A 10 km da Langhirano, località dove stagionano i prosciutti di Parma, tre giorni fa è stata trovata la carcassa di un cinghiale, morto per avere contratto il virus della peste suina africana (PSA). È quanto si rileva dalla banche dati sul sito ufficiale del Ministero, anche se nessuno ha diffuso la notizia (noi ne abbiamo parlato in questo articolo sulla peste suina in provincia di Parma). Eppure il cinghiale numero 1.855, trovato morto a Fornovo di Taro, è importante, perché vuol dire che il virus è arrivato in prossimità dei capannoni dove si stagionano decine di migliaia di cosce di prosciutto di Parma.
Se due mesi fa un cinghiale positivo alla peste suina era stato trovato a 65 km da Langhirano, adesso la distanza si è accorciata e siamo a 10 km dalla cittadina. È facile prevedere che tra qualche settimana possa essere trovata una carcassa di cinghiale praticamente alle porte dei capannoni di stagionatura.
A rischio l’intera filiera del prosciutto
Siamo di fronte a un problema serio che mette in pericolo l’intera produzione. La questione non riguarda tanto la salubrità dei salumi, visto che il virus non si trasmette all’uomo, ma l’intera filiera, che vedrebbe crollare le esportazioni oltre a un danno di immagine incalcolabile.
L’aspetto tragicomico è che Vincenzo Caputo, nominato per decreto commissario straordinario per la peste suina tempo fa, non è più in carica, perché la nomina è scaduta da 47 giorni. Il rinnovo è al vaglio della Corte dei Conti e, se non ci saranno inciampi, bisognerà aspettare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. In questo momento, che, per usare un eufemismo, possiamo definire molto critico, non c’è la persona che dovrebbe coordinare le operazioni. Lo stesso Caputo ci ha fatto sapere che non può rilasciare dichiarazioni in quanto, per il momento, non ha titolo.
Scatterà il blocco delle esportazioni?
Il Consorzio del Prosciutto di Parma da noi interpellato non ha neanche risposto alle nostre domande. L’atteggiamento di chiusura del Consorzio non è strano. Anche per lo scandalo di Prosciuttopoli la scelta è stata quella del silenzio di fronte ad una vera tempesta cha ha coinvolto intera filiera.
Le uniche dichiarazioni sono quelle dell’Ausl di Parma secondo cui nulla è cambiato fino ad ora. L’Ausl sottolinea che “non c’è allerta in quanto la peste è una malattia che colpisce unicamente suini selvatici e suini allevati, e non rappresenta nessun pericolo per l’uomo. Per questo motivo per gli stabilimenti di trasformazione di alimenti di origine animale a base di carne suina e non solo per i prosciutti nulla è cambiato nei confronti della commercializzazione dei prodotti”.
Certo, non ci sono problemi per la salute dell’uomo, ma questa situazione di stasi ha i giorni contati. La Commissione UE (che dovrebbe riunirsi oggi, 12 aprile) dovrà approvare modifiche alle zone soggette a restrizione sulla base dei cinghiali trovati positivi nei pressi di Langhirano. Se, come alcuni addetti ai lavori sostengono, l’area degli stabilimenti di stagionatura dei prosciutti di Parma verrà inclusa nelle zone di restrizione, potrebbe scattare il blocco delle importazioni di tutti i salumi non solo del prosciutto di Parma da parte di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia… che giustamente sceglieranno di non comprare prodotti italiani per evitare qualsiasi rischio di contaminazione.
Quotazioni dei suini a picco
Per rendersi conto della gravità della situazione, che molti cercano in tutti i modi di nascondere, basta vedere cosa è successo alla seduta della Commissione unica nazionale suina dell’11 aprile, che in pratica è la borsa merci del settore suinicolo e della carne di maiale. “Il listino dei maiali vivi da macellare segna “Non quotato” – spiega Elio Martinelli presidente di Assosuini – questo è successo perché, alla luce dell’arrivo della peste suina nei pressi di Langhirano e nella prospettiva di uno stop alle esportazioni, i macellatori hanno chiesto un forte ribasso dei prezzi di acquisto e gli allevatori hanno deciso di non accettare”.
