Nuovo richiamo per le nuvole di drago ai gamberi: interessati tutti i lotti e le scadenze. Allergeni non dichiarati ed etichetta italiana assente
Nuovo richiamo per le nuvole di drago ai gamberi: interessati tutti i lotti e le scadenze. Allergeni non dichiarati ed etichetta italiana assente
Giulia Crepaldi 16 Aprile 2019Aggiornamento del 6 maggio 2019: il ministero della Salute ha revocato il richiamo delle nuvole di drago in seguito al ritiro della notifica Rasff originale (2019.1081 – #388246).
Dopo l’avviso di fine marzo, il ministero della Salute ha diffuso un nuovo richiamo per le nuvole di drago a marchio Dalian New Century Huihong Trading, provenienti dalla Cina, per la sospetta presenza dell’allergene ‘crostacei’ non segnalato in etichetta e per l’assenza di etichettatura in italiano. Le nuvole di drago sono vendute in scatole da 227 grammi e questa volta il richiamo interessa tutti i lotti e tutte le scadenze.
Il prodotto richiamato è stato prodotto da Dalian New Century Huihong Trading Co. Ltd a Dalian, in Cina, e importate in Italia da Asiantrade Srl, che ha sede in via Keplero 24 a Settimo Milanese, nella città metropolitana di Milano.
Si raccomanda ai consumatori allergici ai crostacei di non mangiare le nuvole di drago con il marchio segnalato e di restituirle al punto vendita d’acquisto. Per i soggetti che non sono affetti da allergie ai crostacei il prodotto è considerato sicuro.
Dal 1° gennaio 2019, Il Fatto Alimentare ha segnalato 38 richiami, per un totale di 69 prodotti, e 4 revoche. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.
Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo pubblicato in Italia che rivela i segreti e le criticità di un sistema che ogni anno riguarda almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore. I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
A proposito di etichetta in lingua Italiana; mi è capitato pochi giorni fa di entrare per curiosità in un supermercato orientale piuttosto grosso a Milano. La prima cosa che ho notato è stata che la stragrande maggioranza dei prodotti alimentari a scaffale non erano dotati di etichettatura italiana. Lì per lì data la sfacciataggine del comportamento mi sono arrabbiata con le nostre istituzioni poiché non obbligano all’etichettatura nella nostra lingua ma ora mi rendo conto che la mia rabbia era rivolta verso il soggetto sbagliato?
A questo punto però mi chiedo come sia possibile che un grosso negozio su strada possa esporre e vendere prodotti alimentari senza che vi sia alcuna traduzione dell’etichettatura.
E’ possibile denunciare, e come?
A Milano sono entrato in alcuni supermercati orientali ma in genere ho sempre trovato la traduzione in Italiano dell’etichetta