Pubblichiamo questo articolo di Karl Laske sul Nutri-Score apparso il 30 dicembre 2023 sul sito francese Mediapart. L’autore descrive l’operazione di lobby porta avanti dall’Italia per bloccare a livello europeo l’approvazione dell’etichetta a semaforo Nutri-Score. Il “gastro-nazionalismo” italiano ferma il Nutri-Score in Europa. Con il pretesto di difendere i prodotti italiani, il governo di Giorgia Meloni e l’estrema destra hanno bloccato a livello europeo il processo di scelta dell’etichettatura nutrizionale a cinque colori utile per orientare i consumatori verso acquisti più sani.
“Il Nutri-Score è una follia e Fratelli d’Italia lavorerà per bloccare questo sistema di etichettatura discriminatorio» Giorgia Meloni lo aveva già promesso durante una visita al Parlamento europeo nel 2021 e sembra aver mantenuto la parola data, a un anno dal suo arrivo alla guida del governo italiano.
L’etichettatura nutrizionale a cinque colori, adottata in modo facoltativo dalla Francia nel 2017, e successivamente validata da altri sei Paesi europei, non è più stata presentata dalla Commissione Europea al Parlamento nel 2023. Inserita nel 2020 nell’agenda del “Green Deal” della Commissione Europea e della strategia “Farm to Fork” – ” From farm to table ” -, la scelta di un’etichetta nutrizionale sulla parte anteriore della confezione – “front-of-pack nutrition labelling” (FOPNL) –, approvata dal Parlamento nell’ottobre 2021, doveva inizialmente entrare in vigore nel 2022.
Nutri-Score penalizza prodotti italiani
La presidente del Consiglio italiano, sostiene che il logo “penalizza” i prodotti tradizionali italiani e ne ha fatto un tema di campagna politica. Nel Paese gli attivisti di Fratelli d’Italia (FI) hanno moltiplicato “flash mob” e manifestazioni con striscioni dove apparivano scritte come “prodotto italiano = qualità”, “no al Nutri-Score”. In realtà, i prosciutti e i formaggi italiani, ricchi di sale o di grassi quanto i prodotti francesi o spagnoli, ottengono gli stessi punteggi sfavorevoli, non tanto per spaventare i consumatori quanto per incoraggiarli a regolarne il consumo.
Parallelamente alle manifestazioni, Giorgia Meloni ha orchestrato una forte attività di lobbying a Bruxelles e Strasburgo. L’Ufficio europeo dell’Unione dei consumatori (Beuc) e l’ONG Foodwatch hanno recentemente rivelato i verbali delle audizioni ottenute nel 2022 presso la Commissione europea da diverse lobby dell’agroindustria. Nei documenti si evidenzia l’operazione di influenza dell’Italia nei confronti del Direttorio Generale Agricoltura (DG Agri) e il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski.
La lobby in azione
Wojciechowski, ex deputato, è membro del partito ultraconservatore polacco Diritto e Giustizia (PiS), da parte della coalizione dei Conservatori e Riformisti europei (CRE), alla quale appartiene Fratelli d’Italia. Il 21 novembre 2022 ha ricevuto la visita del nuovo ministro italiano dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, cognato di Meloni. L’incontro era stato preparato da uno degli sherpa del commissario polacco, Roberto Berutti, ex membro della rappresentanza italiana, vicino ad alcuni dirigenti piemontesi di Fratelli d’Italia.
Cosa dice l’ideatore del Nutri-Score
“Per il momento la Commissione europea non si è pronunciata”– lamenta il professor Serge Hercberg, epidemiologo e ideatore del Nutri-Score – “ma non abbiamo traccia che questo rimanga nella sua agenda. Abbiamo l’impressione che le attività di lobbying abbiano costretto la Commissione a piegarsi». Secondo lo scienziato l’Italia si è rivelata un “rullo compressore”. “Vediamo dalle note rivelate dal Beuc – continua Hecberg – che la rappresentanza italiana è molto attiva contro Nutri-Score. Gli italiani sono molto presenti politicamente, mentre da parte francese non abbiamo rilevato un movimento a sostegno».
