A che punto siamo con la sugar tax nel mondo? La domanda se la pone il sito Food Navigator, che in un lungo articolo riassume le decisioni assunte da diversi paesi, Italia compresa, con orientamenti e scelte assai differenziati. Eccoli:

Stati Uniti. Diversi stati e città hanno adottato una soda tax, cioè una tassazione limitata alle bevande dolci: Boulder, Albany, Berkeley, Oakland, San Francisco, la Navajo Nation, Filadelfia e Seattle), ma la situazione è in evoluzione. Arizona, California e Michigan hanno infatti approvato leggi che vietano di introdurre tasse di questo tipo su alimenti e bevande per alcuni anni, Santa Fe ha respinto la proposta di legge specifica, e la Contea di Cook ha abrogato quella esistente. I residenti dello stato di Washington, poi, invitati a esprimersi durante le elezioni di Mid-term, nel 2018, hanno optato per un divieto preventivo, mentre quelli dell’Oregon hanno votato a favore di nuove tasse. In California è stato respinto il tentativo di vietare le porzioni extra large di bevande dolci. Sono invece state accolte favorevolmente ovunque le iniziative volte a scoraggiare il consumo di bevande dolci da parte dei bambini.

Gran Bretagna. Più di 18 mesi fa è stato introdotto il Soft Drink Industry Levy, cioè una tassa che i produttori devono pagare in misura differente a seconda della quantità di zucchero presente: 18 penny (circa 20 centesimi di euro) per litro quando la bibita contiene fino a 5 grammi di zucchero ogni 100 ml, oppure 24 penny (poco meno di 30 centesimi) quando i grammi di zucchero su 100 ml sono 8 o più, e i primi risultati sembrano incoraggianti. Nei primi sette mesi, tra aprile e novembre 2018, infatti, la tassa ha fruttato 174 milioni di euro, e ha indirettamente causato l’eliminazione di 45.000 tonnellate di zucchero dalle bibite, secondo il Governo. L’ex premier Theresa May aveva annunciato l’estensione della tassa anche alle bevande a base di latte, ma Boris Johnson ha già dichiarato di non aver alcuna intenzione di proseguire con la politica dello stato-balia, che decide al posto dei suoi cittadini.

Irlanda. La Ireland’s Sugar Sweetened Drinks Tax è stata introdotta il primo maggio 2018, con due fasce identiche a quelle inglesi e un’estensione agli energy e sport drink, alle acque aromatizzate, ai succhi di frutta e a tutte le bibite gassate contenenti zucchero. Nel gennaio scorso è stata estesa anche a bevande vegetali quali i latti di soia, di cereali o di mandorle e simili e a quelle con latte vaccino qualora non raggiungano valori di calcio considerati sufficienti, cioè 120 milligrammi per 100 ml.

cola refreshing drink can and lot of white sugar cubes representing the big amount of calories
In Polonia la sugar tax è parte integrante del piano nazionale anticancro

Italia. Come noto, la sugar tax entrerà in vigore il primo ottobre e sarà pari a 10 centesimi di euro per litro. La decisione di posticipare l’avvio della tassazione rispetto a gennaio, secondo i calcoli, farà perdere al paese 175,3 milioni di euro.

Polonia: una tassa dovrebbe entrare in vigore nei prossimi mesi, come parte integrante – approccio diverso dagli altri – del piano nazionale anticancro.

Malesia: la Malesia ha introdotto una sugar tax nel luglio 2019, dopo che qualche mese prima aveva lanciato l’allarme sulle previsioni relative all’obesità, che avrebbe presto colpito un malese su due. In questo caso la tassa è di 0,4 ringgit (pari a 0,08 euro) per ogni bevanda che contenga più di 5 grammi di zucchero ogni 100 ml e per ogni succo che ne contenga 12 o più. Un risultato si è già avuto: i produttori stanno cambiando la formulazione del 70% delle bevande in vendita nel paese.

Marocco. Nel 2018 le prime proposte di sugar tax sono state ritirate a causa delle forti pressioni dei produttori ma, a quanto sembra, il Governo sta lavorando a una nuova proposta di legge che prevede l’imposizione di una tassa molto alta, e compresa tra l’equivalente di 1 e 1,5 dollari per ogni 100 ml di bevanda dolce e per ogni succo che contenga il 10% di frutta e di limonate che contengano il 6% di succo di limone.

