Ma davvero prendere integratori di vitamina D previene il diabete? Magari fosse così semplice. Come spiega un articolo a cura di Pensiero Scientifico Editore pubblicato dal portale anti-bufala della FNOMCeO, “Dottore, ma è vero che…?”, uno studio aveva veramente suggerito questa possibilità, ma, come spesso accade, ricerche successive hanno raffreddato l’entusiasmo generale. Peccato che intanto la teoria della vitamina D anti-diabete si sia fatta strada nel web. Ma andiamo con ordine.
Tutto parte da una considerazione di base: la carenza di vitamina D (o meglio di 25-idrossi-vitamina D) è associata a due fenomeni implicati nella patogenesi del diabete di tipo 2: cattivo funzionamento delle cellule beta del pancreas (quelle che producono l’insulina) e insulino-resistenza. Questa associazione è stata rilevata da diversi studi nel corso degli anni, ma nessuno è stato in grado di dimostrare un rapporto di causa-effetto tra integratori di vitamina D e riduzione del rischio di sviluppare il diabete.
Per questo alcuni gruppi ricercatori hanno condotto studi su persone ad alto rischio di diabete, in cui metà dei partecipanti ha ricevuto vitamina D e metà un placebo, facendo così da controllo. In tutti i casi, i risultati hanno mostrato che gli integratori di vitamina D potrebbero ridurre di poco il rischio di diabete, ma che questo effetto non è statisticamente significativo.
Piuttosto che riporre le proprie speranze in un integratore, è bene ricordare che per ridurre in maniera efficace il rischio di diabete è sufficiente adottare uno stile di vita sano e una dieta con un contenuto calorico ridotto, oltre a fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata o intensa alla settimana. È importante anche smettere di fumare: c’è una stretta relazione tra fumo e rischio di sviluppare il diabete. Gli integratori di vitamina D, invece, dovrebbero essere assunti solo da persone con carenze documentate e necessità mediche diagnosticate.
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