Da quando Salvini ha lanciato le sue esternazioni contro il Nutri-Score, l’etichetta a semaforo francese da applicare sui prodotti alimentari, l’argomento è diventato un tema di discussione anche in Italia. Nonostante la tendenza a buttarla in caciara di molti commentatori, da un certo punto di vista si tratta è una buona notizia, perché finalmente stiamo parlando di un tema che fino a pochi giorni fa in Italia era oggetto di confronto solo fra addetti ai lavori. In Europa il tema è estrema attualità visto che già cinque Paesi hanno adottato il modello francese e la nuova Commissione potrebbe essere aperta all’estensione dell’uso volontario a tutto il territorio.
Le frasi sconnesse del senatore hanno fatto rumore anche perché i toni non erano proprio dialoganti. «Questo supera ogni confine di idiozia: semafori rossi per metterci in guardia dai prodotti della dieta mediterranea, semafori verdi per bibite come la Coca Zero!» e ancora: «…da Bruxelles vogliono imporci cosa mangiare» e via dicendo. L’atteggiamento e i concetti espressi sono gli stessi usati a altri politici, rappresentati di lobby e ministri delle Politiche agricole in passato per schierarsi contro il Nutri-Score. Nulla di nuovo quindi, se non le solite tesi.
Schierarsi contro l’etichetta a semaforo in nome della difesa dei prodotti come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il prosciutto di Parma o di San Daniele, rivendicando il ruolo centrale della dieta mediterranea, dimostra una scarsa conoscenza della materia e un pizzico di malafede. Il Nutri-Score trasforma in colori quanto già scritto nella tabella nutrizionale, rendendone immediata la comprensione. L’altra cosa da sapere è che il semaforo serve a confrontare prodotti della stessa categoria e non la lattina di Coca-Cola Zero con il formaggio grana. Chi usa questo paragone non ha capito nulla di come funziona il semaforo o forse non vuole capire. La Coca-Cola, nelle sue varie declinazioni, può avere il bollino verde, giallo, arancione o rosso a seconda della tipologia (e della quantità di zucchero). In questo modo il consumatore può scegliere in modo consapevole tra le varie lattine a seconda delle sue esigenze. I prodotti Dop invece, avendo una formula unica, avranno lo stesso colore. In ogni caso il rosso e l’arancione non esprimono un divieto, ma una sorta di avviso per dire di consumare l’alimento con moderazione: esattamente la stesse raccomandazioni dei nutrizionisti e delle linee guida alimentari.
Una risposta all’ex-ministro è arrivata direttamente da Serge Hercberg, scienziato a capo del team francese che ha sviluppato il Nutri-Score dopo anni di studi e confronti con i consumatori, le associazioni e i produttori. In un thread su Twitter, Hercberg parla di “tesi complottiste deliranti che fanno del Nutri-Score l’oggetto di un’offensiva segreta dell’UE contro l’alimentazione mediterranea e i prodotti italiani”. La realtà, prosegue l’esperto, è che non c’è nulla di segreto: il Nutri-Score è uno strumento di salute pubblica sostenuto da numerosi studi scientifici. “Salvini difende l’interesse di certi gruppi industriali italiani, ma in nessun momento si preoccupa della salute dei consumatori”, conclude Hercberg.
Salvini in questa storia ha come alleati i ministeri delle Politiche agricole e della Salute e le industrie alimentari. C’è da chiedersi come mai nessuno chiede un parere ai nutrizionisti e alle società scientifiche che in Italia trattano gli aspetti nutrizionali. Da questi organismi (possibilmente slegati conflitti di interessi) dovrebbe arrivare un’opinione autorevole. Ma forse un parere scientifico sul Nutri-Score non interessa alla politica, che preferisce twittare o accodarsi alle strane tesi delle lobby, facendo leva, è proprio il caso di dirlo, sulla pancia della gente.
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[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Sebbene sia più che convinto che i nostri politici abbiamo delle carenze imbarazzanti circa gli argomenti di cui parlano e, peggio ancora, legiferano, ritengo che ci sia ben più di “un pizzico di malfede”.
