La fortuna della dieta chetogenica non sembra conoscere crisi. Una recente revisione e dichiarazione di consenso italiana ha allargato le sue indicazioni di impiego consigliandole come approccio terapeutico anche per patologie in cui non vi sono chiare evidenze di beneficio. Tuttavia è difficile oggi avere una visione oggettiva e indipendente sulla loro validità e sicurezza poiché numerose pubblicazioni in letteratura sono sponsorizzate da aziende che vendono kit o cibi preconfezionati per questo tipo di diete (Vlckd, da Very Low Caloric Ketogenic Diet, in italiano diete chetogeniche a bassissimo apporto calorico). Il costo di una dieta chetogenica seguita utilizzando prodotti di aziende specializzate si aggira sui 300 euro al mese. Il fatturato è considerevole anche perché alcune persone le ripetono diverse volte nel corso della vita.
Nei numerosi corsi organizzati per insegnare ai medici come impostare questo tipo di diete, viene sempre nominato colui che è considerato uno dei pionieri della Vlckd, il professor George L. Blackburn di Harvard, che negli anni ’70 per il suo dottorato aveva trattato centinaia di pazienti con questo tipo di dieta, e negli ultimi anni viene spesso citato come il padre della dieta chetogenica per gli studi da lui condotti 50 anni fa. Ma cosa ne pensava veramente Blackburn di questo drastico regime dietetico per trattare l’obesità?
Nel 2007 Blackburn, come tanti altri famosi professori di nutrizione (ad esempio Ancel Keys, Fred Stare, Walter Willett), pubblica un libro divulgativo ove sintetizza il suo pensiero dopo 30 anni di ricerca, e descrive lo stato dell’arte riguardo il trattamento dell’obesità. Diversi esperti lo aiutano nella stesura di molti capitoli del suo libro Break trough your set point. A inizio libro Blackburn, tra i ringraziamenti, lascia la parola al suo carissimo amico, nonché finanziatore dell’omonima cattedra di nutrizione “S. Daniel Abraham” da lui gestita: Danny Abraham fondò nel 1976 la SlimFast Food Company grazie alle indicazioni nutrizionali dello stesso Blackburn.
A parte questo spazio, che potremmo definire “pubblicitario”, nel resto del libro non si trova alcun riferimento all’uso di pasti sostitutivi, vitamine o integratori per perdere peso. Anzi, l’autore stesso si scaglia contro questi supplementi, perché creano false aspettative, un senso di disperazione e sfiducia tra le persone che li provano, e possono ritardare o allontanare le persone da trattamenti che possono fare la differenza come mangiare meno ed essere fisicamente attivi.
Il libro ha un approccio multidisciplinare e l’argomento è trattato in maniera molto equilibrata basandosi sulle evidenze scientifiche a disposizione sino al 2007. Non si parla solo di alimentazione, dando regole pratiche molto utili, ma anche di attività fisica, interventi motivazionali, terapia cognitivo-comportamentale, mindfulness, controllo dello stress, igiene del sonno e ricerca della felicità. Quest’ultimo punto è veramente interessante e originale per un testo di nutrizione e obesità.
Ogni persona ha un suo set point, o peso corporeo in equilibrio, che tende a mantenere sia quando si diminuisce, sia quando si aumenta il cibo consumato. Il messaggio principale del testo è di ridurre il proprio peso non più del 10%, raggiungere e mantenere il nuovo punto di equilibrio per almeno sei mesi, per poi intraprendere eventualmente un’ulteriore perdita ponderale.
A questo proposito, viene ricordato il celeberrimo studio di Ancel Keys degli anni ’50 (The Minnesota Experiment) in cui a dei giovani adulti sani hanno seguito una dieta da 1.600 kcal per sei mesi consecutivi. I partecipanti sono diventati depressi, irritabili, rallentati e scoordinati. Nei tre mesi successivi di riabilitazione in cui hanno ricevuto gradualmente quantità incrementali di cibo sono comparsi dei comportamenti singolari: alcuni soggetti mangiavano sino a vomitare e quindi, dopo aver rimesso, chiedevano ulteriore cibo; altri mangiavano sino a non essere capaci di introdurre più nulla, neppure un boccone, e ciononostante riferivano di avere ancora fame; questi comportamenti – scrive l’autore – sono simili a quelli di coloro che hanno provato le cosiddette crash-diet (diete drastiche) studiate per rapidi cali ponderali.
