Il 21 novembre alle ore 9 del mattino, il programma Mi Manda Rai Tre in onda sul terzo canale ha dedicato un lungo servizio alle etichette a semaforo, e più precisamente al Nutri-Score francese. Stiamo parlando della nuova etichetta, ormai riconosciuta da Paesi come Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera e Spagna, forse destinata a diventare entro il 2022 il nuovo sistema di classificazione degli alimenti in Europa. Questa cosa non sembra sfiorare i rappresentati delle lobby e i produttori dei prodotti tipici italiani schierati all’unisono contro il nuovo sistema.
Nel programma sono intervenuti molti dei soggetti direttamente interessati (Coldiretti, il ministro Stefano Patuanelli, produttori di prosciutti e di formaggi, politici e parlamentari europei e altri) che esprimono all’unanimità la netta opposizione al nuovo sistema di etichetta a semaforo. Un po’ più cauta Laura Rossi del Crea Nutrizione.
Il direttore del Fatto Alimentare Roberto La Pira invitato in studio, ha provato a spiegare a questi signori che il semaforo viene erroneamente interpretato. L’accusa fatta da quasi tutti gli oppositori è che il semaforo attribuisce il colore verde alla bibita zuccherata dietetica e il colore rosso al prosciutto crudo o il colore arancione al formaggio grana, tipici prodotti della gastronomia italiana. Si tratta di un’accusa priva di fondamento perché il semaforo è stato concepito come un sistema per confrontare tra di loro prodotti della stessa categoria merceologica, permettendo così al consumatore di fare una scelta ragionata. Ha quindi senso confrontare il colore di cinque pizze surgelate, di cinque confezioni di cereali per la colazione o di cinque gelati perché in questo caso il semaforo attribuisce il colore verde o giallo a quelle che contengono meno grassi, meno sale, meno calorie e meno zucchero, mentre l’arancione o il rosso viene attribuito a quelle più ricche di grassi, zuccheri, sale.
L’altra cosa sia cui vale la pena soffermarsi è che istituzioni come lo Iarc si sono espresse a favore del semaforo e anche 277 scienziati hanno firmato un documento in cui si dichiarano favorevoli (tra gli italiani firmatari ricordiamo Walter Ricciardi dell’Università Cattolica di Roma, Giuseppe Remuzzi e Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri di Milano). In altre parole la scienza dice sì al semaforo mentre in Italia politici, lobby e portatori di interessi di bottega si schierano nettamente contro. Chi ha ragione?
Perché non fare una ricerca di mercato seria e chiedere ai consumatori cosa ne pensano dell’etichetta a semaforo e dell’alternativa italiano il Nutrinform battery?
Per vedere il programma clicca qui.
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Gentile La Pira, un semaforo è un semaforo, non è fatto per fare dei gran ragionamenti.
Quando guido, se il semaforo è rosso mi devo fermare, indipendentemente che io guidi un camion o una bicicletta ed indipendentemente che ci sia un camion, una bicicletta o nessunto nell’altra strada che ha il verde.
Lei dice: “Si tratta di un’accusa priva di fondamento perché il semaforo è stato concepito come un sistema per confrontare tra di loro prodotti della stessa categoria merceologica, permettendo così al consumatore di fare una scelta ragionata. Ha quindi senso confrontare il colore di cinque pizze surgelate, di cinque confezioni di cereali per la colazione o di cinque gelati perché in questo caso il semaforo attribuisce il colore verde o giallo a quelle che contengono meno grassi, meno sale, meno calorie e meno zucchero, mentre l’arancione o il rosso viene attribuito a quelle più ricche di grassi, zuccheri, sale.”
Se un semaforo deve essere “interpretato” e confrontato con le medesime “categorie merceologiche”, non è lo strumento più adatto per lanciare messaggi.
Mia modesta opinione.
a me sembra che la capacità di interpretare “semafori” o “batterie” dei consumatori italiani (ma oserei dire anche mondiali) sia abbastanza limitata per capire bene come inquadrare certi cibi nella dieta quotidiana o settimanale o quale che sia. si è troppo spesso guidati dai desideri di dare sfogo alle proprie golosità, piuttosto che avere chiare le conseguenze di ciò che si mangia. mi ripeto fino alla noia, occorre un’educazione alimentare che inizi sin dalla scuola primaria, per formare dei buoni consumatori!
