
“Boicottiamo i prodotti USA, compriamo europeo!” Nelle ultime settimane, è nato un movimento di consumatrici e consumatori europei che, in protesta contro la nuova politica estera statunitense, ha deciso di rispondere con il portafogli attraverso il boicottaggio dei marchi made in USA. Il trend è nato in Canada, ma si è rapidamente esteso ai Paesi dell’Unione Europea, soprattutto dopo l’annuncio di dazi e le minacce di annettere la Groenlandia, isola che fa parte del Regno di Danimarca.
Il boicottaggio in Danimarca
Proprio in Danimarca il movimento ha così tanta trazione che il Salling Group, il più grande gruppo della grande distribuzione del Paese con oltre 1.400 punti vendita con le sue insegne Bilka, føtex e Netto, ha deciso di aiutare consumatrici e consumatori che partecipano al boicottaggio aggiungendo una stella sul cartellino dei prodotti di marchi europei. Trovare alternative ai brand statunitensi così diventa semplice e immediato.
In un post su LinkedIn l’amministratore delegato del gruppo, Anders Hagh, ha dichiarato: “Di recente abbiamo ricevuto una serie di richieste da parte di clienti che desiderano acquistare generi alimentari da marchi europei. Per far fronte a ciò, introdurremo una nuova marcatura sui nostri cartellini elettronici dei prezzi in Bilka, føtex e Netto, dove una piccola stella indicherà se il marchio è di proprietà di un’azienda europea. I nostri negozi continueranno ad avere sugli scaffali marchi provenienti da tutto il mondo, e sarà sempre il cliente a scegliere. La nuova etichetta è solo un servizio aggiuntivo per i clienti che desiderano acquistare prodotti con marchi europei.”
Come trovare alternative europee
Per chi non ha la fortuna di vivere in Danimarca, consumatrici e consumatori impegnati nel boicottaggio hanno organizzato gruppi Facebook (ironicamente, un altro servizio statunitense) in cui si consigliano alternative locali ai più noti brand americani, come Coca-Cola, Pringles o Heinz. Esistono siti, come Go European, e app, come BuyEuropean, che permettono di sapere il Paese di provenienza di un marchio e suggeriscono alternative europee.
Facciamo qualche esempio. La Coca-Cola può essere sostituita con l’italianissima MoleCola. Le salse Heinz con quelle Calvé, marchio italiano di proprietà della multinazionale britannica Unilever. Le patatine Lay’s con la milanese San Carlo. I corn flakes Kellogg’s con i Fitness Nestlé, multinazionale svizzera. O meglio ancora, si possono sostituire questi prodotti con alternative più sane e meno ultra processate. Per quanto riguarda, invece, le catene di fast food, come McDonald’s, Burger King e KFC, ci si può rivolgere a locali come La Piadineria, CapaToast o L’Antico Vinaio. Una buona alternativa a Starbucks può essere infine la catena di caffetterie italiane 12oz.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Anders Hagh via LinkedIn
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
sono favorevole a questo movimento di consumatori. in fondo, che tipo di cibi ci vengono propinati dagli USA?, non certo di buona e sana alimentazione.
Ora dico una parolaccia. Chiedo scusa anticipatamente…Pane e mortadella…
Per quel che mi riguarda credo di essere andato solo una volta nella vita in un fast food, ma in ogni caso in campo alimentare i prodotti americani hanno poco da dire ad un italiano attento alla qualità di quello che mangia.
Sono convinto però che il boicottaggio, che sia contro gli Usa o singole aziende sia l’arma migliore che i consumatori abbiano in mano e sono molti gli esempi in tal senso (vedi: https://wp.me/pjP1E-tRU + https://wp.me/pjP1E-dgH).
Ho rilanciato su Mastodon il vs. articolo che è risultato di interesse: https://mastodon.uno/@Paoblog/114230344254368863
ed infatti ci stiamo organizzando in tal senso, segnalando alternative che aiutano e stimolano gli altri.
Io ad esempio ho chiuso due account Dropbox ed utilizzo servizi equivalenti offerti da aziende etiche (open source) europee, evito Gmail ed uso Proton o kMail, non acquisto più su Amazon a meno che sia veramente “costretto” e mi rivolgo ad aziende europee e non, con filiali italiane. Non uso (più) Paypal, ma altre forme di pagamento e gli esempi non finiscono qui.
