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Sono passati  15 anni ma lo storico slogan “acque della salute” riferito all’acqua minerale Uliveto continua a imperversare in tv, sulle etichette delle bottiglie, sull’imballaggio e più volte la frase viene richiamata con caratteri molto evidenti nel sito della Cogedi come si vede nelle immagini che proponiamo. Ma procediamo con ordine. Le frasi “Acque della salute” e “Le acque della salute” utilizzate anche negli spot dell’acqua minerale Rocchetta sono state ritenute scorrette e censurate due volte dall’Agcm e due volte dallo Iap (anche quando comparivano in abbinamento a messaggi che richiamavano alla prevenzione di alcune malattie).

La prima censura per Uliveto

La prima censura risale al 2004 ed è firmata dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria che nella sentenza ritiene  l’affermazione “«le acque della salute» inaccettabile perché ingannevole. Il riferimento alla “salute” è infatti del tutto improprio e potenzialmente equivoco per il pubblico dei consumatori se riguarda prodotti che, essendo e rimanendo semplici alimenti, non hanno in sé e per sé alcuna proprietà terapeutica né di prevenzione e presentano caratteristiche mediamente possedute dai prodotti similari”. La decisione contesta l’utilizzo dell’articolo “le” perché sottolinea come le due acque acquisiscano un carattere di superiorità che non possiedono rispetto alle altre acque minerali.

Uliveto pubblicita dicembre 2013

La seconda censura dello IAP

Il secondo intervento dello Iap arriva nel maggio 2013. Il motivo era la  dicitura utilizzata negli spot per presentare l’acqua come un prodotto in grado di lenire i malanni correlati a osteoporosi e calcolosi urinaria. Il messaggio, apparso su diversi quotidiani come La Sicilia, il Corriere della sera e la Repubblica, risultava ingannevole perché attribuiva in modo del tutto improprio “proprietà nella prevenzione e nella cura di malattie (ad es.: osteoporosi, calcolosi urinaria)”.

Anche il riferimento nel messaggio alla Federazione Italiana Medici di Famiglia (F.I.M.M.G.) risulta arbitrario perché si tratta di un’associazione di natura sindacale che “attribuisce alle promesse pubblicitarie il vaglio di un riscontro scientifico inducendo il pubblico a fare affidamento su qualità curative dei prodotti che essi non possiedono”. Sotto accusa anche lo slogan “acque della salute” è ingannevole perché lascia intendere che Uliveto e Rocchetta siano prodotti “specificamente utili per la prevenzione e la cura di malattie”. Secondo la sentenza si tratta di indicazioni salutistiche che “non hanno trovato esplicita autorizzazione ministeriale e sono quindi anche sotto questo profilo improprie”.

Gli altri guai di Uliveto

Le censure e le condanne per Uliveto proseguono nel dicembre 2013 con una sentenza dell’Antitrust che a proposito del claim recitava così “anche il claim «acque della salute», usato nell’intera campagna pubblicitaria, e l’enfasi ad esso attribuita dal nastro, di colore rosso, che unisce le confezioni delle acque Uliveto e Rocchetta nei messaggi a mezzo stampa, costituiscono elementi comunicazionali che assumono un significato specifico e ulteriore, e cioè accreditano alle acque specifici effetti curativi o preventivi di carattere generale che, in realtà, esse non possiedono”. La sentenza conclude con la censura del messaggio e una multa di  100 mila euro.

Il caso delle false diciture salutistiche

Il problema si ripropone gennaio 2015 quando la pubblicità di Uliveto e Rocchetta viene nuovamente censurata perché nei messaggi le minerali venivano classificate come “acque della salute”, abbinando false diciture salutistiche e usando come testimonial associazioni di medici.