Gentilmente mi fate vedere l’immagine su uno scaffale francese ad esempio oli con semaforo di altro colore rispetto al rosso…. Oppure prosciutti…. Non ci sono? allora a cosa serve confrontare, scriviamogli come sulle sigarette nuoce gravemente alla salute.
Forse con i formaggi ci riusciamo a fare un confronto serio data la vasta gamma? Si Esiste la AB tecnologies che produce un FORMAGGIO FUSO! SEMAFORO A ! Bella roba.
https://mycfia.com/fr/produit/fromage-fondu-nutriscore
Lo stato francese nei suoi siti ufficiali (ad esempio regione Loria https://www.pays-de-la-loire.ars.sante.fr/le-nutri-score-pour-rendre-plus-lisible-et-comprehensible-letiquetage-nutritionnel) parla di qualità nutrizionale del prodotto! non di confronto. Strano che i francesi solitamente barricaderos si siano fatti turlupinare in questo modo, lor patria dei prodotti di eccellenza con semaforo rosso.
A mio parere è una etichetta fuorviante allora meglio la NOVA mi pare si chiami che valuta la lavorazione del cibo che tra l’altro non è incompatibile con nutriscore.
Nova e Nutri Score sono complementari
Si ma nutri score è affermato nei paesi da lei citati, mentre NOVA non lo è ed in più nutri score è in procinto di essere adottato come regolamento UE ed è forse per questo che il clima si scalda.
Siccome sono argomenti che mi incuriosiscono ho trovato che una incongruenza esiste anche sullo scaffale bibite ad esempio in Belgio troviamo penalizzata un bibita bio verso la coca light.
L’ho trovata in questa trasmissione TV pubblica (una sorta di “Report” del Belgio)
https://www.rtbf.be/info/dossier/le-scan/detail_des-frites-a-et-de-l-huile-d-olive-d-peut-on-se-fier-au-nutri-score?id=10385161
Credo proprio che la Coca light sia la pietra dello scandalo (e del fallimento) del nutriscore, dato che viene presa ad esempio da tutti quelli che sono contrari a tale sistema.
Pensare che una bevanda immonda come la Coca light abbia il semaforo verde, fa riflettere…
La coca light deve essere confrontata con altre bibite simili, altrimenti si fa demagogia
OK, prodotti omogenei.
Allora nello scaffale degli oli, tutti i prodotti saranno con semaforo rosso, dall’Exravergine da 18€ al litro con acidità di 0,1 all’olio di oliva, all’olio di sansa, all’olio di semi…
Non mi sembra un bell’aiuto per il consumatore.
Gli oli extravergine non hanno il semaforo rosso ma giallo.
Io sono pienamente a favore del nutri score, sicuramente non è uno strumento perfetto in tutto, ma penso basterebbe spiegare, proprio nelle scuole o in una delle mille trasmissioni televisive il criterio che ne sta alla base che almeno una parte degli italiani (quelli che si soffermano sulle etichette) lo capirebbero, o almeno sarebbe un tentativo, visto che adesso l’educazione alimentare mi pare la stiano facendo le pubblicità televisive e le confezioni degli alimenti, che sono piene di dizioni come “fonte di fibre ” e poi c’è dentro crusca e farina 00, per non parlare della “falsa carne ” che come minimo è costituita da 20/30 ingredienti. Diciamo piuttosto che ci ritroveremo con scaffali pieni di arancioni e rossi..che spaventano più i produttori di cereali, merendine, yogurt e alimenti per l’infanzia…che però non si pronunciano facendo fare la battaglia ai consorzi di DOP e IGP in modo da fare leva sull’italianità che ci fa sentire tutti uniti.
A questo punto mi arrendo l’etichetta nutriscore è degna di noi consumatori, tutti tecnologi alimentari (d’altronde siamo anche allenatori della nazionale) che quando andiamo allo scaffale siamo pienamente consci di cosa stiamo facendo e dei giusti confronti da fare, ovvero dobbiamo sapere che confronteremo la nutriscore della coca light con la diet cola e non con la fanta normale…. confronteremo l’olio extravergine con l’olio di arachide e non con la maionese light; confronteremo il prosciutto cotto con quello crudo e non con altro ecc.