In ogni caso, fermo restando che sono contrario ad esempio ai vandalismi nei confronti di Tesla, il boicottaggio è una forma di protesta che danneggia da subito la controparte ed è legale.
Racconta Kris su Mastodon: “io sto facendo proprio uno sforzo per non comprare niente di statunitense, a volte resto stupita nello scoprire la provenienza di un prodotto.”
Magari è la volta buona che la massa impara a leggere le etichette.
Non saprei… Queste industrie statunitensi hanno fabbriche in Italia e producono qui i loro prodotti, dalla Coca Cola agli hamburger etc. di McDonald’s.
Evitiamo Facebook, X etc.
ma gli utili vanno comunque nelle tasche delle multinazionali USA…
Si ma se producono in Italia i posti di lavoro li creano qui
nella mia modesta goccia nell’oceano da tempo evito marchi americani inclusi saponi, detersivi, dentifrici, frutta secca soprattutto perché usano pesticidi e altre diavolerie chimiche almeno, per ora, vietate in Italia. Se buona parte dei consumatori facessero altrettanto forse il tycoon si accorgerebbe di aver lanciato un bel boomerang.
Era ora!!
Finalmente qualcosa si muove, proporrei anche alternative a Google, utilizzando Ecosia e Qwant. Dovrebbe essere operativo a breve anche EUSP, il nuovo motore di ricerca nato in Europa. Mistra IA in alternativa a chatGPT. Come dire, molto dipende anche da noi consumatori. 🙂
Infatti, non è mica colpa degli USA se ci abbuffiamo di coca cola e fast food. Noi consumatori dobbiamo darci una svegliata e soprattutto noi europei. Anche se in modo del tutto discutibile ed ambiguo, comunque il metodo Trump spero ci faccia mettere in moto nuovamente il cervello, soprattutto a noi italiani che da inventori siamo diventati camerieri.
Ottima e intelligente iniziativa!!!
La condivido in pieno e la ritengo molto efficace per contrastare il modello di visione gestionale del mondo che i membri dell’attuale amministrazione USA stanno mettendo in opera.
D’accordissimo ma molte volte il problema è capire dove è stata prodotta la merce, quando vai al supermercato non è che puoi stare 2 ore a leggere le etichette quindi hanno fatto benissimo in Groenlandia ad aggiungere quella stella. Altro discorso è se il marchio è americano ma la produzione si fa in Italia, in questo caso i posti di lavoro sono qui quindi in questo caso boicottare i prodotti può portare a perdita di posti di lavoro in Italia
Speriamo allora che si faccia la stessa cosa anche in Italia . Trovo sempre molto corretto specificare il luogo di origine dei prodotti in vendita, ed io stessso, da sempre ricerco quale sia la zona di provenienza per fare acquisti consapevoli. Dopodichè , ognuno farà le proprie scelte.
Sono assolutamente d’accordo: “Don’t buy USA”; vorrei anche sui prodotti made in Europa la stella di riconoscimento
Ben fatto, d’ora innanzi anche noi cercheremo di non comprare più prodotti statunitensi…
E’ difficile discernere la nazionalità dei proprietari delle aziende, visto che spesso si parla di quote da parte di investitori (spesso si tratta di i fondi di investimento) basati in paradisi fiscali.
Con la stessa logica oggi molte squadre di calcio dovrebbero essere abbandonate dai propri tifosi, o catene alberghiere ridurre i propri mega hotel in caso di una contrazione delle prenotazioni.
Sfortunatamente per fare imprenditoria sono importanti i capitali e negli anni gran parte degli investitori italiani hanno preferito capitalizzare piuttosto che crescere e investire. In ogni campo.
Dubito che la teoria del comprare solo “prodotto in Italia” possa permetterci di sopravvivere meglio di stiamo oggi, il meglio lo abbiamo già svenduto negli e oggi ne paghiamo le conseguenze.
Vorrei che anche in Italia si evidenziassero i prodotti Europei.
Io, nel mio piccolo cerco di fare acquisti possibilmente a km 0!
Abbiamo bisogno di uno scatto di dignità di coraggio contro questo clima divisivo e strafottente del gruppo di potere legato a Trump. Gli americani sono altro non sono Trump