1. Dovremmo mangiare solo pollame e pesce?
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I rischi associati al consumo di pollame non sono stati valutati

I rischi di cancro associati al consumo di pollame e pesce non sono stati valutati.

  1. Dovremmo essere vegetariani?

Le diete vegetariane e le diete che includono carne hanno dei vantaggi e degli svantaggi per la salute differenti. Tuttavia, questa valutazione non paragona direttamente rischi per la salute dei vegetariani e delle persone che mangiano carne. Questo tipo di confronto è difficile perché questi gruppi possono differire per altri aspetti oltre il consumo di carne.

  1. C’è un tipo di carne rossa che è più sicuro?

Alcuni studi hanno indagato i rischi di cancro associati ai diversi tipi di carne rossa, come manzo e maiale, e con diversi tipi di carni processate, come il prosciutto e hot dog. Tuttavia, non esistono abbastanza informazioni per dire se i rischi di cancro siano maggiori o minori in associazione a un particolare tipo di carne rossa o carne lavorata.

  1. Può il metodo di conservazione influenzare il rischio (ad esempio, salatura, surgelazione, o irradiazione)?

Diversi metodi di conservazione possono causare la formazione di sostanze cancerogene (ad esempio composti N-nitroso), ma se e quanto ciò contribuisca al rischio di cancro non si sa.

  1. Quanti studi sono stati valutati?

Il gruppo di lavoro dalla Iarc ha considerato più di 800 diversi studi sul cancro negli esseri umani (alcuni studi hanno fornito dati su entrambi i tipi di carne; in totale più di 700 studi epidemiologici hanno fornito dati sulla carne rossa e più di 400 studi epidemiologici hanno fornito dati sulle carni trasformate).

  1. Quanti esperti sono stati coinvolti nella valutazione?
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I governi possono decidere di includere queste nuove informazioni

Il gruppo di lavoro della Iarc composto da 22 esperti provenienti da 10 paesi (Elenco dei partecipanti).

  1. Quali azioni dovrebbero adottare i governi, sulla base di risultati?

La Iran è un’organizzazione di ricerca che valuta le prove sulle cause del cancro, ma non fa raccomandazioni per la salute in quanto tale. Le Monografie della Iarc sono, però, spesso utilizzate come base per la realizzazione di politiche nazionali e internazionali, direttive e raccomandazioni per ridurre al minimo i rischi di cancro. I governi possono decidere di includere queste nuove informazioni sui rischi di cancro di carni lavorate nel contesto di altri rischi per la salute e benefici nell’aggiornamento raccomandazioni dietetiche.

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Sandro kensan
30 Ottobre 2015 21:18

Letto tutto, sono sfinito, non ce la faccio nemmeno a commentare…:)

emy
emy
Reply to  Sandro kensan
1 Novembre 2015 23:14

sfinito?!? per un articoletto?!? mamma mia…

Sandro kensan
Reply to  Sandro kensan
2 Novembre 2015 13:47

Ho fatto la massima attenzione nel leggere e nel comprendere i numeri e non sono molto abituato a leggere pagine di testo.

Emanuele
Emanuele
10 Novembre 2015 10:39

” i dati degli stessi studi suggeriscono che il rischio di questo tumore potrebbe aumentare del 17% per ogni porzione da 100 grammi di carne rossa mangiata al giorno”
Ma questo significa che se in un giorno mangio 200gr di carne, il rischio di tumore al colon retto aumenta del 34%? Considerando che a 200gr ci si arriva facilmente anche limitando le porzioni (basta infatti consumare 100gr di manzo a pranzo e 100gr di maiale a cena che sono porzioni veramente piccole) parlare di 34% non mi sembra affatto parlare di un PICCOLO aumento del rischio.
La cosa che poi mi infastidisce è che non ci sono ancora risultati sul consumo di verdure associate a queste carni. In generale le verdure sono in grado di contrastare l’aumento dell’acidità del sangue causato dalle proteine animali e di pulire il colon dalle sostanze chimiche che si porta dietro la carne rossa cotta. Peccato però che le stesse verdure siano in grado di irritare il colon (come le melanzane ed i peperoni).