Un tweet di Lollobrigida
Va detto che una governance transnazionale del Nutri-Score, composta dalle autorità sanitarie dei sette Paesi che lo hanno autorizzato (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera), ha validato dal 1 gennaio 2024 una nuova versione dell’algoritmo che interessa soprattutto i prodotti ricchi di sale, zucchero o fibre.
Da parte sua, l’Italia ha ottenuto l’appoggio di diversi Paesi: la Romania, il più intransigente, la Repubblica Ceca, la Grecia, la Lettonia, l’Ungheria e Cipro. Il 24 giugno 2021, durante gli incontri bilaterali a Bruxelles con i primi ministri di Ungheria, Slovenia e Polonia, Viktor Orbán, Janez Janša e Mateusz Morawiecki, Giorgia Meloni aveva già “richiamato l’attenzione” di questi leader “sulla battaglia italiana contro il Nutri-Score, il sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo che penalizza pesantemente i prodotti Made in Italy”. Secondo un rapporto Fratelli d’Italia durante questi “colloqui bilaterali”, la leader dell’estrema destra ha colto l’occasione per incontrare Janusz Wojciechowski .
«Nei verbali l’Italia sostiene che il Nutri-Score non ha un valore scientifico, il che è falso. Si dice pure che i consumatori non sanno come usarlo, e anche questo è falso» spiega Emma Calvert, portavoce del Beuc. È incredibile che abbiano sostenuto che il Nutri-Score dia un scarsa valutazione alle creme spalmabili al cioccolato e in questo modo penalizzerebbe i produttori di cacao e aumenterebbe l’immigrazione in Europa».
L’Italia contraria
C’è di più, il Beuc è sorpreso per il numero di incontri effettuati dagli italiani soprattutto presso la direzione generale della Salute della Commissione europea (DG Sante) e con il commissario dell’agricoltura Wojciechowski. Il 4 ottobre 2022 la rappresentanza italiana ha accompagnato Federalimentare davanti alla DG Agri; il 27 ottobre lo ha presentato al commissariato e questo incontro non figura nella dichiarazione di trasparenza, sottolinea Beuc. E il 28 ottobre un terzo incontro l’ha portata al cospetto dello stato maggiore della DG Agri.
“In Italia, il governo, l’industria e gli agricoltori sono tutti contrari al Nutri-Score o a un sistema simile di etichettatura nutrizionale da collocare sulla parte anteriore della confezione (FOPNL)” si legge nel verbale di questo incontro. “Questa è chiaramente una linea rossa per il governo italiano».
“La valutazione italiana mostra che attualmente (all’interno dell’Unione europea (Ue) – ndr) c’è più sostegno contro il Nutri-Score che a favore “, precisa il documento, che riporta “quattro Paesi membri” uniti e “altri , ambivalenti ma che condividono le preoccupazioni italiane” . “L’AGRI è consapevole delle preoccupazioni espresse dall’Italia ed è vigile”, si legge nello stesso verbale. “Nessuna decisione è stata ancora presa, la SANTE (Direzione Generale per la Salute della Commissione Europea) sta ultimando lo studio d’impatto. In ogni caso, la proposta dovrà essere sostenuta dal Consiglio e dal Parlamento».
I tweet anti-Nutri-Score del ministro
Non è trapelato alcun verbale dell’incontro, avvenuto il 21 novembre 2022 fra il commissario Wojciechowski e il ministro Francesco Lollobrigida. È stata resa pubblica solo una nota preparatoria. “Siamo consapevoli delle preoccupazioni italiane riguardo al Nutri-Score e attenti al possibile impatto di un tale sistema su prodotti che non possono essere facilmente riformulati, come indicazioni geografiche, prodotti mono-ingrediente, olio d’oliva, formaggi, ecc», scrivono gli sherpa polacchi.
