Da alcuni anni l’azienda Amica Chips ha deciso di impostare la comunicazione pubblicitaria di alcune linee di prodotti sulla figura della ex porno star Rocco Siffredi e di doppi sensi non troppo originali. Una lettrice ha deciso di rivolgersi all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per segnalare il contenuto e le ricadute di questi spot. Di seguito pubblichiamo il botta-risposta tra la lettrice e l’Iap.
La lettera
Gentile IAP,
sto segnalando questo spot di Amica Chips con Rocco Siffredi per via dei riferimenti sessisti, che gioca su doppi sensi che reggono l’intera pubblicità, come evidenziato in modo goliardico anche da siti in rete (vedi ad esempio qui) dove sono anche riportati versione integrale e ridotte dello spot in questione.
Come si può vedere, le allusioni e i doppi sensi a ‘patate’ e ‘pacchetto’ hanno evidenti intenzioni, più che tangibili, volgari e sessiste, la solita vulgata maschilista, formato spot, che riscuote ancora tanto successo nell’Italietta di provincia e soprattutto in quell’Italia dove, guarda caso, fatica a sradicarsi questo pessimo fenomeno culturale stile califfo.
La pubblicità sessista con Rocco Siffredi
Questa pubblicità è piena di simboli di questa portata: tante donne, uomini pochi e infatti solo ad uno, un ragazzo, verbalmente, si rivolge l’attore nella parte finale come fosse l’unico soggetto in mezzo a tanti oggetti di scena (le donne) con la frase più che esplicita ed evidente: “sempre dritto, il pacchetto!”
Questo linguaggio, apparentemente scherzoso e innocuo, si impone invece a manifestare un “diritto sul campo” del maschio sulla donna, dal “pacco sempre dritto”, viene avallato il consenso di tanta ignoranza davvero fuori tempo.
Inoltre, questa versione subdola (dunque ancor più pericolosa) e appena un po’ corretta di quello spot vergognoso, già ritirato in passato che ricordiamo tutti, non ha niente di educativo neanche per i minori i quali “apprendono” una cultura, ripeto, di stampo culturale sessista e a dir poco retrogrado, un voluto modello culturale da perpetrare alle giovani generazioni: ai giovani e piccoli spettatori maschi si “insegna” come trattare il genere femminile. così come le giovani donne che trasversalmente apprendono, come vorrebbero certi ricchi signori, quale sarà il loro ruolo nel mondo, ridendo e scherzando: patate erano e patate rimarranno, l’associazione è d’obbligo.
Non bastano i delitti continui a fermare questa cultura da mentecatti (una media di 120 donne uccise ogni anno) dobbiamo pure subirla in modo trasversale attraverso simili pubblicità che mantengono quegli stessi giornalisti che apparentemente si schierano contro la violenza di genere, ridicolmente e a volte anche un po’ al limite.
L’intervista all’imprenditore
Voglio anche segnalare questa intervista dell’imprenditore Alfredo Moratti, il cui nome e protagonismo è stato dedicato al prodotto menzionato di amica chips, apparsa in rete solo due giorni dopo una a mia puntuale segnalazione a la7 e ad alcuni organi preposti per conoscenza della cosa (Giulia Buongiorno, Ordine dei giornalisti).
Nella video intervista pubblicata su questo sito che potete confrontare l’imprenditore di amica chips fa alcune affermazioni su questa stessa campagna pubblicitaria: “…Visto che la patatina non è un prodotto che serve ma è un prodotto banale, un prodotto di divertimento… e abbiamo capito benissimo…”. “Questa idea (di usare come testimonial Rocco Siffredi) è venuta ad una agenzia anni fa, io sono molto sincero… ero un po’ contrario perché collegare o andare in simbiosi con un prodotto alimentare ad un personaggio di questo tipo ci vuole coraggio…”. “… Stiamo ripetendo questa esperienza che speriamo sia positiva ma già dalle voci che si sentono in giro ‘spaccherà’…”
A poco serve il commento ‘riparatorio’ dell’azienda sulla propria pagina ufficiale Facebook del 15 luglio di Alfredo’s is back (il giorno dopo una mia segnalazione via mail agli organi preposti) del testimonial Siffredi che esclama “Mi piacciono le patatine. E non è un doppio senso”; una pezza, ed evidentemente peggiore del buco.
