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Etichette digitali per ridurre lo spreco alimentare? Sembra proprio che sia fondamentale modificare l’etichettatura dei prodotti venduti nei supermercati, adottando tecnologie più moderne rispetto alla carta adesiva, perché più della metà degli alimenti scartati proviene dal superamento della data di scadenza. Quando si giunge al giorno indicato, nonostante spesso il cibo sia ancora ottimo, il rivenditore lo elimina, rimettendoci anche parecchio denaro.

Oggi, per fortuna, per modificare una catena di eventi che sembra quasi ineluttabile, la tecnologia offre diverse soluzioni, come quella delle cosiddette “etichette digitali”, molto diverse da quelle tradizionali. I sistemi già disponibili permettono di variare i prezzi di giorno in giorno, migliorando lo stoccaggio e la programmazione per i rivenditori, e di rendere via via più conveniente l’acquisto delle merci in scadenza per i clienti, incentivandoli ad acquistarle.

Etichette digitali

Ciò presuppone un cambiamento di paradigma: si dovrebbe passare da un prezzo fissato nel momento dell’allestimento in negozio a un prezzo dinamico, che cambia ogni giorno, grazie a semplici modifiche gestite da un tablet o da un computer in funzione dell’approssimarsi della data di scadenza e di altri parametri quali la disponibilità di un certo prodotto.

Per illustrare meglio di che cosa si tratta, i ricercatori dell’Università di Austin, Texas, hanno pubblicato un dettagliato articolo su Marketing and Science, facendo due esempi concreti, uno relativo a una catena che opera nel Regno Unito e uno a una catena del mercato dell’Unione Europea (di nessuno dei due è stato citato il nome), che hanno adottato due sistemi diversi. La prima ha implementato, su 940 prodotti, le etichette digitali da scaffale o ELS, che permettono di abbassare il prezzo via via che si avvicina la data di scadenza, mentre la seconda ha utilizzato anch’essa  le ELS e in più un codice a barre allargato. Un sistema che, a differenza di quello classico, contiene informazioni sui dettagli della data di imballaggio, sul numero di lotto e sulla data di scadenza.Prodotti sul nastro trasportatore di una cassa di un discount Lidl; accanto prodotti esposti

I benefici dei prezzi dinamici

I dati dall’introduzione dei due sistemi fanno capire come potrebbe cambiare la gestione delle merci deperibili: la catena inglese ha aumentato la variazione di prezzo del 54% rispetto a prima, e quella europea addirittura dell’853%. Non ci sono dati sullo spreco, perché non erano l’oggetto dell’analisi specifica, ma altre ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che modificare i prezzi riducendoli via via che si avvicina la scadenza comporta una razionalizzazione dello stoccaggio e degli ordini, perché mettere in offerta i prodotti in scadenza significa liberare spazio per altri più freschi.

Ciò comporta un risparmio per il rivenditore dal punto di vista della diminuzione delle merci eliminate, e maggiori introiti da quello dei prodotti venduti oltre, appunto, una riduzione dello spreco del punto vendita. Inoltre, un sistema digitale è più sostenibile, perché permette di ridurre fino quasi a zero le etichette cartacee, con relativo risparmio di carta, adesivi e inchiostri: un aspetto che potrebbe sembrare marginale ma che, rapportato al numero di prodotti delle grandi catene della GDO, non lo è.

Le difficoltà e i limiti dei sistemi digitali

Non mancano, comunque, ostacoli e limiti. Il primo è, ovviamente, l’investimento iniziale che il rivenditore deve affrontare per modificare il metodo di etichettatura delle merci deperibili. Non tutti possono affrontare tali costi – non a caso i due esempi fatti riguardano due grandi catene- e per questo gli autori suggeriscono che siano messi a punto incentivi statali simili a quelli utilizzati per l’installazione di pannelli solari. Un secondo aspetto critico è la formazione del personale, che deve imparare a utilizzare i programmi sui propri tablet o computer, e che deve essere messo nelle condizioni di modificare il prezzo senza sacrificare le sue normali mansioni.

Questo può rappresentare un problema nei grandi supermercati, dove le merci sono centinaia, e dove è difficile ipotizzare che ogni giorno gli addetti modifichino appunto decine di etichette ciascuno, senza che il lavoro ne risenta. Probabilmente – riflettono i ricercatori – bisogna mettere a punto sistemi gestionali specifici, che limitino la necessità di un intervento umano su ogni singolo prodotto ogni giorno.

Rialzi arbitrari

Un altro rischio, che però si potrebbe scongiurare in diversi modi, è che i rivenditori rialzino in modo arbitrario i prezzi, o che lo facciano le società di delivery, approfittando di picchi di domanda. A prescindere dalla fondatezza di queste preoccupazioni, i clienti possono essere indotti a rinunciare a un certo fornitore perché temono variazioni speculative dei prezzi. È accaduto, per esempio, quando la catena statunitense Wendy’s ha annunciato l’introduzione dei prezzi dinamici, suscitando reazioni negative che l’hanno costretta ad assicurare ai propri clienti che i prezzi sarebbero diminuiti nei periodi di vendite basse, ma non sarebbero mai aumentati in quelli di maggiori richieste.

L’Europa è più avanti degli Stati Uniti nell’adozione di queste tecnologie, ma il divario si sta colmando. A giugno, la catena Walmart ha annunciato che passerà alle etichette dinamiche nei suoi 2.300 negozi entro il 2026, mentre Amazon Fresh e un’altra catena, chiamata Midwest Schnuck’s lo stanno già facendo.

Nel 2022, negli Stati Uniti sono stati buttati via cinque milioni di tonnellate di cibo, il 35% dei quali è finito in discarica. Secondo ReFed, associazione che combatte lo spreco alimentare, più della metà – 2,7 milioni di tonnellate – proveniva da merci che avevano oltrepassato la data di scadenza.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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