NUTRI SCORE lobbyNUTRI SCORE lobby
Nominato ministro dell’Agricoltura un mese prima, il cognato di Giorgia Meloni ha partecipato lo stesso giorno al primo incontro con i suoi colleghi dei 27 Stati membri dell’UE a Bruxelles. Durante una conferenza stampa, il ministro affronta subito il tema dell’etichetta nutrizionale. L’Italia sostiene Lollobrigida non ha bisogno di strumenti “che non diano abbastanza informazioni” e “che sono addirittura pericolosi dal punto di vista del condizionamento del consumatore”.
A gennaio, Lollobrigida ha annunciato ai dirigenti del Consorzio di Tutela del Grana Padano di Desenzano del Garda di aver “ottenuto il rinvio al 2024 del processo Nutri-Score“, che era stato “ritirato dall’agenda europea“. “Il Grana Padano è un prodotto di eccellenza di cui siamo orgogliosi e che continueremo a difendere concretamente, dichiara. Tutte le azioni che stiamo portando avanti con il governo Meloni, sia dentro che fuori i confini nazionali, sono in linea con questo“.
L’etichetta del vino
Quando l’Irlanda ha ottenuto dall’Unione Europea l’autorizzazione ad apporre etichette di avvertenza per il consumatore sulle bottiglie di vino e alcolici, Lollobrigida si è schierato a favore della lobby italiana del vino e in un tweet proponeva di aiutare l’Irlanda “a garantire una corretta informazione”, scrivendo “il vino nuoce gravemente alla salute di chi non lo beve”. “Riteniamo che l’azione dell’Irlanda sia scorretta perché una cosa è informare e invitare alla moderazione, un’altra è dire che un prodotto, qualunque sia la quantità consumata, fa male alla salute”, commenta (contrariamente a quanto riportato da tutte le autorità scientifiche).
Nove “fake news” in un tweet
Il 28 febbraio, il ministro scrive un tweet contro il Nutri-Score invitando al “buon senso” . “Il Nutri-Score è un sistema difettoso” che “penalizza gli alimenti sani e di qualità». Il Nutri-Score secondo Lollobrigida promuove i prodotti ultraprocessati come patatine fritte, pizza, olio di semi e le bevande a base di cola con una “A” su sfondo verde, mentre i prodotti della dieta mediterranea (vino, olio d’oliva, carne e pasta) sono scarsamente valutati, con una “E” su fondo rosso.
La verità di Hercberg sulle etichette
Da Parigi, Serge Hercberg, l’inventore del logo nutrizionale, vede il tweet del ministro italiano sobbalza e dice “In un unico tweet destinato a screditare Nutri-Score, il ministro dell’Agricoltura trasmette ben 9 notizie false». Lo scienziato elenca gli errori.
“Le bibite tipo cola non sono mai classificate A, ma sono classificate E (le versioni light sono classificate al massimo B); la pasta non è classificata E bensì A; l’olio d’oliva non è mai stato classificato E ma si trova in C, il miglior punteggio attuale per un olio vegetale; gli oli di semi non sono classificati come A, sono al massimo classificati C (per l’olio di colza), più spesso D (oli di arachidi, mais, girasole, ecc.) o E (cocco, palma); le pizze non sono classificate A poiché il loro Nutri-Score varia da A a E a seconda della loro composizione nutrizionale (contenuto di grassi saturi, sale, verdure, fibre, ecc.) e solo una piccolissima minoranza di pizze riesce a classificarsi A, la maggioranza sono classificate C, D o E.
La carne fresca non lavorata non è classificata E, la sua classificazione varia da A a C a seconda della composizione (più o meno ricca di grassi)… Per quanto riguarda le patatine fritte, la maggior parte di esse il Nutri-Score segna A oppure B perché si tratta di patate che hanno subito un processo di prefrittura e quindi il prodotto ha un bassa quantità di grassi». Infine, il vino non può essere classificato come E, perché le bevande con una gradazio
ne alcolica superiore all’1,2% non sono soggette alla dichiarazione nutrizionale e quindi non si può riportare il Nutri-Score. Il ministro ha quindi scritto una sciocchezza.
