Vitamina D: è utile l’integrazione? A fare chiarezza su un argomento che ha riscosso crescente interesse negli ultimi anni arriva uno studio pubblicato in ottobre su Lancet. Secondo gli autori i benefici correlati a un farmaco prescritto dal medico o a un integratore interessano solo persone che hanno una carenza reale, rilevata attraverso gli esami del sangue. Mentre è del tutto inutile e potenzialmente pericoloso prendere integratori se i propri livelli sono già normali.
“La vitamina D è liposolubile – spiega la nutrizionista Stefania Ruggeri, del Crea – Alimenti e Nutrizione e docente alla facoltà di medicina dell’Università Tor Vergata di Roma – e ha anche funzioni ormonali. È quindi opportuno rivolgersi a un medico prima di fare un’integrazione, per evitare che una dose eccessiva finisca per accumularsi nei tessuti. Il rischio è che la vitamina vada a interferire con i numerosi e delicati equilibri metabolici dell’organismo”.
Le persone con livelli di vitamina D che dovrebbero essere monitorati per salvaguardare la salute delle ossa sono le donne dopo la menopausa e gli anziani, perché gli stati di carenza possono indurre lo sviluppo di osteoporosi. Avere concentrazioni superiori a 30 nanongrammi/millilitro contribuisce a mantenere la densità ossea a livelli normali e contrasta il deterioramento della funzionalità muscolare. Grazie a questi effetti diminuisce il numero di cadute e delle fratture. Per i bambini è importante garantire una certa presenza perché il loro scheletro è in accrescimento”.
Il parametro più affidabile per definire lo stato della vitamina D è la concentrazione nel plasma di 25-idrossi-vitamina D. Di solito per l’integrazione si prescrivono farmaci a base di colecalciferolo (vitamina D3) da assumere per bocca o iniezione con cadenza giornaliera, settimanale o mensile. In caso di carenza conclamata la dose può essere di 400 – 600 Unità internazionali (UI) al giorno, pari a 10 – 15 microgrammi. Sarà il medico a valutare quale metodica e quale posologia è preferibile per il paziente, in relazione agli esami del sangue e della sua situazione generale.
La vitamina D deriva dalla biosintesi che avviene nella pelle stimolata dall’esposizione ai raggi del sole e diminuisce con l’avanzare dell’età. Per questo motivo i livelli plasmatici variano a seconda delle stagioni: crescono in estate, grazie alla maggiore esposizione solare, sono ancora alti in autunno, diminuiscono in inverno e rimangono bassi in primavera. Il consiglio è di esporre la pelle al sole per almeno 15 minuti al giorno nelle ore di luce piena. La vitamina D è contenuta solo in pochi alimenti e in piccolissime quantità, per esempio nel pesce, nel burro e nelle uova. L’assunzione giornaliera raccomandata dai LARN è di 15 microgrammi al giorno.
Il Manifesto delle Criticità in nutrizione clinica e preventiva dell’Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica), include tra i problemi destinati ad aumentare in futuro la carenza di vitamina D negli anziani, che va quindi contrastata. I dati 2017 parlano di un raddoppio di prescrizioni a carico del Sistema sanitario nazionale rispetto al 2013. Si tratta di valori comunque ridotti visto che stiamo parlando dell’1,26% della popolazione, a fronte di enormi risparmi di spesa generati da una riduzione di fratture, ospedalizzazioni e invalidità. Si tenga conto che una frattura femorale in un anziano genera oltre 12 mila euro di costi ospedalieri e riabilitativi.
L’Adi consiglia di implementare la cultura del movimento, specie all’aperto, fin dalla giovane età, e di diffondere tra i medici l’abitudine a monitorare i livelli di vitamina D, in modo da riservare i farmaci a chi ne può realmente trarre beneficio. “Una certa attenzione va posta anche ai livelli di calcio nell’organismo, senza il quale la vitamina D non può svolgere la funzione benefica per le ossa” conclude Ruggeri.
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[sostieni]
Le lampade solari possono contribuire a mantenere o integrare i livelli di vitamina D?