“Nel merito, la comunicazione pubblicitaria in esame risulta scorretta in quanto, analogamente ai claim esaminati nell’istruttoria PS8805, insiste particolarmente sull’associazione tra il consumo di tali acque e il concetto di salute, con riguardo anzitutto ad esempio ai seguenti claim “acque della salute”, “Uliveto è con i gastroenterologi dell’A.I.G.O. per la salute digestiva” e “Rocchetta è con gli urologi del C.L.U. per la salute urologica” e poi all’accostamento di tali acque ai “gastroenterologi dell’AIGO” e “agli urologi del CLU” e ai relativi loghi. Anche il claim “acque della salute”, nel contesto dei messaggi in esame, assume un significato specifico e ulteriore, accreditando alle acque effetti curativi e preventivi di carattere generale che esse in realtà non possiedono. Potrebbe infine risultare scorretto l’impiego del riferimento ai “gastroenterologi dell’AIGO” e “agli urologi del CLU” e ai relativi loghi, in quanto suscettibile di far credere ai consumatori che le acque abbiano ricevuto da dette associazioni una particolare approvazione delle loro eventuali proprietà salutistiche, sulla base di specifiche procedure di controllo, e che il consumo di tali acque possa favorire in modo particolare il benessere e la salute”. La multa di 5.000 euro viene però raddoppiata a 10 mila trattandosi di un soggetto recidivo, che  alla fine del 2013 aveva già subito una censura dall’Antitrust abbinata a una multa di 100 mila euro per motivi analoghi.

Uliveto acqua della saluteSe Uliveto continuerà ad accumulare censure con questo ritmo presto potrebbe superare il record di sentenze negative raggiunto in passato da Wanna Marchi e più di recente da Kilocal. Il Fatto Alimentare ha inviato nei giorni scorsi una segnalazione all’Antitrust e all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, chiedendo l’ennesimo intervento nei confronti di un’azienda che da 15 anni investe milioni di euro per promuovere messaggi pubblicitari con slogan scorretti che ingannano i consumatori. Vi terremo aggiornati.

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ezio
ezio
19 Marzo 2019 16:35

100.000 e 10.000 di sanzioni sono una microgoccia nel mare degli utili prodotti da questi imbottigliatori di acqua, buona si e sostegno funzionale forse, ma farmaco salutistico penso proprio di no.
A quando un divieto vero e concreto per tali affermazioni?

Enogastronomo polemista
Enogastronomo polemista
Reply to  ezio
20 Marzo 2019 20:01

Ho avuto contatti con questi signori dell'”acqua della salute”. Confermo che le sanzioni non le considerano affatto e le classificano come “Spese extra”. Sono d’accordo per un divieto vero e concreto.

Clauido
Clauido
21 Marzo 2019 09:37

Uno (ripeto) uno spot di 30 secondi, in media (dipende dal canale, orario e trasmissione) costa dai 50 ai 100.000 euro… figuriamoci cosa interessa a questi “imbottigliatori” una sanzione di 100.000 euro… Senza contare i costi legati allo spot stesso (c’è un ex giocatore di calcio che ormai ha fatto la sua fortuna con gli uccellini e l’acqua). L’unica cosa è informare la gente che la salute la si ottiene e mantiene non bevendo acqua, ma con uno stile di vita adeguato. Se poi ci sono quelli che nel 2020 credono ancora alle favole, lasciamoli credere, alle volte l’effetto placebo può pure essere positivo!

Adolfo
Adolfo
21 Marzo 2019 09:52

I consumatori hanno in mano un’arma particolarmente efficace da usare contro questi signori che continuano le loro campagne pubblicitarie ingannevoli, il boicottaggio,basta evitare accuratamente di acquistare detti prodotti ed altri eventualmente distribuiti da dette Società e fare il passaparola fra consumatori.

Livio
Livio
Reply to  Adolfo
21 Marzo 2019 11:19

In effetti le sanzioni sono a dir poco comiche, visto il giro d’affari mosso dai signori dell’acqua i bottiglia. Ma aldilà delle varie autorità e organismi di controllo più o meno utili ed efficienti, ricordiamoci che NOI (noi italiani) siamo tra i maggiori consumatori di acqua in bottiglia, pur essendo il paese dell’acqua (oltre che ‘do sole) e con il minor costo per mc. Da dove iniziamo?