La rabbia dei social
I commenti di Serge Hercberg non piacciono molto ai social network italiani di area governativa. L’ex segretario di Stato alle Politiche agricole e alimentari Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato appartenente alla Lega di Matteo Salvini, lo accusa di “attaccare il governo italiano”. Hecberg ha subito anche minacce e commenti antisemiti, che sottolineavano la sua provenienza da una “famiglia di immigrati ebrei polacchi” . “Il Nutri-Score è una schifezza, morirai presto”, gli scrive MagisterZatta su X. “Stai attento, è arrivata la tua ora”, viene detto.
Il tono della campagna anti-Nutri-Score è stato indicato nel 2019 da Matteo Salvini. “A Bruxelles vogliono imporci cosa mangiare. “Il Nutri-Score è una boiata pazzesca” , “Nessuno si azzardi a mettere fuori legge i prodotti del nostro mare e della nostra terra!», ha avvertito il leader della Lega. “Siamo da sempre attenti alla difesa della nostra agricoltura – giustifica Giorgia Meloni – Siamo un partito di patrioti e la patria è la terra dei padri, intesa non solo come legame di appartenenza culturale ma anche come amore per la terra, il magnifico territorio che il buon Dio ci ha donato».
Strano video della Sardone sul Nutri-Score
Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, legata al gruppo Identità e Democrazia (ID) del Parlamento Europeo – di cui fa parte il Raggruppamento Nazionale (RN) –, si è recata in Francia per cercare di dimostrare l’esistenza di un “complotto” contro i prodotti italiani.
«Sono stata in tre supermercati dove il prosciutto di Parma e la mozzarella italiana sono considerati prodotti poco salutari, mentre i prodotti industriali e la vera spazzatura hanno l’etichetta verde», annuncia postando il video del sopralluogo. «Guardi, il prosciutto crudo di Parma, una delle nostre eccellenze, ha la categoria D, non è considerato un alimento salutare», ha detto, mostrando un prodotto Auchan confezionato e tirato fuori dal frigorifero. “Se ora guardiamo a qualcosa di francese, questa carne con verdure”, continua presentando un piatto preparato di carne di vitello. “Il Nutri-Score diventa magicamente A, con l’etichetta verde il prodotto diventa sano».
Il gastro-nazionalismo
I prodotti italiani hanno etichette rosse o arancioni, denuncia l’eurodeputato. Mostra una pizza fatta in Francia, “in apparenza indecente” – “Non la mangerei mai” – che ha l’ “etichetta verde”. Poi sceglie dagli scaffali una “ricotta made in Italy ” classificata “C”. Questi prodotti non c’entrano niente tra loro, ma la dimostrazione è fatta: è quindi “A” per Francia, “C” per Italia. Questo ci permette di avere un “dubbio” abbastanza forte che l’etichetta venga assegnata “sulla base della nazionalità o dell’origine dei prodotti” piuttosto che sulla loro reale qualità, sostiene.
Il gastro-nazionalismo rende ciechi. Inoltre, l’eurodeputato che mostra il corridoio della pasta prodotta in Francia ed etichettata “A” non darà un’occhiata alla pasta italiana, anch’essa classificata “A”. L’opposizione al Nutri-Score da parte dell’estrema destra italiana si è diffusa in altri partiti politici. Oltre agli alleati di Meloni, troviamo sostenitori anche nel Partito democratico, coinvolgendo personalità legate all’agroindustria, come l’eurodeputato Paolo De Castro, la cui dichiarazione di interessi racconta la sua appartenenza al comitato scientifico del Consorzio Grano Padano.
