu B, Li C, He H, He J, Liu S, Shi L, Xue Y, Zhang H.N Engl J Med. 2022 Apr 21;386(16):1495-1504. doi: 10.1056/NEJMoa2114833.
tutti questi problemi, evocati con la mania delle diete nella popolazione italiana, stridono fortemente con un’assenza gravissima di un ruolo di presenza e gestione del ministero della salute, di ieri, di oggi e (sicuramente) di domani.
Articolo positivo.
déjeuner au 10 et dîner au 6 (18) ça fait vivre jusqu’à quatre-vingt-dix (ans)
Un vecchio insegnante di francese che mi aiutava privatamente mi insegnò questo proverbio
che non ho più trovato altrove ma che mi è rimasto in mente.
Ora capisco che bisogna tradurre qualsiasi azione in linguaggio scientifico ma è patrimonio dell’umanità sapere che un sonno di almeno otto ore fa bene a tutti e altrettanto che dopo cena meglio aspettare due o tre ore prima di andare a dormire per una corretta digestione oltre al fatto che appena alzati ben poche persone si precipitano ad abbuffarsi………..
Quindi praticamente quasi tutti pratichiamo l’alimentazione intervallata ( dal riposo notturno ) che assai impropriamente viene indicato come digiuno intermittente.
Ne consegue che invece che parlare di rischi di un simile comportamento alimentare bisognerebbe indagare i rischi delle sostanziali deviazioni da questo percorso universalmente praticato e non il contrario.
Dopo di chè mi suonano stonati questi discorsi in cui si parla dei tempi e non dei contenuti dentro al piatto e mi ronza per la testa che il significato di tutto ciò sia solo ricerca di visibilità e aumentare il caos, vuota di significati utili all’informazione e anzi fuorviante, fuorviante come parlare di dieta chetogenica diffusa oppure di saltare regolarmente qualche pasto qualsiasi nella confusione mediatica generale…….
Be’, senza saperlo io faccio la “TRE”:
“Gli autori considerano come digiuno intermittente lo schema dietetico denominato ‘Alimentazione intervallata TRE’ (Time-Restricted Eating, vedi tabella sotto), che prevede almeno 10-12 ore di digiuno consecutivo al giorno.”
considerando che più o meno ceno tra le 19:30-20:00 e faccio colazione tra le 7:30 e le 8:00
Et voilà le 10-12 ore di digiuno!
La cosa interessante qui e’ che nessuno dei due autori ha mai studiato il digiuno intermittente, ma pubblicato, mai preso finanziamenti, mai fatto esperimenti su larga scala. Eppure scrivono un libro.
Nei commenti che ho letto qui su vengono a volte confusi, a mio parere, i concetti di regime dietetico (ovvero la restrizione calorica vera e propria) e di dieta (ovvero l’assunzione di cibo). Parlo quale biologa e ricercatrice con un dottorato in biochimica conseguito presso una prestigiosa universita’ estera. Tramite un regime dietetico personale effettuando il digiuno intermitttente 16:8, sono scesa di 10 kg. Da mesi ormai ho recuperato nonche’ mantenuto il peso forma che avevo perso. I parametri clinici anomali che mi stavano portando a dover assumere farmaci antinfiammatori e antiosteoporosi sono rientrati nella norma. Ho assunto e assumo tuttora solo la Vit. D3 di cui ero carente (e che ora tengo sotto controllo tramite analisi del sangue) oltre all’effettuare un’alimentazione sana (non piu’ cibi ultraprocessati, bevande zuccherate etc. etc). Il mio calo ponderale e’ stato molto graduale forse perche’ associato alla quantita’ e qualita’ del cibo assunto ed alla pratica di movimento fisico. Effettuo regolarmente sport il che che mi aiuta nel benessere psicofisico: pratico nuoto libero, volley amatoriale (che non praticavo piu’ da 40 anni) e yoga. Ringrazio la Dott.ssa Viola, che considero un’ immunologa preparata e soprattutto un’ottima comunicatrice scientifica, per avere pubblicizzato il digiuno intermittente, devo anche a lei il recupero della mia salute.
Si può dunque affermare che la sua esperienza di questo personale regime dietetico unitamente al digiuno intermittente (16:8) le è stata utile per un cambiamento nel suo stile di vita che l’ha portata a una riduzione del peso e a un notevole benessere dovuto sia all’inserimento di un importante ormone (D3) sia all’abbandono deigli “ultraprocessati”. E, sembra pure, all’inizio di una significativa e varia attività fisica.
Al suo posto anchio la ringrazierei, ma non per la 16:8, solo perchè tra lei e l’A. – tramite quel libro – si sono dispiegate dellle condizioni d’incontro; forse pure d’identificazione. In un momento della sua vita in cui vi erano i presupposti per … un cambiamento di stile di vita.
Non tutti i biologi sono dilettanti “nutrizionisti” .Esistono anche i biologi specializzati in Scienza dell’Alimentazione con tre anni di corso universitario.
Certo. Ma sono pochi purtroppo. Recentemente ad un convegno ho conosciuto un biologo specializzato in scienza dell’alimentazione con svariati master in terapia cognitivo comportamentale ed altro ancora, che aveva lavorato in ospedale a contatto con diversi medici ospedalieri.