Pinuccio
Pinuccio
Reply to  Emanuele
11 Novembre 2015 17:55

Ma la piantiamo di dire che la carne porta acidità nel sangue? Ma dove le leggete queste notizie, su Novella 2000?
Nel sangue circola un po’ di urea che si forma anche dalle proteine vegetali e che in un individuo sano viene drenata dal rene.
Non dico tanto, ma anche su wikipedia, che non è certo un testo scientifico non si trovano queste informazioni; ma perché prima di commentare non fate una ricerca?
A parte che la stessa OMS ha già ridimensionato questa notizia, dopo i titoloni dei nostri poco scientifici comunicatori quotidiani, e in ogni caso il consumo medio degli italiani è ben al di sotto delle soglie indicate nel sommario pubblicato da Lancet (perché il documento vero non sarà redatto che a 2016 inoltrato – e anche questa la dice lunga sui fatti!).
In ogni caso bastava leggere più a fondo il testo in inglese per non incorrere in inutili e scellerati allarmismi (a parte che c’era anche scritto che la carne apporta fondamentali sostanze nutritive…), dove si parla di carne trasformate cotte a elevata temperatura (alla brace, barbecue, affumicate direttamente su legna) e della presenza di conservanti come i nitrati e i nitriti. I quali ultimi sono già ampiamente ridotti dalle leggi vigenti (i nitrati non si possono usare nei prodotti cotti) e… pure contenuti in abbondanza in molte sostanze vegetali…

Anna Maria
Anna Maria
11 Novembre 2015 16:32

Fa un effetto strano leggere questo articolo mentre incombe ai lati la pubblicità della carne in scatola Montana

Roberto La Pira
Reply to  Anna Maria
11 Novembre 2015 16:35

Ridimensionare i consumi di carne e salumi per chi è abituato a mangiarne troppa. Questo è il messaggio.

alessandra
Reply to  Anna Maria
11 Novembre 2015 23:40

In effetti la pubblicità della CARNE MONTANA non appena si ha accesso all’articolo è veramente inquietante. Un paradosso. Capisco le logiche di mercato, il bisogno di fondi, ma veramente sembrerebbe proprio una sorta di presa per i fondelli

Valeria Nardi
Reply to  alessandra
12 Novembre 2015 09:44

Senza dubbio la questione degli inserzionisti è delicata e va spiegata nella maniera più chiara possibile. Questa rivista si basa sulla pubblicità (così come i quotidiani, le riviste e la tv), ma lo fa dopo aver fatto firmare un contratto agli inserzionisti per cui non possono intervenire nella linea editoriale e devono rispettare la libertà e la
professionalità della redazione. A riprova di questo il caso di Montana è esemplare: il contratto firmato mesi fa e i banner online adesso, non ci ha impedito di pubblicare le notizie riguardo la carne e la nuova catalogazione da parte dell’Iarc.
Se lei ha qualche suggerimento in merito saremmo felici li condividesse con noi. Purtroppo al momento non ci sono alternative agli inserzionisti. Il
servizio ai lettori è gratuito, dovremmo prevedere un abbonamento? Sovvenzioni dallo Stato non ci sono. Le donazioni dai privati, anche se molto apprezzate non sono sufficienti.
Spero di aver chiarito al meglio la spinosa questione inserzionisti-banner, e non averla annoiata troppo.
Spero inoltre che continui a seguirci e anche a migliorarci.

