Può la combinazione di cosmetici e integratori risolvere il problema della calvizie? La risposta è no, secondo il Giurì dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP). Con la pronuncia n. 10/25 dello 08/04/2025, ha accolto le contestazioni del Comitato di Controllo nei confronti dell’azienda M.I. di Irti Mirko Salvatore, stabilendo che il video pubblicitario su TikTok violava gli articoli 23 e 23bis del Codice di autodisciplina, relativi rispettivamente alla pubblicità di cosmetici e integratori alimentari.
Cosmetici e integratori contro la calvizie?
Il video di 35 secondi contestato dallo IAP aveva come protagonista un ragazzo che pubblicizzava la linea di cosmetici e integratori, facendo affermazioni come “Hair Army ha creato dei prodotti appositamente studiati per contrastare la miniaturizzazione”. Affermazioni di questo tipo però possono veicolare al pubblico il messaggio che i prodotti pubblicizzati abbiano un’azione migliorativa, o addirittura risolutiva, della calvizie e dell’alopecia androgenetica, attribuite all’azione dell’ormone maschile DHT (diidrotestosterone).
Il sito dell’azienda, inoltre, attribuiva ai prodotti “DHT-Striker Lotion” e “DHT-Striker Shampoo”, ma anche di “ESTRO-Defence Lotion” e “ESTRO-Defence Shampoo” (le versioni femminili), funzioni non riconducibili ai cosmetici, in particolare, un’efficacia simile al minoxidil (farmaco usato per il trattamento dell’alopecia androgenica vietato nei cosmetici), utilizzando indicazioni che richiamano quelle tipiche dei medicinali: “senza effetti collaterali”, “arresto della caduta dei capelli”, “inibizione dell’enzima 5 alfa reduttasi”, “stimolazione della crescita dei capelli”.
La difesa dell’azienda si è richiamata a studi scientifici e al parere di un divulgatore e di un medico specialista, secondo cui l’integratore commercializzato dall’azienda avrebbe una composizione di estratti naturali con proprietà “assolutamente accertate di contrasto dell’ormone androgeno steroideo e quindi di supporto contro l’alopecia androgenetica” . Non ritenendo convincenti le ragioni dell’azienda, il Comitato di Controllo ha trasmesso gli atti al Giurì.
La censura dello IAP
Secondo il Giurì, la formulazione del video suggeriva al pubblico un’azione risolutiva e quasi terapeutica, attribuendo a cosmetici e integratori un’efficacia esagerata. Il Codice di autodisciplina pubblicitaria, infatti, consente di vantare solo effetti legati alla prevenzione o alla riduzione temporanea della caduta dei capelli per cause fisiologiche, ma non per patologie come la calvizie, che coinvolgono processi ormonali complessi. Per lo IAP, dunque, “non vi è soluzione per l’alopecia” riconosciuta come tale per la categoria dei cosmetici e integratori, confermando una linea interpretativa già consolidata in altre decisioni, come la n. 39/2023.
Il Giurì, quindi, ha ordinato la cessazione della pubblicità contestata, evidenziando ancora una volta quanto sia importante non attribuire a prodotti cosmetici e integratori proprietà terapeutiche che non possono scientificamente vantate. Si tratta dell’ennesimo richiamo a una maggiore correttezza nella comunicazione pubblicitaria, specie su piattaforme ad alto impatto tra i giovani come TikTok.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Hair Army
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