Inoltre troverete una serie di commenti negativi estrapolati dalla pagina ufficiale Facebook di Amica chips, con precise argomentazioni da parte di numerosissimi utenti a sfavore dello spot menzionato, messe ovviamente in secondo piano e strategicamente oscurate, con a ciascuno dei quali relativa risposta e giustificazioni inconsistenti, copia incollata e sempre identica, da parte dei gestori della medesima pagina.
Patrizia S.
Di seguito la risposta con il parere del Comitato di Controllo dell’Iap
La ringraziamo per la segnalazione. Desideriamo informarla che il Comitato di Controllo ha ritenuto che il telecomunicato in questione non presenti profili di contrasto con le norme del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
L’organo di controllo ha verificato che la programmazione dello spot esclude la fascia oraria di protezione specifica per i minori, che per legge è quella compresa tra le 16:00 e le 19:00, nonché la diffusione in prossimità di programmi esplicitamente rivolti ai minori.
È certamente lecito dubitare del buon gusto della scelta pubblicitaria operata dall’inserzionista. Tuttavia, non è attribuita al Giurì o al Comitato di Controllo la competenza di dover giudicare del cattivo gusto della comunicazione quando – come nel caso segnalato – non siano ritenuti violati i livelli di guardia posti dal Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale a tutela dei consumatori-cittadini e della pubblicità in generale, per ragioni attinenti al contenuto dei messaggi.
Il caso pertanto è allo stato concluso.
IAP
La replica della lettrice.
Gentili membri dello IAP,
Non penso che un Consiglio direttivo (“l’organo che fissa le direttive generali dell’attività e formula ed aggiorna le norme del Codice”), composto da 18 uomini, su 24 membri, possa stabilire parametri su cosa sia lesivo per l’immagine della donna. Inoltre vi è un potenziale conflitto di interessi in quanto molti dei membri stessi rappresentano i committenti delle pubblicità da sdoganare.
Saluto i membri dello IAP con un tributo alla loro “imparzialità”
Patrizia S.
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[sostieni]
Signora, ho trovato la sua denuncia condivisibile.
Ho trovato la risposta dell’organo, più o meno condivisibile.
Ritengo però intollerabile come argomentazione la replica che una maggioranza di uomini non sia capace a dare una risposta seria e obbiettiva. E in questo ci vedo molto di sessista.
Mi spiace ma, per la pubblicità lei può decidere o meno di sentirsi offesa, ma per la replica intrisa di pregiudizi mi sento offeso io, uomo e lettore di questo serio sito.
Continui a lottare per la causa, ma con le argomentazioni giuste
Non so perchè ma è da un po’ di tempo che inizio a provare una certa idiosincrasia sul “politically correct”, sulla “privacy”, sul “sessismo”, sulle “quote rosa” ecc. ecc.
Ora qualunque cosa è pretesto di contestazione e polemica, mi sembra che si stia perdendo il senso delle cose.
Se i nostri problemi fossero le patatine fritte e Rocco Siffredi, sarei contento! Purtroppo in Italia ci sono tante cose gravi da risolvere e perdere il tempo per queste, a mio modesto parere, è assolutamente uno spreco.
Una cosa non esclude l’altra. Sono sicuro che il “tempo perso” dalla lettrice a scrivere la lettera non le impedisce di fare il proprio dovere di cittadino in altri ambiti. Mi auguro che tu sia altrettanto attivo nei campi e per le problematiche che ritieni più importanti (fermo restando che tutte le cose, in qualsiasi grado di importaza, contribuiscono a rendere un Paese più civile e più vivibile).
Ti posso garantire che nel mio ambito lavorativo mi sforzo di dare informazioni obiettive basate su dati scientifici e non sull’allarmiso, lo scalpore, la polemica a tutti i costi.
Per me la signora che ha perso tempo a scrivere quel po po di lettere è una bacchettona. Se a me una pubblicità non piace, cambio canale. Se non dà informazioni sbagliate o scorrette, non mi adopero perchè venga eliminata.
E riguardo al sessismo, nella mia azienda assumiamo le persone secondo le capacità, non secondo il sesso.
