Ragazza dell'adolescente che beve latte della prima colazione

Prosegue la rubrica della dietista Abril González Campos con le risposte alle domande dei lettori. Oggi pubblichiamo un approfondimento sul latte vaccino.

La lettera

Sul latte vaccino si sente tutto e il contrario di tutto. Per quanto riguarda l’osteoporosi, è vero che aiuta a combatterla oppure è il contrario? Ho letto che acidifica il sangue così come gli altri latticini, è vero? E gli ormoni della crescita? Sono leggende o è tutto vero? In definitiva: sarebbe meglio evitarlo?

La risposta

Il tema dell’alimentazione è facile bersaglio di distorsioni cognitive, cioè, errori di pensiero non fondati sui dati di fatto. Quando ci troviamo davanti ad affermazioni contrarie è bene cercare  informazioni su fonti affidabili e ufficiali come il Ministero della salute o l’Organizzazione mondiale della sanità.

Riguardo la sua domanda il latte è una buona fonte di calcio, nelle sezioni dedicate del dossier scientifico delle linee guida a due periodi critici  per la carenza di calcio si consiglia:

Durante  l’adolescenza:

“è anche importantissimo assumere gli alimenti fonti di calcio (latte e yogurt: 1-2 porzioni al giorno; formaggi: 2 a settimana) per garantire il giusto apporto di calcio in quest’età, fondamentale insieme all’attività fisica e all’esposizione al sole, per favorire il raggiungimento di un picco di massa ossea ottimale, in modo da ridurre il rischio osteoporosi in età avanzata…”

donna anziana beve frullato a base di latte con cannuccia
L’apporto di calcio deve essere adeguato non soltanto nel periodo post-menopausale

Durante la menopausa:

“Una particolare attenzione deve essere posta nei riguardi dell’assunzione di calcio e del monitoraggio dei livelli di vitamina D che ne facilita l’assorbimento intestinale, nutrienti importanti soprattutto nella prevenzione dell’osteoporosi. L’apporto di calcio deve essere adeguato non soltanto nel periodo post-menopausale, ma principalmente nel periodo dell’accrescimento: infatti, maggiore è il picco di massa ossea ottenuto entro la terza decade di vita, minore sarà il rischio di sviluppare osteoporosi dopo la menopausa.”

Nessun alimento per fortuna è in grado di acidificare (pH basso) il sangue perché il corpo è attrezzato di un sofisticato sistema di regolazione a carico dei reni, dei polmoni e di un  sistema tampone del sangue, insieme impediscono improvvise variazioni dell’acidità e dell’alcalinità (pH alto).

Una variazione importante del pH,  potrebbe risultare mortale.

Latte e malattie

Secondo un documento dedicato al latte della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana): ”i dati disponibili indicano che il consumo di latte non è associato né ad apprezzabili rischi e nemmeno a effetti protettivi sul rischio totale di tumori. Più in dettaglio, sembrano documentate una modesta associazione diretta tra consumo di latte e incidenza di tumore della prostata e un’altra, inversa, con il tumore del colon-retto. Il consumo di latte non sembra modificare il rischio di cancro della mammella, o l’evoluzione della malattia nelle donne che ne sono affette.” (3,4).

Non dimentichiamo però che il calcio è presente anche nei vegetali e nell’acqua, da qui l’importanza di mantenere un’alimentazione varia ed equilibrata, cercando di fare riferimento alle frequenze di consumo consigliate dalle linee guida italiane e internazionali, utili anche per  non eccedere il consumo di proteine e di grassi saturi.

Per ultimo, la produzione del latte e derivati è responsabile di produrre un elevato quantitativo di emissioni di CO2, per cui, ridurre, limitare o eliminare (come nel caso dei modelli alimentari vegani)  il consumo di latte e derivati  può essere un’ottima strategia per prenderci cura del nostro pianeta.

Referenze:

  1. Crea
  2. Ncbi
  3. PubMed
  4. Sinu

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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AndreaC.
AndreaC.
12 Luglio 2024 07:54

Per me molto semplice. Ti piace il latte? Bevilo. Non ti piace? Non berlo. Riteniamoci fortunati a poter disporre di tanta varietà di scelta (addirittura eccessiva) Poi certo , aumetando la richiesta, aumenta la produzione e quando i volumi diventano enormi, oltre a doverlo importare, non possiamo aspettarci chissà quale qualità e/o condizioni salubri per gli animali che lo producono.

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