mais-pop-corn-cerreto biologico

Aggiornamento del 1° luglio 2019: sono stati richiamati anche alcuni lotti di mais per pop corn a marchio Carrefour Bio, prodotto da Cerreto Srl, sempre per la presenza aflatossina B1 e di aflatossine totali oltre i limiti di legge.

Il ministero della Salute ha pubblicato l’avviso di richiamo di alcuni lotti di mais per pop corn a marchio Cerreto Amanti del Biologico, per la presenza di valori di aflatossina B1 e di aflatossine totali superiori ai limiti di legge. Il richiamo è stato diffuso anche da Bennet, Coop, Esselunga e Gros Cidac.

Il prodotto interessato è venduto in confezioni da 500 grammi con i numeri di lotto: L.19B0115, L.19B0236, L.19B0322, L.19B0426, L.19B0606, L.19B0812, L.19B0885, L.19B1056 e L.19B1128. Il mais per pop corn richiamato è stato prodotto da Cerreto Srl, nello stabilimento di via Giuseppe Verdi 15, a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia.

L’azienda fa sapere con un comunicato che “ha provveduto a rieffettuare i controlli da cui emerge che i valori medi ottenuto sono conformi per le aflatossine totali e leggermente superiori ai limiti di legge per l’aflatossina B1. L’Azienda tiene a rassicurare il consumatore  informandolo che si tratta di quantità di sostanze minime o molto basse e che i limiti posti dall’EFSA sono basati su valutazioni estremamente cautelative.” Per garantire la qualità dei prodotti l’azienda effettua numerose analisi, che si possono consultare qui.

A scopo precauzionale, si raccomanda di non consumare il mais per pop corn con i numeri di lotto segnalati e di riportarlo al punto vendita d’acquisto per il rimborso.

Dal 1° gennaio 2019, Il Fatto Alimentare ha segnalato 69 richiami, per un totale di 110 prodotti, e 4 revoche. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.

Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo pubblicato in Italia che rivela i segreti e le criticità di un sistema che ogni anno riguarda  almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore. I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf  “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it

© Riproduzione riservata

[sostieni]