Inviare agli organi competenti una richiesta di censura per una pubblicità che si considera scorretta, offensiva o altro è un diritto . Noi come sito lo abbiamo fatto decine di volte ottenendo diverse volte la censura del messaggio
Roberto
>informazioni obiettive basate su dati scientifici
Ok, forse adesso capisco da dove deriva il tuo punto di vista. Forse non riesci a comprendere che certi aspetti della vita non sono necessariamente basati su dati scientifici in senso stretto, ad esempio la valutazione della comunicazione e l’influenza che essa può avere (soprattutto sulle fascie più deboli e le menti più suggestionabili).
>Se a me una pubblicità non piace, cambio canale.
Evidentemente non sei quel tipo di persona che si adopera per migliorare le cose a beneficio di tutti rivolgendosi alle autorità preposte, ovviamente nessuno ti obbliga a farlo, ma stigmatizzare chi lo fa lo trovo un atteggiamento contenente un po’ di violenza ed intolleranza.
Come spesso accade: la colpa non è di chi commette il reato o l’infrazione o adotta un comportamento potenzialmente scorretto ma di chi denucia; trovo il tuo atteggiamento molto pericoloso.
>Se non dà informazioni sbagliate o scorrette, non mi adopero perchè venga eliminata.
La comunicazione non è semplicemente dare informazioni (sbagliate o giuste che siano), è suggestione e messaggi subliminali, che sono più potenti delle informazioni esplicite; come prima detto probabilmente il tuo approccio fortemente scientifico basato sui dati non ti permette di percepire questo lato della vita e della comunicazione.
>E riguardo al sessismo, nella mia azienda assumiamo le persone secondo le capacità, non secondo il sesso.
Quando è stata menzionata la tua azienda in questo discorso? Non importa chi tu sia, cosa fai e cosa possiedi, importa quello che scrivi.
dav, scusa, ma cosa stai dicendo?!?
Roberto >>Se a me una pubblicità non piace, cambio canale.
dav >Evidentemente non sei quel tipo di persona che si adopera per migliorare le cose a beneficio di tutti
Ho detto “se non mi piace”…
Quindi dato che – per dire _ non mi piacciono i quadri di Picasso, mi dovrei adoperare presso le pinacoteche affinchè li togliessero?
Semplicemente passo oltre, in sale dove ci sono altri generi di pittura.
Roberto >>E riguardo al sessismo, nella mia azienda assumiamo le persone secondo le capacità, non secondo il sesso.
dav >Quando è stata menzionata la tua azienda in questo discorso? Non importa chi tu sia, cosa fai e cosa possiedi, importa quello che scrivi.
E’ stato mezionato il “sessismo” ed io ho fatto l’esempio della mia azienda, dove assumiamo PERSONE.
Perchè ci sono PERSONE capaci ed incapaci, oneste e disoneste, intelligenti e stupide in entrambi i sessi.
E’ più importante quello che faccio rispetto a quello che scrivo.
P.S.: per la cronaca, nella mia azienda ci sono più donne che uomini (circa 55% contro 45%).
mi dispiace, ma condivido in pieno l’opinione della sig.ra Patrizia; ritengo infatti che questo tipo di “insegnamento” subliminale sia deleterio in particolar modo x i giovani (importa poco se minorenni o meno, ho 2 figli maschi e quindi so di cosa parlo), passando come “normale” la validazione di un’immagine della donna che esiste solo in quanto “patata”, in linea con la più grande ignoranza crassa e supina del “celodurismo”; non mi meraviglia il fatto che il “sesso forte” (?) non trovi nulla di strano in ciò, è insito nella nostra cultura, purtroppo, solo chi si sente oppresso da questa situazione può esserne infastidito, per gli altri va tutto bene…sono gli operai della fabbrica che si ribellano ad una situazione ingiusta, il padrone non si sognerebbe mai di considerarla tale (solo qualche illuminato)
Il problema principale della segnalazione della signora è a mio avviso che ci ha messo dentro le sue considerazioni, la sua visione della vita, le sue ansie e le sue paure…dimenticando tuttavia il messaggio. Lo spot che segnala è basato sul doppio senso, infantile sicuramente, del pacchetto che resta dritto. La patata non viene più neanche menzionata: la signora confonde lo spot con quello che aveva fatto scalpore molti anni fa e che giustamente era stato bloccato. Condivido la risposta dell’autorità, che ci ha visto il cattivo gusto (assolutamente soggettivo e dunque non punibile), ma non l’offesa alla persona. Ora francamente tirare fuori il femminicidio è molto più di cattivo gusto dello spot.
