Vari dolcificanti visti dall'alto; da sinistra a destra: foglie di stevia, polline, zollette di zucchero, compresse di edulcoranti, miele e altri dolcificanti

I consumatori sono sempre più interessati ai dolcificanti naturali, e molte aziende si stanno impegnando per proporre prodotti che associno un ridotto tenore calorico e un gusto gradevole, possibili sostituti della stevia il cui retrogusto amaro costringe ad abbinarla con altri dolcificanti o usare modulatori di sapore per renderla gradevole. Ne parla un articolo da poco apparso su FoodNavigator che fa il punto sulle novità più interessanti, tra cui spicca un prodotto realizzato dalla società italiana Suitefood, con il nome accattivante di Coccola che ne richiama in qualche modo le origini.

La start up italiana

“Tecnicamente non si tratta di un dolcificante, nel senso che non agisce sul recettore del dolce, ma utilizza le sostanze attive presenti nel cocco per armonizzare il gusto soprattutto delle bevande ricche di polifenoli come tè, caffè o cioccolato” spiega Emmanuela Alesiani che ha ideato il prodotto depositando il primo brevetto – ora in fase di estensione internazionale – ed è oggi CEO di Suitefood. Coccola è realizzato con latte e acqua di cocco a diversi stadi di maturazione: i frutti provengono soprattutto dall’Asia, “attraverso una filiera responsabile che propone solo materie prime di origine certificata e sostenibile”, ricorda Alesiani.

Coccola

Le calorie di Coccola, circa sei al grammo – secondo i produttori ne basta poco di più per rendere gradevole una tazzina di caffè – derivano da grassi e carboidrati, ma non da zuccheri. Il prodotto è già in vendita, e non è destinato solo a dolcificare, ma grazie alla base grassa può essere utilizzato anche dall’industria dolciaria e potenzialmente come functional food o reintegratore di sali  minerali grazie alla sua ricchezza in elettroliti: “Sono in corso diversi studi per validarne gli effetti benefici e chiedere all’EFSA i relativi claim salutistici, intanto stiamo lavorando per migliorare la formula”, aggiunge Alesiani. Il progetto ha già ottenuto diversi riconoscimenti al World Food Innovation Awards e al World Coffee Innovation Awards di Londra, oltre a essere stato premiato il 5 dicembre alla Camera dei Deputati tra le 100 eccellenze italiane.

Dolcificanti incapsulati e soluzioni biotecnologiche

Altre novità intanto sono in arrivo dalla Regno Unito, dalla Finlandia e perfino dal Perù. La start up Zya, creata in Regno Unito da due giovani biotecnologi, ha lavorato su un enzima, l’inulosucrasi, che durante la digestione agisce sul saccarosio convertendone una parte in inulina, una fibra prebiotica: secondo i produttori, l’enzima, ribattezzato Convero, può trasformare in fibre circa il 30 % dello zucchero ingerito (avevamo annunciato i primi studi in questo articolo). In questo modo i consumatori potrebbero continuare a consumare prodotti dolci ma assumendo più fibre e meno zuccheri, una soluzione che sembra pensata soprattutto per venire incontro alle esigenze dell’industria alimentare.

Ciotola di sciroppo di yacón accanto a fettine di tubero essiccato; concept: zuccheri, dolcificanti, edulcoranti
Lo Yancon è un tubero originario delle Ande e utilizzato nella cucina locale, dall’elevato contenuto in fruttooligosaccaridi

In Finlandia invece la società GOVA, fondata da una ricercatrice che cercava un modo per perdere peso, ha scelto un approccio diverso, lavorando su una tecnologia che permette di incapsulare i dolcificanti a livello molecolare associando l’eritritolo allo zucchero o ad altri dolcificanti come maltitolo, stevia o altro ancora. L’obiettivo, spiegano i responsabili, è quello di migliorare il gusto del dolcificante riducendone l’apporto calorico. Il prodotto, rivolto particolarmente all’industria alimentare, dovrebbe essere proposto sul mercato nel corso del 2026: GOVA ha già realizzato un prototipo di cioccolato bianco completamente privo di zucchero, un risultato che FoodNavigator definisce “notevole” visto  che lo zucchero è l’ingrediente principale di questo tipo di cioccolato.

Fibre prebiotiche come dolcificanti

In America latina invece si lavora sullo yacon, un tubero originario delle Ande e utilizzato nella cucina locale, che ha attirato l’attenzione dell’industria alimentare grazie al suo contenuto in fruttooligosaccaridi, fibre solubili dal gusto dolce che agiscono anche come prebiotici, nutrendo la flora intestinale (ne avevamo già parlato in questo articolo). È un’azienda franco peruviana, la Yacon&co, a produrre ed esportare – anche in Italia dove è registrato come integratore alimentare – uno sciroppo a base di Yacon estratto a freddo dai tuberi e concentrato, che contiene solo il 25% di zuccheri oltre a essere ricco di vitamine e minerali.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Coccola

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