alimenti ultra-trasformati attenzione

cereali colazione zucchero bambiniPer decenni il marketing delle grandi multinazionali alimentari ha fatto sedimentare, nel sentire comune, l’idea che il cibo industriale sia neutrale per la salute, oltre che buono e comodo. È ora di dire basta e di procedere con campagne altrettanto aggressive per far capire ai consumatori che la realtà dei prodotti ultra-trasformati è molto diversa. E non occorre inventare nulla di nuovo: basta seguire l’esempio di ciò che è stato fatto con il tabacco. Gli avvisi e le fotografie, comprensibili da chiunque, in pochi anni hanno aumentato in misura esponenziale la consapevolezza dei consumatori, e convinto milioni di persone a dire addio al fumo.

Non usano mezzi termini gli autori di un duro commento pubblicato sul BMJ Global Health, tutti membri di Vital Strategies, una no profit attiva da molti anni cui aderiscono specialisti di varie discipline, uniti nella lotta contro le malattie non trasmissibili e prevenibili, a cominciare proprio da quelle causate dal tabacco e, ora, dagli alimenti ultra-trasformati.

Couple sitting on the supermarket floor and eating snacks junk food
In molti Paesi occidentali più della metà delle calorie assunte deriva da alimenti ultra-trasformati

Nei Paesi più ricchi – scrivono gli autori, che hanno condotto anche due studi sul livello di conoscenza di questi prodotti tra la popolazione in Brasile e Colombia (rivelatasi disastrosa) – e sempre più spesso anche negli altri, più della metà delle calorie assunte derivano ormai da alimenti industriali pronti che rispondono alla definizione di ultra-trasformati. Si tratta di alimenti ricchi in sale, zucchero, grassi saturi, in generale con più di cinque ingredienti, a lunga conservazione e impossibili da riprodurre in una normale cucina, perché le materie prime sono industriali.

In pratica, secondo gli autori, non sono veri alimenti, ma miscele di materie prime sotto forma di pasta o farine delle più varie provenienze, più una quantità strabiliante di additivi, le cui interazioni reciproche e i cui effetti sulla salute sono conosciuti solo in minima parte. Eppure sono percepiti come alimenti a tutti gli effetti, senza conseguenze particolari sulla salute, perché per decenni sono stati proposti come tali e resi sempre più appetitosi da un numero crescente di sostanze capaci, in alcuni casi, di suscitare una vera e propria dipendenza. Gli effetti di questi prodotti, però, sono in gran parte noti – obesità, diabete di tipo 2, tumori, depressione, per citare solo i più noti – e non sono pagati dalle aziende, ma dai sistemi sanitari.

L’etichetta per gli alimenti ultra-trasformati proposta da Vital Strategies

Per questo motivo, e visto che negli ultimi anni tutte le dichiarazioni di intenti, gli impegni, i codici di autoregolamentazione, gli accordi con le autorità sanitarie si sono rivelati mediamente poco più che carta straccia, è giunto il momento di procedere in modo diverso, e di dire la verità ai consumatori. Come? Un modo semplice, ma estremamente efficace, potrebbe essere quello di aggiungere una casella nera alle etichette nutrizionali a semaforo o alle warning label, nella quale scrivere solo ‘ultra-trasformato’, in modo che il pubblico impari a percepire l’intera categoria come qualcosa di poco sano, che sarebbe meglio evitare. Ci vorrà del tempo, e di certo sono necessari grandi investimenti. Che in ogni caso si tradurranno in risparmi, se confrontati con i costi delle malattie associate al consumo di ultra-trasformati. La proposta ha degli elementi in comune con la variante dell’etichetta semaforo Nutri-Score che per identificare gli alimenti ultra trasformati li vorrebbe circondare con un bordo nero (vedi foto sotto).

© Riproduzione riservata Foto: stock.adobe.com, Vital Strategies

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Oetzi
Oetzi
4 Gennaio 2022 21:03

Considerato che solitamente quei prodotti sono acquistati da gente che non legge le etichette, e che se lo fa non è in grado di capire cosa c’è scritto, io dico che lascia il tempo che trova.

Alice
Alice
11 Gennaio 2022 07:31

Personalmente leggo sempre le atichette .In ogni caso ,tutti i prodotti ultraprocessati che possono interferire con un buon stato della salute di ciascuno di noi , devono riportare etichette pari o simili aquelle del tabacco. Io sono Favorevole,anche se poi penso che ogni tanto lo sgarro ci possa essere.Non siamo perfetti a questo mondo.E la perfezione e’ davvero difficile da mantenere nel tempo..

paolo
paolo
11 Gennaio 2022 16:09

I prodotti ultra trasformati avranno comunque votazioni nutri score positive, perché utilizzando addensanti si riesce a dosare acqua fino a raggiungere la votazione desiderata; che poi il consumatore debba ingerirne di più per sfamarsi pare non interessare a nessuno (per lo meno normalmente non interessa su questa testata)

Roberto La Pira
Reply to  paolo
11 Gennaio 2022 17:24

Se si indicano i prodotti ultraprocessati come una striscia nera intorno al semaforo, il consumatore può capire che il prodotto contiene un certo numero di additivi

Valeria Nardi
Reply to  paolo
21 Aprile 2023 10:33

In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html

Filippo Rossi
Filippo Rossi
25 Gennaio 2022 16:52

Vorrei ricordare che il pane, nell’ultima classificazione NOVA è un ultraprocessato !
Inoltre, la stessa classificazine NOVA è stata cambiata 4 volte !!
In pratica questa categoria degli “ultraprocessati” non ha fondamento razionale.
Se vogliamo ragionare sul legame fra ciboe salute, dovremmo farlo guardandoo ai nutrienti ingeriti, con la dieta, su su base settimanale.

Roberto La Pira
Reply to  Filippo Rossi
27 Gennaio 2022 12:59

La classificazione NOVA dipende dal processo industriale. Non esiste un solo tipo di pane

Adriano Cattaneo
Adriano Cattaneo
26 Gennaio 2022 20:05

Sono 100% d’accordo con la proposta dell’etichetta nera per i prodotti ultra trasformati (come da classificazione NOVA). Anzi, io sarei piu’ radicale: niente semafori, scorecard, batterie etc, (facilmente manovrabili dall’industria, che non a caso li accetta, anzi in qualche caso li promuove), ma solo bollino nero ben visibile per i prodotti ultra trasformati.