Peraltro la signora, da italiana media, quelli che disprezza (“italietta”, perché lei dove vive?), se la prende con il giudice, anziché limitarsi a non condividere una decisione. E addirtittura vede il conflitto di interesse in un organismo di autodisciplina che, come dice il nome, è voluto da chi la pubblicità la fa e la diffonde. Non solo, ho verificato sul sito e il comitato di controllo, che giudica le pubblicità è formato da professionisti indipendenti e, sorpresa, in maggioranza donne (visto che per la signora sembra una questione fondamentale).
Insomma un caso di disinformazione, da questo sito gentilmente promosso a informazione. Forse prima bisognerebbe fare verifiche più approfondite.
P.s. Avevo già scritto questo commento e continuo a non vederlo pubblicato: cosa devo pensare?
bene, è giusto, quindi significa che ognuno di noi mette in ciò che dice le proprie considerazioni, la propria visione della vita, le proprie ansie, le proprie paure; ritengo che se un soggetto di genere maschile non vede lesa la dignità femminile negli spot di Siffredi (in cui le donne sono palesemente considerate oggetti del piacere maschile, alla faccia di tutte le conquiste sociali pagate sulla nostra pelle negli anni 70), mette proprio in campo le proprie paure, lascio a voi stavolta giudicare quali (e vediamo se stavolta le mie considerazioni saranno degne di pubblicazione)
Tiziana, in questo spot (perché di questo spot stiamo parlando, se vuole parlare di altri spot, vada a parlarne dove si discute di essi) non c’è nessuna visione delle donne come oggetti del piacere maschile.
Anzi, oggettivamente, se c’è qualcuno che viene considerato per il piacere che può procurare a persone del sesso opposto (o, perché no, a persone dello stesso sesso), questo qualcuno è solo e soltanto Rocco Siffredi, che dice “sono ancora pronto a stupirvi”.
Da cosa trae, Tiziana, l’idea che le donne siano, addirittura “palesemente”, “oggetti del piacere maschile”? Certo non da questo spot. Non rimane che pensare che lei stia traendo questa idea da dei pregiudizi. Pregiudizi su cui dovrebbe, a questo punto, lavorare.
Brava Silvia. Avrei potuto dirti che è inutile scrivere allo Iap, è un muro di gomma, tutto rimbalza. Io, che ho fondato un gruppo contro la pubblicità sessista otto anni fa, con 13.000 iscritti ora, di cui più di 2000 uomini, ho rinunciato da tempo a segnalare a loro, mi sono stancata di essere presa in giro. Le parole usate qua ” non presenti profili di contrasto con le norme del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale” sono le stesse per quasi tutti gli spot televisivi e le pubblicità di grandi case. Lo Iap non distingue il cattivo gusto dal sessismo, probabilmente rifiuta di comprenderne la natura, e in questo modo può rispondere con le altre, solite parole: noi non possiamo occuparci del cattivo gusto. E se ne lava le mani. Tu hai scritto tutte cose giustissime, ma non c’è molta speranza con loro. Segnalare a Facebook è ancora più inutile. Perciò nel mio gruppo ci rivolgiamo direttamente alle aziende, e sotto le foto, nella loro pagina, scriviamo, come hai fatto tu, commenti ragionati ed educati ( molto più brevi, si capisce). Servono? Quando sono tanti, almeno 10-15, a volte una cinquantina, servono a far capire che esiste una reazione. Servono a sensibilizzare i lettori di quella pagina. I titolari, chissà quanto vogliono comprendere! Ma abbiamo avuto comunque tanti successi, rimozioni di foto soprattutto. https://www.facebook.com/groups/pubblicitasessistaoffende/
Se non sbaglio la signora si chiama Patrizia. E se avesse letto gli altri commenti si sarebbe anche accorta che non ha scritto per niente cose giuste, anzi. Mi dica il suo gruppo facebook che si erge a giudice lo fa sulla base di quali fondamenti? Chi decide obiettivamente cosa è sessista e cosa no? Cos’è la piattaforma Rousseau della pubblicità? Lo sa che sta scrivendo queste cose su un sito che grazie alle segnalazioni allo IAP fa ritirare pubblicità ingannevoli per i consumatori?
