Bruxelles ha deciso: da domani (18 aprile) Langhirano, la patria del Prosciutto di Parma, dove sono localizzati decine di capannoni di stagionatura, rientra nella zona di restrizione I e quindi sarà soggetta a stretta sorveglianza. La Commissione UE ha preso questa decisione dopo il ritrovamento a Fornovo di Taro di una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina, lo scorso 8 aprile 2024. Una seconda carcassa è stata segnalata a Varano de Melegari pochi giorni dopo. Adesso che la zona di restrizione II si amplia ci potrebbero essere dei problemi per le migliaia di cosce destinate ad essere marchiate come Prosciutto di Parma.
Assosuini continua a diramare appelli alle istituzioni che però nessuno sembra ascoltare, ma il problema è molto serio e i numeri parlano da soli. Dall’inizio dell’epidemia nel gennaio 2022 si contano 1.899 carcasse di cinghiali (dato aggiornato al 17 aprile). Gli allevamenti coinvolti, invece, sono stati 21 con l’inevitabile abbattimento di oltre 40 mila maiali. Le previsioni non sono rosee.
Cosa succederà alla filiera?
A questo punto è lecito chiedersi quale sarà il destino del Prosciutto crudo di Parma? Si potranno vendere le cosce di maiale provenienti dagli allevamenti situati nei pressi di Langhirano? Il problema non riguarda la sicurezza alimentare, ma le esportazioni. Fra gli addetti ai lavori molti sono convinti che ci sarà presto un inevitabile blocco delle esportazioni. Paesi come Canada, Stati Uniti e anche diversi stati europei non vorranno comprare prosciutti e altri salumi provenienti da zone infette.
La situazione è molto critica e la sensazione è che si cerchi di nascondere la gravità ai consumatori. Un quotidiano nazionale, il 12 aprile, nelle pagine della cronaca di Parma, ha riportato per qualche ora la notizia del ritrovamento della carcassa di cinghiale positiva alla peste suina a Fornovo, salvo poi ritirarla. C’è da chiedersi cosa succederà adesso, dopo il ritrovamento di un secondo cinghiale morto di peste suina a Varano de Melegari.
Zona “rossa” per il prosciutto di Parma
Come al solito il Consorzio del Prosciutto di Parma nei momenti di crisi latita, anche se c’è molta agitazione fra gli operatori che stagionano i prosciutti e nei 10-15 allevamenti presente nella zona soggetta a restrizione. Solo oggi dopo la decisione di Bruxelles di includere Langhirano e il territorio di produzione del Prosciutto di Parma nella zona “rossa”, il Consorzio ha diffuso un comunicato in cui tranquillizza gli operatori. In realtà non ci sono molti elementi per stare tranquilli, visto che il piano nazionale per eradicare la peste suina prospetta la fine dell’epidemia nel 2028.
Stop alle esportazioni?
Oltre ai Paesi che da tempo hanno chiuso le importazioni di Prosciutto per la peste suina, come Cina, Giappone, Taiwan e Messico, “Adesso – precisa il Consorzio – ci sarà una variazione per le esportazioni in Canada, Paese verso il quale le aziende produttrici situate in zone di restrizione II (ovvero quelle in cui la PSA è presente nel cinghiale) non potranno più spedire il loro prodotto”. A questo punto è probabile che anche Australia e Stati Uniti e altri Paesi Europei seguano l’esempio.
Grande assente è Coldiretti, sempre pronta a organizzare manifestazioni folcloristiche al Brennero per segnalare le importazioni di cosce di suino per preparare prosciutti italiani (cosa del tutto lecita), ma completamente assente di fronte al probabile blocco delle esportazioni dei prosciutti Dop.
I consigli per non diffondere la peste suina
In attesa di altri chiarimenti e indicazioni, ci sembra utile rilanciare l’appello della Regione Emilia-Romagna rivolto ai cittadini amanti delle passeggiate nei boschi per non contribuire alla diffusione della peste suina. La Regione ricorda che la peste suina non rappresenta un pericolo sanitario per le persone e che i prosciutti si possono mangiare, ma bisogna contrastare l’epidemia per i gravi danni che arreca al settore zootecnico. Ecco le regole.
- Se cammini per i boschi o per la campagna, o vai per funghi e ti imbatti in una carcassa di cinghiale (quindi un cinghiale morto o resti di ossa), contatta i servizi Veterinari dell’Azienda unità sanitaria locale, al numero unico regionale 051.609.2124. Se puoi memorizza la tua posizione geografica sul cellulare e scatta una foto.
- Non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari specialmente se contenenti carni di suino o cinghiale o salumi che possono essere veicolo di infezione per gli altri animali.
- Quando rientri da una passeggiata in un’area che potrebbe essere contaminata dalla PSA, cambiati le scarpe e riponile in un sacchetto prima di pulirle.
- Le malattie non rispettano le frontiere (se viaggi informati su quali tipi di carne puoi portare con te).
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Interessante il passaggio in cui si parla di notizie prima pubblicate e poi ritirate. Io ho rilevato questo comportamento con un articolo apparso su La Repubblica cronaca di Parma pochi giorni fa che parla proprio della peste suina. Si tratta di cose già successe in passato per notizie che riguardavano questi ambiti…evidentemente il Grande Fratello fa in qualche maniera pesare il suo potere economico e non solo. Ma vien da pensare che alcune notizie rischiano di non arrivare mai all’utilizzatore finale e che una quota parte dei giornalisti debba soggiacere a questi ricatti (o perdere il lavoro solamente per aver cercato di farlo bene…). Ut sementem feceris ita metes diceva Cicerone. (Così come hai seminato, raccoglierai).
Corretto, il giornale che ha menzionato il ritrovamento di una carcassa di cinghiale morto per la peste suina a Fornovo (dopo che noi avevamo dato la notizia) è la Repubblica di Parma. Basta fare una ricerca con Google per rendersi conto che cliccando sul titolo dell’articolo viene fuori la schermata “Ops!Pagina non trovata”
Non è successa la stessa cosa anche per “prosciuttopoli”? Mi riferisco al silenzio stampa e al fatto che poco si sapeva dalla stampa tradizionale…
Grazie.
Diciamo che ci sono molte similitudini nel comportamento del Consorzio del prosciutto di Parma
noto una leggera incongruenza: se la peste suina non si trasmette agli umani perché bloccano le esportazioni? probabilmente qualcosa non quadra: forse non c’é la certezza?
Purtroppo la certezza è totale. Nessuno vorrà importare il prosciutto e altri salumi italiani perché hanno paura di importare il virus.
Articolo di 2 anni fa:
https://www.ildolomiti.it/ambiente/2022/casi-di-peste-suina-africana-lesperto-ha-mortalita-dal-90-al-100-e-in-caso-di-focolaio-non-ci-sono-alternative-virus-incredibilmente-resistente
“se il contagio dovesse superare l’Appennino e arrivare, per esempio, nell’area di Parma, allora sarebbe un disastro”
Purtroppo è arrivato 🙁
“Capannoni di stagionatura”? passo suggerire di sostituire con “stabilimenti di stagionatura”?
A Parma ci sono aziende di un certo livello da cui escono prodotti di eccellenza, definirli “capannoni” non mi sembra consono
CAPANNONI, STABILIMENTI,PREFABBRICATI CAMBIA SOLO LA DEFINIZIONE CONTINUIAMO A BADARE SOLAMENTE ALLA FORMA .LA DEFINIZIONE ESATTA TECNICAMENTE :PREFABBRICATI