“La lezione da imparare – scrive Blackburn – è che è estremamente impegnativo provare a perdere molto peso in poco tempo. Il tuo corpo si ribella contro questi tentativi, facendo riprendere il peso perso con il rischio di indurre strani e poco salutari comportamenti alimentari”.
E le diete chetogeniche? Quale spazio viene riservato loro nel trattamento dell’obesità da parte di uno dei pionieri di questo tipo di diete? Nessuno! Non vengono neppure menzionate come opzione terapeutica nel suo libro! Anzi è interessante leggere cosa scrive Blackburn delle diete drastiche alla moda. “Non servono a nulla perché non sono sostenibili nel lungo termine, non permettono di acquisire nuove abitudini salutari e si ritorna inevitabilmente alle vecchie abitudini”.
L’autore cita espressamente il suo studio di dottorato degli anni ’70 in cui aveva paragonato la dieta chetogenica (da 400-800 kcal al giorno) con un trattamento ipocalorico (-500 kcal al giorno), su 668 soggetti. Risultato: dopo due anni dal trattamento coloro che avevano seguito la dieta chetogenica avevano recuperato più di metà del peso perso; invece il gruppo che era dimagrito lentamente alla fine dei due anni aveva perso peso in egual misura se non più rispetto a coloro che avevano seguito la dieta drastica. Quando si perde più del 10% del proprio peso il corpo inizia ad opporsi al cambiamento. Molti studi clinici confermano questo.
Sono passati alcuni anni dal 2007 e nuovi studi hanno rilanciato le Vlckd che vengono presentate come una panacea non solo per l’obesità ma anche per molte altre malattie. Se Blackburn aveva ragione riguardo la loro inefficacia nel trattare l’obesità lo scopriremo solo in futuro perché la letteratura scientifica sull’argomento è contaminata da diversi studi non indipendenti. Comunque nel rispetto della sua memoria dobbiamo ricordare che non solo è stato uno dei primi a studiarle ma anche a criticarle.
L’autore dichiara di non avere alcun conflitto di interessi.
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[sostieni]
medico nutrizionista
Vlckd non è la dieta chetogenica. Esistono diverse tipologie di dieta chetogenica e devono essere considerate separatamente altrimenti si rischia di fare solo confusione.
Anche la Ferrari è una macchina, ma non è di certo la stessa cosa di una panda.
Caro Mauro, concordo sul fatto che ci siano diversi tipi di dieta chetogenica. Per rendere l’articolo comprensibile a persone con diverso background culturale ho dovuto semplificare, e questo può comportare una minore precisione.
In ogni caso il messaggio fondamentale rimane valido: Blackburn riteneva non utile questo tipo di approccio all’obesità; oggi la promessa della nuova VLCKD (et similia) di ottenere dei risultati migliori nel lungo termine (cioè mantenimento del calo ponderale in pazienti obesi o in sovrappeso 2 -3 anni dopo aver terminato la VLCKD) sarà mantenuta? O ci ritroveremo tra qualche anno a dire che Blackburn aveva comunque ragione?
Articoli ben scritti e chiari scientificamente discretamente attendibili
Diciamo che dal 2007 ad oggi, molti istituti di ricerca come quello di cui mi onoro di far parte, hanno effettuato studi e ricerche sul mondo delle diete chetogeniche ampliando, di fatto, ambiti di applicazione e delineando meglio aspetti nutrizionali e profili di sicurezza.