Siamo al punto che i gruppi su facebook (13.000 iscritto, quando la più scadente influencer ha come minimo un numero di utenti 200 volte superiore che la segue) si vogliono sostituire alle autorità.
Mala tempora.
ottima risposta
Personalmente mi sento più offeso, ad esempio, per i terremotati che da anni aspettano siano sgombrate le macerie ed iniziata la ricostruzione, attività bloccate dalla burocrazia asfissiante e dall’immobilismo delle autorità competenti (che a parole, a caldo, promisero efficienza e celerità).
Sarò maschilista, ma la pubblicità delle patatine fritte di Rocco Siffredi non mi fa nè caldo nè freddo.
Se poi è per questo che derivano i problemi dei terremotati, allora mi unirò alla battaglia contro le patatine.
Affermare che, se l’ organo che fissa le direttive generali dell’attività e formula ed aggiorna le norme del Codice è composto in maggioranza da uomini, allora non saprà dare un giudizio obiettivo è molto più sessista della pubblicità sessista.
La signora dovrebbe liberarsi dei pregiudizi di cui lei stessa è portatrice, prima di lanciare invettive bacchettone….
Ribadisco la mia assoluta contrarietà a questo tipo di pubblicità. Sono laureata in biologia a pieni voti e non consumo questo tipo di prodotti fortemente manipolati! Inoltre definire la signora Silvia “bacchettona” è indice di inciviltà e di maleducazione. Forse ho sprecato il mio tempo perché sono convinta che “A lavar la testa all ‘asino ci si perde l’acqua è Il sapone”. Addio
La sua laurea a pieni voti le impedisce comunque di parlare nel merito del messaggio, uno spot dove la donna NON viene paragonata alla patata (accadeva anni fa in un altro spot giustamente censurato), perché è basato sul doppio senso, infantile per carità, ma non offensivo, del pacchetto che resta sempre dritto. Cortesemente parlate con cognizione di causa, fate un minimo di approfondimento, di ricerca.
Le segnalo inoltre che l’aggettivo “bacchettone” è assolutamente lecito e specifico, non offende come invece fa lei che dà degli asini a chi la pensa diversamente da una signora inutilmente preouccupata e BACCHETTONA. Oltre ad aver diffuso notizie informazioni manipolate e false (cosa ben più grave).
Questo tipo di pubblicità non piace neppure a me, ma qui si parla di stabilire se è offensiva oppure no. Io condivido la risposta di Iap, una cosa di cattivo gusto non necessariamente lo è per tutti, il gusto è personale, loro applicano delle regole uguali per tutti e se hanno fatto una distinzione tra lo spot di qualche anno fa censurato e questo un motivo ci sarà.
Mi auguro che anche i non laureati a pieni voti abbiano un minimo di idea su quali alimenti acquistare e che non siano totalmente succubi della pubbliità…
Ad ogni modo anche io sono laureato in biologia e so distinguere alimenti sani da quelli meno sani, comunque ogni tanto le patatine fritte con uno spriz me le mangio…
Da una persona laureata in biologia mi aspetterei un modo di ragionare improntato al metodo scientifico, ossia mi aspetto che la persona in questione sappia che le proprie ipotesi possono venire confutate.
Di certo non mi aspetto che una persona laureata in biologia abbia un atteggiamento del tipo “io ho ragione, voi avete torto, fine della storia, non discuto oltre”.
p.s.: “l’acqua è Il sapone”?!
“i doppi sensi a “patate” e “pacchetto””. Falso. Nello spot del 2019 non ci sono riferimenti alle patate.
“tante donne, uomini pochi”. Non trovo che ci siano tante più donne di quanti siano gli uomini. E in ogni caso, non c’è nessun problema.