Impossibile non leggere la malafede a meno che non si voglia dar contro a Salvini sempre e comunque….che stavolta ha ragione anzi di più !!
Rimane il fatto che Salvini ha ragione, non perchè trattasi di prodotti italiani ma perchè limita il consumo di prodotti che fanno bene nella giusta misura come avviene da decenni. Con etichetta rossa si porta il consumatore a rinunciare col tempo. E questo vale anche per i prodotti simili esteri.
Che la “CocaCola Zero” abbia semaforo verde, dice tutto sull’inadeguatezza di questo sistema comunicativo e di come possa venire travistato…
Avete voglia dire che serve da confronto tra prodotti omogenei ecc. ecc., ma l’utente medio riesce a fare questi distinguo o si ferma solo al colore?
Salvini potrà non risultare simpatico ma, nei fatti, qui ha ragione.
La Coca Cola ha almeno 4 colori differenti a seconda del tipo. Quella classica è rossa. L’esempio mostra meglio di altre cose che il semaforo aiuta a scegliere ma tra prodotti omogenei quello più adatto alle proprie esigenze
giusto
Sono favorevole alla introduzione di un metodo che consenta di far comprendere al consumatore quale cibo o bevanda sia più o meno buona per la salute. Ma il metodo deve essere univoco e non deve lasciare il minimo spazio ad interpretazioni. L uomo della strada se vede rosso capisce: pericolo! Col metodo attuale si cerca di spacciare… e qui sta la malafede vera… un prodotto non propriamente sano per uno che sano non è o perlomeno di ingenerare una confusione che conduce il consumatore ad una cattiva interpretazione sulla qualità del prodotto.
Mi scusi, ma il prosciutto crudo, l’olio di oliva o il grana hanno anche semafori verdi oppure no? Magari un bel “prosciutto” cotto magro di tacchino con polifosfati è verde? Forse si vuole far passare un consiglio di scelta per una raccomandazione medica. E questo sarebbe un bel problema. L’uso di una segnalazione convenzionale che passa da buono a stop assoluto in pochi step sembra eccessivo, inoltre spesso i prodotti francesi sono più a “norme verdi” di altri, visto che la proprietaria del marchio registrato del semaforo è una società francese.
Concordo con Imarisio. Che la Coca cola possa avere anche solo in qualche versione un bollino verde non ha senso, perché se non ha zucchero è piena di additivi e non credo siano tutti particolamente salutari.
Certo se mangi 3 etti di parmigiano reggiano al giorno non credo faccia benissimo, ma nelle giuste dosi sì. quindi un’etichetta rossa è ingiustamente penalizzante. Sono abbastanza d’accordo con il concetto del nutriscore, ma mi sa che alcune cose andrebbero riviste
Alcuni paesi lo hanno “adattato” alle linee guida locali.
Raccolta differenziata, solita patetica storia italiana. In Spagna, in tutta la Spagna 5 colori cinque: giallo, arancione, blu, verde e grigio. Punto. Idem in altri paesi europei. In Italia ugualmente un arcobaleno di colori ma certamente una confusione assoluta su cosa mettere nei vari contenitori, differente anche da comune a comune in funzione di come sarebbe, forse, fatta la raccolta differenziata. Ogni ulteriore commento è superfluo
Frasi sconnesse dovute a neuroni sconnessi.
