Bottiglia e bicchiere di latte su un tavolo, con sfondo scuro

Dal 2018, nel Regno Unito è in vigore la sugar tax che tassa le bevande zuccherate. La normativa, che prevede una tassa di 0,24 sterline al litro per le bibite che abbiano otto o più grammi di zucchero ogni 100 ml e di 0,18 sterline per quelle che ne contengano tra i 5 e gli 8 grammi, sta funzionando. Come hanno dimostrato diversi studi, ha costretto i produttori a riformulare alcune ricette, e ha aumentato la consapevolezza dei consumatori che, di conseguenza, acquistano e consumano meno “soda”.

Nella sua stesura originale, erano però esclusi i succhi di frutta e le bibite a base di latte, che il governo ha ora intenzione di includere, estendendo la tassa alle bevande al latte e a quelle vegetali sostitutive. L’estensione dovrebbe essere parte della prima grande revisione delle regole attuali, nell’ambito della quale ci dovrebbe essere anche un ampliamento generale delle tipologie di bevande interessate, perché il limite della concentrazione di zuccheri al di sopra della quale scatterà la tassa dovrebbe scendere da cinque a quattro grammi ogni cento millilitri. In altre parole, ci dovrebbe essere una diminuzione del 27% della quantità di zucchero tollerata.

Un’eccezione da correggere

L’esclusione del latte e delle bevande che contengono almeno 75 millilitri di latte ogni cento era stata decisa per non disincentivare il consumo di latte, soprattutto tra i bambini, e quella di salvaguardare anche le bevande vegetali sostitutive come quelle a base di soia o di riso, considerando prioritario il loro apporto di calcio (per valori uguali o superiori a 120 milligrammi di calcio ogni cento di bevanda). Presto, però, ci si è resi conto del fatto che, dando valore solo al calcio o al significato nutrizionale delle bevande al latte e dei sostituti, si dava il via libera a bibite che, molto spesso, contengono quantità di zucchero molto elevate.

Action on sugar, la no profit che da anni si batte per una diminuzione dell’apporto di zucchero, e diversi esperti avevano segnalato la contraddizione, e chiedevano da tempo al governo di aggiustare il tiro. E ora le loro richieste saranno esaudite, nonostante le proteste dei produttori.

Argomentazioni assai poco convincenti

Come riferisce Food Navigator, infatti, Dairy UK (l’organizzazione delle aziende lattiero-casearie) propone di adottare un parametro diverso dalla concentrazione di zuccheri aggiunti, ovvero quello del lattosio, lo zucchero naturale contenuto nel latte. Dovrebbe essere quello il valore cui guardare, per evitare che il latte e le bevande al latte siano penalizzate: una proposta che sembra più che altro un tentativo di evitare la tassa, dal momento che la presenza di lattosio non incide sulle eventuali aggiunte di zuccheri.

ragazza adolescente con una bottiglietta di vetro di bevanda zuccherata tipo Cola, su una sdraio a bordo piscina d'estate; concept: sugar tax, bevande zuccherate, bibite
La sugar tax ha costretto i produttori a riformulare alcune ricette

Le aziende, inoltre, sono molto scontente anche della stretta dei quattro grammi, perché potrebbe compromettere gli investimenti fatti nella riformulazione, che dovrebbe essere ripetuta per rispettare i nuovi limiti. Secondo i dati della British Soft Drink Association, più di sette bevande su dieci oggi sono senza zuccheri aggiunti, oppure con quantità di zuccheri molto basse. E questo perché tra il 2015 e il 2024 sono stati “rimossi”, cioè non aggiunti, 750mila tonnellate di zucchero alle bibite vendute nel Regno Unito: ciò dovrebbe giustificare il ritiro delle nuove norme. In realtà, il fatto che si sia potuto eliminare così tanto zucchero, conferma quanto sia necessario – e possibile – fare ancora di più, e meglio, dal momento che, sempre secondo i dati ufficiali, il 6,3% di tutto lo zucchero consumato dagli inglesi proviene ancora oggi dalle bevande dolci.

Le bevande vegetali

C’è un settore che potrebbe risentire particolarmente delle nuove regole: quello delle bevande sostitutive vegetali, in molti casi piene di zuccheri per cercare di dare loro un sapore gradevole. Sempre secondo Food Navigator, è infatti in grande crescita in Europa, a scapito del latte vaccino: nel 2024 le vendite hanno toccato e 2,2 miliardi di euro (oltre 27 miliardi di dollari a livello mondiale), dopo un decennio di crescita costante. Oggi, il 4,6% delle vendite di “latte” in Francia proviene da questi prodotti, così come il 9,8% in Germania. Secondo un sondaggio condotto dal produttore Alpro, il 47% degli inglesi di età compresa tra i 18 e i 34 anni sta passando dal latte vaccino ai sostituti, e le stime di crescita prevedono un +7,6% nei prossimi cinque anni.

Parallelamente, la proposta aumenta e si diversifica. Per citare due esempi europei, la svedese Oatly ha appena aggiunto bevande al cioccolato e alla vaniglia, mentre la britannica Rude Health ha deciso di puntare sul caffè, con Mocha e Oat Latte.

Sugar tax per migliorare le ricette

Il mercato sta dunque evolvendo, in risposta a un pubblico più esigente, più attento alla sostenibilità e desideroso di assumere meno grassi rispetto a quelli del latte vaccino, anche con prodotti aromatizzati o che richiamano quelli classici come il latte al cacao. Segnali come quello dell’estensione della sugar tax britannica dovrebbero far capire alle aziende che è meglio anche per loro se queste bevande, nelle formulazioni più innovative, conterranno meno zucchero rispetto al passato.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

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Erika
Erika
9 Maggio 2025 09:11

molte aziende hanno ridotto il contenuto di zucchero nelle loro bevande in risposta alla sugar tax (e per migliorare la salute pubblica) ma per mantenere il sapore, spesso utilizzano dolcificanti artificiali come l’aspartame…forse per questo l’EFSA ha scagionato l’aspartame?

Valeria Nardi
Reply to  Erika
9 Maggio 2025 09:47

Gentilissima,
siamo d’accordo che l’uso degli edulcoranti presenta delle criticità. Ma l’efsa ha “scagionato” recentemente l’acesulfame K https://ilfattoalimentare.it/acesulfame-k-per-lefsa-e-sicuro-promosso-a-pieni-voti.html per quanto riguarda l’aspartame le ultime notizie riguardano lo IARC che lo ha classificato come possibile cancerogeno: https://ilfattoalimentare.it/aspartame-iarc-gruppo-2b.html

giova
giova
Reply to  Erika
27 Maggio 2025 15:58

Ma non è vero, la maggior parte delle aziende non aggiunge zuccheri, di nessuno tipo. Quando ci sono si tratta di zucchero. Non è che si sta confondendo con i cereali da colazione?

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