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È arrivato il momento di ripensare tutto ciò che riguarda le gomme da masticare. Oggi, in parte, sono composte da plastiche. Polimeri che entrano nell’organismo e che poi si disperdono nell’ambiente, senza che il consumatore, il più delle volte, lo sappia. Come sono prodotte? Che cosa succede loro dopo l’uso al corpo umano? E che cosa all’ambiente? Esistono alternative? Che cosa si dovrebbe fare per far sì che le persone sappiano davvero che cosa stanno consumando? Come vanno smaltite? Queste e altre domande non sono mai state poste con chiarezza negli ultimi anni, mentre la cosiddetta gomma base, un mix non molto definito, prendeva piede e sostituiva via via la gomma naturale.

Per spiegare perché è indispensabile trattarle in modo completamente differente rispetto a quanto fatto finora David Jones, ricercatore della School of the Environment and Life Sciences dell’Università di Portsmouth, in Gran Bretagna, che da oltre 15 anni si occupa di plastiche, ha scritto un articolo su The Conversation, in cui affronta i diversi punti delicati soprattutto dal punto di vista ambientale.

Le gomme da masticare oggi

Non meno di un terzo (ma le stime variano molto e in altri casi arrivano al 99%) delle gomme vendute contiene un ingrediente abbastanza misterioso: la cosiddetta gomma base, definizione sotto la quale rientrano le miscele più diverse: in genere di polimeri plastici, in alcuni casi (per esempio quando contengono xilitolo) promossi dai marchi come alternative all’igiene orale. Ma senza specificare di che cosa si tratti. Per esempio, uno dei principali produttori, la Wriley, sul suo sito dedicato Oral Healthcare Program, scrive: “La gomma base assicura la masticabilità e tiene insieme gli ingredienti, dando una consistenza morbida e liscia. Utilizziamo materiali sintetici, allo scopo di avere una base consistente e sicura, che dà un sapore più duraturo, una migliore consistenza e una minore appiccicosità”.

Tutto sembra quindi assolutamente neutro ma, come scrive Jones, le analisi effettuate già da diversi anni mostrano che nella gomma base spesso sono presenti lo stirene-butadiene (lo stesso polimero usato negli pneumatici), il polietilene (il materiale impiegato per le bottiglie e i sacchetti) e polivinilacetato (il componente base della colla per legno), insieme ad aromatizzanti e dolcificanti. Il fatto che masticare per decine di minuti palline con queste sostanze sia del tutto sicuro è tutt’altro che certo, anzi. Decine di studi degli ultimi anni hanno mostrato gli effetti nocivi delle plastiche che si accumulano in vario modo nell’organismo, e la gomma base di certo non fa eccezione perché, anche se la gomma si sputa, durante la masticazione rilascia particelle sia per l’effetto meccanico della masticazione sia per l’azione della saliva.gomme da masticare gomma da masticare bolla palloncino dolci zucchero Depositphotos_177718036_L

Un po’ di numeri

Secondo le stime, quello delle gomme è un mercato enorme: nel 2025 varrà 37,7 miliardi di euro. Ed è in mano, per il 75%, a tre aziende principali, tra le quali appunto Wriley che, da sola, ne rappresenta il 35%. Sulla quantità di pezzi prodotti ci sono poche stime ufficiali, ma secondo una di esse nel 2016 eravamo attorno a 1,74 trilioni di pezzi all’anno, e di sicuro la quantità non è diminuita.

Ancora: ogni gomma pesa in media 1,4 grammi. Il che significa che, in media, ogni anno vengono prodotti 2,436 milioni di tonnellate di gomme, e almeno un terzo di esse, pari a 730.000 tonnellate, è realizzato con gomma base, cioè con i polimeri plastici. Polimeri che finiscono dispersi nell’ambiente.

In inquinante infinito

Le gomme da masticare, una volta sputate, sono molto più di un rifiuto: sono inquinanti, e questa è una distinzione fondamentale, secondo Jones. Le loro caratteristiche rendono infatti impossibile toglierle in modo semplice e, soprattutto per asportarle da certe superfici come le strade, sono indispensabili strumenti quali i getti di acqua ad alta pressione. Si calcola che il costo medio di queste procedure sia di 1,80 euro a metro quadro, e ciò significa diversi milioni di euro all’anno in tutti i paesi che lo fanno.

Qualcuno, negli ultimi anni, ha provato a proporre soluzioni. Per esempio, l’olandese GumDrop Ltd ha realizzato appositi raccoglitori da mettere nelle strade, allo scopo di riciclare la plastica. In Gran Bretagna, paese di Jones, è partita l’iniziativa Keep Britain Tidy che ha una specifica Task Force sulle gomme, e che ha uno scopo anche educativo e di sensibilizzazione.

Chewing gum o gomma da masticare su strada o marciapiede pestata da persona con scarpe da tennis Gomme da masticare: non si tratta di un problema di decoro, ma di inquinanti veri e propri
Gomme da masticare: non si tratta di un problema di decoro, ma di inquinanti veri e propri

Tuttavia, secondo il ricercatore, tutto questo non è sufficiente e anzi, può essere controproducente, perché non affronta le vere cause del problema, ovvero il fatto che le gomme siano realizzate in plastica. Non a caso proprio dal Regno Unito è partita la richiesta di vietare del tutto questo tipo di gomme. In altre parole, il problema non è lo smaltimento o l’eventuale riciclo, ma la produzione. Ci si dovrebbe concentrare sulla riformulazione da una parte, e sull’informazione dei consumatori dell’altra.

Che fare?

Uno dei primi provvedimenti da assumere riguarda le definizioni, sia della gomma base che delle gomme masticate. Secondo Jones, è necessario che i produttori siano obbligati a specificare che cosa contiene, la “gomma base”, e che si inizi a chiamare quelle eliminate inquinanti, e non semplici rifiuti, perché questo ne cambierebbe la percezione. Inoltre, in questo modo, la responsabilità non sarebbe più solo dei consumatori, ma anche e soprattutto dei produttori, che sarebbero chiamati (eventualmente anche con leggi specifiche) a fare di più per limitare la dispersione di inquinanti. Come avviene per le altre plastiche monouso, poi, si dovrebbe lavorare sulle alternative, e sull’educazione dei consumatori. Questi ultimi dovrebbero essere sempre consapevoli. E diventerebbero tali solo se fosse obbligatorio indicare sulle etichette la composizione, e anche il tipo di smaltimento ottimale.

Infine, si potrebbe introdurre una tassa riservata ai produttori di gomme sintetiche, al fine di finanziare le pulizie dei luoghi pubblici e, contemporaneamente, sensibilizzare le aziende e motivarle a cercare alternative. La riformulazione dovrebbe essere incentivata con sostegni anche economici, se necessario. In ogni ambito è comunque necessario finanziare molti più studi di quanti non siano stati fatti finora su ciascuno degli aspetti critici.

C’è insomma molto da fare per modificare un tipo di prodotto che non è percepito come dannoso né per le persone né per l’ambiente, ma che invece lo è di sicuro per l’ambiente, e quasi certamente anche per le persone.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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