Un milione di bottiglie di acqua in plastica vendute ogni minuto, con una tendenza all’aumento. Il dato è globale è sconcertante, soprattutto se si considera che si tratta di un prodotto con un impatto ambientale devastante, generalmente anche meno sicuro dell’acqua del rubinetto. Per questo è ora di cambiare e i governi devono assumersi la responsabilità di guidare la lotta alla plastica inutile in tutti i paesi dove l’accesso a questo bene fondamentale è garantito e l’acqua degli acquedotti è sicura. L’impegno riguarda sei miliardi di esseri umani, visto che si stima che solo per due miliardi il ricorso all’acqua in bottiglia sia una necessità. Si apre con queste riflessioni un articolo pubblicato il 25 settembre 2024 sul British Medical Journal Global Health.
Le differenze nei controlli
Per aiutare a comprendere perché l’acqua corrente sia a tutti gli effetti migliore, l’articolo sintetizza i quadri normativi, quasi sempre diversi per i due tipi di acqua. Negli Stati Uniti, per esempio, l’acqua del rubinetto rientra nelle competenze della Environmental Protection Agency (EPA), che effettua una serie completa di test sulla sicurezza microbiologica e chimica, e che è tenuta a comunicare qualunque fonte di contaminazione entro 24 ore dalla sua scoperta. L’acqua in bottiglia, invece, rientra tra le competenze della Food and Drug Administration (FDA), che non fa alcun tipo di test. Non solo. I produttori non sono tenuti a rispettare standard di purezza né a rivelare l’eventuale scoperta di contaminanti, che resta quindi un problema aziendale.
Questo genere di differenze si ritrovano in quasi tutti i paesi e gli standard dell’acqua imbottigliata sono di solito inferiori di quelli richiesti alle acque degli acquedotti. Una situazione che, tra l’altro, è in violazione degli obbiettivi di sostenibilità dell’ONU, perché incide negativamente sulle disuguaglianze sociali.
Le contaminazioni
Le bottiglie di plastica rilasciano plastica, in dimensioni micro e nano e in quantità variabili a seconda delle condizioni di conservazione e dei materiali di partenza. Si stima che una percentuale compresa tra il 10 e il 78% di bottiglie di plastica contenga microplastiche e derivati, tra i quali ftalati, bisfenoli A, PFAS, bifenili policlorurati e altre classi di molecole note per essere interferenti endocrini, causa di problemi cardiovascolari, neurologici, gastrointestinali e molto altro. L’acqua di acquedotto può essere contaminata se lo sono le falde, ma i controlli sono tali per cui, quando arriva nelle case, è sicura.
I danni all’ambiente
La plastica è ormai ubiquitaria e si stima che quasi il 12% di quella che finisce in mare sia costituita da bottiglie (al primo posto ci sono i sacchetti). Un dato confermato dal fatto che vengono riciclate solo il 9% delle bottiglie di plastica. Riutilizzare questo materiale, infatti, non è semplice, per diversi motivi: in alcuni casi, per esempio, i materiali non sono puri o sono a loro volta contaminati da inchiostri e colle oppure le filiere della raccolta non sono efficienti.
Alla fine, quindi, costa meno comprarne di nuova. Ciò spiega perché la maggior parte delle bottiglie finisca, oltreché in mare, nelle discariche e negli inceneritori e, da lì, torni nell’ecosistema, contaminando nuovamente le acque e i terreni. In alternativa, viene esternalizzata verso paesi a basso reddito dove devasta ambienti già degradati e danneggia la salute di persone che spesso non possono contare su un’assistenza sanitaria adeguata, né evitare di vivere in zone contaminate.
Le false credenze sul sapore
Una delle argomentazioni più radicate riguarda il sapore: quello dell’acqua del rubinetto non sarebbe buono, mentre quello delle acque in bottiglia sarebbe più gradevole. In realtà, la situazione è diversa. Innanzitutto, spiegano gli autori, spesso le aziende migliorano i prodotti con aromi, refrigerazione e carbonatazione. Inoltre, spesso si tratta di una convinzione priva di basi reali: numerosi studi hanno mostrato che, sottoposte a prove in cieco, le persone non riescono a distinguere i due tipi di acqua. Infine, l’assenza di colorazione o di sapore non significa che siamo di fronte a prodotti migliori. Molti contaminanti chimici e biologici sono insapore e inodore, mentre, al contrario, sali minerali e composti, come alcuni derivati dello zolfo, conferiscono odori poco gradevoli, ma non implicano che l’acqua sia contaminata e possono anzi avere effetti benefici.
