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Scritto a più mani con il contributo di diversi esperti che fanno capo all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, Vivere bene, edito da San Paolo, è il nuovo libro di Silvio Garattini, scienziato e farmacologo, fondatore e presidente dell’Istituto. Il libro è incentrato sul ruolo che l’attività fisica ha sul nostro organismo e su quanto, come evidenzia anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la sua pratica possa incidere sul nostro benessere fisico e mentale e avere una ricaduta positiva sul sistema sanitario.
L’attività fisica nella vita quotidiana
L’aspetto che mette subito in evidenza Garattini è che, nonostante i successi della medicina e della farmacologia, se l’aspettativa di vita è invidiabile per quanto riguarda la durata, non lo è altrettanto in termini di salute. Anzi, la durata di ‘vita sana’ in Italia è molto in basso nella graduatoria internazionale. Un esempio virtuoso è invece quello di Silvio Garattini stesso, 96 appena compiuti, il cui segreto di longevità e benessere, come racconta spesso nelle interviste, è legato a pochi, essenziali, ma costanti stratagemmi, come comminare 5 km al giorno a passo svelto, oppure mangiare poco e spesso. E da questa sua personale consapevolezza forse è nato il desiderio di scrivere questo libro, che aiuta a comprendere come basterebbe dedicare solo pochi minuti al giorno all’attività fisica, intesa questa non necessariamente come sport ma come movimento, da inserire nella nostra quotidianità.
Si può partire infatti da pochi, piccoli accorgimenti: andare a piedi o in bicicletta invece di usare veicoli a motore, fare le scale invece di utilizzare l’ascensore o alzarsi spesso dalla sedia e camminare in casa. Come evidenzia la dottoressa Elisabetta Pupillo dell’Unità di epidemiologia delle malattie neurodegenerative (Dipartimento di Neuroscienze del Mario Negri), negli ultimi decenni è infatti aumentata la sedentarietà anche tra le pareti domestiche a causa del progresso tecnologico: la domotizzazione delle case porta l’individuo a non doversi alzare per fare una serie di azioni come quella più banale di accendere o spegnere le luci.
I benefici
Il libro fa riferimento a un’ampia e approfondita letteratura scientifica che permette di avere un quadro abbastanza esaustivo delle conseguenze sulla salute dell’assenza di una costante attività fisica. Ma scopriamo anche che la prevenzione attraverso l’attività fisica sembra essere più importante, o comunque propedeutica, al seguire semplicemente una corretta alimentazione o all’utilizzo di farmaci.
Sono interessanti le pagine che fanno un’analisi puntuale dei benefici derivanti dallo svolgimento dell’attività fisica: leggere questi numeri potrebbe essere stimolante per indurre ogni individuo a praticare movimento con una certa regolarità, sapendo che al raggiungimento di 300 minuti a settimana si inciderebbe positivamente sulla qualità della vita e si avrebbe un impatto non indifferente sullo sviluppo di nuove malattie, sugli stati depressivi e sull’allungamento della vita stessa.
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I numeri dell’attività fisica
Il libro affronta il tema dell’attività fisica sotto vari aspetti, che interessano non solo il singolo individuo, ma anche la popolazione mondiale. La popolazione compresa tra i 18 e i 64 anni, secondo le indicazioni dell’OMS, dovrebbe dedicare infatti tra i 150 e i 300 minuti di attività fisica moderata alla settimana o in alternativa dai 75 ai 150 minuti di intensità vigorosa per mantenere una buona salute. Le percentuali di individui che svolgono o meno attività fisica, in Italia e in 27 Paesi dell’Unione europea, sono molto interessanti per capire non solo come un popolo che si pensa sia tra i più virtuosi, come quello italiano, si posizioni veramente, ma anche l’incidenza che questi numeri hanno sul rischio di sviluppare malattie croniche non trasmissibili e all’impatto che queste hanno sulla spesa sanitaria.
I numeri sul risparmio della spesa sanitaria nei 27 Paesi dell’UE infatti non lasciano spazio a dubbi: secondo il rapporto OMS-OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) si stima che basterebbero 150 minuti di attività fisica a settimana per avere un risparmio medio dello 0,6% sulla spesa sanitaria totale o dell’1,2% se tutti rispettassero le raccomandazioni dei 300 minuti. In Italia rispettare le raccomandazioni dei 150 minuti si tradurrebbe in un risparmio dello 0,8% della spesa sanitaria totale, che salirebbe all’1,8% raggiungendo i 300 minuti.
La situazione italiana
Come evidenziato dai dati dell’Eurobarometro nel 2022, i numeri in Italia e in Europa non sono incoraggianti. Infatti, solo il 31% degli italiani fa esercizio fisico con una certa regolarità (il 32% nei Paesi dell’Unione Europea) e solo il 3% lo fa invece regolarmente (il 6% In UE).
