Si pensava che l’incubo della Peste suina per quest’anno fosse finito e che il virus fosse andato “in letargo”, come di solito succede con l’approssimarsi dell’inverno. Negli allevamenti di maiali i picchi di epidemia si rilevano generalmente in estate.
Non è così: dopo quattro settimane di tregua, ieri il Bollettino epidemiologico nazionale ha registrato l’ennesimo contagio (siamo a 46) in un allevamento del lodigiano che avrà come conseguenza l’abbattimento di circa 5.412 capi. L’azienda agricola si trova nel comune di Pieve Fissiraga, a 8 km da Lodi. Per rendersi conto di quanto sia ampio questo focolaio, basta dire che sino ad ora sono stati abbattuti 120 mila animali.
Sesto focolaio a Lodi
Si tratta del sesto focolaio in provincia di Lodi. Secondo il protocollo quando un caso di Peste suina viene confermato, si procede al censimento dei capi coinvolti. In questo caso, sembrerebbe che tutti gli animali dell’allevamento ne siano interessati. Le indagini epidemiologiche dovrebbero chiarire quanto è successo, che è comunque molto grave.
Il nuovo focolaio determinerà l’ennesimo allargamento delle zone di restrizione con un ulteriore coinvolgimento anche della provincia di Cremona. E questo comporterà ulteriori problemi al commercio dei suini (come ha evidenziato in un’inchiesta recente Giulia Innocenzi). Bisogna ora capire come sia stato possibile un nuovo focolaio di questa ampiezza, che sta causando molta preoccupazione tra gli allevatori e tutti gli operatori della filiera.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Poveri maiali, sono più dispiaciuta per loro.
È veramente sconvolgente! Più di 100.000 animali già uccisi!
E nessun telegiornale ne parla! Dov’è l’informazione!? La tv è il mezzo più seguito dai cittadini, dove dovrebbero essere date tutte le notizie utili senza filtro!! Ma forse il consumo di prosciutto diminuirebbe !!!!…….
Purtroppo a questi animali è solamente stata accorciata la vita di qualche mese. I suini sono destinati ad essere macellati entro il primo anno di vita o per lo meno al raggiungimento del peso che possa garantire il massimo profitto all’allevatore. L’unica notizia è che questi animali non saranno trasformati in prosciutti, ma credo che a loro non cambierebbe molto sapere se sono destinati a diventare un prosciutto oppure essere inceneriti come rifiuto speciale.
È vero! La loro fine è cmq quella ! Però uccidere quelli già adulti x malattia,cosa comporta? Incrementare un nuovo allevamento rapidamente!
È solo triste e angosciante !
Gentilissima, la peste suina è altamente contagiosa e ha un tasso di mortalità che può raggiungere pressoché il 100%.
Finché ci sarà la promiscuità tra di loro dovuto all’eccesso di animali nei capannoni, la peste si difondera; senza parlare del personale poco addestrato che manipola in modo inadeguato!
Non mi pare sia mai stato chiarito cosa comporti la peste suina per la salute. Leggo: 1) che non può contagiare gli umani. 2)che i maiali che vengono uccisi perché malati sarebbero uccisi comunque pochi mesi dopo per farne prosciutti.
Mi chiedo, facendo 1)+2), perché bruciare le carcasse anziché farne prosciutti con qualche mese d’anticipo, se agli umani la peste suina non fa danno?
Mi chiedo ancora: quanto camperebbe il porcello malato se non venisse ucciso? E ancora: salvo portarlo comunque a morire, che conseguenze ha la peste suina sul porcello?
Insomma , vorrei capire il senso di questo spreco.
E ancora: che senso ha continuare ad allevare maiali in attesa che la peste suina comporti che vengano buttati via con evidente spreco di risorse, tempo e denaro?
Il problema è quello che succede con le epidemie, vanno arginate altrimenti si propagano a tutti gli allevamenti di maiali.
Ma,come fanno a passare da un allevamento all’altro?
Norme igieniche?
È il virus che viene trasportato dagli automezzi che vanno da un posto all’altro dalle persone, dagli stessi lavoratori interni all’azienda che non adottato tutte le misure di biosicurezza
Complimenti! Bella professionalità!
Intanto ne fanno le spese gli animali!