Donna che tiene in mano uova crude su sfondo di legno

Le uova sono spesso al centro di dubbi e perplessità da parte dei consumatori. Qualche tempo fa avevamo approfondito il tema delle uova da allevamento in gabbia usate come ingrediente negli alimenti. Pochi giorni fa invece un lettore ci scrive per chiederci di fugare i suoi dubbi su alcune frasi spesso presenti sulle confezioni di uova in vendita nei supermercati. Di seguito la lettera del nostro lettore e la risposta di Roberto Pinton, esperto di normativa alimentare.

Al supermercato ho notato confezioni di uova “da galline allevate senza uso di antibiotici”. È solo uno specchietto per allodole? Grazie, Alex

La risposta di Roberto Pinton.

L’antibiotico-resistenza è riconosciuta dalle autorità sanitarie internazionali come un’emergenza. Il motivo è spiegato anche dal nostro ministero della Salute nel suo manuale “Biosicurezza e uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia”:  “L’uso di antimicrobici, sia negli animali che nell’uomo, può aumentare i livelli di resistenza nelle popolazioni batteriche, provocando di seguito problemi se si viene poi infettati da batteri resistenti”, tant’è che nella UE non ne è più consentito l’uso che si faceva in passato per stimolare la crescita o la produzione.

In Italia è vigente il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025, che fornisce le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare il problema.

Alcune aziende hanno adottato progetti che, grazie a misure preventive, cura del benessere degli animali e minor densità negli allevamenti possono consentire di escludere il ricorso ad antibiotici (il cui uso, comunque, non può essere deciso in autonomia dalle aziende: i farmaci devono venire prescritti dal medico veterinario, con registrazioni sul sistema informatico di tracciabilità dei medicinali).

Cinque uova intere e una rotta in un cartone da 6
L’assenza di antibiotici negli allevamenti di galline ovaiole può riguardare l’intero processo produttivo o una parte

Le dichiarazioni in etichetta relative alla provenienza del prodotto (come le uova) da allevamenti senza antibiotici sono apposte sotto la responsabilità delle imprese, sulla base di standard volontari o predisposti da organismi di certificazione che attestano la conformità del processo.

Cosa significa “assenza di antibiotici”?

L’assenza di antibiotici può riguardare l’intero processo produttivo (“senza l’utilizzo di antibiotici dalla nascita”) o una parte (“senza l’uso di antibiotici negli ultimi 3 mesi”, caratteristica che se non è scontata ha comunque molto meno senso, dato che i trattamenti con antibiotici sono generalmente più frequenti sugli animali giovani).

Va da sè che l’assenza di antibiotici non significa assenza di altri trattamenti necessari per tutelare la salute degli animali (anch’essi che devono essere debitamente registrati e dietro ricetta del veterinario).

Il ricorso nelle etichette a dichiarazioni non veritiere sull’assenza di antibiotici non è una banale violazione che si risolva col pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria, ma configura la fattispecie penale del reato di frode nell’esercizio del commercio.

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giova
giova
2 Marzo 2024 21:38

Mi sembra rassicurante, per noi consumatori, la conclusione dell’articolo; laddove ricorda la gravità e il tipo di reato a fronte di una dichiarazione mendace.