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Ma i dati più preoccupanti sono quelli sugli adolescenti. Sembra infatti che sia in Italia che in Europa non si seguano del tutto le raccomandazioni dell’OMS. In Italia, infatti, appena il 7,5% dei ragazzi e il 4% delle ragazze riescono a dedicare almeno un’ora al giorno all’attività fisica moderata o intensa, con una diminuzione generale registrata tra il 2014 e il 2018 nei ragazzi europei. Su questi numeri sembrano incidere non solo la condizione socio economica, ma anche fattori come l’età, il genere, il livello di istruzione. Dati allarmanti, soprattutto se consideriamo anche le recenti preoccupazioni per il grande aumento dell’obesità negli adolescenti.
Le linee guida sull’attività fisica
Per indirizzare la popolazione in questa direzione esistono linee guida e strategie per la promozione dell’attività fisica, non solo a livello locale, ma anche internazionale (Global Action Plan on Physical Activity 2018/2030). In Italia ad esempio esiste il Piano Nazionale della Prevenzione, che comprende la promozione di un corretto stile di vita, il contrasto a obesità e sovrappeso, la riduzione dell’inattività fisica e della sedentarietà, l’aumento del consumo di frutta e verdura, e la riduzione del consumo eccessivo di sale. L’obiettivo è ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbilità, mortalità e disabilità delle malattie croniche. In quest’ottica l’attività fisica deve essere considerata alla stregua dei farmaci, ossia una vera e propria terapia con una prescrizione specifica e personalizzata, il monitoraggio periodico del paziente e la rivalutazione per verificare e ottimizzare i risultati. Programmi di questo tipo dovrebbero portare alla riduzione di trattamenti farmacologici e medicalizzazioni inappropriate.
Nel libro non manca anche un approfondimento sugli strumenti utilizzati per misurare l’impatto che l’attività fisica ha sugli individui e che sono diventati di uso comune, come i cardiofrequenzimetri, gli accelerometri e i pedometri (contapassi), di cui viene spiegata la funzione evidenziando i pro e i contro nel loro utilizzo ma anche l’importanza sulla scelta del giusto strumento. Nel libro sono presenti inoltre consigli per aiutare a scegliere il tipo di attività motoria più adatta alle proprie caratteristiche fisiche e di salute.
Vivere bene. L’attività fisica: cosa, come, quanto, quando… e perché, di Silvio Garattini, Edizioni San Paolo, 208 pagine, 18 €
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Edizioni San Paolo, Fotolia
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Vivere bene significa vivere in armonia con tutti. Non sono questi i tempi dell’armonia né della concordia, perciò aumenteranno fragilità fisiche, psichiche, malattie, malesseri, non c’è alimento o ginnastica che possano servire, se non quella di tornare a essere umani.
Puoi fare anche più di cinque km. al giorno a passo svelto ma se continui a mangiare cibi ricchi di grassi trans e bere bevande piene di zuccheri ben pubblicizzate ed alcool intasi le arterie e non vai lontani. Anche i santi digiunavano
Gli acidi grassi trans non li usa nessuno da molto anni
Interessanti gli argomenti trattati, penso si debba intervenire in un’opera culturale.
Quanto descritto nell’articolo é stato sperimentato da me. Pratico sport, ciclismo e palestra costantemente, e fortunatamente dal 1993 di rado ho avuto qualche influenza. Oggi ho 74 anni. Però 5 ore a settimana mi sembrano poche.
Varie situazioni personali mi inducono a credere che, per una buona salute, le buone abitudini contino per un 10% mentre il restante 90% è dato SOLO dalla genetica.
Ne elenco solo alcune.
Per combattere e prevenire il tumore al seno è importante allattare i figli. Una mia amica ne ha avuti 4, li ha allattati al seno tutti fino allo svezzamento ed è morta di tumore al seno, lasciando 4 bambini piccoli, una tragedia.
Mia moglie non ha fattori di rischio: non beve (è astemia), non fuma, non è sovrappeso, fa regolarmente attività fisica ma è incappata una una mastectomia totale bilaterale…
Ha fatto analisi genetiche ed è risulta avere dei geni predisponenti.
Io non mangio carne, faccio sport dall’età di 14 anni, non sono sovrappeso ma dopo i 50 anni mi è comparsa:
– ipertensione
– ipercolesterolemia
– uricemia elevata (gotta)
esattamente come mio padre che era un gran mangiatore di carne, sovrappeso e non faceva attività fisica.