Mi raccontava che aveva protestato con l’ordine dei biologi perché aveva permesso a tutti coloro che si iscrivevano all’albo A di autoproclamarsi “biologi nutrizionisti” indipendentemente dal fatto di aver conseguito specialità o master in nutrizione. Perdipiù, hanno permesso di iscriversi all’albo A anche a “non laureati in biologia” che automaticamente si fregiano del titolo di “Biologo nutrizionista”.
Il problema è che poi questi iscritti all’ONB, senza una preparazione formale, lavorano anche come “nutrizionisti” in maniera molto creativa:
(Allego foto)
Antonella Viola dovrebbe studiare meglio l’immunologia e approfondire le reazioni avverse provocate dal vaccino contro il covid, lasciare a dietologi e dietisti lo studio delle diete e la loro applicazione.
Gentile Maria Antonia Bidoia,
a quali reazioni avverse fa riferimento in relazione al vaccino contro il covid?
A fronte di quasi 14 miliardi di dosi dispensate ad oggi in tutto il mondo, non mi risultano gravi conseguenze in numeri superiori a quelli statisticamente previsti.
Oppure lei è in possesso di informazioni che a noi comuni mortali non arrivano perchè oscurate dai “poteri forti”?
È vero che ci sono studi in cui i topi nutriti con identica dieta hanno alcuni migliori parametri se alimentati in particolari finestre temporali, e che parzialissimi studi su umani ( e testimonianze ) sembrano andare in questa direzione……… ma non è tutto rose e fiori, ci sono un sacco di cose da aggiustare e soprattutto si deve ancora dimostrare che siano sostenibili nel tempo senza danni, daltronde la sostenibilità è il problema di tutti i dimagrimenti oltre a non fare danni.
Per fare alimentazione intermittente 16:8 o ulteriori non basta saltare la colazione o la cena.
Perfino i farmaci fantascientifici di ultima generazione hanno lati da illuminare.
La alimentazione intermittente portata oltre un certo limite richiede persone altamente specializzate al seguito, condizioni personali altrettanto concentrate e seguite e sorprendentemente alcuni trucchetti per poter agire, altro che pubblicizzarla come fosse acqua fresca……..
Mentre l’alimentazione intermittente 12:12 o 14:10 basato sostanzialmente sul digiuno notturno è un criterio scritto a chiare lettere nei nostri orologi circadiani di assunzione che si pratica da tempo immemorabile, in ogni dove e non è dimostrabile in alcun modo che sia il punto critico causale di mala salute o sovrappeso.
Come spiegava assai chiaramente la dottoressa……….., volontariamente o involontariamente, il risultato buono è frutto di lavoro di squadra, interdisciplinare e con visione olistica del proprio benessere, in cui ha immenso valore anche quello che si mangia oltre al resto.
Ma nei discorsi che state facendo sembra importante solo il tempo di assunzione, il resto si deve leggere tra le righe, gli integratori, i mini-spuntini liquidi o solidi frequenti, caffè/the, brodini d’ossa o vegetali, calcolando esattamente ciò che fa funzionare l’autofagia o la interrompe, tutti parametri assolutamente personali come i bisogni di micronutrienti e di tutto il resto.
Poi ultimo ma importante l’autofagia è un fenomeno antico ma studiato propriamente solo di recente e nasconde lati oscuri sia nelle persone sane che nelle malate, ma si da per scontato che sia il decisivo deus ex machina dell’alimentazione sballata moderna, la famosa dieta occidentale.
Per una delle criticità evidenti della comunicazione appunto personaggi famosi, amati e/o odiati, si prestano a fare battaglie spesso improprie per competenza, voglio dire che un conto è un commento da bar come il mio altro conto è se lo dice un personaggio che buca lo schermo, come faceva la dottoressa Cattaneo parlando di biodinamica.
penso che Antonella Viola sia al massimo una “TUTTOLOGA”, come molti altri personaggi sempre presenti in televisione, senza un valido motivo. Ci sono molti altri ricercatori e studiosi in grado di poter dare un’informazione più reale, se proprio volete dare informazioni su questo argomento.
Sono assolutamente d’accordo con gli autori dell’articolo !!!
Non ho letto il libro. Smonterei il criterio che per fare divulgazione su un determinato argomento sia necessario esserci nati. Faccio l’esempio di Giuseppe Remuzzi, nefrologo di grande prestigio internazionale, che ha pubblicato recentemente “Le impronte del signor Neanderthal”. Tuttavia su un tema come quello dell’alimentazione ci vorrebbe prudenza; la dieta mediterranea è riconosciuta come strumento di prevenzione delle malattie cardiovascolari nelle line guida del 2021 della Società Europea di Cardiologia; si possono spostare gli orari dei pasto o saltarne uno, ma senza dimenticare la corretta scelta degli alimenti: la piramide alimentare, che guarda caso corrisponde (rovesciata) alla piramide ambientale. Quanto alla dieta chetogenica, ancora di più credo che abbia bisogno di uno stretto controllo medico e non possa essere prolungata per lunghi periodi. Ricordo che l’OMS considera che l’apporto di proteine ottimale sia di 0.8 g/Kg/die. Come si concilia tutto ciò con le caratteristiche ad alto contenuto proteico di tanti alimenti che troviamo nei supermercati?
Ne abbiamo parlato in questo articolo: https://ilfattoalimentare.it/proteine-alimenti-hp-confronto.html