Alimenti di origine vegetale assortiti: frutta, verdura, cereali e legumi; concept: alimentazione sana, dieta sana

Dal 6 febbraio 2025 è disponibile su Netflix  la miniserie Apple Cider Vinegar, ispirata al libro inchiesta The woman who fooled the world (Scribe editore) dei giornalisti australiani Beau Donelly e Nick Toscano. Nel libro si racconta la storia vera di Belle Gibson, la wellness influencer australiana che, nel 2013, dichiarava di avere un cancro terminale al cervello da più di cinque anni, con una prospettiva di vita, secondo i medici, di sei settimane, quattro mesi al massimo.

Gibson, quindi, ha iniziato a pubblicare sul suo profilo Instagram ricette condite da una serie di racconti sulla sua lotta contro la malattia. L’influencer, tuttavia, sosteneva di essere guarita dal cancro non grazie alla chemio, che aveva rifiutato, bensì all’alimentazione e a rimedi naturali. Mentre uno stuolo di ricercatori e medici non ha ancora trovato la ricetta perfetta da mettere nel nostro piatto per guarire dal cancro, sembrava averlo fatto proprio lei, Belle Gibson.

Belle Gibson e il cancro che non c’era

La sua storia ha coinvolto emotivamente un gran numero di follower e Gibson ha lanciato un’app di ricette chiamata The Whole Pantry (da 200mila download nel primo mese, a mezzo milione al culmine della sua popolarità) che, all’epoca è stata descritta dai media australiani come la “prima app al mondo per salute, benessere e stile di vita”. Sulla scia del successo dell’app, Gibson ha poi pubblicato un libro di ricette omonimo con la casa editrice Penguin.

Tuttavia le incongruenze presenti nei suoi racconti sui social e nelle interviste hanno fatto sorgere dubbi a Donelly e Toscano, che hanno scoperto che non esisteva nessuna conferma della sua diagnosi. Insomma, la guru del wellness era diventata un’imprenditrice di successo grazie al suo talento, non solo di creare ricette, ma di trasformare una menzogna in un business da milioni di dollari.

Apple Cider Vinegar Netflix 2025

La fortuna di Belle Gibson durò due anni e nel 2015, sotto pressione per le domande della stampa, in un intervista a The Australian Women’s Weekly ammise che “Niente di tutto questo è vero”. La sua app fu rimossa dagli store digitali, il libro ritirato dal mercato e, nel 2017, la corte federale di Melbourne dichiarò Gibson colpevole di aver tenuto una condotta ingannevole e fuorviante, e multata per 410mila dollari australiani (245mila euro). Ma la storia di Gibson non è l’unica di questo genere e la serie su Netflix potrebbe essere utile per mettere in evidenza proprio il rischio e i danni reali che possono essere causati dalla disinformazione sulla salute.

La guerriera del benessere

Jessica Ainscough, un’altra giovane donna australiana che ha ispirato uno dei personaggi della serie, nel 2008 ha ricevuto una diagnosi di sarcoma epitelioide, un tumore raro che si può formare negli strati profondi degli arti e delle parti centrali del corpo e che avrebbe richiesto l’amputazione di un braccio. Dopo aver lasciato il suo lavoro, cercò di curare il suo cancro seguendo le terapie dell’Istituto Gerson in Messico, basate su una combinazione di integratori alimentari, una rigida alimentazione a base di alimenti vegetali biologici e clisteri di caffè. Documentando online le sue esperienze con questa terapia, Ainscough ha attirato un forte seguito che comprendeva anche altri malati di cancro, divenendo nota come “guerriera del benessere”. Nel 2013 ha pubblicato anche un libro dal titolo “Make peace with your plate”.

Come spiega The Guardian in un articolo sulla storia Ainscough, gli istituti oncologici di tutto il mondo hanno respinto la terapia Gerson in quanto non provata, mentre il National Cancer Institute degli Stati Uniti afferma che “I dati disponibili non sono sufficienti a giustificare le affermazioni che la terapia Gerson sia efficace come coadiuvante di altre terapie antitumorali o come cura”. Jessica Ainscough è morta di cancro nel 2015, a soli trent’anni.

Diete anti-cancro in Italia

Il mondo del web, per la velocità di diffusione, è oggi la principale fonte di notizie in ogni ambito. E in questo contesto, i falsi miti sulle diete anti-cancro dilagano, raggiungendo potenzialmente un elevatissimo numero di individui. Ad analizzare il tema delle fake news sulle diete anti-cancro è la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) attraverso il suo “Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici”, che ha pubblicato il rapporto “Fake news e speculazioni sulla nutrizione in oncologia. Le prospettive e gli aggiornamenti del Gruppo Intersocietario Italiano”.

Nel rapporto si analizzano alcune tra le più diffuse diete (mima digiuno, chetogenica, alcalina, paleolitica), divulgate principalmente attraverso il web, con l’obiettivo di aiutare i lettori a comprenderne limiti, potenzialità e rischi. Non è un mistero, oggi, che la dieta ha un ruolo importante nella prevenzione di molte malattie. In campo oncologico, come si legge nel rapporto FAVO, sono stati proposti diversi piani alimentari per migliorare i trattamenti standard contro il cancro, ridurne gli effetti collaterali e aumentare la qualità di vita dei pazienti, solitamente attraverso la riduzione di determinati cibi o l’abbassamento dell’apporto calorico. 

Prevenzione o cura?

È importante sottolineare che, in questi casi, si parla di prevenzione e non di cura. Nonostante l’idea di influenzare la crescita tumorale attraverso la dieta sia allettante, le prove scientifiche sull’efficacia di questi approcci sono attualmente scarse. Inoltre, ci sono diversi rischi per i pazienti, come la possibilità di sviluppare carenze nutrizionali e malnutrizione.

Come evidenziato dal rapporto FAVO, molto spesso, le diete miracolose non solo non apportano alcun beneficio alla naturale evoluzione delle malattie oncologiche, ma possono addirittura peggiorare uno stato di malnutrizione interferendo con i trattamenti convenzionali. Sebbene i risultati promettenti degli studi svolti sui modelli animali abbiano contribuito ad accrescere l’interesse della comunità scientifica per il rapporto tra cancro e dieta, attualmente non sono disponibili sufficienti prove scientifiche per estrapolare raccomandazioni cliniche appropriate e specifiche per i pazienti.

Di conseguenza, la divulgazione di fake news su potenziali diete miracolose per curare le malattie oncologiche, ha generato non solo confusione ma anche il rischio di compromettere la guarigione se non peggiorare lo stato di salute. 

Tumore, ma è vero che…?

Un canale importante di informazione in questo campo è quello promosso dalla fondazione Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM): si tratta del portale Tumore, ma è vero che…?, che ha come obiettivo quello di informare, grazie a un gruppo di oncologi, proprio sulle fake news che ruotano in questo ambito, dalle cure alternative agli integratori. Il servizio è destinato a tutti i cittadini, e non solo quelli interessati dalla malattia, poiché una popolazione informata in modo adeguato può mettere in atto, per esempio, comportamenti virtuosi di prevenzione oncologica. 

Da un lato gli influencer e dall’altro lato i follower. La figura dell’influencer dilaga nel mare magnum del web, ma siamo sicuri che la colpa stia tutta dalla parte di chi vende una promessa? Fermo restando che divulgare informazioni non veritiere su argomenti così delicati debba essere punibile, quanta responsabilità c’è da parte nostra in quanto seguaci?

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Netflix

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