Nutri -Score etichetta semplice
L’Italia va avanti senza credere troppo nel sistema alternativo che ha proposto. Si tratta del NutrInform Battery, un logo blu che presenta le percentuali di sale, zucchero, grassi e grassi saturi. Lo stesso sindacato agricolo italiano ha dichiarato alla commissione che NutrInform “non era ancora ben adattato e non così facile da usare”. D’altronde, un rapporto del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea, che sintetizza 173 articoli scientifici, ha confermato nel 2022 l’interesse di Nutri-Score nell’ “incoraggiare acquisti alimentari più sani”. “Le etichette più semplici, valutative e codificate a colori sono più facilmente comprensibili rispetto alle etichette monocromatiche più complesse, riduttive”, conclude il rapporto. Il logo a cinque colori non solo ha “il potenziale per guidare i consumatori” verso diete migliori, ma anche per “stimolare la riformulazione e l’innovazione dei prodotti alimentari”.
Le speranze dei consumatori
Il Beuc spera che venga superato il blocco del processo di approvazione del Nutri-Score imposto dall’Italia. Ma non è detto che le prossime elezioni europee consentano di emarginare i partiti populisti e nazionalisti. “Per noi la soluzione migliore è avere un’unica etichetta per tutta l’Europa”, dichiara Emma Calvert – ma se la Commissione non riuscirà a proporre la legge come aveva promesso, sarà necessario lasciare gli Stati membri liberi di raccomandare la nuova etichetta nei loro paesi».
Karl Laske, articolo pubblicato sul sito francese Mediapart il 30 dicembre 2023
© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos (copertina)
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Lo scienziato elenca gli errori.
“Le bibite tipo cola non sono mai classificate A, ma sono classificate E (le versioni light sono classificate al massimo B); ….l’olio d’oliva non è mai stato classificato E ma si trova in C, …gli oli di semi non sono classificati come A, sono al massimo classificati C (per l’olio di colza), … le pizze non sono classificate A poiché il loro Nutri-Score varia da A a E…
… Per quanto riguarda le patatine fritte, la maggior parte di esse il Nutri-Score segna A oppure B perché si tratta di patate che hanno subito un processo di prefrittura e quindi il prodotto ha un bassa quantità di grassi»
Sono molto confuso su questo tipo d’etichetta, ma se lo scienziato (francese) che dovrebbe confutare le falsità detta dai governanti italiani scrive queste cose, inizio a credere che forse siano “quasi vere”. E mi ricordo anche di tutta la querelle sull’olio di palma, in parte proveniente dalla Francia con l’unico intento di supportare l’olio di colza a cui è stata data la stessa classificazione di quello d’oliva…
Una piccola nota. La questione dell’olio di palma è stata promossa e portata avanti da Il Fatto Alimentare e non dalla Francia
Assolutamente, non difendo l’olio di palma. Semplicemente ricordo che ci fu una presa di posizione molto forte (anche dal punto di vista comunicativo e di relativi investimenti) francese, con l’intento di sostenere il consumo dell’olio di colza. Se sia meglio l ‘olio di colza o quello di palma non sono in grado di valutare. Ma che la colza sia a livello di quello d’oliva, mi lascia perplesso.
Ribadisco, la presa di posizione francese arriva molto dopo. In Italia la campana contro l’invasione dell’olio di palma è stata portata avanti da Il Fatto Alimentare. Questo è un fatto indiscutibile
Sicuramente mi sono espresso male. Non volevo mettere in discussione quello che Il Fatto Alimentare ha fatto sulla questione olio di palma e di cui vi rendo sicuramente merito.
Volevo semplicemente sottolineare che la Francia ha grossi interessi sull’olio di colza, che porta avanti in diverse situazioni, come ha fatto investendo grosse risorse economiche sulla campagna contro l’olio di palma, sfruttandola a suo vantaggio. Se aggiungiamo che gli interessi francesi nel campo agroalimentare spesso sono in diretta concorrenza con quelli italiani divento molto dubbioso sulla reale buona fede di chi oltralpe sponsorizza fortemente questa etichetta. Dubbi che crescono leggendo le argomentazioni che il creatore del Nutriscore, riportate nell’articolo, porta per confutare le critiche fatte al suo sistema di etichettatura. Argomentazioni che nella realtà sembrano che più che smentire, confermino le critiche.