Pinuccio
Pinuccio
21 Marzo 2019 14:34

Se non capiscono le sanzioni andrebbero presi altri provvedimenti più drastici, fino alla chiusura degli stabilimenti per un tempo definito ma poi ci andrebbero di mezzo i lavoratori.
Di fronte a recidive o inapplicabilità delle sanzioni ci vorrebbe una legge che le decuplichi all’istante

Clauido
Clauido
21 Marzo 2019 20:14

Forse potrebbero bastare dei contro-spot TV, pagati con le multe combinate a chi non rispetta le regole dell’antirust dove viene detto chiaramente che certe proprietà “salutari” di determinati profdotti non sono veri.

Pino
Pino
25 Marzo 2019 09:34

Giusta la multa che è stata comminata ai produttori. Ritengo che uno degli indici più importanti per la qualità dell’acqua (minerale e non) sia il residuo fisso. Più basso è, quantomeno dal mio punto di vista, meglio è. Perché bere acqua con un residuo fisso di 720 quando l’apporto mineralizzante è comunque assicurato dal resto della alimentazione quotidiana ?
Ritengo, forse sbagliando, che l’eccessivo apporto di minerali sia causa di qualche patologia.
Bere acqua del rubinetto? Alternativa possibile anche se in molte città Italiane il residuo fisso dell’acqua potabile oltre ad incrostare gli scaldabagni ci incrosta pure i reni. Ho tentato con alcuni amici di spiegare cosa rappresenta il residuo fisso. No way, la violenza della pubblicità prevale.
Lo stesso discorso vale per le acque povere di sodio. Non è ingannevole anche questo tipo di pubblicità? Certo, l’apporto di sodio è importante ma è inutile bere affannosamente acque povere di sodio per poi cospargere la nostra bistecca, esagero, con dieci grammi di sale o venti grammi di parmigiano sugli spaghetti. L’OMS dice che il quantitativo di sale giornaliero non dovrebbe superare i 2-3 grammi. Per raggiungere questo obiettivo penso sia necessario ingurgitare una quarantina di litri di acqua minerale sia pur ricca di sodio.
Per poi stendere un velo pietoso sulle varie bibite rigeneranti. Basterebbe una spremuta di arancio con, eventualmente, poco zucchero (l’arancio già ne contiene il 10%), ed una microscopica quantità di sale da cucina ed il gioco sarebbe fatto. Ma, già, la pubblicità.

Cordiali saluti e complimenti per il vostro lavoro. Ma forse a leggervi siamo ancora troppo pochi.

Alessio
Alessio
25 Marzo 2019 13:28

Le sanzioni sarebbero molto più efficaci se consistessero nell’obbligo da parte dei produttori ad utilizzare gli stessi spazi pubblicitari per comunicare le rettifiche imposte dall’Antitrust

Marco G.
Marco G.
26 Marzo 2019 01:41

Sanzionare la pubblicità ingannevole solo con una pena pecuniaria, che è irrisoria rispetto agli utili derivanti da questa pubblicità, consente all’azienda di continuare nell’inganno: si tratta di una truffa e come tale deve essere sanzionata penalmente. I vertici dell’azienda, quindi, dovrebbero rispondere di un reato commesso nei confronti dei cittadini. Inoltre si dovrebbero diffidare le emittenti radiotelevisive e la stampa, che diffondono tale messaggio, già definito ufficialmente ingannevole, a non accettare tale pubblicità, poiché dovrebbero rispondere di correità

Costante
Costante
26 Marzo 2019 19:03

Esperienza ultradecennale:
I servizi marketing delle aziende, fino a quando non si potrà intervenire in modo più drastico, per esempio con il BLOCCO DELLA COMMERCIALIZZAZIONE E PRODUZIONE PER TEMPI SIGNIFICATIVI CON OBBLIGO DI PUBBLICITA’ A CARATTERI CUBITALI SULLE MAGGIORI TESTATE GIORNALISTICHE, mettono in conto in partenza fra i costi pubblicitari anche le multe, e in questo caso anche 100.000 euro.
ormai le sentenze dei giurì sono svuotate di efficacia, e questo va portato in sede politica eventualmente accompagnando una class-action, sempreché la “burocrazia” e le Lobby non blocchino il tutto.