Copertina Rocchetta

La pubblicità dell’Acqua Rocchetta è ingannevole. Lo ha stabilito il Comitato di Controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), che, con l’ingiunzione n. 1/25 del 07/01/2025, ha intimato a Cogedi International Spa, proprietaria del marchio, di cessare l’inserzione, rilevata sul settimanale Chi lo scorso 14 ottobre 2024. È l’ottava censura che l’acqua minerale Rocchetta accumula dal 2004, stabilendo così un vero record per il settore. Si tratta di provvedimenti che includono per ben quattro volte anche l’acqua minerale Uliveto. Uliveto ha collezionato anche una censura in esclusiva  il 07/05/2019 (la numero 14/2019) da parte dell’Istituto di Autodisciplina .

L’abbinamento non è casuale visto che Uliveto e Rocchetta sono acque minerali del gruppo Cogedi. I primi provvedimenti  risalgono al 2004 e sono dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (sentenze 145/2004 del 20/07/2004 e 211/2004 con Uliveto. Nel 2013 seguono una censura dello IAP (037/2013) e una dell’ Agcm la 24608 del 9/12/2013 con una multa di 130 mila euro. Le altre si riferiscono a una censura nel 2015 da parte dell’agcom per Uliveto e Rocchetta (25250 del 19/1/2015) che comporta una multa di 10 mila euro, e una dello IAP (091/2016 del22/11/2016). Poi c’è un’altra censura firmata ancora IAP (21/2022 dell’11/07/2022) e l’ultima del mese di gennaio 2025 (1/2025 del 7/01/20125).

Bottiglie di acqua Uliveto e Rocchetta con la scritta “Acque della Salute”
Le pubblicità di Uliveto e Rocchetta sono state censurate più volte dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria

La pubblicità di Rocchetta censurata

Nell’ultimo provvedimento il messaggio contestato è “Calcoli renali? È tempo di agire!”, che figura in cima alla pagina a caratteri cubitali. Nella pagina è presente anche il logo “Acqua della Salute Rocchetta Naturale”, di grandi dimensioni, la bottiglia di acqua Rocchetta e l’invito al “Mese della prevenzione della calcolosi”. Inoltre, è presente l’elenco delle associazioni scientifiche che sostengono l’iniziativa, l’invito a prenotare un consulto urologico online gratuito e a scoprire attraverso un QR code le “regole d’oro della calcolosi per imparare a prevenirla tutti i giorni”. In questo modo, secondo lo IAP, si instaurerebbe “una correlazione diretta tra la prevenzione della calcolosi e il consumo di acqua Rocchetta”.

Inoltre, l’impostazione del messaggio, secondo il Comitato di Controllo, “suggerisce un contenuto che trascende la semplice indicazione del prodotto pubblicizzato quale ‘sponsor’ di un’iniziativa di informazione scientifica, accreditandolo invece di una specifica efficacia nei confronti della patologia di cui si tratta.” Lo IAP ritiene infatti che la pubblicità possa indurre parte dei consumatori e delle consumatrici, ad attribuire una particolare capacità di prevenzione dei calcoli renali, superiore rispetto a qualsiasi altra acqua minerale, che tuttavia l’azienda non ha dimostrato.

acqua minerale rocchetta
Una delle pubblicità di Rocchetta censurate nel corso degli anni

Infine, “tale percezione – scrive il Comitato di Controllo – è altresì amplificata ad avviso del Comitato dai riferimenti alle associazioni scientifiche, che enfatizzano l’impropria aura di medicalità derivante dal suggerimento del prodotto in questione “È tempo di agire!” quasi come indispensabile per la prevenzione del problema oggetto della comunicazione.” Per queste ragioni, lo IAP ha ritenuto il messaggio in contrasto con l’articolo 2 del Codice e ne ha ordinato la cessazione.

Le censure sono efficaci?

Da questa vicenda emerge in modo evidente la scarsa efficacia delle censure dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria che, pur essendo numerose e puntuali, non prevedono sanzioni pecuniarie. Il rischio è di trovare un interlocutore che rispetta le sentenze relative all’interruzione della campagna pubblicitaria, salvo poi riproporre successivamente il messaggio con tematiche analoghe. Sull’altro fronte troviamo l’Antitrust che, pur essendo intervenuto due volte censurando la pubblicità di Uliveto e Rocchetta con una multa di 130 mila euro e una seconda di 10 mila, non ha ottenuto l’effetto sperato visto che Cogedi International continua a realizzare campagne  utilizzando uno schema analogo a quello di 20 anni fa.