La questione dell’olio di colza mi sembra fuorviante. Il Nutri-Score è approvato da sei Paesi e dal mondo scientifico dei nutrizionisti. La lobby italiana è sostenuta dall’industria del cibo spazzatura da Coldiretti e da chi ha interessi lontani anni luce da quelli dell’informazione corretta e dalla trasparenza verso i consumatori
Sono d’accordo che parlare della colza è fuorviante.
Ho iniziato dicendo che sono confuso su questo tipo d’etichetta. Leggere un articolo che dovrebbe sostenere l’opportunità di scegliere questa classificazione ha fatto crescere ulteriormente i miei dubbi sull’utilità di farlo.
Che vantaggi porta?
Senza polemica, ma che sia stato approvato da 6 paesi non mi sembra sia una garanzia. Le scelte che vengono fatte in Europa sono sempre rappresentazione di interessi economici. A volte coincidono anche con gli interessi dei consumatori o dei cittadini, ma solo a volte.
Abbiamo scritto decine di articoli. Il Nutri-Score è la migliore etichetta da proporre ai consumatori. Su questo punto è d’accordo la maggioranza dei nutrizionisti e tutti quelli che non vendono cibo spazzatura e non fanno parte di lobby come viene descritto molto bene nell’articolo.
1) che ci siano interessi dei paesi nord europei ad affossare l’agricoltura italiana (quote ecc…) a favore delle proprie produzioni non me lo immagino io.
2) che nei 7 paesi citati si mangi “maluccio” (a parte la spagna) è una mia impressione?
3) le lobby ci sono ovunque e le più potenti (purtroppo) non sono italiane
la consapevolezza del consumatore si forma e manifesta in tanti modi con scelte più o meno condivisibili ma che spero restino libere o il meno condizionate possibile
infine definire di estrema destra questi politici/governanti (che non ho votato) mi sembra il classico modo per screditare tutto quello che fanno a prescindere.
L’articolo racconta i fatti. Non c’è destra o sinistra ci sono sono interessi di natura economica da parte dei produttori
sono d’accordo con lei e sappiamo tutti quanto i “produttori” (primari e industrie) nord europee siano forti, strutturati, con interessi spesso in contrasto con i “nostri” ed abbiano anche loro qualche interesse di natura economica (più che legittimo ci mancherebbe)
perciò anch’io , come il sig Angelo, non ho tutta la sicurezza che riesce ad avere lei
saluti
La lobby italiana ha agito molto bene ed è riuscita a ritardare l’entrata in vigore del regolamento che avrebbe introdotto il Nnutri-Score. Coldiretti , il governo e alcune aziende dolciarie hanno lavorato molto bene e questo è il risultato. Un risultato disastroso perché prevale su qualsiasi motivazione scientifica e su qualsiasi evidenza .
Questo sistema del nutri-score è utilissimo per avere un po’ di consapevolezza su cosa mangiare. L’etichetta con la E non ti dice che il prodotto non è buono, solo ti invita a non consumarne tanto. Non è mica difficile da capire. In Francia mi trovo benissimo a fare la spesa nel supermercato, ma in Italia si sa, pur di accaparrarsi qualche mancetta in più i politici faranno di tutto per ostacolare una buona idea.
Ecco una domanda, ma in Francia questa etichetta applicata da diversi anni ha prodotto qualche dato positivo sulla salute dei consumatori?
In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html
Dal report “L’analisi dei differenziali ha evidenziato che Nutri-Score è particolarmente adatto a sottopopolazioni a rischio dal punto di vista nutrizionale, come i giovani adulti o le persone con scarse capacità di lettura e di calcolo. Uno studio condotto in Francia su oltre 14.000 persone71 ha dimostrato che la probabilità di classificare correttamente i prodotti utilizzando Nutri-Score, rispetto a una situazione di controllo in cui non era disponibile alcuna etichetta, era particolarmente elevata nei partecipanti provenienti da contesti socio-economici inferiori e in quelli con livelli inferiori di conoscenze nutrizionali.” Ducrot P, Mejean C, Julia C, Kesse-Guyot E, Touvier M, Fezeu LK, Hercberg S & Péneau S. Objective Understanding of Front-of-Package Nutrition Labels among Nutritionally At-Risk Individuals. Nutrients. 2015 Aug; 7(8):7106-25
E l’applicazione del Nutri-score non impedisce di attuare anche politiche di educazione alimentare o altro.
