ikea bicchere da viaggio troligtvisIkea ha richiamato e  ritirato dal mercato il bicchiere da viaggio Troligtvis perché può rilasciare livelli di ftalati in quantità superiori ai limiti di legge. In particolare, i risultati di recenti test “indicano che il bicchiere da viaggio Troligtvis riportante la dicitura “Made In India” può rilasciare livelli di dibutilftalato (DBP) superiori ai limiti stabiliti.

Il colosso dell’arredamento già da tempo ha eliminato gli ftalati dai prodotti destinati al contatto con gli alimenti. Ulteriori accertamenti hanno confermato che “i bicchieri contrassegnati con la dicitura “Made in India” possono presentare il problema segnalato e quindi Ikea ha deciso di ritirarli dal mercato nonostante il rischio di effetti negativi immediati sulla salute sia molto basso.

I bicchieri da viaggio Troligtvis sono stati venduti a partire dal mese di agosto 2019. A scopo precauzionale, Ikea raccomanda ai consumatori di non utilizzare quelli con la dicitura “Made in India” e riportarli in un punto vendita della catena dove saranno rimborsati, anche senza presentare lo scontrino.

Per ulteriori informazioni, è possibile contattare il servizio clienti al numero verde 800 924646

Dal 1° gennaio 2020, Il Fatto Alimentare ha segnalato 7 richiami, per un totale di 7 prodotti. Per vedere tutte le notifiche clicca qui.

Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo pubblicato in Italia che rivela i segreti e le criticità di un sistema che ogni anno riguarda  almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore. I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf  “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it

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Giorgio
Giorgio
15 Gennaio 2020 14:30

E’ molto grave soprattutto considerando l’azienda coinvolta. Il dibutilftalato (DBP) è classificato come perturbatore endocrino ed è tossico per la riproduzione di categoria 1B. Non sono noti i livelli di rilascio in questo caso?
Grazie