Ho letto con attenzione l’articolo sul cibo per cani integrato con con olio di oliva, in cui si sottolineava la presenza sugli scaffali dei supermercati di prodotti destinati all’alimentazione umana preparati con ingredienti utilizzati tradizionalmente per il pet food, e vorrei fare alcune considerazioni.
Da mangime a cibo per cani
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando ero appena laureato esistevano solo normative commerciali sugli alimenti per animali di ogni specie, familiari o allevati. In quel periodo, nei Paesi anglosassoni si faceva una distinzione. Si parlava di ‘food’ per il cibo dell’uomo e di ‘feed’ quando si parlava di mangimi per animali di fattoria. Per gli animali da compagnia di casa, si parlava già di food come per gli esseri umani (pet food), soprattutto per il cibo nelle scatolette.
Con il Mercato Unico, Bruxelles dà l’avvio a normative che sono anche basate sul lavoro di comitati scientifici (all’inizio del Duemila confluiranno nell’attuale EFSA) e tra questi lo SCAN (Comitato Scientifico Alimentazione Animale, al quale ho collaborato per circa otto anni). In questi comitati vige il principio che ogni mangime o alimento destinato agli animali da reddito che, direttamente o indirettamente, forniscono cibo destinato all’alimentazione umana, deve avere lo stesso livello di sicurezza previsto per le persone.
Per questo motivo, le bioproteine ottenute da batteri o lieviti che non avevano una sufficiente documentazione inerente gli standard sicurezza, sono state autorizzate solo per ingredienti del cibo destinato a cani e gatti. Allo stesso modo alimenti non ritenuti commestibili per l’e persone non possono essere destinati a mangime per bovini, suini, polli. Ancora oggi se si sequestra cibo mal conservato e non commestibile, può essere destinato a mangime animale solo se viene sanitizzato. Nessuna deroga invece per cibi contaminati da inquinanti chimici o sostanze tossiche, che devono essere distrutti. L’unica deroga riguarda cibo inadeguato al consumo umano per motivi estetici o di sapore.
Animali domestici umanizzati
Adesso si assiste a un salto di qualità. Da quando cani e gatti fanno parte della famiglia alla pari di ogni altro componente, gli alimenti sono passati a pieno titolo nel segmento del cibo per umani, distaccandosi dai mangimi per gli animali da reddito (feed). Da qui derivano le diete per cani e gatti, le presentazioni gastronomiche dei pet food e, soprattutto, l’uso delle stesse materie prime impiegate per preparare prodotti alimentari in vendita a supermercato. C’è stata una sorta di umanizzazione dell’animale che include anche il cibo (se io sono quello che mangio anche il cane è quello che mangia, direbbe oggi Feuerbach).
Oggi, a livello industriale non vi sono sostanziali differenze tra alimenti ultra processati per umani e quelli per animali. Le tecniche e i costi industriali sono simili. Diversi possono essere i prezzi di vendita perché per le persone una scatoletta è un alimento considerato ‘vile’, mentre per l’animale non solo è di comoda somministrazione, ma per il proprietario sia pure inconsciamente è la ‘conquista’ di un livello umano. In questo modo non c’è da meravigliarsi se würstel preparati con carne di pollo separata meccanicamente costano meno di una scatoletta di cibo per cani e gatti preziosamente presentata e pubblicizzata in tv.
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002