Sicuramente il NS a semaforo risulta più semplice e comprensibile di altre tipologie d’etichetta. Ma il punto rilevante è che logica segua la classificazione data. Continuano a rimanermi forti dubbi nel vedere l’olio d’oliva classificato come l’olio di colza o le patatine prefritte nelle classi migliori.
Le patatine da friggere surgelate non sono penalizzate perché sono senza olio e devono finire in padella. Le patatine classiche snack invece hanno un semaforo arancione o rosso.
La tesi secondo cui “Il Nutriscore sarebbe portato avanti da multinazionali alimentari europee contro il Made in Italy” è pura “propaganda” ovvero una grossolana falsificazione della realtà, diffusa e ripetuta sistematicamente per condizionare l’opinione pubblica. Siccome a livello accademico in Italia nessuno si interessa di prevenzione primaria dell’obesità (CVD, diabete, tumori…) diversi professionisti della nutrizione, internisti obesiologi, professori universitari, vittime loro stessi della propaganda, ripetono ingenuamente questa litania: “il NS penalizza il Made in Italy”.
E’ falso: https://ilfattoalimentare.it/mangia-e-taci-libro-serge-hercberg-nutri-score.html
Concordo con Gianni Aceto: “pur di accaparrarsi qualche mancetta in più i politici (italiani) faranno di tutto per ostacolare una buona idea” come il NS. Come? Con le fondazioni a latere di partiti politici o a latere di società scientifiche. Non c’è un’etica della tutela della salute pubblica ma semplicemente un vendersi a chiunque elargisca donazioni.
Ma ci sono molti altri modi con cui si possono cooptare i politici, e sono i trasferimenti di denaro su conti mascherati all’estero (pratica diffusa in Italia sin dagli anni ottanta). L’obesità infantile in Italia (siamo tra i primi in Europa) ha una solida matrice politica e scientifica. Nel senso che anche alcune società scientifiche hanno ricevuto sponsorizzazioni da parte dell’industria alimentare … quindi non parlano MAI di prevenzione, sugar tax, controllo della pubblicità rivolta ai bambini, ma solo di farmaci e chirurgia dell’obesità, diete chetogeniche e stigma verso gli obesi.
https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-report-rai-battaglia-italia.html
Ci sono troppe cose che possono essere migliorate prima ancora di cominciare sul serio.
Il faro nel buio è rappresentato dalla scienza senza campanilismi ma come si dice nessuno è profeta nemmeno in patria………..
https://www.statista.com/topics/10626/obesity-and-overweight-in-france/
L’obesità è un problema globale di salute pubblica che continua a crescere. Negli ultimi 25 anni, l’obesità è cresciuta in Francia, soprattutto tra i giovani. Nel 2020, un adulto su due si occupava di sovrappeso o obesità nel paese. In effetti, il 47% degli adulti francesi era in sovrappeso, di cui il 17% soffriva di obesità. Rispetto al 1997, i tassi di obesità in Francia sono notevolmente quadruplicati tra i giovani di età compresa tra i 18-24 anni. La chirurgia bariatrica, destinata a trattare le persone con grave obesità, si è sviluppata rapidamente in Francia. Di conseguenza, il numero di interventi si è moltiplicato per più di 20, dal 1997 al 2016. Poiché il sovrappeso o l’obesità aumenta i rischi per le malattie cardiovascolari, il diabete e alcuni tumori, entrambe le condizioni sono diventate un significativo problema di salute pubblica.
La mia domanda voleva essere più pratica, cioè rispetto a questi dati l’applicazione del nutriscore ha portato numeri migliori?