I costi ambientali
Infine, l’acqua in bottiglia è un pessimo affare anche dal punto di vista dei costi ambientali. A cominciare dalla quantità necessaria per imbottigliarne un litro. Considerando tutte le fasi, infatti, per ottenere un litro di acqua in botttigia ce ne vogliono tra 17 e 35 litri. L’energia necessaria è inoltre circa duemila volte quella consumata per ottenere lo stesso volume di acqua corrente (senza contare quella utilizzata nelle fasi della distribuzione finale). Si tratta quindi in generale di un’industria molto energivora, che tra l’altro lavora partendo da derivati del petrolio e utilizzando, nella quasi totalità dei casi, fonti fossili.
Le politiche virtuose
La consapevolezza, comunque, sta aumentando e alcuni paesi hanno iniziato a occuparsi attivamente del tema. In Spagna, Stati Uniti, Australia, Hong Kong e Canada, per esempio, hanno varato leggi che vietano di servire acqua in bottiglia nei luoghi pubblici e incoraggiano a fare lo stesso anche in bar e ristoranti. Altri hanno puntato sulla sensibilizzazione dei cittadini, favorita dall’installazione di fontanelle e punti-acqua per riempire gratuitamente le bottiglie portate da casa, oltreché dalla distribuzione di bottiglie riutilizzabili e incentivi o sconti sui filtri domestici. Oltre alle iniziative governative, ve ne sono poi numerose sostenute da associazioni no profit.
Secondo diversi studi, l’intervento dei governi e delle autorità in generale è cruciale (per esempio dei sindaci con le “loro” acque), perché è l’unico in grado di correggere le false credenze e le paure infondate, alimentate per decenni dalle aziende. E vanno sottolineati anche il risparmio e il dovere di ridurre gli effetti sull’ambiente e sui paesi più poveri. In Italia, al momento, le iniziative governative scarseggiano e anche se c’è qualcosa a livello locale, il nostro Paese resta quello che consuma più acqua in bottiglia in Europa, seguito solo dalla Germania.
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Giornalista scientifica
La tassazione esistente in molti Paesi su ogni bottiglia di plastica venduta probabilmente aiuterebbe ad abbassare la mole di plastica che ogni giorno consumiamo.
Come per altre battaglie (vedi l’esempio dell’inquinamento delle gomme da masticare) la tassa di 10/20 centesimi a bottiglia permetterebbe il recupero di parte delle bottigliette gettate per terra, nel mare, nei bidoni sbagliati.
Con la cosiddetta “tariffa puntuale” sulla TARI soppesando la plastica ed abbassando l’importo dovuto dall’utente, oppure la macchina che emette un buono sconto proporzionale alle bottiglie conferite, sarebbero viste favorevolmente così come l’uno contro uno.
Ma la “lobby” dei produttori sino ad oggi è riuscita a far sottacere la questione che, giorno dopo giorno, rende sempre meno vivibile il nostro ambiente.
Almeno finche ci saranno quelli che si accontentano di un bel “bottiglia biodegradabile” che pulisce la coscienza.
Il vuoto a rendere ci vuole. Vetro per l’acqua di alta qualità. Per il resto filtri dove l’acqua potabile ha gusto cattivo,
Provenendo dal mondo delle acque minerali, trovo questo articolo molto superficiale. Non entro in merito della scelta del consumatore di optare per l’acqua pubblica o quella in bottiglia, ritengo che ciascuno debba poter scegliere in base alle proprie necessità. E’ importante però che ci sia una corretta divulgazione delle informazioni. Ricordiamoci che l’Italia rappresenta uno dei più grandi consumatori pro capite di acqua minerale, e ciò non è dovuto semplicemente a consuetudini o abitudini, ma al fatto che l’acqua proveniente dagli acquedotti non viene ritenuta salubre. Parlando di controlli, ciò che è riportato in questo articolo non è corretto. Le aziende di acque minerali sono soggette a controlli ufficiali sia alle sorgenti che in stabilimento, con una frequenza stabilita in base ai volumi annuali in litri imbottigliati. A questi si sommano le analisi in auto controllo, che vengono svolte giornalmente. Parlando di acqua potabile, in proporzione all’acqua emunta ogni giorno per servire l’intera popolazione, noterete facilmente come la proporzione dei controlli sia decisamente inferiore. C’è inoltre da dire che l’intera rete di adduzione di uno stabilimento di acqua minerale è realizzata in materiale idoneo, dedicato ad uso esclusivo. In merito alle infrastrutture pubbliche degli acquedotti Italiani sappiamo benissimo quale sia lo stato di conservazione. Motivo per cui è necessario diluire l’acqua con il cloro, in percentuali che dipendono dallo stato di fatto della rete. In merito alle contaminazioni, anche in questo caso le informazioni che date sono molto superficiali. Le falde possono inquinarsi, sia per le acque minerali che per le acque potabili. Questi fenomeni purtroppo avvengono per il modo in cui NON ci stiamo prendendo cura del territorio in cui viviamo. La sola differenza è che un’acqua minerale, che fa businnes sulla vendita dell’acqua, è maggiormente