Bevande vegetali a base di soia,, nocciola, coco, mandorla, avena, anacardi e noci

Nel 2030 il mercato delle bevande vegetali sostitutive del latte vaccino raggiungerà i 47 miliardi di dollari: un record, che pone questi prodotti in cima alla classifica delle vendite delle fonti di proteine non animali. Ma che cosa spinge sempre più persone a passare ad alimenti che hanno poco più di un secolo di vita – la prima bevanda di soia industriale è stata messa a punto dal biologo cinese Li Yu-Ying nel 1910, per venire incontro alle esigenze di chi non poteva o voleva consumare latte vaccino – e di cui esistono ormai numerose varianti? La domanda è al centro di un’indagine svolta da Euromonitor International, illustrata su FoodNavigator.

La spiegazione più semplice a cui si potrebbe pensare è quella dell’intolleranza al lattosio, che interessa la maggior parte degli esseri umani, anche se è più presente in alcune popolazioni rispetto ad altre, grazie a uno specifico assetto genetico relativo all’enzima lattasi. In Cina, per esempio, l’85% della popolazione è intollerante, mentre in Corea del Sud, Malawi, Ghana e Yemen la percentuale tocca il 100%. In Europa va un po’ meglio, ma Paesi come l’Ucraina, con il 61% di intolleranti, e l’Italia, con il 72%, sono anch’essi ad alta prevalenza. Ciò potrebbe spiegare, in parte, il successo delle altre bevande, ma ci sono anche diverse altre motivazioni. 

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L’intolleranza al lattosio interessa percentuali più o meno rilevanti della popolazione, a seconda dei Paesi

Una di queste è quella associata alla preoccupazione per l’impatto ambientale del latte animale. L’industria lattiero-casearia, infatti, è responsabile del 3,4% del totale delle emissioni (pari al doppio di quelle dovute a tutto il traffico aereo mondiale). Per questo un numero crescente di persone si allontana da latte vaccino e derivati per diminuire la propria impronta, non contribuire a tenere in vita il sistema degli allevamenti intensivi o perché preoccupato del benessere animale. Questo tipo di motivazioni, comunque, non è quello predominante: secondo Euromonitor, è ciò che spinge circa il 12% delle persone a passare alle bevande vegetali.

Ci sono poi le ragioni legate alla salute, che sono quelle più forti. Anche se rinunciare al latte vaccino e animale in generale significa perdere proteine, calcio e iodio, essi contengono anche grassi saturi e, appunto, zuccheri. Una persona su tre, tra chi rinuncia al latte vaccino, lo fa appunto perché vuole consumare qualcosa che è considerato più sano, che lo fa “sentire meglio”, e circa il 20% dichiara di optare per un prodotto vegetale perché lo considera più digeribile. Come commentano gli estensori del rapporto, queste risposte dimostrano che la percezione delle bevande vegetali gioca un ruolo di primaria importanza, in questo tipo di scelte. Non sempre, infatti, questi prodotti sono così ‘sani’, perché possono essere estremamente poveri dal punto di vista nutrizionale e pieni di zuccheri e aromi per renderle più appetibili.

Bicchiere di bevanda di soia con fagioli di soia sullo sfondo
Le motivazioni principali che spingono i consumatori a scegliere le bevande vegetali al posto del latte vaccino sono di tipo salutistico

Una conferma indiretta arriva da un’altra risposta al sondaggio: meno del 10% afferma di scegliere bevande vegetali a causa della propria intolleranza o allergia. Ma questo dato non collima affatto con le percentuali relative alla diffusione dell’intolleranza al lattosio. Probabilmente, le conseguenze più comuni, dovuta a una perdita di lattasi durante la crescita, non sono tali da spingere molti di coloro che ne soffrono a eliminare il latte, e comunque, sottolineano ancora gli autori, in queste scelte contano anche il contesto culturale e le mode alimentari. Restando in ambito medico, solo il 13,8% dichiara di aver abbandonato il latte per non assumere più gli zuccheri in esso contenuti.

Quali che siano le motivazioni, il mercato è in forte espansione e già si intravedono i primi colossi come Upfield, un’azienda nata da Unilever e poi resasi indipendente, già presente in 95 Paesi con 100 brand diversi, tutti dedicati ai sostituti vegetali di latte, formaggi e burro, che già oggi raggiunge oltre 300 milioni di consumatori. Entro il 2030 i suoi clienti dovrebbero diventare un miliardo, tutti pronti ad acquistare prodotti vegetali al 100% (oggi è dairy-free il 99% dei prodotti offerti da Upfield) e con un packaging del tutto privo di plastica.

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davis13
davis13
20 Giugno 2023 15:22

personalmente trovo più facile digerire il latte di riso o di soja…

FRANCESCA LABATE
FRANCESCA LABATE
22 Giugno 2023 10:10

io consumavo latte di riso, che adesso ho anche abbandonato…il latte vaccino e tutti i latticini mi creano allergia e dermatiti alle mani…
adesso bevo solo caffè…

Paolo
Paolo
23 Giugno 2023 18:22

io sono uno di quelli che ha smesso per intolleranza al lattosio durante i fasti dell’adolescenza. Si può dire che ho provato ogni tipo di bevanda vegetale in circolazione ( in Italia, perlomeno) e ho constatato con piacere che , dalle prime e uniche avvisaglie di bevande alla soia, si è passati a una più ricca e sfaccettata scelta di alimenti come : nocciola, mandorla, cocco, riso, noce, castagna (!)
Da piccoli spazi angusti e poco visibili si è passati a interi scaffali interamente dedicati. Ammetto che ( come viene fatto notare) molti di questi prodotti hanno cospicue dosi di zucchero aggiunto e una lista di ingredienti che non si riduce ai famigerati 5 consigliati da Michael Pollan, ma immagino nei prossimi anni si effettueranno cambiamenti a tal proposito.