Questo per dire che credo poco al libro di Garattini e mi stupisco che uno scienziato come lui, invece, ci creda, che camminare 5 km al giorno faccia diventare centenari.
Con tutti i km che ho percorso io dovrei vivere almeno fino 300-350 anni…
Salve, dimentica l’epigenetica, legga in merito e capirà perché la genetica, o meglio la predisposizione genetica alla quale lei si riferisce senza saperlo, non è una condanna ad avere quel tipo di malattia. Paragonarsi agli altri non ha alcun senso poiché ognuno risponde in modo diverso a medesimi stimoli, buoni o dannosi che siano, dimentica inoltre che l’uomo non è solo carne ma influenzato in modo bidirezionale anche dalle emozioni e pensieri, più di quanto immagina o di quanto abbia mai letto sull’argomento.
Gentile Gaia, ci spiega con parole semplici qual è la differenza tra epigenetica e genetica e in che misura la prima influenza la seconda, se influenza vi è?
Certamente i fattori che incidono principalmente sulla salute sono genetica e stile di vita, non azzarderei però a dare percentuali, anche perché è complicato mettere in relazione e capire l’interazione dei vari elementi.
Che fare una vita sana, sia in termini di movimento che di alimentazione corretta, aiuti a vivere meglio è fuori discussione. Ci aggiungerei anche una vita di relazione soddisfacente, stando lontano il più possibile dai social, che va di pari passo. Poi però la genetica ha la sua importanza. Io snobbo intere corsie dei supermercati dai salumi ai formaggi, dai dolci alle bibite, niente alcol, niente fritti né grassi saturi. Niente aperitivi e porcherie annesse. Mi muovo molto…eppure devo ricorrere ai farmaci per colesterolo glicemia e altro.
Fate comunque una vita sana fin da subito senza aspettare tempo..ma senza cadere in depressione da privazioni.
La materia è complessa e va trattata in modo articolato, cercando quindi di integrare in maniera organica i vari elementi che compongono e tracciano il processo di invecchiamento. La mia esperienza di medico e di ricercatore mi ha portato a individuare due ordini di fattori causali generali: fattori interni alla persona, condizionati da caratteristiche individuali fisiche e psichiche, fra l’altro in reciproco determinismo causale, e fattori esterni, che potremmo genericamente definire ambientali (familiari, sociali, etnici, culturali, storici, economici , politici etc.) che integrano un quadro risultante a n dimensioni per ogni individuo e quindi estremamente complesso. Le segnalazioni e le raccomandazioni che vengono fornite, di indubbia utilità, corrono però il rischio di essere riduttive ed eccessivamente esemplificatrici. Probabilmente l’homo faber e l’homo ludens debbono integrarsi, in maniera da assicurare, finché è possibile, non solo il vivere ma anche il piacere di vivere.
Salve, molto interessante e vero. Francamente mi aspettavo percentuali italiane molto più basse rispetto all’Europa!
Una cosa che mi preme sottolineare è che, fermo restando che in Italia siamo più pigri, è anche vero che all’estero vi sono palestre pubbliche ! perché hanno la cultura dello sport e politiche volte alla salute dei propri cittadini (ma va…). In Italia le palestre sono luoghi spesso solo per fanatici della linea e della muscolatura (più che della salute) e inoltre sono carissime. Io vado in bici più che posso così evito gli strapazzi coi mezzi pubblici di Roma, quindi in realtà lo faccio anche per pigrizia (sic!), ma ho bisogno d’altro e poi respiro lo smog, quindi so se i benefici superano i danni o il contrario. Ma in periferia è difficile, nel mio caso impossibile, trovare delle semplici associazioni o sale dove fare ginnastica normale e magari divertente per persone che voglio solo restare sane e, perché no, migliorare la propria forza, flessibilità, etc. pur non più giovani.
Con stima,
NL
Non ho
Letto il libro di Garattini, ma senz’altro esiste il beneficio dal muoversi secondo le indicazioni espresse nell’articolo
sopra riportato. Evidentemente non ci si possono aspettare miracoli in quanto nelle informazioni dei geni che ci contraddistinguono (genetica) è scritta la nostra vita e le malattie alle quali possiamo essere soggetti. L’epigenetica, cioè tutto quello che caratterizza la nostra vita in termini di alimentazione, acqua assunta, ambiente e anche il movimento che effettuiamo, può incidere sulla nostra salute condizionando almeno in parte il destino scritto nei geni. Le statistiche sono fatte prendendo in considerazione un numero ben definito di persone per cui evidentemente quanto accade alla singola persona non può avere rilevanza per tutti.