“solo ad uno, un ragazzo, verbalmente, si rivolge l’attore nella parte finale come fosse l’unico soggetto in mezzo a tanti oggetti di scena (le donne)”. Veramente Siffredi parla tutto il tempo col pubblico, interagendo di volta in volta con chi ha accanto. E che le donne siano “oggetti di scena” è un’idea assolutamente personale dell’autrice della lettera. E se le donne dello spot fossero davvero “oggetti di scena”, per coerenza lo sarebbero anche gli altri uomini dello spot, no?
“manifestare un “diritto sul campo” del maschio sulla donna, dal “pacco sempre dritto””. NON UNA VOLTA questo spot si riferisce alle relazioni uomo-donna. Tutto viene presentato come un modo di essere di Siffredi/dell’uomo, a prescindere dal fatto che abbia o meno relazioni con delle donne.
“Inoltre, questa versione subdola (dunque ancor più pericolosa)”… eh certo. Se una cosa è sessista, è sessista, mentre se una cosa non è sessista, allora diventa “sessista” ma in versione “subdola” e “dunque ancor più pericolosa”.
“ai giovani e piccoli spettatori maschi si “insegna” come trattare il genere femminile. così come le giovani donne che trasversalmente apprendono, come vorrebbero certi ricchi signori, quale sarà il loro ruolo nel mondo, ridendo e scherzando: patate erano e patate rimarranno, l’associazione è d’obbligo.”. Tutte queste cose sono presenti nella testa di chi ha scritto allo IAP, non nello spot. Siffredi non sta trattando le donne in nessun modo particolare in questo spot. E non c’è proprio NESSUNA associazione della donna alla patata nello spot del 2019.
“una pezza, ed evidentemente peggiore del buco”. Evidentemente qualcuno ha voglia di criticare a priori.
Siffredi ha fatto dei film porno. Ma Siffredi NON STA facendo un porno in questo spot. Siffredi non sta facendo nulla, in questo spot, che meriti di essere censurato. La sua mera presenza non può essere considerata un’offesa, cos’è, deve nascondersi, deve evitare di lavorare al di fuori dell’industria del porno?
Sembra che chi ha scritto la lettera stia giocando, probabilmente senza averne le competenze, a vedere simboli e cercare significati nascosti nello spot, manco fossimo ad un cineforum a vedere film di registi complessi, non rendendosi conto del fatto che lanciare accuse pesanti come queste e non è una cosa che si può fare per gioco. Il sessismo è un problema serio, i femminicidi pure, ma questo non significa che in nome della lotta al sessismo vada bene accusare il primo che capita.
Ha ragione lo IAP. Esiste una linea neanche troppo sottile tra “non mi garba” e “deve essere rimosso”, e se lo spot del 2006 meritava di essere rimosso, quello del 2019 non lo merita. Cosa è o non è sessista non lo decide il gusto del singolo. Lo IAP e le sue regole servono a questo, a non lasciare questo tema che ci riguarda tutti in balìa delle opinioni del singolo. Quello che dice lo IAP si può discutere, ma se non si è d’accordo con esso si dovrebbe innanzitutto rivedere le proprie posizioni, leggere, informarsi, confrontarsi. Quando uno si arrocca sulle proprie posizioni e accetta il parere altrui solo quando conferma il proprio, significa che le sue posizioni non sono ben motivate come vorrebbe far credere.
Purtroppo coloro che non comprendono il senso della denuncia di sessismo della pubblicità in questione è abituato a vedere le donne rappresentate come oggetti, il cui corpo può essere di volta in volta sezionato per usarne una parte, come i quarti di bue in macelleria. Una volta la bocca, un’altra le gambe, un pezzo di seno, un paio di etti di sedere, ecc. È tutto normale o non abitua chi guarda a vedere la donna come parti e non un intero? Chi così superficialmente e, a mio avviso, in. automatico da risposte banalizzanti il problema, dovrebbe forse prima approfondirlo e cercare di capirlo,. È un problema culturale e di non facile soluzione.