Per le bibite che contengano 5 g di zucchero ogni 100 ml, la tassazione dovrebbe essere di 3 dollari, mentre per quelle nelle quali la concentrazione è compresa tra 5 e 10 grammi, la stessa dovrebbe essere di 3,88 dollari; infine, in caso di zuccheri superiori ai 10 grammi per 100 ml si dovrebbe arrivare all’equivalente di 4,66 dollari. Nel tempo le aliquote, già elevatissime rispetto a quelle di altri pesi, e tanto più onerose se si pensa al reddito medio, dovrebbero salire ulteriormente, ed essere estese anche ad alcuni prodotti dolcificati con latte e derivati.

sugar tax
La Malesia ha introdotto una sugar tax nel luglio 2019, dopo l’allarme sulle previsioni relative all’obesità

Emirati Arabi. A partire dal primo gennaio è in vigore una tassa del 50% su tutte e bevande dolci, introdotta con lo scopo di scoraggiarne il consumo. La particolarità, in questo caso, è che riguarda anche gel, polveri e tutto ciò che può essere trasformato in bevanda dolce. La norma rappresenta un’estensione della prima soda tax, introdotta nel 2017, che prevedeva già il sovraprezzo per le soda del 50% e per gli energy drink del 100%, ma lasciava fuori alcune bevande classificabili come dolci quali quelle contenenti il 75% di latte o derivati, le bevande per neonati e quelle per alcune categorie di malati.

Pakistan. La tassazione attuale sullo zucchero, dell’8%, dovrebbe aumentare fino al 17%, e per ora ha già fruttato 115 milioni di dollari.

Panama. Con una legge dello scorso novembre la tassa, già esistente, è stata aumentata dal 5 al 7%, ed estesa anche alle bevande di importazione. Inoltre sciroppi, concentrati e simili sono passati dal 6 al 10%. Sono per ora escluse le bevande a base di cerali o frutta che abbiano una concentrazione di zucchero inferiore ai 7,5 grammi ogni 100 ml. Inoltre, i produttori hanno poche settimane di tempo per adeguare le etichette, che dovranno essere in spagnolo e comprendere chiaramente le indicazioni sullo zucchero presente.

Perù: ogni bevanda che contenga 6 o più grammi di zucchero ogni 100 ml è soggetta a una tassa del 25%, aumentata nei mesi scorsi rispetto al precedente 17%, e il provvedimento riguarda anche le birre non alcoliche, mentre per quelle alcoliche e per gli alcolici in generale il valore della tassa è rimasto al 17%.

Il Messico è stato il primo paese al mondo a introdurre una soda tax

Barbados. Soda, succhi e sport drink sono tassati al 10% dal 2015, mentre acque in bottiglia, succhi al 100%, latte di cocco, latte vaccino e polveri per bevande non lo sono. Gli studi condotti sugli effetti della tassazione hanno mostrato un aumento medio del prezzo al consumo del 5,9%, e un cambiamento di abitudini, con orientamento a preferire sia le bevande dolci meno costose sia quelle non tassate, a cominciare dall’acqua.

Messico. Il Messico è stato il primo paese al mondo a introdurre una soda tax, del 10%, nel 2014, in reazione alla gravissima crisi di obesità. Nel primo anno le vendite sono scese del 12%, nel secondo del 9,7%.

Bermuda: i territori britannici d’oltremare hanno introdotto una vera e propria sugar tax nel 2018, estendendo il provvedimento, la cui entità va dal 50 al 100% a seconda dei prodotti, anche a molti dolci.

Sudafrica: ogni bevanda che superi i 4 grammi di zucchero ogni 100 ml viene tassata in misura crescente, per ogni grammo in più, di un valore vicino agli 0,06-0,07 dollari.

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tatta
tatta
14 Gennaio 2020 22:27

La Sibeg dice che le nuove imposte incideranno per ben 18 Mln di Euro sul fatturato dell’azienda.
Renzi conferma ed appoggia quanto dichiarato dalla Sibeg e ritiene che la stessa è giustificata se decide di lasciare la Sicilia per andare in Albania.
La Flai Cgil, Uila Uil, Fai Cisl e Ugl fanno fronte comune con l’azienda per salvaguardare tutti i posti di lavoro.
Le Associazione dei consumatori ?
Muti !
Dunque … tutto questo sa di informazione da “Ciucciagine deliquenziale” !!!
La sugar e plastic tax ricadranno per scivolamento sul consumatore finale quindi non incide sui costi di produzione industriale.
Riguardo alla sugar tax da anni le aziende promettono la riduzione dei quantitativi di grassi, zucchero e sale attuata su base volontaria … chiacchiere !
L’OMS suggerisce l’adozione di tasse atte a disincentivare regimi alimentari dannosi per la salute e per ridurre l’impatto crescente di patologie quali l’obesità o il diabete sul totale delle spese sanitarie sostenute dagli Stati.