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Dopo vent’anni dall’ultimo pronunciamento, che aveva sancito l’impossibilità di definire limiti di sicurezza, l’EFSA torna sulla quantità di ferro da assumere come integratore senza rischi per la salute. Non è ancora possibile definire una dose massima giornaliera, ma rispetto ad allora vengono stabiliti i dosaggi sicuri per diverse fasce di età, e forniti consigli per accorgersi in tempo di un eventuale sovraccarico, da evitare perché potenzialmente pericoloso per diversi organi. Il tutto per persone sane, che non debbano seguire una supplementazione per motivi medici.

Come si è arrivati alle dosi attuali

Nel 2004 il Panel on Nutrition, Novel Foods and Food Allergens (NDA) dell’EFSA aveva pubblicato un documento nel quale affermava che, visti i dati allora disponibili, non era possibile stabilire dosi massime per gli integratori a base di ferro. In seguito, la Commissione Europea aveva chiesto all’agenzia di revisionare tutta la letteratura, per verificare se fosse possibile dare comunque qualche indicazione, e l’EFSA aveva affidato il compito ai ricercatori delle università di Copenaghen, in Danimarca, Oslo, in Norvegia, e del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia. Di nuovo, come si legge nel lavoro finale, uscito su EFSA Journal, il risultato è stato che, nonostante i danni da dosaggi eccessivi siano noti, non ci sono abbastanza dati per definire un limite massimo. Ora, però, ce ne sono a sufficienza per indicare un range da non superare, per restare entro limiti sicuri.

Dieta e integratori di ferro

Considerando che in media ogni giorno si assumono 15 milligrammi di ferro con la dieta, è possibile aggiungerne altri 20-25 mg in forma di integratore senza correre rischi. Il livello di sicurezza da tenere presente è dunque 40 milligrammi medi al giorno, da diminuire in caso di annerimento delle feci, il sintomo classico di un mancato assorbimento del ferro da parte dell’intestino.

Il valore di 40 mg è valido per gli adulti, le donne in gravidanza e quelle che allattano, mentre si adatta in base all’età come indicato in tabella. Per i neonati di età compresa tra i 4 e gli 11 mesi, invece, gli esperti indicano il livello sicuro di assunzione di integratori che è di 5 mg/die. Per i bambini di età inferiore a 1 anno, questi livelli si applicano alle assunzioni di ferro da integratori alimentari e alimenti fortificati, non da alimenti per lattanti e di proseguimento.

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Livelli di assunzione sicuri per il ferro

L’anemia e gli integratori

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la lotta all’anemia è una priorità, e l’incidenza della carenza di ferro nelle donne, più soggette, andrebbe dimezzata entro il 2025.

Oltre a essere una condizione molto diffusa appunto tra le donne, e anche i bambini, si verifica spesso nelle persone anziane e in seguito a diversi tipi di malattie come quelle infiammatorie croniche, quelle renali, quelle intestinali ed epatiche, l’obesità, nonché a causa di abitudini alimentari scorrette.

Per contrastarla, esistono due tipi di integratori, che forniscono le due forme di ferro: quella dei sali dove il ferro ha con carica 2+ (ferro ferroso) come il solfato ferroso, forse la forma più diffusa, ma anche quella che dà più effetti collaterali (secondo una metanalisi del 2021, nel 60% di chi la assume); e quella dei sali con ferro con carica 3+ (ferro ferrico). Gli effetti collaterali, oltre all’annerimento delle feci, comprendono diarrea, stitichezza, perdita di appetito, nausea, dolori di stomaco e sono dovuti all’impossibilità di assorbire tutto il ferro, che provoca anche cambiamenti nel microbiota.

Eppure, come ricorda a Food Navigator Nélida Leiva Eriksson, docente dell’Università dii Lund, in Svezia, e fondatrice di una start up chiamata Ironic Biotech, che ha l’obbiettivo di giungere a formulazioni di ferro molto più assorbibili, i possibili rischi sono stati a lungo ignorati. Ancora oggi esistono formulazioni commerciali che arrivano a 360 mg, e alle donne in gravidanza talvolta si consigliano integratori giornalieri anche di 60 mg. Per questo, ha concluso Eriksson, il documento dell’EFSA è comunque importante: stabilisce limiti chiari, ai quali bisognerebbe attenersi in caso si decida di assumere alimenti fortificati o integratori.

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Luigi
Luigi
5 Luglio 2024 16:46

Gli integratori al gluconato ferrico (il Floradix per intenderci) rientrano nella categoria del ferro ferrico ?

giova
giova
25 Luglio 2024 16:13

Articolo interessante, per quanto limitato all’integrazione del ferro. Che è anche presente nel cibo, ma con biodisponibilità mediata dalla presenza di altre vitamine.
Sarebbe interessante un approfondimento in merito, cioè sulle modalità dietetiche per aumentarne l’assunzione; perchè molte persone sono solo “appena sotto-soglia” e quindi non bisognosi di un integratore con additivi, effetti collaterali e costi. Oltrechè è un motivo di preoccupazione “… i possibili rischi sono stati a lungo ignorati. Ancora oggi esistono formulazioni commerciali che arrivano a 360 mg, e alle donne in gravidanza talvolta si consigliano integratori giornalieri anche di 60 mg.”