Abbiamo fatto passi avanti…
Marco Marchetti, certo che hai ragione, e lo sappiamo che la dieta chetogenica ha tanti benefici per la salute gia provati scientificamente, come risulta anche da questo studio, anche questo un po vecchio, 2013 https://www.nature.com/articles/ejcn2013116
La dieta chetogenica, quella giusta con i grassi buoni! senza dubbio porta a un miglioramento dei marker come colesterolo totale, HDLc, LDLc, glicemia, ecc. Ora se parliamo del dimagrimeto, la dieta chetogenica va benissimo pero è anche vero che a lungo termine il percentuale dei soggetti che riesce a mantenere il peso e molto basso. Scientificamente parlando! Presso L’Università di Medicina di Cluj, Romania, abbiamo condotto uno studio con uno follow up di 2 anni e abbiamo confrontato la dieta keto, la più amata delle diete anche perchè non è tanto difficile seguirla, con la dieta DNA o la dieta secondo il genotipo e abbiamo visto che nei primi sei mesi i soggetti nella dieta chetogenica hanno perso più peso ma dopo due anni solo 25% dei soggeti keto hanno mantenuto il peso, 75% tutti hanno ripreso peso, mentre quelli dal gruppo nutrigenetico hanno mantenuto il peso nel percetuale di 75%. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32983551/
In questo articolo si parla di dimagrimento dicendosi che la dieta cheto non va bene, è questo non è vero, la dieta cheto seguita come si deve va benissimo, però è il dopo! E per quello credo che non deve essere presa come una dieta fai da te, abbiamo visto cos’è successo con la famosa Dukan. Le diete keto o non keto sono da seguire sotto il controllo del nutrizionista, anche perchè la nutrizione è una scienza.
E poi mi sembra che l’autore di questo articolo ha preso di mira le società che vendono prodotti, tipo Tisanoreica, per la dieta chetogenica, ma anche cosi l’articolo non è tra i migliori ed è poco scientifico.
L’articolo è la recensione del libro di George Blackburn il cui pensiero era: la “dieta chetogenica” funziona nel breve termine ma come lei ha osservato nel suo studio nel lungo termine “non funziona”. Che la dieta chetogenica “sia la più amata” ho qualche dubbio: tutte le persone che ho conosciuto e che l’hanno seguita più volte non ne vogliono più sapere, alcune sono disgustate, ritornano al peso di partenza e successivamente alla più equilibrata dieta mediterranea.
Vogliamo parlare della scientificità della dieta del DNA e soprattutto di cosa significa conflitto di interessi?
Una dieta chetogenica di 400/800 calorie non può che essere nefasta!!
Un regime alimentare chetogenico con una riduzione del 20% massimo del fabbisogno calorico giornaliero fa perdere peso lentamente senza sentire i morsi della fame e con energia a mille!!!
https://www.nature.com/articles/s41591-020-01209-1
Randomized crossover study shows lower ad libitum energy intake with a plant-based, low-fat diet compared to an animal-based, ketogenic diet
il maggior calo di peso con la dieta ketogenica, nonostante il più alto contenuto di protein, era princialmente a carico della massa magra (riduzione del glicogeno muscolare ?)
Mi meraviglio che la dieta chetogenica, che causa gravi danni ai reni e non solo, non sia ancora stata bandita e vietata dal Ministero della Salute e sanzionato chi la propaganda come “dieta dimagrante” a cui tanti ingenui abboccano come si vede dai commenti.
Danni a parte, la sua inefficacia a lungo termine è stata comprovata da studi scientifici revisionati p2p e fortemente sconsigliata eccetto che dietro prescrizione e sotto controllo medico per specifiche patologie, non certo per la generica obesità.
Ma lo strapotere delle multinazionali degli integratori e dei cibi cosiddetti “sostitutivi” e il loro ammanigliamento politico è tale che dovremo sopportare questa piaga ancora a lungo, e pagare il nostro SSN perchè curi a nostre spese chi si rovina la salute seguendo questa alimentazione insensata e sconsiderata.
Dalle valutazioni di Blackburn sono passati tempo e tante esperienze; controllo del peso a lungo termine e con cibi naturali, qui trovate tante testimonianze positive
https://www.facebook.com/groups/1163803047126402
https://www.facebook.com/groups/235647650294978
Al solito, gruppi FB privati dove gli adepti si incoraggiano l’un l’altro guidati dal solito guru, testimonianze personali, racconti aneddotici, articoli di nessun valore pubblicati su riviste non P2P… la solita paccottiglia degli imbonitori che evitano come la peste le analisi scientifche serie e verificate che hanno ampiamente dimostrato quanto già evidenziato da Giorgio: sul breve periodo, per patologie particolari, dietro prescrizione medica, e sotto stretto controllo medico in ambiente ospedaliero, la chetogenica ha una sua limitata utilità, adottarla come dieta permanente signinfica predisporsi al rimbalzo a un peso superiore al precedente appena la si abbandona, e nel frattempo rischiare sconsideratamente di procurarsi gravi danni fisici talvolta irreversibili.