Che il pesto alla genovese sia una squisitezza è noto. A suscitare molti dubbi e qualche polemica è invece l’iniziativa Pesto Masterpiece of Liguria lanciata dalla regione per promuovere la tradizionale salsa a base di basilico. “Un progetto da un milione di euro, quando si tagliano le spese per la Sanità”, denuncia il capogruppo PD in regione Liguria Luca Garibaldi.

La campagna promozionale del pesto

L’iniziativa è incentrata sul campionato mondiale di pesto e soprattutto su un gigantesco mortaio gonfiabile, realizzato da un’agenzia di comunicazione milanese che ha galleggiato sulle acque del Tamigi lo scorso novembre, in occasione della Borsa del Turismo Mondiale. La tappa prevista a Parigi nel mese di maggio è stata appena cancellata “per ragioni di sicurezza“ e dovrebbe essere riprogrammata, mentre sono previste tappe a Madrid e Roma. Ma intanto il gigantesco mortaio ha fatto la sua apparizione a Sestriere in gennaio, a Sanremo durante il Festival e più di recente a Milano in Darsena, dove si è svolta anche una sessione del campionato.Pesto Masterpiece of Liguria Londra novembre 2023

Anche le tappe italiane della campagna hanno suscitato le critiche di Garibaldi: “L’iniziativa era nata come campagna rivolta all’estero, – ci ha spiegato, – non credo proprio che gli italiani abbiano bisogno di conoscere il pesto, e soprattutto di farlo attraverso un’installazione più adatta a un parco divertimenti che a un’iniziativa promozionale, che dovrebbe essere articolata su basi più solide”. Ma il problema principale resta il costo dell’iniziativa, effettivamente elevato anche considerato che non si prevedono, pare, strumenti per valutarne l’effettivo impatto. “Gli unici dati che sono stati considerati sono le visualizzazioni delle parole chiave e i like sui social, – osserva Garibaldi, – ci siamo sentiti rispondere che la campagna, avviata a novembre, doveva essere considerata un successo perché in quel mese i turisti in Liguria sono aumentati”.

Uno spreco di soldi?

Non è facile valutare l’adeguatezza degli investimenti, anche perché sono stati frammentati tra diversi referenti: “Il solo mortaio gonfiabile costa 50mila euro, – spiega il consigliere ligure, – la tappa londinese è costata 420mila euro, 120mila euro le tappe di Sestriere e Sanremo e altrettanto la sola tappa milanese, cui si aggiungono i costi per lo show cooking e la distribuzione di assaggi, mentre non sono ancora disponibili le cifre per Parigi”. Complessivamente ci si avvia a superare il milione di euro, che vengono in parte da un finanziamento con fondi comunitari: “Un monumento allo spreco di risorse pubbliche”.

Senza dimenticare che, mentre il basilico genovese ha una denominazione di origine controllata che ne valorizza la tipicità, per il pesto non esiste una ricetta definita per legge come quella prevista ad esempio per il panettone, ma solo il disciplinare di produzione del Consorzio pesto Genovese, che però non è vincolante. Ciò permette alle aziende di proporre numerose varianti e soprattutto di sostituire gli ingredienti più costosi con altri (ne abbiamo parlato in questo articolo sul pesto industriale).

Cosa si sta promuovendo, dunque, oltre all’immagine degli amministratori pubblici della Liguria? Secondo Garibaldi, “per come è gestita, la campagna promozionale del mortaio gigante è un’operazione che non ha nessun rapporto con la filiera e con i produttori che non sono stati coinvolti nell’iniziativa”.  Non si è fatta attendere la replica del presidente della regione Liguria Giovanni Toti, il quale ha dichiarato che “questa campagna si ispira a precedenti illustri e di grande impatto, e successo”, e che “è stata realizzata anche e soprattutto grazie all’utilizzo di fondi del FESR proprio perché consideriamo il turismo un fattore determinante di sviluppo”.

© Riproduzione riservata Foto: Paola Emilia Cicerone, La Mia Liguria

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