Cioè se diecimila persone fanno jogging solo la maggior parte di esse avranno un beneficio, più o meno elevato, mentre alcune non ne avranno affatto. Sta a noi scegliere se approfittare delle statistiche o mettere la testa sotto la sabbia. Naturalmente non facendo della problematica una questione di vita o di morte, ma come si dice: “cum grano salis”.
Sarebbe fortemente opportuno che sin dai primi anni della scuola venissero adottati programmi adeguati di conoscenza scientifica per alimentarsi in maniera razionale e di invito alla mobilità secondo questi dettami.
Quanti giovani saprebbero nutrirsi in maniera adeguata evitando di diventare obesi o anche solo sovrappeso, facendo moto e sport, evitando così di andare ad affollare pronto soccorso, ospedali e cure mediche evitabili.
Con evidente risparmio di spese pubbliche che potrebbero essere indirizzate in settori strategici.
Grazie
E’ soltanto da poco (all’ incirca 10-20 anni) che la classe medica parla, indica perentoriamente che l’attività fisica è importante ai fini della prevenzione. Negli anni 50/60, spesso le mamme ricorrevano ai medici per avere l’esenzione dalla educazione fisica per il proprio figliolo: sudando c’era il rischio per una freddura!! La cultura di una volta portava a pensare che facendo un attività sportiva, si perdeva tempo, se un adulto andava in bicicletta la domenica mattina era uno sfaccendato, uno scansa fatiche. Ho avuto la fortuna sfacciata di stare trenta anni nella palestra dei VV.FF e sapete cosa si diceva allora? Che con la ginnastica si facevano le iniezione di salute.
Oltre la doppia elica e, forse, oltre l’epigenetica.
https://oggiscienza.it/2018/05/07/forma-dna-cellule/index.html
—–Se pensando al DNA immaginate la “classica” doppia elica osservata nel 1953 da James Watson e Francis Crick, la nuova scoperta vi stupirà.
Gli scienziati del Garvan Institute of Medical Research in Australia hanno osservato per la prima volta in una cellula viva una struttura del DNA che era stata fino ad oggi vista solo in vitro nei laboratori.
Si tratta degli i-motif, dei particolari nodi intrecciati composti da quattro filamenti che si formano e si disfano nel nucleo cellulare.
Proprio questa loro comparsa e scomparsa fa pensare che la nuova forma di DNA svolga un ruolo chiave nella lettura del codice genetico e per l’attivazione e disattivazione dei geni.—–
Dopo una scoperta eclatante , tipo strutture genetiche ed epigenetiche, e ce ne sono state tante altre indubbiamente…… erroneamente si pensa di aver capito “quasi” tutto, il modo trionfalistico di comunicare queste scoperte inganna il lettore superficiale e desideroso di essere tranquillizzato.
Purtroppo il quasi, ancora oggi, si espande continuamente e si aggiungono sempre nuove vie e strutture e strattagemmi con i quali la natura si esprime continuando a stupirci.
Cosa influisce, per restare tra noi che non abbiamo capito molto, nel funzionamento di un qualsiasi essere vivente?
Percentuali tra le varie influenze non pretendo di saperne dare ma credo di essere vicino alla verità pensando che TUTTO influisce, ambiente-genetica di origine-azioni-parole-pensieri, in maniera singolarmente decisiva date le differenze che ognuno di noi reca nel suo essere.
Come non dare ragione al dott. Garattini, sono figlia di una signora che ha frequentato la palestra fino a 91 anni che ha sempre camminato tanto per le montagne dell’Alto Adige, che ha sempre mangiato con misura e che fino a qualche mese fa usciva tutti i giorni a fare la passeggiata con il deambulatore; ora esce poco ma fa piccoli esercizi di ginnastica con gambe e braccia, fra 5 mesi compirà 100 anni . Non ha mai avuto nemici e ha sempre fatto tutto il bene che le era possibile regalando parte del suo tempo e del suo denaro. Naturalmente ho raccolto il testimone.
Chissà cosa ne penserebbe il Prof. Garattini di mangiare il fritto ogni venerdì sera:
https://www.gamberorosso.it/notizie/uomo-piu-anziano-del-mondo-fish-and-chips/
https://www.corriere.it/cook/news/cards/i-segreti-dell-uomo-piu-vecchio-mondo-mangia-poco-beve-alcol-raramente/seguire-stile-vita-piu-sano-possibile-potrebbe-essere-dei-segreti-longevita.shtml
E questo è arrivato a 111 anni…
Oppure quest’altro, Fredie Blom, che ha smesso di fumare a 114 anni e mangia carne ad ogni pasto:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/31/smette-di-fumare-a-114-anni-la-storia-di-fredie-blom-che-dice-di-essere-luomo-piu-vecchio-del-mondo/4394850/
Se non è merito del DNA…