Anna Maria
Anna Maria
11 Novembre 2015 16:53

pensavo fosse rilevante non solo la quantità dell’alimento ma anche la sua qualità…

roberto pinton
roberto pinton
12 Novembre 2015 08:14

@Anna Maria

A me fa un ottimo effetto vedere nella stessa pagina la pubblicità di una carne in scatola e un articolo che riepiloga la sussistenza di prove sufficienti per considerare la carne lavoorata di cancerogenicità nell’uomo; avrei provato un effetto strano se nella pagina ci fosse stata la pubblicità di una carne in scatola e un articolo che ridimensionava il contenuto del documento dello IARC…

Anna Maria
Anna Maria
12 Novembre 2015 18:48

So benissimo che la pubblicità è necessaria, ma suggerirei una maggiore selettività perché i prodotti pubblicizzati acquistano inevitabilmente una legittimazione come facenti parte di un’alimentazione sana e naturale. Basta leggere gli ingredienti della carne in scatola Montana per capire che in questo caso non può essere così. E’ lo stesso paradosso di McDonalds a Expo. In ogni modo ripeto l’aggettivo “incombente” per questa pubblicità. Naturalmente continuerò a seguirvi.

Roberto La Pira
Reply to  Anna Maria
12 Novembre 2015 18:57

Il nostro sito ha sempre offerto un accesso gratuito a tutti i lettori pur non essendo mai stato in pareggio e le aziende virtuose biologiche, etiche e via dicendo non hanno mai sostenuto con convinzione la nostra scelta di fornire un’informazione indipendente, senza marchette e senza compromessi. Questa è la realtà che dobbiamo affrontare. Le donazioni coprono il 10% de bilancio ! Abbiamo già detto no a molti segmenti commerciali e questo ci toglie tutti gli sponsor importanti che investono molto in pubblicità. Fare altre selezioni vuol dire rischiare di chiudere.

Emanuele
Emanuele
12 Novembre 2015 19:55

Gentile Pinuccio, io direi che è il caso di piantarla di negare. Tutte le proteine di origine animale fanno aumentare l’acidità del sangue e, quando è in eccesso, innesca quella che viene chiamata ACIDOSI TESSITURALE. Quando dico in eccesso intendo che ci troviamo in una fase in cui gli organi emuntori non ce la fanno a ripulire il sangue ed il corpo riccorre alle ossa ed alle cartilagini per produrre sostanze alcalinizzanti che contrastino il fenomeno. Ovviamente questo fenomeno è naturale ed aumenta con l’aumentare dell’età ma, come al solito, l’alimentazione ha il suo ruolo di peggiorare o migliorare le cose. (A tale proposito la invito a cercare su wikipedia “INDICE PRAL”)
Alcuni studi per esempio, hanno evidenziato che chi consuma regolamente (cioè tutti i giorni) formaggi e non integra la dieta con il corretto apporto di nutrienti alcalinizzanti (frutta e verdura) invece che rinforzare le ossa, le indebolisce. Anche gli studi oncologici hanno notato la diretta correlazione tra elevato indice di acidità del sangue, l’insorgenza di tumore e problemi legati alle ossa.
Quindi visto che in questo articolo si parla di aumento del rischio di tumori, sarebbe interessante che gli studi approfondiscano anche l’aspetto legato all’effetto alcalinizzate degli alimenti vegetali che forse potrebbero diminuire (o forze no visto che viviamo in un mondo in cui gli stessi alimenti sono inquinati) in modo consistente la percentuale di rischio legata al consumo della carne in particolare e delle proteine animali in generale. Ovviamente non è solo la carne rossa ad avere un indice Pral positivo (acidità), anche le seppie ed i moscardini, solo per citarne alcuni, hanno un bel livello di acidità. E non tutte le verdure hanno effetti alcalinizzanti. I piselli per esempio anche una bassissima acidità, ma non sono alcalini.

Paolo
Paolo
13 Novembre 2015 10:35

Il succo è che fin quando non vi saranna abbastanza dati, è oppopportuno ridurre il consumo di carne. Io suggerisco di riportarlo ad 1 volta alla settimana.