“La sugar tax è basata su un principio discriminatorio e questo è il primo motivo per cui ne chiediamo l’abolizione”. Il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio ha aperto i lavori di un convegno che si è tenuto a Cibus, concentrandosi sulla tassa sugli zuccheri che, secondo quanto stabilito dal governo, dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio 2022. Il decreto attuativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 12 maggio, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e prevede, un’ imposta di 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti, e di 0,25 euro per chilogrammo per i prodotti predisposti per essere utilizzati previa diluizione e verrà applicata a tutte le bevande analcoliche edulcorate. Secondo uno studio di Nomisma la sugar tax nel 2022 produrrebbe una contrazione delle vendite dei soft drink del -17% per il settore domestico e del – 9% per il fuori casa, rallentando non poco la ripresa post Covid.
Se queste previsioni sono corrette il prossimo anno si dovrebbe registrare a una positiva riduzione degli zuccheri assunti dagli italiani, migliorando così la qualità della dieta attualmente gravata da un eccesso di zuccheri. Il vero problema della sugar tax concepita dal Governo è che non è finalizzata a un programma di informazione alimentare per ridurre l’eccessiva quantità di zucchero assunta dagli italiani, ma serve solo a fare cassa. Nella maggior parte dei paesi in cui è stata introdotta la tassa ha funzionato e, dopo un primo periodo di rodaggio, si sono registrati cali nel consumo di prodotti alimentari zuccherati e una riformulazione delle ricette da parte delle aziende per pagare meno tasse.
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Mntre negli altri paesi europei la tassa è maggiore in proporzione allo zucchero presente, in italia vale per tutti i prodotti uguale, anche per i prodotti senza zucchero ma solo con dolcificanti
Le regole della sugar tax non sono universali ma cambiano da un Paese all’altro