“La tassa sulla plastica, sulle bevande zuccherate in Emilia e in Romagna rischiano di fare disastri”
Con tutta la simpatia per l’ attualmente ex Ministro, il medesimo, a causa del suo attuale ruolo, può entrare in contraddizione, ed effettivamente lo ha fatto, man mano che sull’altra sponda si entra in contraddizione. Ventilata infatti l’ipotesi della sugar tax, vi si si è opposto, con strenua convinzione, distribuendo addirittura delle merendine lanciate dal palco. Qualunque sia lo scopo della tax, per chi non è più, non va mai bene, perché ogni nuova tax è da contrastare a favore del “populo”. Nel suo post ora si scaglia contro chi promuove come “sane” ben note bevande zuccherate, il cui contrasto mediante tassazione, l’ex, aveva osteggiato. Ad ogni modo, caro ex, non ti sei reso conto che le merendine, con lo zucchero o senza zucchero, costituiscono il peggior vizio-passatempo degli adolescenti, insieme a patatine, bibite ed altro, per rovinarsi la salute. In campo alimentare non esistono maggioranza ed opposizione: ma si sa, se si scopre una miniera d’oro, sia mai a rovinare una montagna. Passando ora al nutri-score, se è vero che salami affettati, prosciutto, parmigiano e pecorino saranno “rossi”, con chi ve la volete prendere? Prendetevela con coloro che hanno evidenziato la dieta mediterranea come l’esaltazione dei carboidrati, e per chi ancora non ne conosce il significato, con la “past’asciutta”. Risultato: 45% degli italiani al di sopra del normopeso. Sono stati demonizzati gli zuccheri aggiunti, ma più di essi i grassi: a furia di andare avanti con inutili statistiche contraddittorie e pseudo studi scientifici, scritti, commentati e dimenticati, non ho mai ascoltato un titolato parlare di processi energetici, mentre si fa accademia solo con la cantilena della dieta equilibrata e con “le linee guida dicono”. Mi posso permettere questo sfogo perché peso 70Kg, su un’altezza di 1,80m, e affido ai carboidrati il 30% del fabbisogno energetico, largamente sufficiente per non andare in chetogenesi. Un’ultima annotazione sul chiedere un “parere ai nutrizionisti e alle società scientifiche”… “Da questi organismi (possibilmente slegati (da) conflitti di interessi) dovrebbe arrivare un’opinione autorevole” . Ebbene, quando la slegatura sarà certa, prenderò sul serio la loro opinione. Un’ultima cosa: per quanto mi riguarda, sulle etichette si possono mettere tutti i semafori e tutte le tabelle che si vogliono, anzi, più ne mettono e più mi diverto a studiarle. Per quanto riguarda tutti gli altri, buona fortuna in attesa che i conflitti di interessi saranno slegati.
Mio nonno buon anima, classe 1898, quando qualche decade orsono ero un teenager, con riferimento ai politici in generale e senza riferimento ad alcun schieramento soleva dire… “agli asini non si può insegnare a volare”. Credo avesse ragione, ieri come oggi…
“In ogni caso il rosso e l’arancione non esprimono un divieto”
Semaforo rosso! se non è un divieto questo…
Esattamente! E’ INTUITIVAMENTE un divieto.
Forse sarà anche un sistema di lettura utile sulla carta, ma faccio presente che una grossa fetta di popolazione, e non solo italiana, rientra tra gli analfabeti funzionali. Ovvero gente che leggerà l’etichetta, ma non saprà cosa capirci da essa. Il rosso probabilmente da questa gente verrà visto come un divieto, come qualcosa “che fa male”.
Infatti. Ma basta adeguarsi. Grazie al semaforo arancio e rosso, saprò quali sono i prodotti più saporiti… E prenderò quelli 😉
Sono decenni che la menano sul colesterolo. Poi viene fuori che l’80% è di origine genetica e non possiamo farci niente
Condivido al 100%!!!
L’educazione alimentare va ben oltre un semaforo… questo metodo rimarrà incompreso e ben poco chiaro per moltissime persone soprattutto, purtroppo, per adolescenti che compreranno Coca Cola e merendine convinti che siano salutari, perchè il verde ci hanno insegnato che voglia dire sempre “VIA LIBERA”. Ma anzichè investire in questo metodo, perchè non investire con l’educazione alimentare, come materia obbligatoria a scuola? Ci si preoccupa di trasmettere sin da piccoli concetti astratti che si dimenticano nel giro di pochi secondi, ma ben pochi bambini hanno la fortuna di ascoltare in famiglia, tutti i giorni, perchè il sacchetto di patatine è una pessima merenda rispetto ad un frutto!!! Non è un loro diritto crescere avendo la possibilità di scegliere ciò che fa bene da ciò che fa male? Contro una mamma che, per sua cultura personale, è convinta che dare un pacchetto di patatine al giorno come merenda sia giusto ci può essere un bambino dotato di cervello pensante che ha un estremo bisogno di conoscere i concetti base di una sana alimentazione che lo farà diventare un adolescente libero di scegliere! È troppo riduttiv o questo metodo del semaforo, la cultura alimentare va ben oltre cari politici di ogni paese ed ogni schieramento!!!