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Osvaldo F
Osvaldo F
20 Gennaio 2025 14:59

Otto censure? Sono davvero poche, specie sull’acqua ci sarebbe da lavorare anche di domenica… Ovviamente loro intervengono solo su quelle che vengono segnalate, non che sia colpa loro, spesso hanno preso anche decisioni “coraggiose”. Ad avere tempo e voglia ogni giorno ci sarebbe da segnalare. In questo momento una azienda di mattonelle pubblicizza i doppi saldi “solo da noi”, ma ovviamente non è una caratteristica che possano offrire solo loro.
Il pasticcio grosso però sono le scritte in Tv: non è possibile tollerare quelle scritte minuscole che appaiono perfino solo per frazioni di secondo, è un aspetto che andrebbe regolato in modo del tutto differente, del tipo: passi la pubblicità ed in fondo solo le scritte per qualche secondo in caratteri chiari leggibili

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  Osvaldo F
21 Gennaio 2025 11:08

i secondi costano cari!

Anna
Anna
21 Gennaio 2025 09:12

Bastano i soldi di quelle multe per pagare il paginone sui giornali con scritto “la tale pubblicità è stata dichiarata ingannevole dalle autorità preposte a vegliare sulla vostra salute”?

Maojordan
Maojordan
21 Gennaio 2025 09:35

Bene la vigilanza però onestamente la dicitura “Calcoli renali? È tempo di agire!” non mi sembra che violi alcun principio o che dia l’idea che la Rocchetta curi i calcoli. Tutti sanno che per i calcoli renali bisogna bere tanta acqua e la Rocchetta è appunto un acqua, non vedo cosa abbiano scritto di male in tutta onestà.

Pier Danio Forni
Pier Danio Forni
Reply to  Maojordan
21 Gennaio 2025 11:39

Detta così sembrerebbe un commento condivisibile, a parte ciò che ha già scritto La Pira assolutamente vero, occorre considerare che il beneficio dell’acqua per prevenire i calcoli renali, conosciuto da tutti, se è associato a un brand la percezione è che quell’acqua funzioni di più di altre acque. Infatti, dopo decenni di pubblicità con clime vari Rocchetta è spesso percepita come acqua che depura e per questo possa agevolare la perdita di peso, cose entrambi azzardate (depura da che?) e non direttamente legate all’ingestione di acqua.

Maurizio
Maurizio
Reply to  Pier Danio Forni
21 Gennaio 2025 22:21

Mi perdoni, ma se ci mettiamo a contestare a questo livello non si può davvero scrivere più niente…. Quando Barilla dice “Dove c’è Barilla c’è casa” si stanno forse prendendo dei meriti che la pasta Barilla è unica nel suo genere a creare coesione familiare? E lo spot Powerade con Simon Biles che dice “Pause is Power” dà anche la percezione che quella bevanda funzioni meglio delle altre a rigenerare e dare energia? Potrei andare avanti a lungo. Sottolineo che non lavoro per / ne bevo acqua Rocchetta ma, nel rispetto dei criteri di sana pubblicità, continuo a trovare esagerato punirli per quella scritta.

Osvaldo F
Osvaldo F
Reply to  Maurizio
23 Gennaio 2025 13:15

Mi dispiace ma non ci siamo. Ci sono claim che sono chiaramente pubblicitari, come quello che cita di Barilla o per dire “Red Bull ti mette le ali”, altri invece che sono furbetti e chiaramente vogliono associare dei benefici che non hanno. D’altra parte chi può essere più esperto a valutarli se non lo IAP ???….

Vittorio
Vittorio
21 Gennaio 2025 09:47

A fronte di perdite minime per le multe non certamente deterrenti, ci fa capire che i guadagni, devono essere molto allettanti. Altrimenti perché continuare a collezionare multe. Ci vuole ben altro perché si fermino .

Paolo Debernardi
Paolo Debernardi
21 Gennaio 2025 10:08

Le attuali regole premiano la spudoratezza e gli ingenti budget investiti in pubblicità. Quest’ultima trasforma prodotti standard in brand affermati. Solo consumatori informati e la pubblicità comparativa possono limitare queste distorsioni. Grazie a “il fatto alimentare” per il suo impegno.

Pinuccio
Pinuccio
21 Gennaio 2025 10:56

Otto censure, ma cosa comportano? Nulla, perché le multe sono troppo basse!
Per questi colossi delle acque le multe sono noccioline. Gli impedissero di vendere anche solo per un mese, inciderebbe di più sul loro business.

Giuseppe
Giuseppe
21 Gennaio 2025 11:07

IL PAESE DELL’ASSURDO….se ne fregano delle censure senza penali!Se tutti facessero come me (ovvero più pubblicizzi e MENO compro) forse cambierebbe qualcosa.

