È già presente da qualche tempo sul mercato un alimento per gatti in grado di ridurre l’allergene felino che si deposita sul pelo dell’animale. Come spiegato nello studio condotto dalla Nestlé Purina, il principale allergene del gatto responsabile delle reazione allergiche in oltre il 90% degli individui sensibili – il Fel d 1 – è prodotto principalmente dalle ghiandole salivali e, durante la toelettatura attraverso la saliva, viene depositato sul pelo.
La struttura molecolare della glicoproteina Fel d 1 le permette di aderire con estrema facilità a tessuti e tappeti. Questa caratteristica fa sì che l’allergene non solo sia molto difficile da eliminare dalle abitazioni dove risiedono gli animali, ma si possa anche trovare in luoghi senza gatti perché trasportato con i vestiti. Per ottenere un effetto bloccante dell’allergene, gli studiosi hanno adottato un approccio che prevede un’alimentazione integrata con un anticorpo policlonale anti-Fel d 1. La dieta felina in questione è arricchita con un ingrediente a base di tuorlo d’uovo contenente l’anticorpo IgY. Si è scoperto, infatti, che, in risposta all’allergene, le galline che vivono nello stesso ambiente dei gatti, producono naturalmente IgY anti-Fel d 1 che viene trasferito e concentrato nel tuorlo d’uovo al fine di trasmettere alla prole un’immunità passiva.
Ma allora è forse possibile agire sulla dieta dell’uomo per alleviare l’allergia? Inoltre è proprio necessario scegliere il cibo industriale? A rispondere ad alcune domande sullo studio di Nestlé Purina e sulla dieta animale è Mara di Noia, medico veterinario esperta in alimentazione e vice presidente dell’Associazione Donne Medico Veterinario.
Chiariamo subito un dubbio: se gli umani mangiassero uova con IgY anti-Fel d 1 potrebbero ridurre la loro sensibilità verso l’allergene felino?
Non è dato saperlo: lo studio non indaga su quest’aspetto e non sono a conoscenza di altri studi che lo facciano. Detto ciò, sebbene non si possa dire che mangiando le uova con IgY anti-Fel d 1 le persone riducano la loro sensibilità all’allergene del gatto, è possibile affermare che attraverso l’alimentazione umana si abbassano i fattori infiammatori riuscendo così a gestire le allergie. Questo è però un campo davvero vasto da affrontare, ma, poiché molte patologie originano da uno stadio infiammatorio, è verosimile pensare che agendo sulla nostra dieta si possa ridurre anche l’allergia ai gatti.
Per riuscire a neutralizzare l’allergene Fel d 1 le crocchette devono essere somministrate per almeno dieci settimane. Se poi il gatto mangia altro cibo, l’effetto svanisce?
Sì. Lo studio dichiara che dopo quattro settimane c’è una riduzione dell’allergia pari al 24%, un risultato accettabile ma non certo miracoloso. Gli scienziati consigliano di somministrare le crocchette per un periodo più lungo possibile al fine di ottenere l’effetto desiderato che si andrà però riducendo se si passa a un altro tipo di crocchetta.
Ma non si corre il rischio di variare troppo poco l’alimentazione del gatto?
Su questo punto esistono diverse scuole di pensiero. A mio avviso la monotonia alimentare, andando a selezionare sempre gli stessi ceppi del microbiota intestinale, a lungo andare rischia di indebolire la salute del microbiota e, di conseguenza, la salute intera. Quella di dover somministrare agli animali domestici sempre il medesimo cibo è un’idea vecchia, eppure molte persone continuano a farlo perché per svariati anni sono stati gli stessi veterinari a consigliarlo. Da parte mia consiglio sempre la varietà.
Si può guarire dall’allergia ai gatti?
Come ho accennato prima, è possibile. Bisogna ricordare che l’allergia è una sindrome multifattoriale quindi anche l’approccio lo è. C’è chi cambiando la propria alimentazione trova giovamento, chi lo trova modificando l’alimentazione dell’animale. Ricordo che l’epigenetica, cioè tutti quegli aspetti che influenzano il fenotipo senza alterare il genotipo, è molto potente: l’alimentazione, così come lo stile di vita, è in grado di modificare l’attivazione di un gene. Per esempio, se ho due individui con la stessa genetica, entrambi predisposti a una malattia, ma uno mangia male e l’altro bene, è probabile che solo il primo sviluppi la patologia. Questo ci dice che l’epigenetica è più forte della genetica. Quindi, tornando allo studio si tratta di un lavoro pubblicato su una rivista autorevole statisticamente significativo, ma propone una risposta a mio avviso troppo facile.
Il cibo per animali che si trova in negozio subisce un processo industriale che altera le materie prima tanto che poi è necessario aggiungerle, pensiamo per esempio alle vitamine. Al netto dei benefici come nel caso della riduzione di sensibilità verso l’allergene Fel d 1, il prezzo spesso elevato di questi prodotti è davvero giustificato?
Dipende, ci sono aziende che lavoro bene, altre meno, di conseguenza alcuni prezzi possono essere giustificati altri no. Ricordo che l’industria del pet food nasce per problemi specifici, dove ha senso somministrare un cibo specifico, sia secco sia umido, spesso per un periodo determinato di tempo, per poi agire su una dieta che eviti le recidive della patologia. Da parte mia, quando è possibile, preferisco un’alimentazione prevalentemente casalinga oppure un’alimentazione mista per garantire la varietà: la crocchetta non esiste in natura quindi per me è sempre una seconda scelta.
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