interessata a garantirne le proprietà organolettiche, per quanto possibile, al fine di non compromettere il proprio marchio commerciale. I danni sull’ambiente sono uno dei tanti modi per de responsabilizzare le persone. La plastica, come tanti altri rifiuti, può avere il suo ciclo di vita corretto. Se le persone non si comportano in maniera responsabile nei confronti dell’ambiente in cui vivono non è colpa della plastica. Se poi Lei mi dice che dovremmo pensare di ridurne il consumo a prescindere a me sta bene, ma allora l’oggetto del contendere non è l’acqua, ma il materiale con cui confezioniamo gli alimenti. Giusto per informazione, le ricordo che il maggior inquinante dei mari sono le reti dei pescatori, quelli che in teoria dovrebbero essere più attenti alla salvaguardia del loro Habitat lavorativo. In merito alle politiche virtuose, sono ben altre le cose che andrebbero tenute in considerazione. Ha citato gli Stati Uniti, un paese che per il mero soldo è disposto a distruggere il pianeta. se consumare acqua nelle caraffe la fa sentire più green, abbia l’onestà di scrivere ai lettori quante volte e come vengono lavate quelle caraffe prima di arrivare sui tavoli. Ci tenevo a rispondere perchè, indipendentemente dal lavoro che svolgo, credo sia molto più importante fornire le giuste informazioni, invece di fare la solita propaganda disfunzionale. Acqua potabile e acqua minerale posso coesistere, nella misura in cui il consumatore si sente più sicuro del prodotto che consuma. Se devo bere circa 3 litri al giorno di acqua, e considerando che tale materia compone circa il 70 % del mio organismo, preferisco poter scegliere attentamente ciò che ingerisco.
Recentemente sono stati scritti articoli di acque minerali “contaminate”, anche se i valori risultavano sotto i limiti di legge. C’è ancora qualcuno che pensa che pesticidi, materiali plastici, idrocarburi e materiali di scarto vari non siano presenti in ciò che mangiamo, beviamo e vestiamo? La cosa terribile è che andando avanti così andranno alzati i limiti, perchè diversamente la normativa potrebbe non rendere più idoneo alcun alimento.
Grazie.
Lei dimentica di dire che il 50% dei consumi di acqua minerale degli italiani è un lusso. L’acqua di rete è ottima e subisce controlli costanti e non si capisce perché inquinare e spendere più soldi per le acque imbottigliate. Inoltre non accenna agli scandali che si susseguono su questo prodotto, come in Francia sulle finte acqua minerali di Nestlé che venivano trattate per renderle potabili, con marchi come Perrier. Lei dimentica di dire che l’Itala ha il record mondiale di consumi di acqua minerale pur avendo quasi nel 100% delle case acqua potabile di rete. Lei dimentica di dire che esiste un problema di smaltimento delle bottiglie di minerale. Lei dimentica di dire che le pubblicità ingannevoli e gli spot scorretti dei produttori di acqua minerale sono decine. Insomma lei descrive un mondo troppo incantato per essere vero.
I fatti da lei evidenziati sono poco rilevanti, perchè non rappresentativi del prodotto in sè ma di politiche aziendali. Gli scandali sulle potabili sono molti più di quello che noi pensiamo ma vengono classificati “non comunicabili”, in quanto riferiti a una materia prima primaria per la quale non esiste trattazione divulgativa a livello nazionale. Io non favoreggio per l’uno o l’altro prodotto. Ho semplicemente evidenziato le lacune dell’articolo riportato in questo sito. Il contraddittorio è lecito e doveroso.
Su che base sostiene che gli scandali sulle potabili non vengono comunicati? Che dati ha a supporto.
Conosco chi fa i prelievi e conosco lo stato di salute dei nostri acquedotti. Visto che si occupa di giornalismo, faccia una ricerca e verifichi quante volte è stata interrotta la fornitura di acqua in val di fassa, val di non, val di zoldo. Giusto per fare alcuni esempi.
basta farsi una domanda….ma perché le famiglie preferiscono l acqua in bottiglia? semplicemente perché l acqua minerale e pura dalla sorgente, l acqua degli acquedotti e trattata con prodotti chimici per renderla pura, tipo cloro e altro…per favore !!! chi dice che l acqua degli acquedotti e migliore mi spiace ma parla solo per parlare….riguardo il PET e riciclabile al 100%, basta avere le strutture di recupero, le aziende produttrici di acqua già recuperano e riciclano le bottiglie da tempo
Non è vero, è meglio l’acqua di rubinetto,che un acqua minerale che rimane da mesi negli scaffali, assorbendo sostanze chimiche rilasciate dal pet come i PFAS, e chi ha detto che il pet sia completamente riciclabile, la propaganda del marketing e il suo greenwashing che ha riempito di microplastiche l’aria che respiriamo e gli oceani di tonnellate di immondizia prodotta da rifiuti plastici che vengono ingeriti dai pesci che vengono per la maggior parte soffocati,oppure pieni di polimeri che ci troviamo nel piatto.
acqua del comune, fontanelli. Perchè in Toscana e in Umbria funziona bene da anni e altrove no ?