Alcune di voi mi sembranio ossesionate dal “sessismo” e ci vedono del marcio dappertutto:
“… è abituato a vedere le donne rappresentate come oggetti, il cui corpo può essere di volta in volta sezionato per usarne una parte, …”
Probabilmente la mia condizione di maschio mi determina una limitatezza mentale ma non trovo strano che per publbicizzare un rossetto si facciano vedere delle labbra, oppure per pubblicizzare dei collant si facciano vedere delle gambe…
E per pubblicizzare delle lamette da barba, con dei ragazzi a torso nudo in bagno davanti allo specchio, ci sono problemi pure lì?
Signora, ma ha visto lo spot di cui stiamo parlando? No, perché le cose di cui parla non ci sono. Potete fare lo sforzo di cercare, approfondire, informarvi bene e solo alla fine esprimere un’opinione? Grazie.
Mi scusi, Patrizia, ho sbagliato il suo nome. Avrà notato che molti uomini, nei loro commenti, le dicono “eh, sì, ma lei esagera” perchè appena una donna difende dei suoi diritti, uno o più uomini si precipitano a dirle così. Il messaggio sembra essere che le donne non devono protestare su nulla, zitte e in cucina! Tornando allo Iap, non ha nessun vero potere al di là della moral suasion, detta anche, in italiano, tirata di orecchie. Non è che mandi i suoi uomini a controllare se un certo manifesto è sato oscurato. Non può dare sanzioni economiche. Quello che può fare è allontanare l’azienda che non rispetta il suo codice, che si è iscritta volontariamente (AUTO disciplina) e basta. Nel 2017 un mio articolo a riguardo è stato pubblicato dal Fatto Quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/17/pubblicita-sessiste-se-il-controllore-e-di-manica-troppo-larga/3319240/
Non ho mai letto tante informazioni sbagliate e false in un solo articolo. Davvero, quando non sapete le cose perché volete a tutti i costi umiliarvi? Approfittare sei social per dire la propria, ma dire stupidaggini è veramente offensivo. Ripeto, su quali fondamenti lei ritiene di essere del giusto parere su una pubblicità? Perché ritiene che le sue convinzioni siano superiori a un codice che le aziende devono rispettare? Nel suo stesso gruppo la gente esprime diversi. Dovrebbe studiare un po’ di più prima di affermare cose che non stanno né in cielo né in terra. E poi che problemi ha con lo Iap signora? Perché è evidente ed è incomprensibile che ne abbia. Autodisciplina, brava ci è arrivata! Pensi, un sistema che è stato replicato in tutta Europa perché funziona: non ci sono sanzioni economiche perché bloccare una campagna è già una perdita economica non indifferente per un’azienda (che ovviamente non riguarda lo stagista che toglie la foto sui social se lei si lamenta, i suoi successi insomma) oltre ai risvolti in immagine e responsabilità sociale. Con la nostra giustizia veloce pensi quanto durerebbe un processo per dire se una pubblicità è ingannevole o offensiva. Mesi, anche anni. Per non parlare dei tribunali intasati. Ma a lei di tutto questo cosa interessa, lei ha le sue quattro convinzioni in croce e crede che il mondo debba girare insieme a lei intorno a quelle.
Ah, il blog online del fatto pubblica gli scritti di chiunque li invii ed è evidente che non fanno nemmeno un minimo controllo. Voli più basso.
Quanto bigottismo attorno a una divertente pubblicità, sinceramente ci sono cose ben peggiori. Fatevela una risata.
…addirittura il mio commento “ottima risposta” è stato appioppato ad un uomo, invece che alla sig.ra Annamaria
sig.ra Alice (a cui non è dato ribattere), buongiorno; confermo in effetti di non aver guardato attentamente lo spot, ma penso (e lo dico sorridendo, guardi) che non sia molto dissimile da quelli del suo genere; in quanto a doverci lavorare, mi dispiace deluderla, ma nella mia (lunga) vita ne ho combinate di cotte e di crude, quindi è questo semmai il pregiudizio da sfatare (ma da parte sua)
Tiziana, ammette di non conoscere adeguatamente quello di cui sta parlando, ma ugualmente continua a parlarne (e male!) senza conoscerlo? Questa è praticamente la definizione di comportamento basato su pregiudizi.
Non mi interessa il suo cv. Mi interessa come si sta comportando qui. E il modo in cui si sta comportando qui è gravemente scorretto.