Non mi sembra un gran risultato capire che le persone, anche le più svantaggiate, sanno riconoscere un semaforo, sarebbe più importante capire che le stesse persone nel loro stile di vita sceglieranno effettivamente il meglio, ammesso che poi il meglio indicato faccia bene alla salute, per molti aspetti non facile da dimostrare ( lavorazioni industrili, additivi, paragoni qualitativi improbabili ecc. ).
Perchè vale ripetere le parole dette più volte:
“”Per la salute è tuttavia determinante un’alimentazione equilibrata e non una visione isolata di un singolo prodotto. Per questa ragione la piramide alimentare svizzera continua a essere lo strumento più importante per l’informazione dei consumatori.””
Sono sicuro che tutti gli esperti lo sanno…………..
Questo si dice in Svizzera, nel Consiglio Federale maggio 2023.
———https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20233018
Questa era la mia curiosità, perchè sarebbe l’unica prova valida di efficacia, avrebbe anch’essa dei limiti ma sarebbe più convincente rispetto a certi report e sondaggi che mostrano realtà virtuali.
Molto altro rispetto a dire che il nutriscore non impedisce di fare altro, per me il nutriscore andrebbe applicato soltanto sui cibi ultraprocessati, punto.
Tutto il resto mi sembra un diversivo dietro cui si nascondono interessi vecchi e nuovi che hanno più a che vedere con la politica economica che con la salute………….
Diversi lavori scientifici riportato la riduzione di consumo di cibo spazzatura in Paesi che hanno applicato Nutri Score o etichette semaforo equivalenti, sugar tax , limiti alla pubblicità di prodotti alimentari per per bambini…..
Sono sicuro che il Nutri-Score non dica falsità, il problema è che è presentato come la soluzione al problema, ma in realtà ne fotografa solo una parte: gli ingredienti in sé non vengono guardati, che siano di ottima provenienza o scadenti (per es. additivi chimici di vario tipo) non fa differenza. Con il Nutri-Score si rischia di far associare alla gente la A a una salubrità massima, quando magari alcuni prodotti con una valutazione elevata sono ben poco salutari. Questo porta quindi a disinformazione, perché i consumatori si affiderebbero solo al Nutriscore, senza valutare altri aspetti ancora più importanti (ossia gli ingredienti usati).
Un metodo come quello usato dalla app Yuka mi sembra molto più avanzato, perché tiene conto di tutti i fattori.
Il Nutri-Score è un passo avanti notevole nell’etichettatura degli alimenti . Ha dei limiti, sono d’accordo ma è praticamente impossibile andare oltre quelle informazioni. Yuka ci prova ma occorre trovare parametri condivisibili e riconosciuti da tutti ( Efsa compresa)
Vado in Francia per svago e lavoro con una certa frequenza e il suddetto sistema di etichettatura non mi ha mai, e ripeto mai, causato nessun dubbio o problema. E lo stesso dovrebbe essere per qualunque persona normale.
Il confronto va sempre fatto con prodotti della stessa gamma, come logico quando sto facendo la spesa e confronto i prezzi, mica lo faccio tra patatine e insalata?!?!?
La verita è che l’attuale classe dirigente ha costruito il suo consenso in decennali battaglie contro un nemico, meglio se remoto in modo che sia molto più difficile da confutare. La Germania, Bruxelles, gli US etc.. etc…
Adesso che sono forza di governo anche volendo non possono rinnegare pena la perdita di consenso (vedi MES) e quindi ci tocca questo balletto di annunci roboanti a cui fanno seguito decisioni opposte sottotraccia (vedi farina di insetti)…
Ah quindi il Nutri-Score no ma farine di insetti e carne coltivata invece vanno benissimo? Appare sempre più chiaro che non c’è nessuna volontà di tutelare il patrimonio enogastronomico di questo paese, ma solo di fare gli interessi dei soliti potenti
Il ministro Lollobrigida ha dovuto per forza autorizzare gli insetti