Sappiate che ho tentato in data odierna (3 novembre 2024) di pubblicare inutilmente questo vostro articolo sulla mia pagina fb e su https://www.facebook.com/groups/556907832592634/ ma l’inquisizione meta l’ha bloccato per ben 5 volte.
Certamente l’acqua del comune in qualche caso può avere gusto non buono, ma non dovrebbe contenere Plastica, PFAS, Bisfenolo ecc… che purtroppo troviamo anche nel resto del pakaging in cui la maggior parte degli alimenti sono venduti. Bere acqua NON da bottiglie di plastica quindi di sicuro è un bene per la salute. Di sicuro è un LUSSO, sostenuto dal marketig… come il caso degli integratori, che nel mondo ricco e obeso del Nord del Mondo, non ha senso, tranne in casi eccezionali. E che rappresenta una spesa di 4,5 miliardi di €/anno i Italia…
Peccato che l’articolo si rifaccia a notizie americane, L’articolo è pienamente condivisibile, la situazione in Italia va ancora meglio. Le analisi, anche nei comuni medio/piccoli, sull’acqua del rubinetto, venivano fatte ogni ora anche diversi anni fa e probabilmente ora c’è un’analisi continua. Per le acque imbottigliate invece non si sa niente.
Io opterei volentieri per l’acqua del rubinetto che al mio palato, ma ho un dubbio al quale nessuno sa darmi risposta: l’acqua del mio comune è molto dura ed il mio condominio ha installato un addolcitore, stando così le cose come devo pormi nei confronti dell’acqua del mio rubinetto? Come posso essere certa che non abbia controindicazioni?
Dovrebbe vedere le specifiche dell’addolcitore
Sono confusa! Quando si parla di acqua, facendo il confronto tra i produttori e la rete idrica, mi vengono dei dubbi forti su chi abbia ragione e mi sento presa in giro! Ad esempio, quando si dice che il sapore è uguale per me non è vero: tra l’acqua del rubinetto e acqua in bottiglia di varie marche, il sapore diverso lo sento, eccome! L’acqua potabile nella mia zona, è piena di calcare: lo vedo quando uso il bollitore. Dovremmo applicare dei filtri in casa per poterla depurare ma ho constatato di persona, lavorando per una di queste aziende che vendono i filtri ‘casalinghi’ che non c’è da fidarsi: sono buffonate! Già, la plastica: grande problema! E’ vero che di gente idiota ne è pieno il mondo perchè è così semplice reciclare: io lo faccio ma se poi mi dite che anche il riciclo non funziona perchè ritorna tutto nell’ecosistema inquinando ancor di più … help!!! Certo non sono un chimico quindi non so cosa pensare e che linea seguire perchè, lo ribadisco, mi sento presa in giro! Non sarà anche per una questione di soldi, per chi ci specula senza vergogna sulla massa di consumatori??? Sarebbe orribile!!! Un saluto sincero !
Norma P.
Il confronto che indichiamo nell’articolo riguarda bottiglie di minerale della stessa categoria e ritengo che sia difficile distinguere le marche. Nei casi in cui l’acqua de rubinetto ha un sapore poco gradevole o non piace per via del cloro o altri elementi il ricorso alla minerale è giustificato, ma negli altri casi?
Buongiorno, sono contraria all’ uso dell’ acqua nelle bottiglie in plastica sia per motivi etici che salutari. Normalmente bevo acqua del rubinetto ma, certe volte ,esce un’acqua piena di cloro e mi vedo costretta a utilizzare acqua in bottiglia Purtroppo nei supermercati è difficilissimo trovare acqua nel vetro, io trovo solo la Fiuggi e, non dappertutto.
E comunque la catena del riciclo del vetro ha un impatto non indifferente. Auto che riporta la bottiglia vuota al super, camion che la riporta al deposito all’ingrosso, camion che la riporta all’azienda produttrice, lavaggio dei resi con acido, soda e detergenti e altro consumo di acqua (e conseguenti acque reflue da depurare prima dello scarico) e poi allora si può riutilizzare……….