Ci sono numerosi studi che sottolineano come i sistemi di etichettatura nutrizionale semplificata sono efficaci, e tra questi il Nutri-Score è quello che è risultato essere il più efficace nell’aiutare i consumatori a fare scelte alimentare migliori, soprattutto quelli che più a rischio obesità.
Ricordiamo che l’insegnamento dell’educazione alimentare nelle scuole e l’adozione del Nutri-Score (che deve necessariamente essere accompagnato da una campagna nazionale comunicativa che ne spieghi le basi, la corretta interpretazione e gli obiettivi) non sono mutualmente esclusivi, anzi sono due strumenti che dovrebbero funzionare in sinergia.
Inoltre, Il Fatto Alimentare spesso denuncia la cronica assenza di programmi strutturati per l’educazione alimentare nelle scuole (ricordiamo i problemi continui di Frutta e Verdure nelle Scuole, per esempio qui: https://ilfattoalimentare.it/frutta-nelle-scuole-casa-plastica.html), oltre che l’inefficacia delle sporadiche campagne ministeriali di informazione per tutti cittadini adulti (https://ilfattoalimentare.it/nutrizione-educazione-alimentare.html).
Mi duole, moltissimo, dare ragione a Salvini, del resto anche un orologio rotto segna due volte al giorno l’ora esatta….
Il problema è questa cultura, oserei dire dirigista, che pretende di far cambiare i consumi dei consumatori in modo coercitivo, con campagne demagogiche (olio di palma), tasse (sugar tax), o peggio ancora divieti e sanzioni, e non con la formazione e informazione.
L’etichetta semaforo, nella migliore delle ipotesi non servirà a nulla, nella peggiore danneggerà proprio alcuni prodotti tipici italiani.
Bravo Massimo, hai inquadrato perfettamente il problema: questa iniziativa è inutile e dannosa a livello commerciale.
Le nuove etichette possono innanzitutto piacere all’abitudinario delle vecchie, che in questo modo ha un colpo d’occhio immediato, da lontano, come primo riferimento. Il colpo d’occhio svanisce se i “barattoli” non sono nel verso giusto. Voglio cogliere però il termine “coercitivo” che potrebbe scomparire riferendomi ad un singolare avvenimento. Ho visto, infatti, in una sola battuta, l’attuazione del modo coercitivo e la formazione ed informazione. Si dà in caso che un giovane, 147 Kg, è stato preso “per i capelli” dal padre, disperato, e accompagnato in una struttura pubblica ospedaliera. Dopo un mese di “stile di vita”, ovviamente a carattere “mediterraneo”, nella struttura, e successivi due mesi, ha avuto un calo ponderale di 31 Kg. Fin qui tutto normale, ma la cosa eclatante è che ora è in grado di dare, e con entusiasmo dà, consigli di stile di vita anche a me che peso 70 Kg. Questo è un metodo efficace, e può essere attuato su larga scala se, miracolosamente, la mozione 1/00082 approvata dalla camera trovi efficacia nel reperimento di strutture nel Patto Nazionale della Prevenzione 2020-2025, di cui al punto 4) della mozione, e conseguenti documenti regionali.
Massimo condivido al 100%
Il semaforo serve a confrontare prodotti della stessa categoria per cui se l’olio extravergine di oliva è stato contrassegnato con il bollino rosso vuol dire che è il peggiore della categoria?