Le segnalo la risposta della dottoressa Luciana Baroni del SSNV: https://www.scienzavegetariana.it/medici/domande/risposta451.html
Sarò polemico ma uno studio su Lancet non dice nulla rispetto alle migliaia di studi citati da un certo dottor Cicero G. Coimbra (brasiliano) e da un certo dottor Claudio Sauro (italiano). Siamo alle solite, come successo per la melatonina, appena qualcuno scopre le quasi miracolose doti (l’Essere Umano è in realtà un sistema molto complesso e basare la salute solo su una vitamina è semplicistico) di un composto o di una vitamina, qualcuno di “ufficiale” cerca di smorzarne i toni. Peccato che la scienza (non la Scienza) dice altro. Consiglio alla nutrizionista Ruggeri di studiarsi un po’ i lavori di Coimbra da cui si rileva che la vitamina D è molto importante per malattie molti gravi in dosi tutt’altro che modiche come quelle indicate qui. La dose di 400-600 UI giornaliera non serve praticamente a nulla se si pensa che in 20 minuti di esposizione al sole estivo ne produciamo in modo endogeno 10.000 UI. Buona ricerca a tutti.
condivido in pieno il suo commento.
condivido il commento. Perchè si continuano ad ignorare ricerche ,studi,risultati importantissimi della ricerca- Basta con le solite banalità. Io da sola mi sono raddoppiata la quantità di vit D segnata dall’endocrinologo- Dopo la MOC fatta un anno dopo mi ha detto ” ha fatto bene “- Endocrinologo privato e costoso.
Condivido in pieno il commento.
Io con 15 € in 2 anni integro la Vitamina D, altro che spese a carico del SSN!
Ilfattoalimentare sinceramente mi sta un pò deludendo ultimamente…
perfettamente d`accordo. Tra l`altro la vit D, per esperienza personale, è davvero un toccasana e non certo alle dosi indicate dalla dssa sopra. Come al solito i medici non si arrischiano ad uscire dai protocolli e le terapie non vengono personalizzate.
Salve.
ho letto il suo commento, quindi la dose giusta sia d’estate che d’inverno quale dovrà essere?
Sono una donna in menopausa,con carenza di vitamina D, normopeso.
Il mio medico curante mi ha detto che d’estate se vado al mare non occorre che prendo vitamina D, ma è vero??
Grazie per le info.
Buongiorno Mariarosa,
credo dipenda molto dalle condizioni personali; per quanto dicono i medici ricercatori che ho citato la dose di mantenimento è di 10.000 UI al giorno, molto più alta quindi di quanto consiglia la medicina ufficiale e la nutrizionista nell’articolo. Questo perché se d’estate con 20 minuti di esposizione al sole in costume e senza creme il corpo ne produce 10.000 UI, viene logico pensare che 10.000 UI di integrazione non può essere tanto. E invece è praticamente inutile prendere 600 UI come suggerito dalla nutrizionista. Quindi, sempre a rigor di logica, per una dose di mantenimento il suo medico curante le ha detto la cosa giusta.
Le dosi invece di cura variano molto da persona a persona e da malattia a malattia, e vanno sempre monitorate da un medico esperto, ma, giusto per fare un esempio, arrivano anche a 400.000 UI al giorno (mangiando assolutamente senza ogni tipo di latticino).
In ogni caso consiglio di approfondire guardando i video di Coimbra e Sauro che spiegano bene gli ambiti e le modalità di integrazione della vitamina D. Eventualmente può venire sul mio canale Telegram (link sul nome) dove in passato ho postato i loro video.
Buona giornata.
Domanda, se qualcuno ha una risposta: il limite di “sufficienza” citato anche nell’articolo è 30, ma poi si aggiunge che i livelli variano molto tra l’estate e l’inverno. Il livello “di sicurezza” di 30, a che stagione si riferisce? Cioè: se io mi faccio le analisi a marzo e sono sotto, mi devo preoccupare? E se le faccio a settembre e sono sopra, mi posso sentire al sicuro?