Pier Danio Forni
Pier Danio Forni
21 Gennaio 2025 11:32

E’ una storia vecchia alla quale non si vuole porre rimedio. Come sappiamo lo IAP è un’istituzione privata e ammirevole, visto che è espressione delle agenzie di pubblicità. L’Antitrust è lenta e le multe ridicole rispetto alla spesa sui media e al fatturato del prodotto. L’inefficacia è palese, le aziende in particolare quelle degli alimenti rinforzati, mettono in conto la multa come fosse una sorta di tassa sull’investimento. Le aziende in questione sanno quasi sempre che la comunicazione è ingannevole, ma sanno anche che dato il ritardo dell’Antitrust, a volte anche mesi, il messaggio farà in tempo ad essere percepito come vero dai consumatori. Quello che occorre fare per gli alimenti rinforzati o per tutti coloro che vogliono usare claim salute, è creare un organo per autorizzare, come in caso di AIFA per gli OTC (va detto che anche AIFA dà il consenso assenso dopo 60 gg) quindi agire prima oltre che monitorare dopo. Le multe in altri paesi sono pari all’investimento media utilizzato con la pubblicità ingannevole. Se spendi 1 milione per diffondere l’inganno, la multa sarà di 1 milione.

SIMONA MELANI
SIMONA MELANI
21 Gennaio 2025 12:56

Il problema vero risiede nel fatto che censurare le società è inutile (la sanzione viene comunque rispalmata in bilancio e alla fine ripagata sempre dai consumatori), mentre risulterebbe molto più efficace se venisse sanzionato l’amministratore. Servirebbe una norma in tal senso, che sarebbe del tutto legittima e possibile, se solo ci fosse la volontà dei legislatori…

Fabrizio Giorgi Perucca
Fabrizio Giorgi Perucca
21 Gennaio 2025 13:58

Quando alla radio (di solito radio 1) iniziano le pubblicità di Rocchetta e Uliveto spengo la radio: saranno contenti gli inserzionisti che passano dopo… Non capisco come il servizio pubblico mandi in onda pubblicità dichiarate ingannevoli da organi dello Stato

Redento Picello Desio
Redento Picello Desio
21 Gennaio 2025 15:03

Ricordo 60 e più anni fa, la vicenda Boario, l’acqua con il clime …”fegato centenario’, nella proprietà dell’azienda, uno dei soci era avvocato moooolto abile, quando gli fu intimato di smettere quella frase, perché non veritiera ( ovvero quella sorgente che aveva incidenze utili alla cura del fegato , era “antica sorgente” n e che veniva usata solo ada chi si recava alle terme,ca Darfo, quella che noi distribuivamo era. …SORGENTE. IGEA con tutt’altre caratteristiche. Quindi, se vogliamo….una frode in commercio,. Bene questa società, condannata, fece sempre ricorso sino all’ultimo grado di giudizio, ovvero anni. Furono I primi in Italia a utilizzare le casse di plastica, e su queste stampigliato in grande…fegato centenario’ !. Ne fecero più di un milione, raggiunto lo scopo, all’ennesima sentenza, cessarono di scrivere, ma la sentenza non obbligò a distruggere le casse con la scrittura incriminata, e così….LA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE SOPRAVVISSE PER DECENNI ALLA SENTENZA.

Azul98
21 Gennaio 2025 15:37

Vanta un bel primato,intanto sabato ho visto un carrello pieno di bottiglie di questa acqua,visti i prezzi e la continua pubblicità che si è permessa fino adesso, è come censurare un colosso mondiale come la Nestlè, di cui tutte bene o male ne fanno parte.

Marina
Marina
21 Gennaio 2025 17:17

Mentre leggevo mi è venuto spontaneo e subitaneo pensare se le censure funzionino e se le multe siano mai state pagate. Insomma, resta solo l’effetto su chi legge di non acquistare queste acque, ma sono poco rilevanti i numeri di consumatori a cui arrivano le vostre preziose segnalazioni. Ma tant’è e si continua. Il fatto è che la normativa italiana è farraginosa e così poco efficace.

Giorgio Massa
Giorgio Massa
21 Gennaio 2025 19:39

Quello che stupisce non è la spudoratezza dell’imprenditoria alimentare, che ormai non ha più limiti, ed è non solo socialmente accettata ma addirittura considerata un valore, ma la dabbenaggine e l’ignoranza dei consumatori.

Giampaolo
Giampaolo
21 Gennaio 2025 20:22

La migliore sanzione è non comprarle

Tessera 00
Tessera 00
27 Gennaio 2025 07:01

I soldi comandano.Aziende che “influenzano” anche le aste per la concessione delle sorgenti,da sempre cedute per pochi spicci,come mai,visto il volume di ricavi,e da chi,le persone preposte al rilascio,che nessuno conosce,e/o addita come responsabili dei cattivi affari che fa sempre lo stato con le sue risorse economiche,ricordo i nefasti commerci,per lo stato,dei marmi di Carrara.La pubblicità è una pulce nell ingranaggio,che muovono come gli pare.

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