E quale prodotto appartenente alla stessa categoria ha ottenuto il bollino verde?
Gli oli di oliva non sono contrassegnati con il bollino rosso, anzi l’olio extravergine di oliva e quello di colza (che però è più difficile da trovare in Italia) sono quelli con il miglior posizionamento secondo il Nutri-Score. Infatti, il Nutri-Score ha un metodo di calcolo separato per i grassi alimentari, pensato proprio per favorire l’olio di oliva.
Mi scusi, ma l’olio di colza per il suo contenuto di acido erucico è considerato uno dei peggiori oli alimentari da decenni, visti gli effetti sul cuore. Come fanno a passarlo allo stesso livello dellìolio di oliva? In Francia molte vinaigrettes, maionesi e salse varie sono fatte con olio di colza soprattutto canadese, il cosiddetto canola rettificato, ogm, possibile che non vengano sconsigliate? Personalmente quando vedo nel contenuto il canola o l’olio di colza sto alla larga.
Qui un articolo sull’olio di colza: https://ilfattoalimentare.it/olio-di-colza-esperto-acido-erucico.html
Grazie per la risposta dottoressa Crepaldi, prendo atto che l’EVO sarebbe contrassegnato col bollino arancione ma mi chiedo, in questa categoria, qual è il grasso che ottiene il bollino verde?
Credo che se nella categoria delle bibite dolci gassate c’è una tipologia di coca cola che -nonostante gli ingredienti non proprio salutari- abbia ottenuto il contrassegno verde, lo stesso varrà per la categoria degli oli e grassi alimentari, o mi sbaglio?
Approfitto per ringraziarvi per il lavoro di informazione che giornalmente fate.
Nessuno olio o grasso alimentare ottiene il bollino verde.
In realtà, l’olio extravergine di oliva ora è in classe C e non più in classe D, perché, come accennato nel precedente commento, l’algoritmo per i grassi alimentari è stato modificato proprio per favorire l’olio di oliva dallo scorso settembre.
Bisogna ricordare che, anche se alcuni oli hanno un profilo nutrizionale migliore di altri e che è meglio, vanno tutti consumati con moderazione perché sono alimenti estremamente calorici: per questo nessun grasso alimentare raggiunge il bollino verde.
Questa modifica dimostra anche che il Nutri-Score è uno strumento adattabile sia a cambiamenti di linee guida nutrizionali che alle esigenze dei diversi paesi che lo adottano (cosa che stanno facendo attualmente i Paesi Bassi).
Grazie dottoressa, mi auguro vorranno riservare un pari trattamento a tutte le categorie alimentari perchè l’attribuzione di un bollino verde ad una bibita gassata soltanto perchè fa forse un po’ meno male di tutte le altre, presuppone che si sarebbe dovuto fare lo stesso ragionamento con l’EVO (o un grasso con qualità superiori) nella sua classe di appartenenza alimentare ed invece in quel caso si è deciso di non attribuire alcun bollino verde, non capisco questa diversa modalità metodologica.
Spero di aver reso i miei dubbi circa la metodologia applicata nel classificare i vari gruppi alimentari
SCOPERTO L’ARCANO!
In effetti il nutri-score funziona se ,e ribadisco SE, se ne capiscono i messaggi:
– Olio EVO è rosso ( rossetto vàh!) perché ne tracanni boccali al bar, e si sa, il grasso per quanto buono….
– CocaZero è verde (verdepallido – va bene!) perché lassù al nord ci condiscono con poche gocce la salutistica insalata !
Chissà come i soliti ricorsi storici, specularmente potrebbe essere lo stesso inizio della violenta Protesta Luterana di inizio ‘500 dove i nordici erano indignati con la perfida Roma Pontificia che pretendeva di far usare l’olio e il vino anche ai birraeburro-dipendenti
oserei dire: le solite SALVINATE! Il nutri-score non è un obbligo, nemmeno morale, esprime solamente un dato reale sul contenuto in zuccheri dell’alimento e una raccomandazione a non abusarne