Di fronte a questo disastro annunciato, non ci sono dichiarazioni da parte del Consorzio del prosciutto di Parma. La cosa non è così strana. Anche per lo scandalo Prosciuttopoli del 2019 portato alla ribalta da Il Fatto Alimentare, il Consorzio non si era accorto di nulla, eppure si è trattato di una frode da 80 milioni di euro con 300 soggetti segnalati all’autorità giudiziaria, 810mila cosce sequestrate, 480mila prosciutti esclusi dal mercato e oltre 500.mila cosce smarchiate da parte di singoli allevatori. Oggi la cosa importante per alcuni operatori del settore sembra quella di assicurarsi i primi 25 milioni stanziati per sostenere le imprese danneggiate dalla peste suina e di sollecitare i ministri affinché ne arrivino altri perché il prosciutto di Parma non può certo soccombere.
Aggiornamento del 17/04/2024
Dal 18 aprile Langhirano rientra nella zona di restrizione I e quindi sarà soggetta a stretta sorveglianza, mentre la zona di restrizione II si amplia. Lo ha deciso la Commissione UE dopo il ritrovamento di una seconda carcassa a Varano de Melegari, sempre a un decina di chilometri dalla cittadina (leggi qui il nostro articolo sulla zona “rossa” per Langhirano).
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Purtroppo in Italia siamo fatti così, la maggior parte delle volte si interviene a cose accadute o peggio ancora non si agisce proprio, non considerando le conseguenze economiche a volte catastrofiche.
Porto a conoscenza quello che sta accadendo a me personalmente: residendo in campagna, in una zona assolutamente pianeggiante, da circa un anno tutte le notti la mia casa (fortunatamente interamente recintata) è assalita da bande di cinghiali in cerca di cibo.
La cosa grave è che oltre al pericolo, il giardino esterno che ho è continuamente zappato da queste bestie selvatiche, distruggendo tutte quello che trovano.
Le autorità sanno bene del problema ma non muovono un dito.
Per assurdo, se lasciassi il cancello della recinzione aperto di notte, richiudendolo poi alle loro spalle con un sistema meccanico, ne potrei catturare decine.
Sommessamente chiedo, si può andare avanti così?.
Grazie per gli argomenti che trattate.
Salve, la PSA in Sardegna esiste da decenni e finalmente é stata circoscritta in una piccola zona e si sta per debellare, comunque è consolidato che l’uomo non corre pericoli anche col consumo delle carni.
Certo l’uomo non corre pericolo, ma se andiamo avanti così le esportazioni di tutti i salumi saranno bloccate e il mercato interno si ridurrà
In Prosciuttopoli il vuoto di ruolo del Consorzio del Prosciutto di Parma ci era sembrata una furbata, magari anche un pò “pilatesca”. Qui invece assume i contorni di una latitanza grottesca, goffa, in linea con l’insipienza ministeriale nel creare un vuoto gestionale in un momento critico nel quale coordinare gl’interventi, … tra i quali dovrebbero esserci anche quelli del Consorzio. A meno che, per statuto, sia previsto il solo controllo D.O.P. (ma in tal caso avrebbe dovuto intervenire per Prosciuttopoli.
La peste suina africana, partita qualche anno fa dalla Cina ( e nessuno lo fa notare ), si è lentamente diffusa nell’Europa Orientale è fatalmente è arrivata anche da noi. Visto che la PSA è una malattia dei selvatici, Allevatori e Aziende di trasformazione con a cascata, tutti i dipendenti che ci lavorano, e con essi le rispettive famiglie, semmai sono e saranno presto parte lesa. Il Consorzio del Prosciutto di Parma , come altre Associazioni di produttori, non ha titolo giuridico per fare alcunché se non agire nelle sedi istituzionali per sensibilizzare la Politica affinché intervenga come dovrebbe. Cosa che sta facendo da inizio 2022.
A me sembra che il Consorzio del prosciutto di Parma abbia fatto molto molto poco.
Ma il Consorzio in che cosa ha titolo se non per proteggere e tutelare il proprio prodotto ed i propri produttori in ogni sede ed in ogni modo?
Ma cosa ha deciso Bruxelles?
Il tema dovrebbe essere all’ordine del giorno di giovedì 18 aprile ma nessuno lo conferma
Ma questi tempi (la notizia è ormai nota da 10 giorni) sono normali ? Aspettando non si dà la possibilità al virus di correre ?
Certo ma in questa vicenda non sempre viene rispettata la logica
Ho letto che ci sono vari tipi di zone (Zona I, II, III)… Le autorità italiane chiederanno alla UE di comprendere Langhirano nella zona meno restrittiva… Ma gli stabilimenti più importanti non sono a Langhirano ma a Sala Baganza e Felino che si trovano più vicini alla zona infetta. E comunque tutto tace.