Il problema dell’obesità non è più, da tempo, una prerogativa solo americana ed è diventata una tematica così importante per alcuni Paesi, che anche nel Regno Unito da anni si parla di politiche di prevenzione e piani per combattere il sovrappeso, come riportato in un articolo pubblicato su FoodNavigator.
Nel Regno Unito, infatti, i tassi di obesità continuano ad aumentare sia negli adulti che nei bambini e, secondo il think tank Nesta, un ruolo non da sottovalutare lo gioca anche l’industria alimentare che “deve fare la sua parte”, ha dichiarato il direttore della missione ‘Vita sana’ di Nesta, Hugo Harper. “Per questo il governo dovrebbe regolamentare per incentivare i rivenditori e le aziende a vendere opzioni più sane”.
Ridurre l’obesità del 50%
La fondazione Nesta sostiene che si potrebbe ridurre l’obesità del 50% entro il 2030 se si applicassero specifiche politiche di prevenzione tra cui investire su un migliore accesso a farmaci per la perdita di peso come Ozempic e sottoporre le aziende di cibo spazzatura a controlli più severi sulla pubblicità e sulle informazioni nutrizionali. Etichette a semaforo come il Nutri-Score e limitazioni alla vendita e al marketing di cibi spazzatura potrebbero aiutare a contenere, se non dimezzare, l’incidenza di quella che ormai è considerata una piaga che impatta fortemente su diversi aspetti.
Secondo il nuovo rapporto del think tank Nesta infatti dimezzare l’obesità nel Regno Unito si tradurrebbe in un risparmio di 30 miliardi di sterline in termini di miglioramento della salute della popolazione, aumento della produttività, riduzione dei costi del servizio sanitario nazionale e di assistenza individuale.
Le sette raccomandazioni
Il rapporto presenta sette raccomandazioni, alle quali dovrebbe far riferimento il governo, che la fondazione ha sviluppato attraverso l’analisi di 3mila studi e considera quindi un piano scientificamente provato:
- Estendere l’accesso ai farmaci per la perdita di peso a 150mila persone in più all’anno;
- Imporre a tutte le grandi aziende produttrici di alimenti e bevande di pubblicare le informazioni nutrizionali e i dati di vendita dei propri prodotti;
- Incentivare la grande distribuzione a raggiungere gli obiettivi di vendita di alimenti più sani;
- Vietare le promozioni su alimenti non salutari da parte di ristoranti di medie e grandi dimensioni, take away e attività simili;
- Richiedere un’etichettatura fronte-pacco, simile al Nutri-Score, sulle confezioni di alimenti e bevande vendute al dettaglio;
- Limitare ulteriormente la pubblicità di cibo spazzatura in TV, online e nei trasporti pubblici;
- Impedire alle piattaforme di consegna di fare pubblicità con inserzioni di prodotti, come i pop-up sulle loro pagine web o home page.
Il ruolo delle aziende nell’obesità
L’aspetto interessante di queste raccomandazioni è che si parla di responsabilità delle aziende sul cibo spazzatura, del ruolo della pubblicità collegata anche alle piattaforme di consegna e di trasparenza di etichettatura in merito alle informazioni nutrizionali perché, come dichiara la professoressa Theresa Marteau, direttrice dell’unità di ricerca sul comportamento e sulla salute dell’Università di Cambridge: “Questi (tassi) sono in gran parte determinati dal nostro ambiente alimentare non salutare, dalle allettanti promozioni nei negozi alle pubblicità sui nostri telefoni e alle fermate degli autobus”.
Ozempic & co
Al centro di questi interventi anche i farmaci per la perdita di peso come Ozempic che, nonostante i recenti e, non proprio rosei, risultati dello studio sulla perdita di peso dopo un anno di trattamento, viene ancora annoverato tra le strategie per combattere l’obesità e l’unica problematica collegata al suo utilizzo viene vista solo in termini economici, come dichiara il governo britannico: “L’evidenza dimostra che i farmaci per la perdita di peso funzionano, ma è troppo costoso affidarsi a questi farmaci per uscire dalla crisi dell’obesità”.
Numeri importanti quelli ipotizzati: si parla infatti di ridurre il numero di persone affette da obesità di 10 milioni nel Regno Unito in cinque anni, prevenendo 157mila casi di diabete di tipo 2 all’anno, riducendo i casi di ipertensione di 95mila e quelli di cancro all’intestino di 11.500.
Il ruolo del governo britannico
Il rapporto insiste comunque sull’importanza dei farmaci per la perdita di peso: il governo britannico dovrebbe infatti stanziare 500 milioni di sterline all’anno per finanziare l’accesso a ulteriori farmaci GLP-1 per la perdita di peso, consentendo ai cittadini di accedere a marchi come Wegovy, Rybelsus e Ozempic. In questo modo, il tasso di obesità potrebbe ridursi di mezzo punto percentuale, passando dal 29% al 28,5%, sostiene il rapporto.
Sfatare i miti su quelle che sono state definite politiche “inefficaci rispetto al loro costo” per la riduzione dell’obesità, tra cui le campagne di educazione pubblica e sensibilizzazione, è uno dei focus del rapporto.
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per me la soluzione può e deve essere la seguente: educare alla sana alimentazione a scuola, sin dalla più tenera età. che i governi se ne convincano al più presto.
Ottima recensione per un problema enorme quale l’obesità e il diabete tipo 2. Purtroppo questi farmaci (tipo Ozenpik o Mounjaro) di ultima generazione la ASL non le passa gratuitamente e quindi non raggiungono i diretti interessati
A parte il discorso sui farmaci che mi lascia sempre un pó perplesso nel dare dei nomi commerciali e non indicare negli studi e articoli una generica indicazione “farmaci per l’obesità” (bisognerebbe vedere anche gli sponsor degli studi) il problema è che le lobby del food si guardano bene da usare metodi di informazioni (tipo il nutriscore o altro) che per loro non vanno mai bene o pratiche commerciali sull’argomento (basta vedere quanta pubblicità di cibi non proprio sani passa sui mass media e strumenti di promozione di ogni tipo).
Questo unito, come anche sottolineato da altri, da una lato da politica di informazione che si limita a qualche campagna istituzionale non molto incisiva e dall’altro comportamenti dei consumatori che ignorano il problema per convenienza e/o abitudini alimentari si crea il mix perfetto per la sopravvivenza di cibi non salutari con i problemi per la salute connessi, in primis l’obesità, e i relativi costi sociali altissimi che si pagano anche a discapito di chi cerca di essere virtuoso .
Se a tutto questo uniamo anche il concetto radicato in credenze popolari, presente in qualche realtà territoriale italiana, che grasso sia segno di benessere il gioco è fatto.
Quindi bene delegare alle istituzioni i momenti formativi, ma dall’altra parte vi deve essere il consumatore disposto a recepire e mettere in pratica queste informazioni nella consapevolezza che siamo noi che Indirizziamo il mercato con le nostre scelte e non come ci fanno intendere con il mktg sono i produttori.
Perché se aspettiamo le lobby del food & beverage.
Ma purtroppo visto il livello medio del senso critico del consumatore… Mah.
speriamo di ottenere risultati soddisfacenti ed evitare farmaci