Mario (quello vecchio)
Mario (quello vecchio)
4 Luglio 2023 08:49

La principale motivazione è così evidente che mi pare impossibile che nell’articolo non venga neppure presa in considerazione, ossia la continua ossessiva onnipresente martellante campagna pubblicitaria da parte delle lobby dei produttori di soia, che sono riusciti a far passare il falso messaggio che il cosiddetto “latte di soia” sia un toccasana “naturale”, nascondendo che si tratta invece di un prodotto industriale frutto di una complessa lavorazione.

E i consumatori ovviamente lo comprano, nonostante il suo gusto sia scadente (ma una generazione allevata a merendine non ha modo di accorgersene, e quella allevata ad hamburger meno ancora) e i presunti effetti benefici e le vantate virtù siano, appunto, solo presunti e aleatori: un perfetto esempio di menzogna ripetuta abbastanza a lungo che è diventata “vera verità”.

Per verificarlo basta leggere i post di chi accampa le più bizzarre motivazioni, soggettive, non misurabili, non riconducibili all’alimento in sè, “più facile digerire” ” i latticini mi creano dermatiti” “una più ricca e sfaccettata scelta”… già in questa sola pagina un bel campionamento di claim pubblicitari.

Daniela
Daniela
Reply to  Mario (quello vecchio)
4 Luglio 2023 11:59

Beh, un soggetto darà una risposta soggettiva: se dopo aver bevuto latte sente la digestione pesante e dopo una bevanda alternativa non ha questo problema, mi sembra che la soluzione migliore sia evitare il latte, altrettanto per chi vede cessare le dermatiti astenendosi dal latte. Poi gli esperti potranno imputare questi fastidi a mille altri motivi, ma se basta togliere il latte, perché ingaggiare una battaglia per far riconoscere le proprie (soggettive) ragioni? Ognuno vive dentro al suo corpo.

Mario (quello vecchio)
Mario (quello vecchio)
Reply to  Daniela
5 Luglio 2023 00:20

Un po’ di umiltà non farebbe comunque male a chi valuta tutto non su dati oggetivi ma solo in base alla propria “esperienza”, senza badare che il suo parere personale vale 1/8miliardi… un po’ pochino perché gli altri ne debbano tenere conto, non ti pare?

giova
giova
Reply to  Mario (quello vecchio)
4 Luglio 2023 14:32

Concordo Mario, e aggiungo che alcuni nutrizionisti sostengono che la soia contiene un allergene.
Poi, gl’ingredienti di queste bevande – che purtroppo consumo per una lieve intolleranza al lattosio oltre che per non trovare più un latte di qualità – fanno discutere: zuccheri, olio di girasole, addensanti, ecc. Più di una volta ho trovato alterato il contenuto, con grumi del cereale usato galleggianti in un liquido dal colore indefinito e ho riconsegnato il prodotto al punto vendita (e da come è stato accettato ho capito che c’è un problema di conservabilità).
Ho provato, con successo, la preparazione casalinga. Ma la noia mi ha sopraffatto: è un pò laborioso, anche se molto facile a farsi. Tornerei volentieri al latte d’alpeggio della mia infanzia; ma è irrealistico, e poi soffrirei per doverne limitare il consumo a causa del lattosio.

Pietro
Pietro
4 Luglio 2023 12:16

Uso da tempo bevande vegetali , inizialmente all’avena e ora alle mandorle autoprodotta….

Fabio iacoponi
Fabio iacoponi
4 Luglio 2023 18:43

Voglio segnalare che le bevande vegetali sostitutive del latte sono tassate con il 22% di IVA.. un’autentica vergogna visto che molte persone non possono assumere latte di mucca. Quindi ad un problema di salute si aggiunge la beffa della tassazione.

Giovanni
Giovanni
7 Luglio 2023 07:56

Quando sarà disponibile il latte coltivato, che potrà non avere alcuni componenti considerati non piacevoli dalla popolazione, potremo consumare quello pensando anche che non proviene da animali allevati prevalentemente in condizione di assenza di libertà……..

Lucia
Lucia
13 Luglio 2023 21:26

Questa indagine mi lascia perplessa, da moltissimi anni non bevo latte vaccino per il semplice motivo che sono stata svezzata molte decine di anni fa. Le mie analisi sono sempre buone. Inoltre vi porto questa riflessione: gli esseri umani sono gli unici mammiferi che si nutrono di latte anche da adulti e ci sarà un motivo per cui da adulti non abbiamo più gli enzimi che ci fanno digerire il latte come quando siamo neonati. Forse mi sbaglio, mi piacerebbe sentire qualcun altro su questo tema.